MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
Buon Natale e Felice Anno Nuovo,
MERRY CHRISTMAS AND HAPPY NEW YEAR, FROHE WEIHNACHTEN UND HAPPY NEW YEAR, Gëzuar Krishtlindjet dhe Gëzuar Vitin e Ri, عيد ميلاد مجيد وسنة جديدة سعيدة , З Калядамі і HAPPY NEW YEAR, ВЕСЕЛА КОЛЕДА И ЩАСТЛИВА НОВА ГОДИНА, ЎBON NADAL I FELIÇ ANY NOU, VESELÉ VÁNOCE A ŠŤASTNÝ NOVÝ ROK, Sretan Božić i Sretna Nova Godina, GLĆDELIG JUL OG GODT NYTÅR, Happy New Year חג מולד שמח ו, Häid jõule ja head uut aastat, HYVÄÄ JOULUA JA ONNELLISTA UUTTA VUOTTA, FELIZ NATAL E FELIZ ANO NOVO, Nadolig Llawen a Blwyddyn Newydd Dda, ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ ΚΑΙ ΚΑΛΗ ΧΡΟΝΙΑ, Merry Christmas AGUS Athbhliain BHLIAIN, Gleπileg jól og Gleðilegt nýtt ÁR, Priecīgus Ziemassvētkus un laimīgu Jauno gadu, Kalėdų ir Naujųjų metų, Merry Божиќ и Среќна Нова Година, FELICE ANNO NUOVO ناتاله پست, BUON NATALE E FELICA ANNO NUOVO, Crăciun fericit şi HAPPY NEW YEAR, С Рождеством и HAPPY NEW YEAR, Срећан Божић и срећна Нова Година, VESELЙ VIANOCE A ŠŤASTNÝ NOVÝ ROK, Vesel božič in srečno novo leto, ˇFELIZ NAVIDAD Y FELIZ AÑO NUEVO, GOD JUL OCH GOTT NYTT ÅR, З Різдвом і HAPPY NEW YEAR, Boldog Karбcsonyt és Boldog Új Évet, לעבעדיק ניטל און גליקלעך נייַ יאָר
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-27Ultime: il premier AVEVA invitato LA POLI BORTONE E palese A un dietrofront per un nome nuovo Puglia, il premier rilancia Palese "Casini? Non mi faccio incantare" Salta la possibile intesa Pdl e Udc dopo il no della Poli Bortone a fare un passo indietro. Lei. "Batterò Vendola IL REBUS DELLA CANDIDATURE ALLE REGIONALI: POSSIBILE ACCORDO SU UN TERZO NOME PER IL VOTO Puglia, Berlusconi chiede passo indietro ai candidati del Pdl e dell'Udc Casini: convergere sulla Poli Bortone. Fitto: noi già in campagna per Palese. Il premier vede Cesa l leader dell'Udc: "Il dialogo è aperto anche se il centrodestra mi insulta" "Poli Bortone è l'unica che può battere Vendola, riflettano bene" Puglia, Casini apre al Pdl "Convergenza è possibile" ROMA - "Io subisco insulti dal Pdl, ma non ne ho mai rivolti a loro. Il dialogo è aperto con tutti, ci mancherebbe che non lo sia con il Pdl, che in questi anni è stato con noi all'opposizione in Puglia". Dimissioni Delbono: reazioni incrociate: da "gesto di responsabilità" a "mascalzonata politica" Bologna, il sindaco si dimette dopo il "Cinzia-gate" Prodi rinnova la tessera del Pd con ambizioni da "pensionato" Bologna, primarie per i due poli al primo turno Possibile il voto, ma "serve il consenso di tutti". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, Il giorno dopo le primarie del centrosinistra per le REGIONALI in Puglia La vittoria di Vendola spariglia le carte Ora Casini candida la Poli Bortone Bersani: "Sì a Vendola ma bisogna ancora allargare le alleanze". L'ex governatore: esorcizzate ombre su di me Puglia, Vendola ha stravinto In 200mila al voto per le primarie Hanno votato quasi il triplo degli elettori rispetto a 5 anni fa Per l'ex governatore oltre il 70% di consensi. Applauso all'avversario Boccia Il sindaco di Bari Emiliano: "Nichi ha impartito una dura e salutare lezione al Pd" PDL presenta Rocco Palese Casini corre da solo: "Con lui niente alleanze" Bologna, Il Pd annuncia le dimissioni del sindaco Flavio Delbono A VENEZIA sarà giorgio Orsoni a sfidare il ministro Brunetta Prima: D'Alema: "Puglia, quante calunnie: con Boccia vogliamo battere questa destra" Calabria ad UDC, Lazio alla Bonino, Puglia Ballottaggio Vendola-Boccia …. Le regionali rischiano di esser più dolorose che altrove, per il Pd, nel Mezzogiorno. Allo stato sono a rischio tutte e tre le grandi regioni del sud che vanno al voto: Puglia, Campania e Calabria. In più la rottura con Nichi Vendola, che ormai sembra definitiva, ha fatto prendere a Sinistra ecologia e libertà una decisione che potrebbe avere pesanti ripercussioni in tutte le sfide elettorali: il movimento di cui è leader il governatore pugliese ha infatti deciso di sospendere in tutte le regioni le trattative in corso. Casini dopo l'autocandidatura della radicale: "Se le persone sono queste noi appoggiamo il Pdl" Zingaretti dopo l'esplorazione: "Candidato forte o sostegno alla Radicale Lazio, dal Pd aperture alla Bonino Casini e Binetti: "Meglio la Polverini" Feltri contro la sindacalista: "Non mi ero accorto che fosse una donna" Non c'erano molti dubbi sul fatto che il sindaco di Bari, Michele Emiliano, alla fine sciogliesse i pochi dubbi che lo separavano dall'accettare la proposta dalemiana di correre per le regionali del prossimo marzo, a capo del centrosinistra. Ieri quei pochi labili dubbi si sono dissolti e il sindaco di Bari, nonché presidente del Pd in Puglia, ha rotto gli indugi: "Accoglierò la decisione del mio partito - ha detto - senza porre condizioni". Emiliano è pronto quindi a dimettersi da sindaco per correre per la poltrona di Governatore. |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 40° Anniversario - UPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero:
7° Commento 2010-01-27
Dopo la mossa di Casini per la Poli Bortone, sembra che il PDL ci stia ripensando.
Per questo è bene che il la Sinistra non disperda ma aggreghi sempre di più le forze Cattoliche di Sinistra, candidando nello schieramento di Vendola dei Cattolici Veri.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
6° Commento 2010-01-26
Per quanto riguarda la Puglia, visto la mossa di Casini (giusta la sua strategia perché punta al terzo polo, ed a rappresentare il mondo dei Cattolici) bisogna fare in modo che i Cattolici veri, quelli realmente professanti e praticanti come me, siano presenti nella coalizione di Vendola Governatore, per non fare come nel Lazio, dove ci sarà uno sfaldamento del fronte dei Cattolici di Sinistra, che non si vedranno rappresentati dalla Bonino, candidato nei cui confronti la sinistra ha abdicato, avendola fra l'altro anche ostile in Lombardia.
Io non lo dico solo per interesse personale, ma perché sono convinto che la pratica del Vangelo significa Solidarietà, Amore per il Prossimo, per il debole, per l'ammalato, per il carcerato, per l'operaio che abbia la sua mercede, per il pensionato, e questa pratica non si trova alla mensa dei ricchi, nella sanità privata, nella scuola di elite, nell'Italia Federale, nella Giustizia dei Ricchi e di rinvia i processi sine die per vederli prescritti, o non rende giustizia alle Amministrazioni, aziende, lavoratori, artigiani, agricoltori, a chi ha subito concussione, un danno, un furto, un attentato, un ricatto, un pizzo, ha pagato una tangente, ai quali viene negata giustizia per prescrizione perché non potenziano gli organizi e le strutture, e così via.
Se mettiamo veri Cattoli in lista dimostriamo con convinzione che accettiamo l'invito del Cardinale Bagnasco per i Cattolici Impegnati in Politica, coerenti con la Fede e soprattutto con le Opere, perché la Fede senza le Opere non serve a nulla.
Sul problema delle Elezioni Comunali subito a Bologna non ci deve essere alcuna ombra di dubbio, perché la città deve essere amministrata dalla politica e non già da un commissario.
Cari compagni bisogna accettare senza alcuna remora di andare subito alle elezioni comunali, come proposto dal Ministro Maroni, senza alcun indugio, altrimenti, e giustamente, il popolo ce la farà pagare cara a livello regionale, e poi i commissario di governo rincarerà la dose.
Se non si volevate le elezioni subito, e se non c'erano realmente delle perplessità sulla conduzione del Sindaco, allora bisognava rigettare le dimissioni. altrimenti dimostrate nche on avete alcuna idea di cosa significa fare politica ed avere una strategia.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
5° Commento
Appello al PD, alla sinistra, IDV e UDC, Parlamentari e cittadini, imprenditori e lavoratori, giovani, studenti e pensionati
Carissimi,
siamo quasi alla fine dell'ultimo tempo che ci rimane per cercare di limitare le devastanti iniziative che il Governo sta attuando da quando è andato al potere grazie alla miopia dello schieramento di centro sinistra, che:
Ma abbiamo perso il lume della ragione e del Buon senso?
Ora dobbiamo lottare con tutte le ns. forze per far vincere le idee della civiltà e della ragione, se vogliamo limitare i danni di questa tremenda battaglia.
Per fortuna abbiamo dalla nostra delle situazioni oggettive che spingono ad indirizzare il paese verse scelte naturali che sono di sinistra, per il progresso e la Pace.
Io sono contro il Federalismo, perché credo fermamente nell'Unità Italiana, sia Politica, che Economica, che Sociale.
Però dobbiamo approfittare di queste elezioni Regionali per adottare insieme fra tutte le Regioni, quelle misure che andrebbero fatte a livello nazionale, ma che comunque possiamo proporre a livello Regionale.
Prenotazioni Online dirette da parte dei Medici di Famiglia, o direttamente da parte dell'Utente
Visite specialistiche, cure, utilizzo di apparecchiature costose e degenze Day Ospital su doppi e tripli turni, per evadere le richieste nei tempi
canonici per la corretta cura e prevenzione
Emissione ricette mediche con validità semestrale od annuale per malattie croniche e terapie continuative, pur in presenza di controllo, evitando
prescrizioni mensili inutili ed alleggerendo il sistema burocratico, pur con conferma automatica periodica dei medici
Altre iniziative verranno fuori dal dibattito politico
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
4° Commento
Caro Segretario Bersani, sono veramente deluso per quello che sta succedendo nella Regione Lazio, l'aver abdicato alla Bonino che fra l'altro non è assolutamente coerente, presentandosi il PR in competizione contro il PD IN Lombardia, con la Bonino Capolista. Altrochè strategia di alleanza per il futuro.
E' assurdo. Il PD deve assolutamente presentare un suo candidato, ottenendo eventualmente l'appoggio della UDC.
In Puglia resta per me il Candidato Vendola, indiscutibilmente.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
3° Commento
Ho letto che il Segretario del PD Bersani si è vantato che il PD è l'unico partito Federale.
Caro Bersani, lasciamelo dire, è mille volte meglio un Partito Nazionale, che non cento partiti Federali, come vale per l'Italia Unita, molto meglio del Federalismo di Bossi memoria.
Poi si fanno le alleanze per poter governare, con l'UDC, IDV, la Sinistra di Vendole e gli altri, eccetto i Radicali.
Proprio non mi va giù l'aver dato lo scettro del Lazio alla Bonino, meglio correre da soli, che val molto di più la Binetti con quello che rappresenta, che non i radicali.
Ed in Puglia io sono per Vendola.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
2° Pensiero
Vendola non è alternativa ad Emiliano, esiste ed ha svolto abbastanza bene il suo mandato, bisogna comunque migliorare, ottimizzare il programma, ed integrarlo con le proposte di eventuali alleati.
Emiliano è un Buon Sindaco, e servirà moltissimo per le Prossime Politiche.
Ora è un peccato proporlo IN contrapposizione a Vendola.
Altrimenti si vada alle Primarie, come è giusto che sia democraticamente, con l'intera coalizione, possibilmente con IDV ed UDC se ci sta.
Ma la Bonino, proprio no, assolutamente, potrebbe creare un vuoto nei Cattolici come me (specialmente nel Lazio ed a Roma), anche fra coloro che sono stati comunque di sinistra, ed anch'io Socialista ex Lombardiano, nella Milano degli anni '70.
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
1° Commento
Perché la Sinistra continua a sbagliare?
Alle elezioni politiche presentò Veltroni che era sindaco di Roma.
Perse oltre le politiche anche la Città.
Ora Emiliano è sindaco di Bari. Perchè perdere la Città di Bari non essendo sicuri di vincere le Regionali.
Inoltre non è giusto imporre alla città che ti ha votato di avere elezioni anticipate.
Quando si fa una scelta, non ci si deve dimettere per concorrere per altre cariche, non è corretto verso i cittadini, non lo è per la economicità generale, non lo è per la continuità politica ed amministrativa.
Per quanto riguarda poi le alleanze si può modificare la linea politica per allargare strategicamente la maggioranza e cercare di dare una valenza politica notevole alle Regionali.
Fra l'altro, è chiaro che la Puglia sarà contro il Nucleare, contro la privatizzazione dell'Acqua, per una proposizione molto forte delle Energie Alternative, Rinnovabili, per il Risparmio Energetico, per il risanamento Ambientale concordato anche con le Grosse Aziende (ILVA), per l'Innovazione Tecnologica, la Ricerca, finanziate dalla Regione Puglia, dalle Aziende Leader quali :
Certamente la Regione Lazio non può essere regalata al PDL, perché è quello che sarà se si fa concorrere la Bonino, fra l'altro dopo il regalo che le si è fatto in Europa (commissario), e poi perché non ci siamo neanche un po' a livello ideologico.
A Casini si deve parlar chiaro o si va ad una alleanza strategica e stabile per tutte le regioni, oppure si va solo con IDV (assolutamente da non emerginare) e con la sinistra, nel qual caso è bene fare le primarie in Puglia.
Parliamo ora di Programma, perché è quello che fa la differenza:
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
LE SFIDE PER LE REGIONALI |
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CORRIERE della SERA
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Dal Sito Internet del SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-01-22 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-01-28
2010-01-26
26 Gennaio 2010 Gossip e politica Bologna, il "Cinziagate" travolge il sindaco Delbono Il sindaco di Bologna Flavio Delbono, indagato per peculato, abuso d’ufficio e truffa aggravata, ha annunciato ieri in Consiglio comunale l’intenzione di dimettersi. È l’epilogo politico di una "storiaccia", il "Cinziagate", di soldi pubblici e di interessi privati: viaggi all’estero con la segretaria e compagna Cinzia Cracchi, quando Delbono era vicepresidente della Regione (lui in missione, lei in ferie) misteriosi bancomat di amici compiacenti, incontri, già nei panni di indagato, con la sua ex. Una vicenda che ieri ha definitivamente travolto Delbono. È Alfredo Cazzola, suo sfidante al ballottaggio nelle elezioni amministrative dello scorso anno, a tirare in ballo per primo l’ex compagna di Delbono. La Procura apre un’indagine A fine settembre viene chiesta l’archiviazione. Poi all’improvviso la svolta. Il gip Giorgio Floridia respinge la domanda e ordina un supplemento di indagini. Sabato scorso Delbono viene ascoltato per cinque ore in Procura. Esce apparentemente rasserenato. "Ho chiarito tutto" dice. Poi si precipita negli studi dell’emittente televisiva è-tv dove lancia due messaggi. Il primo "Anche in caso di rinvio a giudizio non mi dimetterò. Non sono ricattabile perché so perfettamente cos’ho fatto, so di avere sempre rispettato le leggi e speso bene le risorse pubbliche". Il secondo è un’ammissione. "C’é stata una leggerezza da parte mia nell’avvicinare l’attività professionale con la vita privata". Poi una domenica bollente tra gli imbarazzi del Pd e l’ira dell’Italia dei valori. E infine la decisione annunciata ieri verso le 13 ai capigruppo della maggioranza e ufficializzata poco dopo le 15 nell’aula del Consiglio comunale. "Ho già deciso in piena coscienza che rassegnerò le dimissioni dalla mia carica" dice nel suo breve discorso. All’origine della sua decisione, il fatto che "i modi e i tempi richiesti per difendermi eventualmente in sede giudiziaria, rischiano di avere ripercussioni negative sulla mia attività di sindaco". E per motivare il cambio di rotta rispetto all’intenzione di non dimettersi nemmeno in caso di rinvio a giudizio aggiunge: "La storia di questa città e la lunga tradizione di impegno civico fanno sì che a Bologna ci sia una cultura diversa rispetto alle altre città. Bologna per me viene prima di tutto". "Per senso di responsabilità – prosegue – sceglierò modi e tempi che dovranno tener presente i temi prioritari della città a partire dal fatto che nei prossimi giorni inizierà in aula l’esame per la discussione del bilancio 2010". Poi l’incontro con i giornalisti in Sala Rossa. "Penso di aver fatto la cosa giusta", dice il sindaco a proposito delle sue dimissioni. Ribadisce più volte che non c’é stato nessun contatto con la segreteria nazionale del Pd ("mai sentito Bersani"). Rispetto al sostegno da parte del suo partito, aggiunge "non mi aspettavo né di più né di meno". Escludendo categoricamente di essere vittima di un complotto politico. E conclude con una frecciata sui rapporti tra magistratura e politica. "Mi dispiace che le modalità con cui chi fa politica deve difendersi in occasioni giudiziarie, renda difficile governare e questo secondo me deve far pensare un pochino in generale, al di là della mia vicenda personale".Sul Comune di Bologna c’é adesso lo spettro del commissariamento per oltre un anno. Se Delbono rassegnerà infatti le dimissioni dopo l’approvazione del bilancio non ci saranno infatti i tempi tecnici, previsti dalla legge, per andare alle urne nella primavera del 2010 (nel turno elettorale che sarà fissato fra il 15 aprile e il 15 giugno) e la scelta del nuovo sindaco dovrà inevitabilmente slittare alla primavera del 2011. A meno che non sia emanato dal governo un apposito decreto che accorci i tempi. Stefano Andrini
2010-01-25 25 gENNAIO 2010 REGIONALI Primarie, la Puglia premia Vendola Casini: "L'Udc correrà da solo" Risultato delle primarie del centrosinistra in Puglia uguale a quello di cinque anni fa. Nichi Vendola, questa volta governatore uscente e leader di Sinistra ecologia e libertà, batte Francesco Boccia, candidato ufficiale del Pd di cui è anche deputato. Il risultato è schiacciante a favore di Vendola. Per lui ha votato il 73% dei 192 mila cittadini che hanno partecipato alle primarie. A dare l'annuncio ufficiale della consultazione è stato Sergio Blasi, segretario del Pd in Puglia: "Ha vinto Nichi Vendola. È stata una giornata importante di democrazia", ha aggiunto mettendo in evidenza la forte partecipazione popolare alle primarie. Cinque anni fa nelle stesse primarie che contrapposero Vendola e Boccia avevano votato in 80 mila, mentre nelle recenti primarie congressuali che hanno eletto Pierluigi Bersani segretario nazionale del Pd i pugliesi che si erano espressi si aggiravano intorno ai 170 mila. I 200 seggi dove si poteva votare in tutta la Puglia per scegliere il candidato del centrosinistra sono restati aperti dalle 8 alle 21. In alcuni casi si sono formate code fin dalle prime ore della mattinata facendo intuire che ci sarebbe stata una forte partecipazione alla consultazione. Le reazioni nel Pd. Quanto all'interpretazione del risultato delle primarie pugliesi, la vittoria di Vendola equivale alla sconfitta di Massimo D'Alema e del gruppo dirigente del Pd che avevano sostenuto da mesi la necessità di allargare la coalizione del centrosinistra all'Udc con la conseguente sostituzione di Vendola, pur governatore uscente ma ritenuto troppo di sinistra, con un altro candidato. La sconfitta è particolarmente bruciante per D'Alema, che ha trascorso in Puglia le ultime settimane per convincere la base del Pd a votare per Boccia e che ha teorizzato il rapporto con l'Udc come l'asse strategico della ricostruzione di una coalizione di centrosinistra. Tra Vendola e D'Alema c'era stata baruffa nei giorni scorsi, ma ieri sera il vincitore della primarie ha fatto una prima dichiarazione conciliante verso il partito dell'ex ministro degli Esteri: "Il Pd è il perno fondamentale di una coalizione alternativa alle destre. Oggi è stata una giornata di festa per la democrazia". Intanto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, esamina il risultato delle primarie del centrosinistra. Arrivando alla riunione della direzione del partito, Bersani afferma che il progetto politico del Pd in Puglia, che ha portato alla candidatura di Boccia alle primarie, "non era contro Vendola ma lo comprendeva. E si preoccupava di non stare stretti nel nostro campo, ma di favorire la convergenza delle opposizioni in un percorso di alternativa alla destra. Questo era il senso. È una strada che abbiamo ancora davanti, anche in Puglia, anche se in condizioni più complicate". Ora però "siamo determinatissimi a sostenere Vendola" afferma il segretario. "Le primarie le abbiamo inventate noi, sappiamo bene come ci si comporta: si appoggia con convinzione chi ha vinto". L'Udc correrà solo. Intanto cambia il quadro delle candidature per la regione e i partiti si riposizionano. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha detto che il candidato del suo partito sarà la ex ministro di centrodestra Adriana Poli Bortone. "La candidata presidente dell'Udc in Puglia sarà Adriana Poli Bortone, già ministro e sindaco di Lecce. Ora sarete tutti contenti visto che vi piace tanto la politica dei "due forni" ora i forni diventano tre". Domenica infatti il Pdl ha indicato come proprio candidato alla presidenza Rocco Palese, capogruppo uscente alla Regione Puglia.
25 Gennaio 2010 IL CASO Bologna, Delbono ha deciso di dimettersi Il sindaco di Bologna Flavio Delbono "ha già deciso di dimettersi". Lo ha annunciato il capogruppo Pd in Comune Sergio Lo Giudice al termine di un incontro con il primo cittadino. Quello che dirà oggi il primo cittadino, dunque, è che è pronto a lasciare. Con una nota, aveva fatto sapere che alle 15 riferirà in consiglio comunale "in merito alle vicende che lo hanno visto coinvolto" e, a seguire, incontrerà la stampa. Sullo stesso tema, alle 14, Antonio Di Pietro ha convocato una conferenza stampa sotto le Due Torri. Delbono è sotto inchiesta per peculato, abuso d’ufficio e truffa in relazione ad alcuni viaggi fatti quando era vicepresidente della Regione per aver portato con sè l'ex fidanzata ed ex segretaria Cinzia Cracchi.Sabato, dopo un interrogatorio di cinque ore del pm Morena Plazzi, aveva dato qualche prima risposta ai cronisti in attesa e poi si era recato all’emittente ÈTv per dire tra l’altro "di non essere ricattabile" perchè non ha nulla da nascondere e che comunque non si sarebbe "dimesso nemmeno in caso di rinvio a giudizio". La svolta, maturata ieri dopo vari conciliaboli ai massimi livelli, viene confermata da esponenti di primo piano del partito democratico. "La situazione non è sostenibile, prima di tutto da un punto di vista dell’opportunità. Forme e modi li definirà Delbono, ma i tempi non saranno lunghi. Oggi spiegherà semplicemente la sua disponibilità a lasciare, a prescindere dalla circostanza del rinvio a giudizio".
25 gENNAIO 2010 REGIONALI Primarie sinistra in Puglia: stravince Vendola, Pd sconfitto Risultato delle primarie del centrosinistra in Puglia uguale a quello di cinque anni fa. Nichi Vendola, questa volta governatore uscente e leader di Sinistra ecologia e libertà, batte Francesco Boccia, candidato ufficiale del Pd di cui è anche deputato. Il risultato è schiacciante a favore di Vendola. Per lui ha votato il 73% dei 192 mila cittadini che hanno partecipato alle primarie. A dare l'annuncio ufficiale della consultazione è stato Sergio Blasi, segretario del Pd in Puglia: "Ha vinto Nichi Vendola. È stata una giornata importante di democrazia", ha aggiunto mettendo in evidenza la forte partecipazione popolare alle primarie. Cinque anni fa nelle stesse primarie che contrapposero Vendola e Boccia avevano votato in 80 mila, mentre nelle recenti primarie congressuali che hanno eletto Pierluigi Bersani segretario nazionale del Pd i pugliesi che si erano espressi si aggiravano intorno ai 170 mila. I 200 seggi dove si poteva votare in tutta la Puglia per scegliere il candidato del centrosinistra sono restati aperti dalle 8 alle 21. In alcuni casi si sono formate code fin dalle prime ore della mattinata facendo intuire che ci sarebbe stata una forte partecipazione alla consultazione. Quanto all'interpretazione del risultato delle primarie pugliesi, la vittoria di Vendola equivale alla sconfitta di Massimo D'Alema e del gruppo dirigente del Pd che avevano sostenuto da mesi la necessità di allargare la coalizione del centrosinistra all'Udc con la conseguente sostituzione di Vendola, pur governatore uscente ma ritenuto troppo di sinistra, con un altro candidato. La sconfitta è particolarmente bruciante per D'Alema, che ha trascorso in Puglia le ultime settimane per convincere la base del Pd a votare per Boccia e che ha teorizzato il rapporto con l'Udc come l'asse strategico della ricostruzione di una coalizione di centrosinistra. Tra Vendola e D'Alema c'era stata baruffa nei giorni scorsi, ma ieri sera il vincitore della primarie ha fatto una prima dichiarazione conciliante verso il partito dell'ex ministro degli Esteri: "Il Pd è il perno fondamentale di una coalizione alternativa alle destre. Oggi è stata una giornata di festa per la democrazia". L'Udc intanto sembra confermare la posizione che ritiene impossibile appoggiare un centrosinistra guidato dal governatore uscente. "Se vince Vendola, non ci sarà spazio per un'alleanza", aveva dichiarato ieri Pier Ferdinando Casini. Il Pdl ha nel frattempo rotto gli indugi per la scelta del proprio candidato. A guidare il centrodestra in Puglia sarà Rocco Palese, attuale capogruppo in Regione ed ex assessore al Bilancio. È probabile che l'Udc a questo punto scelga di non appoggiare nè Vendola nè Palese. Dopo il risultato delle primarie, il rapporto tra Udc e centrosinistra sembra resistere solo in Piemonte, Basilicata, Marche e Liguria. In quest'ultima regione si sono però riaccese le polemiche tra centristi e Pd perchè Claudio Burlando, governatore uscente, vorrebbe confermare nella sua nuova giunta, in caso di vittoria, un assessore del Pdci. Risolto ieri il caso Puglia, nel centrosinistra resta aperto il problema Umbria. Mauro Agostini, ex tesoriere del Pd, non demorde dall'idea di scendere in campo in eventuali primarie che lo vedano contrapporsi a Rita Lorenzetti (governatrice uscente) o a Katiuscia Marini. Una mediazione possibile potrebbe però essere la candidatura di Lanfranco Bottini, segretario regionale del Pd. Tesa per il centrosinistra anche la situazione in Calabria, dove Agazio Loiero, governatore uscente, non rinuncia alla propria ricandidatura in nome del rapporto tra Pd e Udc. Quella calabrese è una realtà che rischia di riprodurre lo schema politico che ha prevalso in Puglia: il radicamento territoriale del governatore uscente è in grado di mettere in minoranze le indicazioni nazionali del Pd. Ieri si votava per le primarie del centrosinistra anche a Venezia. A prevalere è stato Giorgio Orsoni con il 46% contro il 35% del verde Gianfranco Bettin.
2010-01-07 7 Gennaio 2010 REGIONALI LAZIO Pd: Bonino prenota il Lazio Binetti: così lascio il partito Le prove per Pierluigi Bersani non finiscono mai. Anche quella sulla candidatura alla presidenza del Lazio è diventata durissima e di valenza assoluta: il Pd rischia di spaccarsi, con l’area moderata infuriata e parte di quella cattolica pronta a fare le valigie. L’ipotesi di un sostegno alla radicale Emma Bonino manda su tutte le furie i teodem. E Paola Binetti avvisa: "Un sostegno del Pd alla candidatura Bonino sicuramente sarebbe per me una ragione forte per andare via". Spiega a 'Liberal' Binetti, che non esclude a questo punto di poter votare Polverini: "Vediamo quali saranno davvero gli altri candidati ". Ma con Bonino, si dice certa, "ci sarebbe una vera e propria emorragia: pensiamo davvero che la componente popolare potrebbe mai far accettare al proprio elettorato la candidatura di un personaggio dal profilo senza dubbio internazionale, forte, ma in antitesi con tutta una serie di valori?". Grane grosse, dunque. Non a caso aveva impiegato poco Nicola Zingaretti a portare a termine il mandato esplorativo. Con un giorno di anticipo, il presidente della provincia di Roma invia le sue conclusioni sulle possibili convergenze per una candidatura alla presidenza del Lazio direttamente al segretario Pierluigi Bersani: l’unica alternativa a Emma Bonino può essere una "novità forte" che solo il vertice del partito può indicare. Una soluzione per niente facile, per il Nazareno, dove la palla che torna alla base sembra davvero avvelenata. Nella logorante ricerca dell’obiettivo di stringere patti con Udc e Idv, il temporeggiamento del Pd ha già lasciato spazio a due decisive variabili esterne: l’autocandidatura della leader radicale, che ha sparigliato le carte e rischia di spaccare il partito, con Binetti pronta questa volta a sbattere la porta, e la decisione inequivocabile di Pier Ferdinando Casini – di fronte a una scelta tra Polverini e Bonino – di schierarsi per la candidata del Pdl. Le 'grane' regionali, dunque, continuano a terremotare il vertice democratico. Così nelle ore convulse che seguono, il pressing di Bersani si sposta da Zingaretti a Walter Veltroni, che però – nello schema bersaniano – dovrebbe ottenere il contemporaneo gradimento da Di Pietro e di Casini. Una soluzione non alle viste. In questo quadro, l’idillio mai iniziato con Casini appare sempre più lontano, mentre emerge il tentativo di sanare la spaccatura fatta emergere dallo sprint di Bonino. Le altre ipotesi che passano sulla scrivania di Bersani durano lo spazio di pochi minuti. Molti, tra i moderati, vorrebbero che fosse Enrico Letta a entrare nella partita. Ma il vicesegretario non sembra affatto disponibile. La sfida è difficile e Zingaretti lo ha verificato in pochissimo tempo, specie dopo aver ascoltato il leader dell’Udc. "Se i candidati sono Bonino e Polverini – aveva spiegato in mattinata l’ex presidente della Camera – noi siamo con la Polverini". Così l’esploratore pd si era messo al telefono con Casini, per capire quali altri margini di intesa potessero esistere. "Purtroppo, in base a quanto ho potuto appurare in questo momento, ancora non esistono le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione così larga". Perciò, chiude, serve "una iniziativa politica". Quella che sembra mancare ai democratici che il 27 marzo puntano a resistere all’avanzata annunciata del centrodestra – ma , dopo la vicenda Marrazzo – nutrono scarsa convinzione di poter riconquistare il Lazio. I malumori fatti emergere dal caso Bonino sono, poi, forti. Alla iniziale insoddisfazione di Enzo Carra, è seguito un tentativo di rilancio di Pierluigi Castagnetti, pronto a mettere in campo anche Silvia Costa. Motivo: la leader radicale non "è competitiva con la Polverini, non è laziale ed è molto connotata dal punto di vista ideologico". Non a caso, a favore dell’esponente pannelliana si sono spesi fin dall’inizio i laicisti del Pd Ignazio Marino e Paola Concia. Roberta D'Angelo
7 Gennaio 2010 POLITICA Riforme, prove di dialogo tra maggioranza e opposizione Il segretario del Pd Pierluigi Bersani chiede che l'anno si inauguri in Parlamento con un pubblico dibattito sulle riforme del mercato del lavoro, della scuola e del fisco. "Inauguriamo l'anno accorciando la distanza fra la gente e la politica. Propongo un dibattito pubblico in Parlamento, in diretta televisiva, su tre temi: il mercato del lavoro e l'occupazione per i giovani, la scuola che versa in uno stato disastroso, il carico fiscale su lavoro e imprese. Una discussione pubblica nella quale maggioranza e opposizione presentano e confrontano proposte concrete", ha detto Bersani nel corso di una conferenza stampa. Per Bersani questo "è l'avvio dell'agenda del 2010, mentre le commissioni Affari costituzionali si mettono a discutere delle riforme di sistema". Il segretario del Pd critica il modo in cui la maggioranza ha finora parlato di riforme: "Negli Stati Uniti si discute di sanità, in Germania di fisco, in Francia di disoccupazione e esclusione sociale, in Spagna il calendario prevede un dialogo sociale sull'occupazione, in Gran Bretagna si parla di carico fiscale e green economy. Possibile che noi discutiamo di processo breve? Qui c'è qualcosa che non gira". Bersani critica il modo in cui la maggioranza ha parlato in questi giorni di fisco: "Sulla fiscalità non bastano interviste inconcludenti e proposte smentite come abbiamo visto nei mesi scorsi sull'abolizione dell'Irap: parole sui giornali e nelle chiacchere per un mese che non hanno portato a nulla". Bersani ha difeso anche le proposte del passato governo Prodi sulla tracciabilità dei pagamenti polemizzando con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Riferendosi alle critiche ricevute per le vacanze fatte nei giorni scorsi ha detto: "Sono stato alcuni giorni negli Stati Uniti. Lì pagano tutti tutto con le carte di credito ed i contanti vengono usati solo per le mance. Tremonti ha detto che da noi la tracciabilità dei pagamenti sconcerta le vecchiette. Negli Stati Uniti o non hanno le vecchiette o non hanno Tremonti". "Sicuramente il 2010 deve essere l'anno nel quale riforme di più ampia prospettiva e condivisione vanno realizzate. Il Governo intende avere un ruolo propositivo ma sicuramente la parte del leone la deve fare, com'è giusto, il Parlamento, perchè le riforme si discutono e si realizzano in Parlamento". Lo ha affermato il Ministro dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito nel corso di una intervista con GR Parlamento. "Ci auguriamo che si possa realizzare quella condivisione che è necessaria per riforme di ampio respiro e che tutte le forze politiche si rendano responsabili di fronte ad un processo di cambiamento delle nostre regole istituzionali che ormai non è più rinviabile. Ci sono questioni profonde - ha precisato il Ministro - che riguardano l'ammodernamento delle nostra istituzioni per renderle adeguate a quei cambiamenti che si sono già registrati nella nostra società e nel nostro sistema politico. E su queste riforme è giusto ricercare il consenso anche delle forze di opposizione: noi non avremo certamente un atteggiamento di chiusura, ma è importante però che l'opposizione non si tiri indietro". Secondo il Ministro "il nuovo clima noi intendiamo vederlo realizzato in Parlamento piuttosto che sulle pagine dei giornali o in dichiarazioni televisive. Abbiamo già fatto alcune riforme importanti. La legge di bilancio, il federalismo fiscale che è stato approvato con il contributo di parte dell'opposizione e la stessa riforma della legge elettorale per l'elezione del Parlamento Europeo realizzata in uno spirito di collaborazione tra maggioranza e minoranza. Credo che la buona volontà sia stata già dimostrata da parte delle forze politiche su alcuni temi specifici. Ora si tratta di mettere mano ad un processo più ampio di riforma delle nostre istituzioni e credo che su questo bisogna passare dalle parole ai fatti. E i fatti si registreranno in Parlamento".
2009-12-29
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-01-28 il premier AVEVA invitato LA POLI BORTONE E palese A un dietrofront per un nome nuovo Puglia, il premier rilancia Palese "Casini? Non mi faccio incantare" Salta la possibile intesa Pdl e Udc dopo il no della Poli Bortone a fare un passo indietro. Lei. "Batterò Vendola Adriana Poli Bortone (Ansa) Adriana Poli Bortone (Ansa) MILANO - Niente intesa tra Pdl e Udc in Puglia. A chiudere la partita sulle candidature è il premier Silvio Berlusconi. "Noi abbiamo già un candidato che ha risposto tra l'altro da gentiluomo vero all'appello che io avevo lanciato facendo seguito alle pressioni del territorio: andremo avanti e vinceremo tranquillamente per il governo della regione Puglia" ha detto il presidente del Consiglio confermando quindi ufficialmente la candidatura di Rocco Palese, senza nominarlo esplicitamente. "Io non mi faccio incantare da nessuno" ha risposto poi a chi, al termine del Cdm in Calabria, gli chiedeva se seguirà il consiglio di Umberto Bossi a non farsi "incantare" da Pier Ferdinando Casini. "Noi siamo sicuri della nostra forza, delle nostre ragioni, dei nostri programmi e degli uomini che mettiamo in campo. Personalmente sono assolutamente fiducioso, anche per i numeri che conosciamo che provengono dagli ultimissimi sondaggi, che noi potremmo andare tranquillamente da soli ovunque" ha aggiunto il Cavaliere. "Quando un candidato, come è successo per la carica di governatore in Calabria - ha detto poi Berlusconi - ritenesse, per la qualità degli uomini che militano localmente nell'Udc, di poter avere dei vantaggi dalla cooperazione con loro, noi abbiamo lasciato e lasceremo ai singoli candidati la possibilità di continuare in una collaborazione che, normalmente, è già positivamente avviata". IL NO DI CASINI - Nessuno convergenza dunque all'indomani dell'invito rivolto dallo stesso Berlusconi alla Poli Bortone e a Palese a fare un passo indietro alla ricerca di un nome nuovo da contrapporre al candidato di centrosinistra Nichi Vendola. Appello non raccolto dalla candidata di "Io Sud", e neanche da Pier Ferdinando Casini che in mattinata era tornato ad invitare il Pdl a convergere sulla Poli Bortone. "Vado avanti - era stata la risposta della candidata al presidente del Consiglio -. Non si può fare politica in questo modo. Sono a capo di un movimento che crede nei valori del Mezzogiorno. Immaginavo che anche il Pdl volesse fare un accordo con l’Udc e con noi. Sono la candidata più forte per battere Vendola" aveva fatto sapere la Poli Bortone. "Noi abbiamo messo in campo un’alternativa a Vendola - aveva detto Casini -, non è una candidata Udc ma indipendente. Crediamo in una intesa ampia sul suo nome". "ARGINE ANTI-LEGA" - "Noi al Nord siamo l'argine anti-Lega" aveva anche detto il leader centrista nel corso di una conferenza stampa, a Montecitorio, dedicata alle regionali. Lanciando anche un appello al Pd: "Si svegli, con il federalismo sono stati fatti errori, guardate come è andata a finire ieri: sveglia!". Secondo Casini, "il rapporto con la Lega tocca tutte le forze politiche: tutti cercano di usarla contro gli altri ma poi è il Pdl a usarla". "Non posso credere - è la posizione di Casini - che Bersani abbia detto che è deluso da me, perché se così fosse dovrei dire che io sono deluso dal Pd: non si può pensare che la decisione di parte del Pd di sostenere Vendola possa lasciare indifferente un partito come il nostro". "La vittoria di Vendola - aveva spiegato Casini - ha ovviamente delle conseguenze: l'Udc che è all'opposizione con il Pd rispetta e sostiene i candidati del Pd vicini a noi o i candidati antileghisti, ma dice no allo schema prodiano dell'aggiungi un posto a tavola per l'Udc. Questo non ci interessa. Non accettiamo lezioni da nessuno: non le abbiamo accettate dal Pdl ieri, non le accettiamo dal Pd oggi". Redazione online 28 gennaio 2010
IL REBUS DELLA CANDIDATURE ALLE REGIONALI: POSSIBILE ACCORDO SU UN TERZO NOME PER IL VOTO Puglia, Berlusconi chiede passo indietro ai candidati del Pdl e dell'Udc Casini: convergere sulla Poli Bortone. Fitto: noi già in campagna per Palese. Il premier vede Cesa MILANO - "Rocco Palese e Adriana Poli Bortone facciano un passo indietro". È questo l'appello che Silvio Berlusconi e i coordinatori del Pdl fanno al candidato attuale del Popolo della libertà in Puglia e alla leader di Io Sud sostenuta dall'Udc. "Ci penserò". È quanto ha detto l'ex senatrice di An, Adriana Poli Bortone, contattata telefonicamente da Tele Norba. "Naturalmente il presidente Berlusconi sappia di avere la mia piena e totale disponibilità in ogni momento e per qualsiasi soluzione qualora ciò dovesse servire a rendere quanto più ampia possibile la coalizione di centrodestra e a portarla alle elezioni regionali con un unico candidato condiviso da tutti. Perchè amo la Puglia e i pugliesi" ha dichiarato invece Rocco Palese. IL NODO - Il nodo da sciogliere è ancora quello delle candidature in vista delle regionali in Puglia. Da una parte Pier Ferdinando Casini tende la mano al centrodestra pugliese e lo invita a convergere su Adriana Poli Bortone come candidata unica contro Nichi Vendola, spiegando che "è l'unico modo" per fronteggiare alle regionali il governatore uscente. Dall'altra parte il premier Silvio Berlusconi, che ha riaperto i giochi facendo presente la sua insoddisfazione circa la candidatura di Rocco Palese, non lascia inascoltati gli appelli del leader centrista ma anzi prova a trovare una soluzione. "In questo modo vince Vendola. Volete che vinca Vendola?" ha detto il presidente del Consiglio incontrando brevemente alla Camera il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. La possibilità che il Pdl possa sostenere Adriana Poli Bertone, nonostante il Cavaliere apprezzi il leader del movimento "Io Sud" è inesistente e lo dimostra il fatto che successivamente lo stesso Berlusconi abbia invitato i candidati di Udc e Pdl a fare un passo indietro. ROSA DI QUATTRO NOMI - Così va avanti il confronto tra Pdl e Udc per trovare un terzo nome che vada bene ad entrambi. A questo proposito ci sarebbe una rosa di quattro nomi. In particolare i "papabili" sarebbero: il magistrato Stefano D’Ambruoso, Francesco Divella, il direttore della "Gazzetta del Mezzogiorno" Giuseppe De Tomaso e Nicola De Bartolomeo, presidente regionale di Confindustria. In serata sarebbe stata trovata un'intesa sul nome di Divella. Successivaqmente si è profilato subito un ostacolo che al momento appare insormontabile: l'interessato, pur assicurando il sostegno alla causa, avrebbe declinato l'offerta. Per cercare di convincere Divella sarebbe sceso in campo direttamente il premier. Di fronte alle resistenze di Divella l'ipotesi al momento più accreditata è quella di De Bartolomeo. Qualche chances anche per De Tomaso. Pressing dunque su Divella e pressing anche dell'Udc su Adriana Poli Bortone che non ha ancora deciso se fare un passo indietro nonostante l'appello del presidente del Consiglio. LIGURIA - "Con Berlusconi abbiamo parlato anche della Liguria", aveva reso noto in precedenza Cesa dopo l'incontro con il premier. "C'era anche Sandro Biasiotti, candidato del Pdl in Liguria, e con loro abbiamo parlato delle intese nella regione anche se l'orientamento dei vertici locali dell'Udc è di stringere un accordo con il candidato del Pd Claudio Burlando", ha dichiarato il segretario dell'Udc. Ai cronisti che chiedevano di un eventuale appoggio del Pdl alla candidata dell'Udc in Puglia, Cesa ha risposto: "Mi sembra che abbia un forte gradimento". CALABRIA - Accordo fatto invece tra l'Udc e il Pdl in Calabria: i centristi appoggeranno il candidato di centrodestra Giuseppe Scopelliti. Lo ha ribadito Cesa sempre al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi. "Tra domani e dopodomani si terrà la conferenza stampa ufficiale", ha spiegato Cesa. Redazione online 27 gennaio 2010(ultima modifica: 28 gennaio 2010)
Bossi: "Il Pdl non tratti con l'Udc" Scontro tra centristi e Italia dei Valori Di Pietro sul partito di Casini: "Fanno meretricio". Cesa: "Ritiriamo la nostra delegazione dal loro congresso" MILANO - La Lega non guarda di buon occhio a un'intesa del centrodestra con l'Udc per trovare candidati comuni per le prossime elezioni regionali. "Noi abbiamo già deciso di non trattare con l'Udc perché anche se vinci con i suoi voti dopo non puoi utilizzarli, perché non combini niente: questo è un consiglio che do anche al Pdl..." afferma all'Ansa il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, mentre lasciava il gruppo del Carroccio a Montecitorio. Una presa di posizione netta, la sua, dopo le polemiche sulla scelta del candidato per le elezioni regionali in Puglia. IDV-UDC - E intanto il partito di Casini subisce anche l'attacco di Antonio Di Pietro: "Noi facciamo opposizione in modo chiaro e determinato. L'Udc fa meretricio, si offre al miglior offerente. C'è una bella differenza" afferma il leader dell'Italia dei Valori al Tg1. Immediata la reazione: i Segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa e il Presidente del partito Rocco Buttiglione annunciano che la delegazione del partito non sarà presente ai lavori del congresso dell'Italia dei Valori in programma la prossima settimana. Redazione online 27 gennaio 2010
Il leader della Lega: "Anche se vinci con i suoi voti dopo non combini niente" Bossi: "Il Pdl non tratti con l'Udc" Scontro tra centristi e Italia dei Valori Di Pietro sul partito di Casini: "Fanno meretricio". Cesa: "Ritiriamo la nostra delegazione dal loro congresso" MILANO - La Lega non guarda di buon occhio a un'intesa del centrodestra con l'Udc per trovare candidati comuni per le prossime elezioni regionali. "Noi abbiamo già deciso di non trattare con l'Udc perché anche se vinci con i suoi voti dopo non puoi utilizzarli, perché non combini niente: questo è un consiglio che do anche al Pdl..." afferma all'Ansa il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, mentre lasciava il gruppo del Carroccio a Montecitorio. Una presa di posizione netta, la sua, dopo le polemiche sulla scelta del candidato per le elezioni regionali in Puglia. IDV-UDC - E intanto il partito di Casini subisce anche l'attacco di Antonio Di Pietro: "Noi facciamo opposizione in modo chiaro e determinato. L'Udc fa meretricio, si offre al miglior offerente. C'è una bella differenza" afferma il leader dell'Italia dei Valori al Tg1. Immediata la reazione: i Segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa e il Presidente del partito Rocco Buttiglione annunciano che la delegazione del partito non sarà presente ai lavori del congresso dell'Italia dei Valori in programma la prossima settimana. Redazione online 27 gennaio 2010
Messaggio dalle COLONNE DELLA GAZZETTA DEL SUD: "manterremo le promesse" Berlusconi in Calabria con i ministri "Lo Stato sconfiggerà la 'ndrangheta" Cdm straordinario a Reggio Calabria. All'ordine del giorno il piano straordinario contro le mafie Silvio Berlusconi (Eidon) Silvio Berlusconi (Eidon) MILANO - "Siete contenti che abbiamo portato qui il Cmd? Così vi facciamo vedere quello che stiamo facendo contro la criminalità". Piccolo fuori programma di Silvio Berlusconi al suo arrivo alla prefettura di Reggio Calabria: il premier si è avvicinato a diverse persone assiepate dietro le transenne e ad alcuni giovani che lo accoglievano con grida di incitazione ha rivolto queste frasi, per sottolineare il motivo della decisione di tenere un Consiglio dei ministri straordinario in Calabria. Tra i punti principali all'ordine del giorno ci sarà il piano straordinario contro le mafie. Non solo fan però per il capo del governo. Così come avvenuto per il pullman che ha portato i ministri, anche il corteo di auto del premier è stato infatti anche contestato da diversi manifestanti che hanno protestato lungo l'ingresso posteriore della prefettura. Davanti al portone principale, invece, la maggior parte delle persone presenti ha applaudito il Cavaliere al suo arrivo. Berlusconi, stretto fra le sue guardie del corpo, si è avvicinato alle transenne attratto dalle grida di incitazione e dagli applausi e si è concesso alle foto di alcuni sostenitori.ù LA PROTESTA DEI LAVORATORI - Tra i contestatori del premier, i lavoratori di varie aziende a rischio licenziamento e alcuni che già sono in cassa integrazione. "La nostra azienda non ha più accesso al credito e sta per chiudere. Siamo un centinaio", ha detto il capo delegazione della De Masi costruzione alla Reuters. "In due anni 500 persone hanno perso il posto di lavoro", ha detto uno dei portuali di Gioia Tauro: "Siamo qui a chiedere un intervento serio al governo. La 'ndrangheta si sconfigge con il lavoro, non solo con le chiacchiere e potenziando le forze di polizia. Se non c'è occupazione la manovalanza della mafia crescerà". "PIANO ANTIMAFIA, MANTERREMO LE PROMESSE" - "La riunione a Reggio Calabria del Consiglio dei Ministri è un'altra promessa mantenuta. Il governo, con questo gesto, ribadisce che anche in Calabria lo Stato c'è" ha detto il premier in un messaggio ai calabresi pubblicato dal quotidiano La Gazzetta del Sud, in occasione della riunione del Cdm a Reggio Calabria. "Mai prima d'ora - ha scritto Berlusconi - sono stati raggiunti risultati così incisivi negli arresti dei latitanti più pericolosi, nei sequestri e nelle confische di beni della 'ndrangheta, nello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose. La sconfitta della 'ndrangheta e di tutte le altre mafie costituisce per noi l'emergenza più importante, in assoluto. Per questo dobbiamo ripristinare il controllo dello Stato su tutto il territorio, come premessa indispensabile per la riuscita degli interventi sull'economia e sulle infrastrutture che abbiamo già predisposto e in parte già avviato. L'istituzione a Reggio Calabria dell'Agenzia per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata - ha aggiunto il presidente del Consiglio nel suo messaggio ai calabresi - fa parte del nostro piano contro la 'ndrangheta, la mafia, la camorra e la criminalità pugliese, e ci permetterà di combattere le mafie con i loro stessi beni. Siamo impegnati in una lotta del bene contro il male. L'obiettivo del governo è di arrivare a una completa vittoria del bene - ha concluso il Cavaliere - e a una sconfitta definitiva del male. È una promessa. E, come sempre, la manterremo". Redazione online 28 gennaio 2010
IL REBUS DELLA CANDIDATURE ALLE REGIONALI: POSSIBILE ACCORDO SU UN TERZO NOME PER IL VOTO Puglia, Berlusconi chiede passo indietro ai candidati del Pdl e dell'Udc Casini: convergere sulla Poli Bortone. Fitto: noi già in campagna per Palese. Il premier vede Cesa Pier Ferdinando Casini (Ap) Pier Ferdinando Casini (Ap) MILANO - "Rocco Palese e Adriana Poli Bortone facciano un passo indietro". È questo l'appello che Silvio Berlusconi e i coordinatori del Pdl fanno al candidato attuale del Popolo della libertà in Puglia e alla leader di Io Sud sostenuta dall'Udc. "Ci penserò". È quanto ha detto l'ex senatrice di An, Adriana Poli Bortone, contattata telefonicamente da Tele Norba. "Naturalmente il presidente Berlusconi sappia di avere la mia piena e totale disponibilità in ogni momento e per qualsiasi soluzione qualora ciò dovesse servire a rendere quanto più ampia possibile la coalizione di centrodestra e a portarla alle elezioni regionali con un unico candidato condiviso da tutti. Perchè amo la Puglia e i pugliesi" ha dichiarato invece Rocco Palese. IL NODO - Il nodo da sciogliere è ancora quello delle candidature in vista delle regionali in Puglia. Da una parte Pier Ferdinando Casini tende la mano al centrodestra pugliese e lo invita a convergere su Adriana Poli Bortone come candidata unica contro Nichi Vendola, spiegando che "è l'unico modo" per fronteggiare alle regionali il governatore uscente. Dall'altra parte il premier Silvio Berlusconi, che ha riaperto i giochi facendo presente la sua insoddisfazione circa la candidatura di Rocco Palese, non lascia inascoltati gli appelli del leader centrista ma anzi prova a trovare una soluzione. "In questo modo vince Vendola. Volete che vinca Vendola?" ha detto il presidente del Consiglio incontrando brevemente alla Camera il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. La possibilità che il Pdl possa sostenere Adriana Poli Bertone, nonostante il Cavaliere apprezzi il leader del movimento "Io Sud" è inesistente e lo dimostra il fatto che successivamente lo stesso Berlusconi abbia invitato i candidati di Udc e Pdl a fare un passo indietro. ROSA DI QUATTRO NOMI - Così va avanti il confronto tra Pdl e Udc per trovare un terzo nome che vada bene ad entrambi. A questo proposito ci sarebbe una rosa di quattro nomi. In particolare i "papabili" sarebbero: il magistrato Stefano D’Ambruoso, Francesco Divella, il direttore della "Gazzetta del Mezzogiorno" Giuseppe De Tomaso e Nicola De Bartolomeo, presidente regionale di Confindustria. In serata sarebbe stata trovata un'intesa sul nome di Divella. Successivaqmente si è profilato subito un ostacolo che al momento appare insormontabile: l'interessato, pur assicurando il sostegno alla causa, avrebbe declinato l'offerta. Per cercare di convincere Divella sarebbe sceso in campo direttamente il premier. Di fronte alle resistenze di Divella l'ipotesi al momento più accreditata è quella di De Bartolomeo. Qualche chances anche per De Tomaso. Pressing dunque su Divella e pressing anche dell'Udc su Adriana Poli Bortone che non ha ancora deciso se fare un passo indietro nonostante l'appello del presidente del Consiglio. LIGURIA - "Con Berlusconi abbiamo parlato anche della Liguria", aveva reso noto in precedenza Cesa dopo l'incontro con il premier. "C'era anche Sandro Biasiotti, candidato del Pdl in Liguria, e con loro abbiamo parlato delle intese nella regione anche se l'orientamento dei vertici locali dell'Udc è di stringere un accordo con il candidato del Pd Claudio Burlando", ha dichiarato il segretario dell'Udc. Ai cronisti che chiedevano di un eventuale appoggio del Pdl alla candidata dell'Udc in Puglia, Cesa ha risposto: "Mi sembra che abbia un forte gradimento". CALABRIA - Accordo fatto invece tra l'Udc e il Pdl in Calabria: i centristi appoggeranno il candidato di centrodestra Giuseppe Scopelliti. Lo ha ribadito Cesa sempre al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi. "Tra domani e dopodomani si terrà la conferenza stampa ufficiale", ha spiegato Cesa. Redazione online 27 gennaio 2010(ultima modifica: 28 gennaio 2010)
Renata Polverini debutta sul web Ma sui commenti positivi è già polemica I radicali: online gli apprezzamenti preconfezionati alla candidata Pdl . Lei: solo prove, cercano pubblicità NOTIZIE CORRELATE Blog Meltiparaben Il sito di Renata Polverini L'hompage del sito di Renata Polverini L'hompage del sito di Renata Polverini ROMA - È online dalle 14 di oggi, 27 gennaio. "Seguimi tutti i giorni - è scritto -, questo sito ti aggiornerà sulla mia attività, i miei incontri, le mie riflessioni". Foto, video, l'agenda, il programma. E poi il "Filo diretto". Lei è Renata Polverini, candidata Pdl alla guida della Regione Lazio. Che ora è anche online all'indirizzo www.renatapolverini.it . I commenti sul sito I commenti sul sito LA SORPRESA - Un sito ben fatto, che però nasconde una piccola sorpresa. Neanche andato online, subito compaiono già i commenti, entusiastici, alla candidata. Anzi, denunciano i Radicali, i commenti erano già nel sito prima ancora di essere ufficialmente aperto. Lo raccontano Luca Nicotra, segretario dell'Associazione radicale Agorà Digitale e Alessandro Capriccioli, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani: "È davvero originale che su un sito ancora non accessibile, già appaiano, entusiastici messaggi di sostenitori anonimi (compare solo il nome) e inseriti a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro, già alcuni giorni fa". Infatti la data dei commenti segna il 24 gennaio, giorno in cui era impossibile accedere al sito per chi non fosse del comitato elettorale. Ma Nicotra è entrato lo stesso. "Il 26 gennaio - racconta - appena saputo che sarebbe andato online il sito della Polverini, ho provato qualche indirizzo interno finché non sono riuscito a scoprire le pagine: ho curiosato qua e là ed ho trovato questi commenti, magari erano solo una prova tecnica". Magari no, visto che, ora che il sito è aperto, sono ancora online e sempre con la data del 24 gennaio. Piuttosto, "sembra un tentativo ingenuo di qualcuno che non è abituato ad usare il web e che non sa che in Rete si scopre tutto". E allora, si chiedono i due radicali che hanno rilanciato la piccola scoperta sul blog Meltiparaben, "se questo è il metodo con cui la candidata alla Presidenza della Regione Lazio del centrodestra intende utilizzare internet, mostrando cioè un consenso costruito a tavolino per ingannare la percezione dei cittadini, qualora la Polverini fosse effettivamente eletta sul fronte delle libertà digitali avremmo di che preoccuparci". LA REPLICA - "Questo sito sarà una cosa seria", si legge sul sito. "Nel senso che pubblicheremo commenti interlocutori, di critica, o in vario modo stimolanti. Naturalmente non pubblicheremo insulti gratuiti o chiaramente provocatori. E speriamo che siano tanti, tantissimi i commenti di incoraggiamento e approvazione. Ne parleremo tra qualche giorno, una volta avviata la discussione vera: avrete la conferma di un sito vero, di un dialogo autentico al quale parteciperà anche Renata, in ore e giorni stabiliti, che vi comunicheremo tempestivamente. Detto questo, le alte grida lanciate dal radicale di turno sono ovviamente frutto di un piccolo imbroglio mediatico costruito ad arte. Due radicali, i signori Luca Nicotra e Alessandro Capriccioli, sono entrati nel sito di Renata ancora in costruzione (e già questo è eticamente discutibile), ed hanno scoperto - guarda un po’ – che si stavano facendo delle prove, con commenti interni. Ed hanno menato scandalo, con l’obiettivo di farsi pubblicità mediatica. Cosa avvenuta, perché di questo campano. Il fatto non esiste, per un semplice motivo. Sono già online da qualche ora, come potete vedere, commenti di ogni genere. Dunque, dove sta l’inghippo? Forse nella ossessiva necessità di farsi propaganda di questi signori. Il caso è chiuso, torniamo alle cose serie". La campagna elettorale via web è ufficialmente aperta. Claudia Voltattorni 27 gennaio 2010
2010-01-27 Il leader dell'Udc: "Il dialogo è aperto anche se il centrodestra mi insulta" "Poli Bortone è l'unica che può battere Vendola, riflettano bene" Puglia, Casini apre al Pdl "Convergenza è possibile" Puglia, Casini apre al Pdl "Convergenza è possibile" ROMA - "Io subisco insulti dal Pdl, ma non ne ho mai rivolti a loro. Il dialogo è aperto con tutti, ci mancherebbe che non lo sia con il Pdl, che in questi anni è stato con noi all'opposizione in Puglia". Sembra proprio una mano testa al centrodestra quella del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Parole che arrivano dopo la scelta dei centristi di candidare Adriana Poli Bortone in Puglia. Creando una situazione che mette in difficoltà il Pdl che, invece, schiera Rocco Palese. Casini, però, fedele alla politica dei due forni, si mostra conciliante. Sfumata l'intesa con il centrosinistra, ammicca alla parte opposta: "In Puglia il dialogo è aperto con tutti e ci mancherebbe che non lo fosse con il Pdl, che in questi anni è stato come noi all'opposizione in consiglio regionale" dice Casini intervistato su Canale 5. Ed ancora: "Il nostro non è candidato qualunque, e davanti a un Vendola che con il suo populismo è forte, la Poli Bortone è l'unica che può batterlo. Il Pdl dovrebbe riflettere, in questo caso credo che non ci sia un candidato più forte. Invito tutti a una riflessione pacata, vediamo se si può realizzare una convergenza sulla Poli Bortone. Io sarei disponibile, ben venga" . Se a questo si sommano le indiscrezioni che raccontanodei timori del Cavaliere in Puglia e della sua tentazione di ricucire con Casini, il quadro che si delinea offre motivi di preoccupazioni a Vendola e allo schieramento che lo sostiene.
Poi arriva anche l'affondo alle primarie. A Casini la la consultazione popolare proprio non piace. "Se ci fossero state le primarie, De Gasperi avrebbe presieduto un governo fondamentale per la storia della Repubblica? Le primarie non necessariamente scelgono il migliore, ma danno spazio a un'idea della politica populista e plebiscitaria, attraverso una pseudo evocazione democratica" taglia corto il leader dell'Udc. (27 gennaio 2010)
Il leader Pd: "Basta infilarci le dita negli occhi tra alleati" Il suo obiettivo è vincere a marzo in 7 regioni su 13 Il premier pensa al ribaltone in Puglia Trattiamo con Casini oppure si perde" di GOFFREDO DE MARCHIS Il premier pensa al ribaltone in Puglia Trattiamo con Casini oppure si perde" ROMA - "Un disegno politico chiaro", da difendere fino in fondo. "Non mollo finché non lo avrò realizzato". Pierluigi Bersani sa di essere sotto tiro, la sua politica di alleanze è già stata messa in crisi dal risultato delle primarie in Puglia e può diventare il fianco offerto alla minoranza per una rivincita dopo le regionali. L'alleanza con l'Udc, l'allargamento di una coalizione oltre i confini del centrosinistra per il momento provoca lacerazioni dentro il partito, anziché fiducia nel futuro. "Ma continuerò a seguire il filo del mio ragionamento - avverte il segretario alla prima grande prova della sua leadership -. Basta prendere i risultati delle Europee, che si sono svolte non anni fa ma a giugno. Con quei dati, alle regionali, il Pd si sarebbe rinchiuso nella riserva indiana di 3 regioni, condannato a governare solo una parte minima d'Italia. Con l'unione delle opposizioni possiamo invece vincere nella maggioranza delle regioni in cui si vota". L'obiettivo ormai dichiarato del Pd è prevalere in sette competizioni sulle 13 complessive. Si può fare, dice Bersani, se il Pd resta unito. "Non voglio allargare solo a Casini. Guardo al mondo ambientalista, alla sinistra. Perché deve finire la stagione dello scontro. Abbiamo passato gli ultimi due anni a metterci le dita negli occhi". Ma il puzzle delle candidature non è affatto risolto e ieri la sede del Pd è stato un via vai di dirigenti regionali, dalla Campania, dall'Umbria, dalla Calabria. È evidente che dopo la Puglia il vertice del Partito democratico vuole prendere di petto il tema anche perché il tempo stringe. Il caso più spinoso e più immediato è l'Umbria. Oggi è convocata l'assemblea regionale, che voleva escludere il candidato veltroniano Mauro Agostini con un escamotage regolamentare. Ma il gruppo di Area democratica ha minacciato addirittura il ricorso ai garanti, cioè la plastica implosione del Pd, e la partita si è riaperta. Sono allo studio due soluzioni: le primarie con i termini riaperti per le candidature (si voterebbe il 7 febbraio) o una candidatura nuova e condivisa. In questo secondo caso l'unico candidato potabile è il segretario regionale Lamberto Bottini. Walter Veltroni però ha conversato a lungo con Dario Franceschini alla Camera, si racconta anche di un confronto aspro. Il capogruppo infatti non gradisce Agostini, ma ai veltroniani ha garantito il sostegno alle primarie, escludendo accordi sottobanco con la maggioranza. Walter Verini, umbro e braccio destro di Veltroni, taglia corto: "Le primarie sono la nostra linea del Piave". Ci sarà una consultazione preventiva anche in Campania (7 febbraio) e la sfida all'ultimo sangue vedrà di fronte Vincenzo De Luca, grande oppositore di Bassolino, e Andrea Cozzolino, favorito del governatore. In Calabria lo scoglio della candidatura di Loiero non è ancora superato. Bersani ha mostrato all'attuale presidente un sondaggio secondo cui arriverebbe terzo, dietro Scopelliti e anche dietro l'imprenditore del tonno Callipo, candidato diepietrista. Il Pd avrebbe anche individuato un'alternativa: è il presidente di Confindustria Calabria Umberto De Rose, con il vantaggio di riagganciare l'Idv (Callipo farebbe un passo indietro). Ma Loiero non molla.
Vendola comunque non provoca solo il terremoto nel Pd. Adesso è il centrodestra a riaprire il caso Puglia. Silvio Berlusconi non è convinto della candidatura di Rocco Palese. La considera una "scelta solitaria" di Raffaele Fitto, gli piace la Poli Bortone che corre con l'Udc e preferirebbe un'alleanza con i centristi. I malumori nel Pdl sono diffusi e non è detto che Palese sia la scelta definitiva, anche se Fitto tira dritto: "La scelta di Palese è ufficiale da domenica scorsa". Ma un'intesa in Puglia darebbe una mano anche a risolvere un'altra crepa nell'alleanza Pdl-Udc. In Campania Casini si lamenta per il protagonismo di Cosentino, rimette in discussione l'intesa con il centrodestra. Il sottosegretario sta già ridiscutendo i termini dell'accordo, a cominciare dalla provincia di Caserta che non andrebbe più a un uomo di Casini. Per il centrosinistra dunque si apre la prospettiva di un recupero dei centristi nella regione. © Riproduzione riservata (27 gennaio 2010)
2010-01-26 SU D'ALEMA: "È un combattente, AVERCENE COME LUI" Bersani-Di Pietro, patto per le Regionali Il segretario Pd: "Le critiche di Prodi per la gestione del partito? Lo rispetto, ma non sono d'accordo" ROMA - La vittoria di Vendola alle primarie in Puglia. Le dimissioni di Delbono per il cosiddetto "Cinzia-gate". Gli ultimi nodi da sciogliere in vista delle Regionali. Non sono giornate facili, per il Partito Democratico. Che però, in vista delle elezioni amministrative, rinsalda l'alleanza con l'Italia dei Valori. DI PIETRO: SERVE ALTERNATIVA - "A questo stadio dei lavori in corso per le regionali - afferma il segretario Pier Luigi Bersani - sono contento di poter dire che su 11 delle 13 regioni in ballo abbiamo consolidato un'alleanza che costituisce una base molto solida. Con l'eccezione di Campania e Calabria abbiamo stretto ovunque coalizioni e già lavoriamo sui particolari". Accanto al leader democratico c'è Antonio Di Pietro. "Questo è l'impegno che l'Idv prende nei confronti del Pd - scandisce -, per non lasciare questo Paese nelle mani di chi toglie ai poveri per dare ai ricchi e che inganna continuamente i cittadini. Abbiamo il dovere di costruire un'alternativa - spiega Di Pietro -. Ed è per questo che noi dell'Idv vogliamo un'alleanza per l'oggi e il domani, e per le Regionali l'abbiamo sostanzialmente raggiunta". PRODI E IL CASO PUGLIA - Bersani prende poi le distanze dalle critiche espresse da Romano Prodi sulla gestione del Pd, pur sottolineando: "Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili anche quando dice cose su cui non sono d'accordo". Poi un commento sulle dimissioni di Delbono: "Ha compiuto un gesto veramente apprezzabile, che testimonia di una persona e una città. È qualcosa che ci invita a riflettere: prima di tutto la città, prima di tutto l'Italia, chi governa deve rispettare il Paese". Infine le primarie in Puglia. Alla domanda se la vittoria di Vendola sia una sconfitta di D'Alema risponde: "No, D'Alema è un combattente, è un personaggio capace di girare i paesini in cerca di voti". La difesa di Bersani nei confronti del neo presidente del Copasir è strenua: sollecitato dal finto Vespa di Striscia la notizia, risponde: "I combattenti sono così, a volte vincono altre perdono. Ma avercene". L'inviato di Striscia lo incalza: "Ma è vero che non volevate Vendola perché all'Udc danno fastidio quelli con l'orecchino?". E il segretario: "Noi Vendola lo sosteniamo alla grande e con lui ci caveremo qualche soddisfazione. L'orecchino non è certo un problema, noi volevamo fare una cosa grande con l'orecchino o senza". Redazione online 26 gennaio 2010
dopo le dimissioni di delbono Maroni: elezioni subito, se tutti le vogliono Bersani: ma ci sono problemi tecnici Berselli: noi lavoriamo per un 'election day' in marzo Delbono pronto a dimettersi (ufficialmente) in tempo Roberto Maroni Roberto Maroni * NOTIZIE CORRELATE * De Maria: "Al voto entro l'estate"/Video * Di Pietro: "Ora primarie aperte a tutti" * Se si votasse a marzo, chi sarebbe favorito? Vota Su elezioni anticipate a Bologna "sono disponibile ad un provvedimento d’urgenza, ma voglio consenso di tutte le parti politiche". Lo ha detto il ministro degli Interni, Roberto Maroni. In questo modo, dopo la decisione di Delbono di dimettersi, si può evitare il rischio di un anno di commissariamento. Il consenso bipartisan c'è, visto che anche Pd e Idv sono d'accordo con il ministro. Resta da capire se il voto anticipato sarà il 28 e 29 marzo, in concomitanza con le Regionali, oppure in autunno. Spinge per la prima soluzione il Pdl: "Sto lavorando per un election day a marzo tra Regionali e Comunali", dice il responsabile regionale (nonché presidente della commissione Giustizia in Senato), Filippo Berselli. Ma il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, prende le distanze dall'ipotesi a più breve termine: "Siamo favorevoli a votare al più presto, ma ci sono problemi tecnici con rilievo costituzionale" da risolvere. LA LEGGE - Secondo il ministro Maroni "non c’è discrezionalità, ma una legge che prevede tempi precisi. Il termine ultimo per votare il 28 marzo è scaduto il 21 gennaio ma non mi risulta che a tutt’oggi le dimissioni siano state formalizzate". "So che qualcuno ha chiesto un provvedimento d’urgenza come quello che è stato fatto per esempio all’Aquila - conclude Maroni - Non sono contrario ma prima è necessario che siano formalizzate le dimissioni. Ripeto: sono disponibile ad un provvedimento d’urgenza ma in un cosa così delicata voglio il consenso di tutte le parti politiche". DELBONO - Flavio Delbono stamattina ha lasciato il Comune senza rispondere ai cronisti sulle dichiarazioni di Maroni, ma il suo staff conferma che è sua intenzione presentare ufficialmente le dimissioni in tempo per far andare la città al voto anticipato. Lo ribadiscono anche due assessori, Milena Naldi e Simonetta Saliera, all'uscita della riunione di giunta. SCAJOLA - E' d'accordo su elezioni anticipate anche il ministro per lo Svilippo economico, Claudio Scajola: "Rispetto la decisione del sindaco di Bologna, sicuramente sofferta. Ma mi pare che nobiliti l’uomo. Certo è che, se la decisione è stata quella delle dimissioni, credo che il grande senso democratico debba prevalere e non mi muoverei per un commissariamento per più di un anno ma cercherei di fare andare al più presto gli elettori al voto affinchè al più presto ci sia una nuova amministrazione con la legittimazione popolare". CASINI - "Si vada il più presto a nuove elezioni", dice anche il leader nazionale dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Perchè "è fondamentale per evitare un blocco programmatico alla città. Bologna viene da cinque ani paralisi amministrativa con Cofferati e non può permettersi un anno di commissariamento". BERSELLI - In caso di elezioni anticipate, i bolognesi potrebbero essere chiamati a votare di nuovo per il sindaco in marzo, lo stesso giorno delle Regionali, oppure in autunno. "E' difficile ma non impossibile - dice il coordinatore regionale del Pdl Filippo Berselli - abbianare Regionali e Comunali. Mi sto adoperando affinché il governo, se possibile, approvi in Consiglio dei ministri un decreto legge che consenta un election day a fine marzo". BERSANI - Anche il Pd si dice favorevole a votare presto per il Comune, anche se, dice il segretario nazionale Pierluigi Bersani, ci sono "problemi tecnici e costituzionali" che non vanno ignorati. "Noi - ha spiegato il segretario - siamo per votare prima possibile. Tuttavia come sa bene il ministro Maroni su queste scadenze esistono profili giuridici e costituzionali da garantire". Bersani su questo punto insiste: "Ripeto: il problema tecnico è complesso, e Maroni lo conosce; al netto dei problemi tecnici e costituzionali noi siamo favorevoli a votare al più presto". DE MARIA (PD) - Sul fronte bolognese, è positivo il commento alle parole di Maroni del segretario del Pd Andrea De Maria, il primo - ieri - a lanciare un appello bipartisan per andare a elezioni "entro l'estate". "Ribadisco che per noi prima si vota meglio è. Questa è la cosa giusta da fare per Bologna", dice. MURA (IVD) - Favorevole a elezioni subito anche Silvana Mura, coordinatrice dell'Idv per l'Emilia Romagna: "Riteniamo che Bologna debba poter eleggere quanto prima un nuovo sindaco". MAZZUCA (PDL) - Dichiara "apprezzamento" per le parole di Maroni anche Giancarlo Mazzuca, deputato del Pdl e candidato per il centrodestra alle Regionali in Emilia Romagna: "Serve sbloccare l'empasse perchè la paralisi sarebbe molto dannosa per Bologna". 26 gennaio 2010
Oligarchi di periferia Dopo Marrazzo, Delbono: nel giro di pochi mesi è il secondo importante amministratore locale eletto sotto le bandiere del Pd costretto a lasciare il proprio incarico per questioni in cui sesso e soldi si mischiano confusamente. E a questo punto è fin troppo ovvio osservare come per la sinistra diventi sempre più difficile sostenere la pretesa di incarnare una sorta di superiorità morale rispetto alla destra, un Paese diverso e migliore, l’"altra" Italia come si diceva qualche tempo fa. Piaccia o meno, infatti, d'Italia ce n'è una sola. Ed è bene partire dall'assunto che in essa luci ed ombre sono più o meno equamente distribuite tra tutte le varie parti politiche, anche se ciò non c'impedisce di riconoscere che la sinistra, insistendo pure questa volta per le dimissioni immediate del suo esponente, ha mostrato una sensibilità istituzionale e un'attenzione al giudizio dell'opinione pubblica che la destra, invece, quasi mai mostra. Ma Delbono non viene solo dopo Marrazzo. Viene anche immediatamente dopo Vendola, e ci parla dunque pure di altre cose. Per esempio della forte disarticolazione che nella periferia sta colpendo la sinistra, la quale, nelle varie città e regioni della penisola, va progressivamente autonomizzandosi dal centro, in un insieme di processi che stanno conducendo virtualmente alla scomparsa di un vero organismo politico nazionale. Diluita ogni possibile identità nel confluire di tre o quattro culture politiche diverse, il Partito democratico vede sempre di più il fiorire dappertutto di candidati "improvvisati", accettati obtorto collo, estranei alla sua linea e alla sua più antica storia, ovvero inamovibili per decisione propria, i quali ora diventano molto spesso, nelle periferie cittadine e regionali, i padroni di fatto del partito e del suo elettorato. Nichi Vendola rappresenta la versione pugliese, carismatica, di questo fenomeno. L'altra versione è quella oligarchica bolognese (a metà strada tra le due si collocano le esperienze di Bonino nel Lazio e Bassolino in Campania). Qui, a Bologna, il potere politico-culturale cittadino, fino al '94 articolato in un polo cattolico- liberale e in un altro comunista, in feconda dialettica tra loro, si è riunificato sotto l'insegna del "prodismo", dando luogo ad una vischiosa "palude" notabilare che tutto ingloba e domina, e che può permettersi di designare come sindaco uno scialbo professorino come Delbono. La cui piccola corruzione, se esiste, è stata per l'appunto, come del resto quella di Marrazzo, la corruzione di un dipendente, beneficato politicamente, colpevole di non aver capito che tra i privilegi che l'oligarchia gli concedeva senza alcun suo merito non c'era quello di usare i soldi pubblici per portarsi la fidanzata in Messico. La fine della Democrazia cristiana e del Partito comunista, e con loro dei partiti politici che dal 1945 hanno tenuto insieme il Paese, sembra così ormai vicina al suo esito ultimo: alla disarticolazione del sistema politico nazionale in tanti sottosistemi periferici. Disarticolazione che colpisce molto di più la sinistra perché a destra, la leadership di Berlusconi, forte delle sue incomparabili risorse mediatiche e finanziarie, mostra una tenuta centripeta che almeno per ora regge. Ernesto Galli Della Loggia 26 gennaio 2010
2010-01-25 Il giorno dopo le primarie del centrosinistra per le REGIONALI in Puglia La vittoria di Vendola spariglia le carte Ora Casini candida la Poli Bortone Bersani: "Sì a Vendola ma bisogna ancora allargare le alleanze". L'ex governatore: esorcizzate ombre su di me NOTIZIE CORRELATE Puglia, Vendola stravince (24 gennaio 2010) D’Alema: hanno lavorato contro di me (25 gennaio 2010) MILANO - Il giorno dopo la netta vittoria di Vendola alle primarie in Puglia, cambia il quadro delle candidature per la regione e i partiti si riposizionano. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha detto che il candidato del suo partito sarà la ex ministro di centrodestra Adriana Poli Bortone. "La candidata presidente dell'Udc in Puglia sarà Adriana Poli Bortone, già ministro e sindaco di Lecce". Così Casini lunedì mattina in una conferenza stampa alla Camera dei deputati. "La linea di Nichi Vendola è stata scelta dal popolo della sinistra rispetto all’idea di un progetto riformista del centrosinistra come già si era avviato alle elezioni provinciali. Auguro a Vendola e alla coalizione che lo sosterrà buon lavoro nell’interesse della Puglia". "Nella vità si può vincere e si può perdere - ha aggiunto Casini - e quando si perde con buone ragioni lo sconfitto merita rispetto: ringrazio Boccia e D’Alema che si sono assunti la responsabilità di illustrare la linea innovativa rispetto al clima di populismo imperante". Poi conclude: "Ora sarete tutti contenti visto che vi piace tanto la politica dei "due forni" ora i forni diventano tre". Domenica infatti il Pdl ha indicato come proprio candidato alla presidenza Rocco Palese, capogruppo uscente alla Regione Puglia. IL PD - Intanto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, esamina il risultato delle primarie del centrosinistra. Arrivando alla riunione della direzione del partito, Bersani afferma che il progetto politico del Pd in Puglia, che ha portato alla candidatura di Boccia alle primarie, "non era contro Vendola ma lo comprendeva. E si preoccupava di non stare stretti nel nostro campo, ma di favorire la convergenza delle opposizioni in un percorso di alternativa alla destra. Questo era il senso. È una strada che abbiamo ancora davanti, anche in Puglia, anche se in condizioni più complicate". Ora però "siamo determinatissimi a sostenere Vendola" afferma il segretario. "Le primarie le abbiamo inventate noi, sappiamo bene come ci si comporta: si appoggia con convinzione chi ha vinto". Bersani lancia poi anche una sfida che riguarda il Nord: "Apriremo il fronte contro la Lega, siamo noi il partito del territorio. La Lega campa sui problemi e non sulla loro soluzione". D'ALEMA: PRENDO ATTO - Sulla stessa linea anche Massimo D'Alema, ritenuto il grande sconfitto delle primarie pugliesi. "Prendo atto di questo risultato e della necessità, quindi, per il Pd, di sostenere lealmente Vendola come già facemmo nelle elezioni regionali del 2005. La larga vittoria di Nichi Vendola conferma il legame del presidente della nostra Regione con tanta parte dell'elettorato del centrosinistra, compresi gli elettori del Pd" dice l'ex premier. "C'è da sperare che il risultato delle elezioni primarie pugliesi non determini un ritorno indietro dell'Udc rispetto alle alleanze che sono state costruite e ci hanno consentito, in controtendenza rispetto ai dati nazionali, di vincere le elezioni amministrative in tanta parte della Puglia nella primavera del 2008". DI PIETRO - Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro esalta la vittoria di Vendola: "Faccio i miei migliori auguri a Nichi Vendola, la sua è una vittoria della caparbietà e soprattutto della società civile che attraverso premi Nobel, scienziati e artisti, attori, associazioni, movimenti e migliaia di pugliesi lo hanno sostenuto" VENDOLA - E il diretto interessato, Nichi Vendola, si sta godendo la vittoria che ha cancellato tutte le nubi sul suo conto: "Qualcuno che immaginava che potessero danzare delle ombre attorno alla mia persona ha dovuto accorgersi del fatto che queste ombre sono state esorcizzate da un grandissimo affetto popolare" dice. E poi lancia l'invito a D'Alema: "Ora dobbiamo riprendere il cammino insieme, esattamente da questo punto". Redazione online 25 gennaio 2010
A VENEZIA sarà giorgio Orsoni a sfidare il ministro Brunetta Puglia, primarie Pd: Nichi Vendola batte Francesco Boccia con il 70% dei voti Il governatore uscente: "Nessuno si senta sconfitto". Casini: "Con lui niente alleanze" Nichi Vendola (Emblema) Nichi Vendola (Emblema) MILANO - Tanti pugliesi al voto, quasi 200 mila, secondo fonti del partito, e una netta vittoria per il governatore uscente: "Ha vinto Nichi Vendola", ha annunciato il segretario regionale del Pd pugliese, Sergio Blasi, nell'annunciare il risultato delle primarie. "È stata una giornata importante, di democrazia, una giornata bella", ha aggiunto. L'annuncio - anche se non sono stati resi pubblici i risultati definitivi - ha confermato i primi dati affluiti al comitato elettorale il presidente uscente della Regione che davano Vendola avanti nettamente, con oltre il 70% dei suffragi, sul rivale Francesco Boccia nella sfida per conquistare la candidatura per il centrosinistra. VENDOLA - "Nessuno si senta sconfitto - ha detto Vendola seduto a fianco di Boccia nella conferenza stampa del dopo voto - abbiamo segnato la differenza tra noi e il centrodestra: il candidato per la presidenza della Puglia noi non lo scegliamo a Palazzo Grazioli ma insieme a una porzione rilevante del corpo elettorale". I quasi 200mila elettori sono per Vendola: "un segmento di popolo: è la democrazia la vera risorsa del centrosinistra. Finora con le nostre polemiche abbiamo coperto le gravi fibrillazioni nel centrodestra, da noi il confronto si è svolto in pubblico e non è differenza da poco. Tra noi c’è passione autentica e rendo merito a Boccia del coraggio nell’assumersi questo rischio. Ora lavoriamo insieme perchè le energie dei sostenitori di Francesco e dei miei diventino un unico grande cantiere del centrosinistra. Io per primo - ha aggiunto Vendola - devo interloquire con tutti, con le diverse anime della sinistra, con le energie delle culture moderate, contro un governo che va contro gli interessi del Sud". BOCCIA - "I pugliesi si sono espressi e i numeri sono evidenti, non lasciano spazio ad interpretazioni, toccherà ora al presidente Vendola fare tutti gli sforzi possibili per costruire una coalizione che noi del Pd continuiamo a chiamare alternativa" ha sottolineato invece Boccia. Per Boccia, che ha sempre insistito sulla necessità di allargare la coalizione di centrosinistra a tutte le forze dell'opposizione parlamentare, "da domani mattina questo dovrà essere l'impegno di tutte le forze politiche che hanno a cuore questa prospettiva". "Per quanto mi riguarda - ha detto il candidato sconfitto - io sono convinto che tutti i partiti lavoreranno in questa direzione". "Al presidente Vendola - ha concluso Boccia - l'onere di costruire una alternativa che a mio avviso resta l'unica speranza che abbiamo per sconfiggere il centrodestra non solo in Puglia ma anche in Italia nei prossimi anni". ALTA AFFLUENZA - Hanno votato circa 192.000 persone per le primarie del centrosinistra in Puglia per la scelta del candidato presidente alle prossime regionali. Il dato è quello definitivo reso pubblico dal Pd pugliese. Coloro che votarono in Puglia alle primarie del Pd il 25 ottobre scorso quando venne scelto Pierluigi Bersani a segretario del partito furono circa 170.000. Furono invece 79.296 i partecipanti alle primarie del 2005 quando per la prima volta Nichi Vendola ebbe la meglio su Francesco Boccia nella scelta del candidato presidente del centrosinistra per la Regione Puglia. Durante la giornata code, in alcuni casi lunghe anche decine di metri, si sono formate davanti ai seggi, chiusi domenica alle 21 (e aperti alle 8 di mattina). Dopo mesi di polemiche e veleni, per il centrosinistra pugliese è stato dunque il giorno delle primarie. Il Pdl, nel frattempo, ha investito della candidatura Rocco Palese, attuale capogruppo in Regione ed ex assessore al Bilancio.
LA SFIDA - Quello in Puglia è stato un voto delicato, soprattutto per il Partito democratico che ufficialmente sosteneva Boccia contro il governatore uscente Vendola. Di fatto, lo stesso film andato in onda cinque anni fa, quando prevalse l'allora esponente di Rifondazione contro ogni pronostico. Come nel 2005, Boccia poteva contare in teoria sul sostegno di tutto il Pd (allora erano Ds e Margherita), ma è noto che molti esponenti democratici sono schierati con Vendola. La vittoria di Vendola rischia ora di aprire accese discussioni tra i democratici. Per Boccia sono scesi in Puglia a fare campagna elettorale il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, il capogruppo alla Camera Dario Franceschini e Giuseppe Fioroni, senza contare Massimo D’Alema che ha trascorso nella regione praticamente tutta l’ultima settimana. I democratici tentano di attuare in Puglia la loro linea nazionale: dare vita a una coalizione larga che tenga insieme l'opposizione parlamentare: Pd, Udc e Idv. Ma il leader dei centristi Pier Ferdinando Casini ha precisato: "Se vince Vendola non ci sarà spazio per un'alleanza". PRIMARIE ANCHE A VENEZIA -Giorgio Orsoni ha invece vinto le primarie del Pd per la corsa a sindaco di Venezia e sarà il candidato del centrosinistra. Ha battuto Gianfranco Bettin registrando il 46% contro il 35% di quest'ultimo e il 18% di Laura Fincato. "Le primarie per la scelta del candidato a sindaco di Venezia hanno fatto registrare una buona partecipazione in un clima sereno, con un risultato netto a favore di Giorgio Orsoni - dice Davide Zoggia della segreteria del Partito Democratico, responsabile Enti locali -. Voglio esprimere un ringraziamento agli altri due candidati e a tutti coloro che hanno partecipato e fatto partecipare a queste consultazioni, che possiamo archiviare positivamente visto che per organizzarle c'erano solo tre settimane. Ora dobbiamo affrontare la sfida più importante: questo clima, questo risultato, questa partecipazione ci caricano ancor di più in vista del confronto con il ministro di Berlusconi. Quindi - conclude - auguri e massimo sostegno a Orsoni". Redazione online 24 gennaio 2010(ultima modifica: 25 gennaio 2010)
cinzia gate Delbono oggi si dimette L'annuncio in Consiglio Alle 15 riferirà in aula, poi incontrerà la stampa Il capogruppo Pd Lo Giudice: decideremo tempi e modi Il sindaco, Flavio Delbono, sabato scorso fuori dalla Procura Il sindaco, Flavio Delbono, sabato scorso fuori dalla Procura * NOTIZIE CORRELATE * Bersani: "A Bologna c'è turbamento" * Mazzuca (Pdl): "Ora Errani è impresentabile" Ormai è certo: oggi il sindaco, Flavio Delbono, annuncerà le sue dimissioni. A confermarlo è il capogruppo Pd in Consiglio comunale, Sergio Lo Giudice: "Il sindaco ha già deciso di dimettersi. Tempi e modi li decideremo". Delbono, travolto dal Cinzia gate, alle 15 riferirà in consiglio comunale "in merito alle vicende che lo hanno visto coinvolto" e, a seguire, incontrerà la stampa. Sullo stesso tema, alle 14, Antonio Di Pietro ha convocato una conferenza stampa sotto le Due Torri. L'INCHIESTA- Delbono è sotto inchiesta per peculato, abuso d’ufficio e truffa in relazione ad alcuni viaggi fatti quando era vicepresidente della Regione per aver portato con sè l’ex fidanzata ed ex segretaria Cinzia Cracchi. INTERROGATO- Sabato, dopo un interrogatorio di cinque ore del pm Morena Plazzi, aveva dato qualche prima risposta ai cronisti in attesa e poi si era recato all’emittente ÈTv per dire tra l’altro "di non essere ricattabile" perchè non ha nulla da nascondere e che comunque non si sarebbe "dimesso nemmeno in caso di rinvio a giudizio". DIMISSIONI - Ma le cose, anche dopo il pressing del Pd, sono cambiate. Il sindaco "ha già deciso di dimettersi", ha confermato il capogruppo Pd Lo Giudice. Secondo fonti Pd, la nuova accelerazione di Delbono, che ha scelto di comunicare in anticipo ai capigruppo, sarebbe dovuta alla volontà di bruciare la conferenza stampa di Antonio Di Pietro, e non ingenerare il dubbio di una decisione annunciata nel pomeriggio ma presa magari sull’onda della pressione dell’ex pm. DI PIETRO - Antonio Di Pietro, infatti, ha convocato una conferenza stampa "in merito agli ultimi sviluppi della vicenda Delbono-Cinzia gate" per le 14. 25 gennaio 2010
politica & calcio Renzi discute il caso "Cavandoli" In consiglio va in scena il rimpasto "Non necessariamente - ha detto Giani - il nome del nuovo incaricato sarà quello dell’assessore allo sport. Ci sarà una redistribuzione delle deleghe in giunta" FIRENZE - E' il giorno del primo rimpasto di giunta dell'era Renzi. Una "redistribuzione delle deleghe" - come le ha definite il presidente dell’assemblea comunale, Eugenio Giani - dopo il "caso Cavandoli" e le dimissioni dell'assessore allo sport che in una lettera a Renzi ha lasciato il suo incarico dopo i contrasti nati con la Fiorentina e la convenzione. "Il sindaco Matteo Renzi terrà la sua comunicazione in Consiglio comunale alle 16.30 circa, e, nel suo intervento dirà il nome del nuovo assessore che andrà a reintegrare il plenum della giunta dopo le dimissioni di Barbara Cavandoli da assessore allo sport". Ad annunciarlo è lo stesso Giani. "Non necessariamente - ha aggiunto - il nome del nuovo incaricato sarà quello dell’assessore allo sport" in quanto la nuova nomina "passerà attraverso una operazione di redistribuzione delle deleghe in giunta". L'INCONTRO CON DE LAURENTIIS - Appena rientrato dagli Usa, dopo il fugace incontro con il presidente Obama e i più proficui contatti con fondazioni e associazioni statunitensi per gettare un ponte in vista dell’Anno Vespucciano, il sindaco Renzi è tornato in Palazzo Vecchio già domenica mattina e ha visto Aurelio De Laurentiis. Il produttore era in città in vista del remake di "Amici miei". Hanno parlato anche del Supercinema, la bella sala di via de’ Cimatori chiusa da anni. De Laurentis ci aveva già provato, nel 2006, a confrontarsi con l’allora sindaco Domenici. Ma quella è una delle sale fiorentine vincolate: anche se cambiasse destinazione dovrebbe comunque rimanere struttura "di interesse pubblico, per utilizzo a fini artistici, culturali, di spettacolo". LA PRATICA SPORTIVA - Ora però Renzi deve riaprire la pratica sportiva: la convenzione da firmare con Della Valle e il caso delle dimissioni dell’assessore Barbara Cavandoli. Prima di decidere come sostituirla (l’interim lo sta tenendo il vicesindaco Nardella), il sindaco dovrà capire se e quando un altro assessore, Cristina Scaletti dell’Idv, andrà in consiglio regionale o, più probabilmente, sarà proposta dai dipietristi nella futura giunta toscana. Se questa prospettiva cadesse, il nuovo assessore allo sport sarebbe scelto velocemente (sempre donna: metà giunta deve rimanere al femminile), altrimenti se ne riparlerà a marzo. Nel Pd c’è chi spera in un rimpasto più largo, che magari coinvolga anche l’assessore alla cultura, Giuliano da Empoli, inviso da tempo a molti. Ma la risposta più convincente forse l’ha data Renzi stesso portandosi con sé da Empoli negli Usa. Un modo per valorizzarne i contatti con le istituzioni d’Oltreoceano. EUGENIO GIANI - Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla sua candidatura alle elezioni regionali e sul suo attuale incarico di presidente del consiglio comunale, Giani ha specificato che le due posizioni "in base alla legge non sono incompatibili: a seconda di ciò che accadrà in Regione, offrirò le mie dimissioni dalla mia carica, ma si tratta - ha concluso - di una questione che non sarà affrontata prima di aprile".
Dietro le quinte - La Puglia croce e delizia dell’esponente pd. Domani la probabile nomina al Copasir D’Alema: hanno lavorato contro di me L’amarezza dell’ex premier: è come se una squadra tifasse per gli avversari ROMA — "Già so quello che scriveranno ora i giornali, che ho perso io, ce n’erano alcuni soprattutto che non aspettavano altro, che hanno sferrato un’offensiva ostile nei miei confronti. Ma anche nella politica c’è chi ha lavorato contro di me". Sul calar della sera Massimo D’Alema è alle prese con un risultato che non gli fa male, ma malissimo. Uno strappo nella tela che ha tessuto per stringere dei rapporti con l’Udc. Ma la popolarità di Vendola l’ha avuta vinta. Gli elettori del centrosinistra pugliese hanno ritenuto che questo governatore valesse più del progetto politico accarezzato da D’Alema. E così è accaduto, come ha ammesso lo stesso ex premier, che un pezzo del Pd abbia votato per Nichi: "È come se una squadra tifasse per la squadra avversaria". Ma è successo. Eppure l’ex premier è convinto di aver fatto quello che andava fatto. Il che lo ha portato a buttarsi in questa avventura pugliese pur sapendo che rischiava di perderci la faccia. Vendola lo ha accusato di far da "balia" a Boccia. E, naturalmente, D’Alema ha negato. Ma in quell’affermazione del governatore pugliese c’è un fondo innegabile di verità. Perché se D’Alema non fosse andato in Puglia il risultato del candidato del Pd sarebbe stato ben peggiore. Del resto, D’Alema aveva capito che le primarie non si potevano non fare. Principalmente per due motivi. Primo, "perché una parte del nostro popolo le voleva e negargliele sarebbe stato come consentire a Vendola di avere una sfera di influenza su una fetta del nostro elettorato ". Secondo, "le primarie sono l’unico modo perché il Pd possa appoggiare Vendola alle elezioni regionali, perché è il candidato che è uscito vincente da una consultazione condivisa, in cui ognuno si è impegnato a sostenere il vincitore ". La Puglia, croce e delizia, dell’ex premier. Lì, in un ristorante di Gallipoli, tra un pescetto e l’altro, ha convinto Buttiglione a prender parte al ribaltone che fece cadere Berlusconi nel ’94. Lì ha vinto quando ha deciso, nel 2001, di rinunciare all’ombrello del proporzionale, al contrario di quanto avevano fatto tutti gli altri leader, e di sfidare Alfredo Mantovano, sostenuto dal Cavaliere. Azzardo altissimo: se avesse perso, sarebbe rimasto a casa, altro che Parlamento. E quindi ancora lì in questi giorni si è messo a far politica come un militante qualunque. E ad un certo punto, preso dall’entusiasmo, si è lasciato andare ad una confidenza ad altissimo rischio: "Io non ho mai perso un’elezione, non ho mai perso un congresso… Aspettiamo di vedere come va a finire e poi ne riparliamo". Confidenza, quando si dicono gli scherzi della politica, consegnata allo stesso giornalista a cui, nel 2000, aveva detto, a proposito delle elezioni regionali dopo le quali sarebbe stato costretto alle dimissioni: "Vinciamo 10 a 5, e se siamo fortunati 11 a 4". Andò a finire come andò a finire. Ma D’Alema non per questo si arrese. Né lo fa ora, per quanto non nasconda di essere sotto botta e ammetta di non aver capit o a p p i e n o quel che stava accadendo in Puglia. Domani, salvo sorprese per lui molto amare, verrà eletto presidente del Copasir. Non una poltronissima, è vero, occupata prima di lui da Francesco Rutelli ed Enzo Bianco. Ma è da quella postazione, in cui per dovere d’ufficio D’Alema dovrà vedere spesso il sottosegretario Gianni Letta, che l’ex premier può tentare un’altra avventura ancora: cercare di essere il terminale del centrosinistra nel confronto tra maggioranza e opposizione. A meno che non decida di ritirarsi dall’agone. Almeno per un po’. Maria Teresa Meli 25 gennaio 2010
L'analisi L’ESPLOSIONE DEL LABORATORIO Èla nemesi di chi vede le primarie come la "vera" e unica fonte di legittimazione dei vertici del Pd; e insieme l’esplosione del "laboratorio pugliese" messo su da Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani per lanciare l’alleanza con l’Udc. In apparenza è tutto facile, perché ci sono vincitori e vinti. Ma nell’analisi di quanto è accaduto ieri, fattori locali e nazionali si mescolano. Così, si può affermare che la vittoria netta del governatore uscente Nichi Vendola riapre i giochi congressuali; e che hanno prevalso le nomenklature locali sui diktat nazionali del segretario Bersani, affiancato e quasi sovrastato da D’Alema. Ma forse l’aspetto più eclatante delle elezioni primarie è che si siano svolte, abbiano mobilitato quasi 200 mila persone, e siano state vinte contro la volontà e le indicazioni dei vertici del Pd. Significa che continuano ad esistere non uno, ma due partiti. Quello ufficiale si è imposto nel congresso d’autunno. Ha una vocazione governativa e vede nell’Udc l’interlocutore naturale della propria strategia alternativa a Silvio Berlusconi: un progetto prima che di sfondamento al centro, di smantellamento progressivo del bipolarismo in sintonia con Pier Ferdinando Casini. Anche per questo maneggia con diffidenza lo strumento delle primarie: lo considera congeniale ad un rafforzamento del bipolarismo, non al sistema che Bersani e D’Alema pensano di fare emergere dalla trattativa fra gruppi dirigenti. Questo Pd emerge dalla prova di ieri come il grande sconfitto. E non soltanto perché Vendola vuol dire il naufragio del matrimonio di interesse con l’Udc. Il problema è che la segreteria nazionale, e soprattutto D’Alema, avevano innalzato la Puglia al rango di laboratorio delle strategie future. Doveva diventare la vetrina di un centro-sinistra plasmato da Roma secondo i canoni di una liquidazione progressiva dell’identità abbozzata negli ultimi due anni. L’operazione subisce un altolà che ha del clamoroso. Dopo avere riproposto il bis del primo scontro nelle primarie, avvenuto nel gennaio del 2005 proprio fra Vendola e Francesco Boccia, con la vittoria anche allora di Vendola, la Puglia riconsegna lo stesso risultato. Con un paradosso in più. Il governatore ha issato la bandiera dell’identità storica del Pd, lasciata cadere con miopia dai suoi custodi. Ed ha vinto a dispetto della guerra spietata che i presunti maggiorenti gli hanno fatto; e nonostante gli scandali politici che sporcano la Puglia. Ritenere però che questo segni la rivincita postuma dell’Unione prodiana sarebbe fuorviante. Più che la nostalgia di un progetto bocciato dagli elettori alle politiche del 2008, si assiste alla difficoltà di riempire quel vuoto. Quanto è accaduto sembra rivelare un’incomprensione radicata, di più, un rifiuto per operazioni a tavolino che l’elettorato non è disposto ad avallare. E’ vero che rappresenta un concetto ambiguo e oggi incontrollabile, nel limbo dopo il tramonto dei governi di Romano Prodi e della segreteria di Walter Veltroni. Ma è altrettanto evidente che non esistono più neppure quelle macchine oliate dell’ex Pci in grado di mobilitare e orientare i consensi. L’illusione di sostituire il "partito liquido" con le solide radici degli apparati locali è andata a sbattere contro una realtà più sfibrata e insieme arrabbiata. La sinistra non ha identità di riserva. E le primarie rimangono una fonte di legittimazione discutibile eppure condivisa: più forte di qualunque scomunica più o meno larvata. Massimo Franco 25 gennaio 2010
L’Osservatorio Duello rosa nel Lazio Gli italiani preferiscono (di poco) la Polverini Le prossime elezioni regionali saranno particolarmente importanti nel determinare gli sviluppi dello scenario politico del Paese. Il loro esito servirà a ridelineare i livelli di consenso tra le varie formazioni politiche, con un conseguente rafforzamento o meno della coalizione di Governo. Sin qui, i sondaggi suggeriscono una conferma o una crescita del seguito per il centrodestra. Anche se, nelle recenti esperienze passate, le regionali hanno per lo più punito l'esecutivo in carica: il risultato ci dirà se questo trend sarà smentito. Trattandosi poi dell'ultima volta in cui siamo chiamati alle urne prima di un lungo periodo di tregua elettorale (e di auspicabile attenuazione, quindi, della continua campagna elettorale che caratterizza oggi il dibattito tra i partiti), i risultati delle amministrative saranno decisivi anche nella formazione delle priorità programmatiche e di riforma per l'azione di governo e dell'atteggiamento che verrà assunto dall'opposizione. Una delle regioni su cui si è più accentrato il dibattito in queste settimane è costituita dal Lazio. Sia perché la vicenda Marrazzo ha colpito ed emozionato non poco, sia perché le due principali contendenti, Bonino e Polverini, sono figure di grande rilievo, che godono di ampio seguito, al di là dei confini della regione. Lo scontro che avverrà nel Lazio riveste di conseguenza, più di quanto accada per altri contesti, valenze e significati simbolici di carattere generale, tale da renderlo significativo e rilevante sul piano nazionale. Per questo, può rivestire un certo interesse stimare ciò che accadrebbe se, anziché il Lazio, il confronto tra Bonino e Polverini riguardasse tutto il Paese e, di conseguenza, tutti noi fossimo chiamati a scegliere tra le due candidate. Il risultato emerso da un sondaggio condotto al riguardo — che domandava appunto a tutti gli italiani la loro scelta tra le due leader— è quello di una sostanziale parità, con un lievissimo vantaggio per la Polverini. Entrambe le candidate appaiono largamente sostenute dagli elettori degli schieramenti politici di riferimento, con, però, alcune aree di dubbio, se non di dissenso. La Polverini verrebbe votata, a livello nazionale, dal 77% della base del Pdl, ma "solo" dal 67% di quella della Lega (ove quasi il 17% dichiara che si orienterebbe invece verso il sostegno alla Bonino). La candidata radicale ottiene tra gli elettori del Pd il 72% dei voti, con una quota non piccola (quasi il 20%) che afferma invece che, pur non votando per la Polverini, si rifugerebbe nell'astensione o nel voto nullo. È anche significativo il fatto che gli elettori dell'Udc si dividano praticamente a metà, con un maggior sostegno, comunque, per la Polverini. Nell'insieme, questi risultati riproducono in buona misura lo scenario attuale dell'intero Paese. Fortemente connotato dal confronto tra i due grandi aggregati rappresentati dagli opposti orientamenti politici. Con la presenza, però, di ampie zone di incertezza (e dunque di possibile mobilità di voto) all'interno di ciascuno. Si tratta di segmenti di elettori meno convinti e, in certe situazioni, disponibili financo a prendere in considerazione il voto per il candidato dello schieramento avversario. Sono meno presenti quando è in campo Berlusconi (o qualche altro leader nazionale), ma subito emergenti se si tratta di altri candidati. In questo stesso quadro va spiegata l'esistenza, nei risultati di questo come di molti altri sondaggi, di un altissimo numero di rispondenti indecisi o astenuti potenziali: si tratta, in questo caso, di quasi un quarto degli intervistati. È un indice abbastanza efficace del generale livello di perplessità — se non di disorientamento— presente nel Paese, anche in vista della scelta da prendere in occasione di queste elezioni. di Renato Mannheimer 25 gennaio 2010
2010-01-24 PRIMARIE ANCHE A VENEZIA Puglia, il Pd alla prova primarie Sfida tra il giovane economista Francesco Boccia e il governatore uscente Nichi Vendola: si vota dalle 8 alle 21 Nichi Vendola (Emblema) Nichi Vendola (Emblema) MILANO - Dopo mesi di polemiche e veleni, per il centrosinistra pugliese arriva il giorno delle primarie. Per scegliere il candidato che dovrà correre alle regionali del prossimo marzo si potrà votare dalle 8 del mattino alle 21, nei circa 200 seggi allestiti per l’occasione in tutta la regione. I risultati dovrebbero essere resi noti già in tarda serata. Quello in Puglia è un voto delicato, soprattutto per il Partito democratico che ufficialmente sostiene Francesco Boccia contro il governatore uscente Nichi Vendola. Di fatto, lo stesso film andato in onda cinque anni fa, quando prevalse l’allora esponente di Rifondazione contro ogni pronostico. Anche oggi, come nel 2005, Boccia può contare in teoria sul sostegno di tutto il Pd (allora erano Ds e Margherita), ma è noto che molti esponenti democratici sono schierati con Vendola. Una vittoria di Vendola rischia di aprire accese discussioni tra i democratici. Per Boccia sono scesi in Puglia a fare campagna elettorale il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, il capogruppo alla Camera Dario Franceschini e Giuseppe Fioroni, senza contare Massimo D’Alema che ha trascorso nella regione praticamente tutta l’ultima settimana. I democratici tentano di attuare in Puglia la loro linea nazionale: dare vita a una coalizione larga che tenga insieme l'opposizione parlamentare: Pd, Udc e Idv. Ma il leader dei centristi Pier Ferdinando Casini ha precisato : "Se vince Vendola non ci sarà spazio per un'alleanza". PRIMARIE ANCHE A VENEZIA - Primarie del centrosinistra anche a Venezia, per scegliere il candidato alle prossime comunali. "Sono il candidato sindaco di centrosinistra. E posso battere Renato Brunetta" ha detto Giorgio Orsoni, uno dei tre concorrenti - insieme a Gianfranco Bettin e Laura Fincato - alle primarie per la scelta del candidato sindaco. "Questa è la mia città da sempre e merita un sindaco a tempo pieno, non uno che si barcamena tra due lavori super impegnativi", ha detto Orsoni in un’intervista al Corriere della sera. Redazione online 24 gennaio 2010
2010-01-22 Vertice nel ristorante di un hotel per la definizione dei portacolori del Pdl Regionali, pranzo Berlusconi-Fini Il premier: "Tutto come doveva andare" Nessun commento sulle candidature: "C'è chi farà annunci". Delega al Cavaliere per i rapporti con l'Udc * NOTIZIE CORRELATE * Candidature, Berlusconi incorona Brunetta per Venezia (20 gennaio 2010) Slvio Berlusconi e Gianfranco Fini (Ansa) Slvio Berlusconi e Gianfranco Fini (Ansa) ROMA - Si sono visti a pranzo e il loro faccia a faccia è durato circa due ore e mezza. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si sono incontrati assieme ai coordinatori nazionali del partito, ai capigruppo e ai loro vice per fare il punto sullo stato dell'arte in vista delle prossime elezioni regionali. Nelle ultime ore si era andato delineando il quadro ed erano stati decisi alcuni nomi, tra cui quello del ministro Renato Brunetta per la corsa alla poltrona di sindaco di Venezia. "TUTTO POSITIVO" - Al vertice era presente anche il sottosegretario Gianni Letta che però ha lasciato l'albergo romano, all'Hotel de Russie di via del Babuino, dove si è svolto l'incontro una mezz'ora prima senza rilasciare dichiarazioni. Berlusconi, interpellato al suo rientro a Palazzo Grazioli, si è limitato a dire che è stato "tutto positivo, tutto come doveva andare". E a chi gli chiedeva aggiornamenti sulle candidature ha risposto: "C'è chi farà gli annunci". Anche Fini è stato laconico: "Come è andato il pranzo? Veramente bene", si è limitato a dire ai cronisti. I TEMI - Berlusconi e Fini hanno passato in rassegna le tre questioni attualmente di maggiore attualità: giustizia, regionali, accordi con l'Udc. Quanto al primo capitolo, certamente il premier non ha abbandonato l'idea di portare in porto il processo breve, ma non ha "pressato" Gianfranco Fini sulla tempistica del provvedimento alla Camera ed ha mostrato disponibilità ad eventuali modifiche, prendendo di fatto tempo. Il legittimo impedimento, opportunamente riveduto e corretto, potrebbe consentire al premier di affrontare la campagna elettorale per le regionali senza l'assillo dei processi che incombono. IL NODO UDC - Nel corso del summit è stato poi deciso di affidare al Cavaliere una delega per stabilire i rapporti con l'Udc di Pier Ferdinando Casini, a cui viene rimproverata la "politica dei due forni" che porta i centristi ad allearsi, in occasione delle regionali di marzo, ora con il Pd ora con il Pdl. Dal vertice è emersa - ha detto Sandro Bondi, uno dei coordinatori del partito, dando lettura di un documento ufficiale redatto al termine dell'incontro (probabilmente si riferiva a questo Berlusconi quando parlava di qualcuno che avrebbe fatto annunci) - "la valutazione condivisa negativa" verso la politica delle alleanze a macchia di leopardo dell'Udc ed è stata "riconfermata la validità del bipolarismo, ragione di nascita del Pdl". In vista delle regionali - ha spiegato - il Pdl presenterà in ogni regione un proprio candidato con un programma, saranno quindi i dirigenti regionali che dovranno vedere se ci sono possibilità di fare alleanze su quel candidato. Quindi proporranno la cosa all'ufficio di presidenza e questo deciderà se convalidare. L'ultima parole spetterà comunque a Berlusconi. Ma di fatto si è deciso di evitare il rischio di sconfitte in regioni come Lazio, Puglia, Campania e Calabria, dove l'accordo con l'Udc potrebbe rivelarsi indispensabile per vincere. "ELETTORI CONTRARI AI DUE FORNI" - "La riprovazione della politica dei due forni dell'Udc è ineccepibile - ha poi evidenziato -, così come la difesa di una politica che metta al centro la scelta degli elettori è connaturata alla prospettiva storica per cui è nato il Pdl. Per queste ragioni, sono certo che gli elettori premieranno ancora una volta una scelta chiara, trasparente, coerente come quella prospettata dal presidente Berlusconi". Redazione Online 21 gennaio 2010(ultima modifica: 22 gennaio 2010)
L’intesa premier-Fini salda un’opposizione costretta alla durezza Un fronte che va da Pd e Idv alla Cgil e all’Anm Ma Bossi dice: non ci fermiamo Si è compattata anche l’opposizione. Con una risposta senza sbavature alla legge sul "processo breve" approvata mercoledì in Senato. Non si avvertono più grandi distinzioni fra il Pd di Pier Luigi Bersani e l’Idv di Di Pietro e De Magistris. Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, schiera anche il suo sindacato contro il provvedimento. E l’Anm e le altre magistrature insistono sulle conseguenze "gravemente dannose e negative" su migliaia di procedimenti in corso. Eppure, lo scontro non sembra scalfire la determinazione del governo. A certificarla è Umberto Bossi, capo della Lega: "Sulla giustizia il percorso è avviato, non ci fermeranno". Sono parole che formalizzano la tregua fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini; e riducono le probabilità di una frattura quando la legge sul "processo a data certa", come preferisce definirlo il Guardasigilli, Angelo Alfano, approderà alla Camera. Palazzo Chigi si sente più forte, in primo luogo nella propria coalizione. Per questo non intende forzare i tempi a Montecitorio. Si limita a sottolineare con Fabrizio Cicchitto la subalternità del Pd a Di Pietro. D’altronde, il compattamento del centrodestra ottiene di rimbalzo quello avversario. E la sollevazione dei magistrati non lascia al Pd margini di manovra: le Regionali di primavera sono un ostacolo al confronto. La sinistra politica deve fare i conti con quella sindacale e giudiziaria; e con quella parte dell’opinione pubblica convinta che sia stata approvata l’ennesima legge ad personam destinata ad affossare la giustizia. "Sarà il trionfo della tecnica di Erode", profetizza il procuratore di Torino, Caselli. La sua tesi è che si "farà strage di una massa di processi innocenti", come effetto collaterale dell’estinzione di quelli che riguardano il premier o i "colletti bianchi". È l’accusa che ripetono Epifani, Pd, e un’Idv che con De Magistris paragona il "processo breve" a un’"amnistia veloce". Ma nella foga delle critiche, l’Anm ieri è stata costretta a una correzione di rotta. Dopo che il suo segretario aveva parlato di "resa dello Stato alla criminalità", il presidente, Luca Palamara, ha precisato che le valutazioni dell’Anm sono soltanto "di carattere tecnico". La puntualizzazione è stata apprezzata dal governo, che aveva chiesto maggiore serenità e distacco. Ma il braccio di ferro è in pieno svolgimento. Le parole berlusconiane contro le procure "plotoni d’esecuzione" hanno avuto l’effetto di ingrossare il fascicolo del Csm che raccoglie gli attacchi del premier. Come dice Bossi, il percorso è tracciato. Ma potrebbe riservare altre sorprese. E sullo sfondo rimangono i fantasmi dell’incostituzionalità e di un referendum. Massimo Franco 22 gennaio 2010
2010-01-21 il premier: L'udc "vuole fare accordi solo in base alle convenienze" Berlusconi incorona Brunetta: candidato sindaco di Venezia Via libera dell'ufficio di presidenza del Pdl al ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta Renato Brunetta ROMA - Il leader del Pdl Silvio Berlusconi ha chiesto a Renato Brunetta, attuale ministro della Funzione Pubblica, di candidarsi a sindaco di Venezia. È quanto si legge in una nota diffusa a margine della riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl. VENEZIANO AUTENTICO - "Renato Brunetta, ministro dell'Innovazione e Funzione Pubblica, è una personalità politica di primo piano del popolo delle libertà", prosegue la nota. "Per questa ragione, il presidente Silvio Berlusconi, a nome dell'intera coalizione, gli ha chiesto di accettare la candidatura a sindaco di Venezia. Il valore di questa candidatura è dato dal lavoro che il ministro Brunetta ha fin qui svolto nel governo e dal fatto di essere un veneziano autentico e appassionato verso la sua città". "Venezia - conclude la nota - subisce da anni un grave declino e merita finalmente una guida capace di valorizzare le enormi potenzialità. Siamo sicuri che il sindaco Brunetta sarà la persona più adatta a questo difficile compito". REGIONALI - Dopo il rinvio della decisione per la presidenza della regione Puglia, l'ufficio di presidenza del Pdl ha deciso poi di dare mandato ai coordinatori di presentare per la prossima settimana anche i nomi di candidati per altre quattro regioni: la Basilicata, l'Umbria, le Marche e la Toscana. Si fanno però diversi nomi di possibili candidati Pdl per la carica di governatore. Per la Puglia si fa il nome del giornalista del Tg1 Attilio Romita oltre a quelli di Adriana Poli Bortone, Rocco Palese e Alfredo Mantovano. "Ieri sera mi ha chiamato un autorevole esponente del Pdl. Gli ho detto che sono disponibile. Ma la parola adesso passa alla politica": ha detto Romita, commentando con il direttore dell'emittente salentina Telerama la sua eventuale candidatura alla presidenza della Regione Puglia. Per la Basilicata si fa invece il nome di un altro giornalista: quello dell'ex vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam. BERLUSCONI - Intanto Berlusconi, secondo quanto si apprende, avrebbe contestato durante l’ufficio di presidenza del Pdl, la politica portata avanti dall’Udc colpevole, a suo dire, "di fare accordi solo in base alle convenienze". Redazione online 20 gennaio 2010
aperto un fascicolo Sant'Orsola, inchiesta sul 'veto' a Marino Il senatore è già stato sentito dal pm Il chirurgo: "Non credo ai complotti, ma si affronti il nodo sanità-politica" Ignazio Marino Ignazio Marino * NOTIZIE CORRELATE * Bissoni: "Sarebbe un onore avere Marino" * Il Sant'Orsola: "Nessun condizionamento politico" * Marino: "Non credo ai complotti, ma resta il nodo sanità-politica". Il video La Procura di Bologna indaga contro ignoti sulla vicenda del senatore Ignazio Marino (Pd) e sulle presunte motivazioni politiche che hanno fatto saltare il contratto che il chirurgo sarebbe stato sul punto di firmare la scorsa primavera, per venire a operare al Sant’Orsola. A far emergere il sospetto di motivazioni politiche che giustifichino l’improvviso stop del Sant’Orsola verso Marino sono una serie di intercettazioni (pubblicate oggi sul Corriere della Sera) in cui i magistrati della Procura di Crotone si sono imbattuti indagando su tutt’altra vicenda. L'INCHIESTA - Gli atti dell’inchiesta calabrese relativi a queste intercettazioni qualche mese fa sono stati trasmessi alla Procura di Bologna, dove è stato aperto un fascicolo, contro ignoti, che ipotizza il reato di abuso d’ufficio. Dell’indagine si occupa il pm Luca Tampieri, che prima di Natale ha convocato e ascoltato, come testimone, il senatore Marino. Per il momento non è stato sentito nessun altro, nè il magistrato ha dato ordine di acquisire documentazione. Stando a quanto emerge dalle intercettazioni, Marino sarebbe stato boicottato nel suo arrivo al Sant’Orsola, con cui aveva già concordato quasi tutti i dettagli per operare in un reparto all’avanguardia nei trapianti diretto da Antonio Daniele Pinna, dopo la scelta di candidarsi per il Pd, in concorrenza con Pier Luigi Bersani. LE INTERCETTAZIONI - Il telefono intercettato dagli inquirenti è quello del commercialista crotonese Giuseppe Carchivi (con studio in provincia di Siena). In una telefonata del 25 agosto, Carchivi parla con un chirurgo del S.Orsola che lui chiama "professore", ed è proprio il camice bianco a dire: per "lui (Marino, ndr) c’è poco da fare, s’è schierato da un’altra parte di dove stanno questi". Ma la telefonata forse più significativa è del 20 agosto: Carchivi parla con un altro medico, che lavora a stretto contatto con l’equipe di Pinna e dice, a proposito di Marino e del suo mancato arrivo al Policlinico: "Hanno fatto il voltafaccia (...) in sostanza i vertici regionali, che come tu sai si sono schierati con Bersani, e quindi Marino non è più gradito qua.. il mio direttore generale Cavina lo ha chiamato dicendogli "sa... abbiamo difficoltà di sala operatoria, problemi di Consiglio di Facoltà, sa che c’è un centrodestra molto forte a Bologna"... pensa che cazzate che gli ha raccontato". Poi, più avanti nella telefonata, lo stesso chirurgo prosegue: "In realtà ufficialmente non è mai stato detto questo. Ufficialmente è stato detto che abbiamo problemi di sala operatoria, che le sale operatorie sono troppo piene che... Insomma, tutte cazzate, ovviamente, tutte minchiate...". Più avanti ancora, il chirurgo dice una frase a proposito della reazione di Pinna, il direttore della struttura dove avrebbe operato Marino: "Pinna ha detto che (Marino, ndr) ha fatto una mossa che gli ha tagliato le gambe, Bissoni (l’assessore regionale alla Sanità, ndr) era favorevolissimo all’operazione". MARINO- Il protagonista della vicenda, Marino, interviene con un video-messaggio sul suo sito: dice di "non credere ai complotti": "Non credo che nessuno nel Pd abbia dato indicazioni per impedirmi di operare malati gravi come ritorsione alla mia candidatura alle primarie". Ma una cosa la aggiunge: "Credo fortemente che il Pd si debba fare carico di risolvere un problema enorme nella sanità: il legame troppo stretto tra chi ha responsabilità politiche e chi ricopre incarichi amministrativi, gestionali e clinici". 20 gennaio 2010
sanità in puglia/l'inchiesta "Donne e mazzette per Frisullo" L’imprenditore Tarantini racconta il sistema dei "favori". L’esponente pd: veleni in vista delle elezioni BARI — Donne e favori, ma anche soldi. Filtrano nuove indiscrezioni sulla collaborazione di Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore barese che portava ragazze a pagamento alle feste di Silvio Berlusconi. E l’attenzione è di nuovo puntata su Sandro Frisullo, il vicepresidente regionale in quota Pd, che si è dimesso quando si è scoperto che aveva accettato incontri con prostitute "in cambio dello sblocco dei pagamenti di alcune fatture e delle delibere". Tarantini avrebbe infatti sostenuto di avergli consegnato mazzette per avere la certezza del suo appoggio a sbloccare le pratiche che riguardavano le sue società. E tanto è bastato per alimentare indiscrezioni su una nuova svolta nell’indagine sulla sanità pugliese. Durissima è la reazione del politico, affidata al suo avvocato Michele La Forgia, che in un comunicato dichiara: "Nella imminenza delle elezioni regionali apprendiamo dagli organi di informazione delle ulteriori accuse che "emergerebbero" da nuovi ed ignoti verbali di Gianpaolo Tarantini, evidentemente secretati solo nei confronti di coloro che accusa. Sandro Frisullo ha già dichiarato di non aver commesso alcun illecito e ha formalizzato da settembre la sua disponibilità a chiarire ogni aspetto dei suoi rapporti con Tarantini e della sua attività politica e istituzionale con una apposita istanza ritualmente depositata presso la Procura della Repubblica di Bari: a tutt’oggi, non ha ricevuto alcuna convocazione e non gli è stato contestato nessun reato". Nei verbali della scorsa estate, Tarantini fornì una versione diversa. Dopo aver raccontato gli appuntamenti tra Frisullo e Terry De Nicolò, la escort che poi portò a palazzo Grazioli, l’imprenditore dichiarò: "La frequentazione di Frisullo mi serviva soprattutto per acquistare visibilità agli occhi dei primari che portavo da lui. Per quanto mi consti nessuno dei problemi rappresentato dai primari è stato mai risolto da Frisullo. Non ho elargito finanziamenti in favore di Frisullo, limitandomi a mettere a disposizione per le sue esigenze autisti e mie autovetture in caso di urgenze, a fargli alcuni regali in occasione delle festività ". Ultimamente ha aggiunto dettagli che i pubblici ministeri stanno verificando e che intanto avvelenano ulteriormente una campagna elettorale già scandita dall’evoluzione delle indagini. F.Sar. 21 gennaio 2010
2010-01-20 Caso Puglia - L’inchiesta "Su Vendola possibili strumentalizzazioni" Il procuratore di Bari prende le distanze dagli investigatori. Concorsi ospedalieri al setaccio BARI — Concorsi pilotati per favorire gli amici. Si concentrano su questo aspetto della gestione della sanità pugliese le indagini che hanno portato all’iscrizione di Nichi Vendola nel registro degli indagati. Perché al governatore viene al momento contestato soltanto l’episodio che riguarda la posizione del professor Giancarlo Logroscino, ma nelle informative consegnate dai carabinieri alla Procura sono state esaminate tutte le nomine di primari e manager effettuate dal 2007 in poi. E in evidenza ce ne sono una decina che sarebbero state decise utilizzando una procedura illecita. Il fascicolo contiene intercettazioni telefoniche e ambientali, delibere e altri atti che riguardano la designazione dei medici, ad esempio segnalazioni e raccomandazioni provenienti da personaggi esterni alla politica. Imprenditori che in questo modo avevano la garanzia di poter contare su persone fidate che avrebbero agevolato i loro affari. È uno degli aspetti di quello che nel settembre scorso il procuratore Antonio Laudati definì il "sistema criminale " che ha gestito in questi anni pure gli appalti e gli accreditamenti delle strutture sanitarie. Ieri il capo dell’ufficio è apparso molto più cauto, quasi sibillino quando ha affermato che "nei confronti del presidente della giunta regionale pugliese non vi sono iscrizioni suscettibili di comunicazione". In realtà l’iscrizione è un atto segreto e viene comunicata all’interessato soltanto quando sia necessario, dunque le parole del magistrato non hanno fatto altro che confermare quanto era già noto. Poi Laudati sottolinea di aver "preso atto delle possibili strumentalizzazioni delle indagini per finalità diverse da quelle processuali" e spiega che "non può escludersi che esse siano riferibili a componenti del gruppo investigativo". Dichiarazione letta come una presa di distanza da carabinieri e guardia di finanza cui sono stati affidati gli accertamenti, anche perché l’iscrizione nel registro degli indagati è una procedura riconducibile esclusivamente ai pubblici ministeri. Vendola è stato intercettato mentre si lamenta con l’allora assessore alla Sanità Alberto Tedesco per la bocciatura di Logroscino come primario di epidemiologia del "Miulli". L’indagine mira a verificare se davvero dietro le rimostranze di Vendola ci fosse soltanto un problema di meriti. Ma anche in base a quali criteri siano stati scelti tutti gli altri medici che dovevano guidare i reparti ospedalieri. E dunque a stabilire l’eventuale coinvolgimento del governatore nel sistema visto che alcune persone — ad esempio l’ex direttore generale della Asl di Bari Lea Cosentino — erano state chiamate in quel posto proprio da lui. La manager è finita agli arresti domiciliari. Ieri è stata interrogata per oltre quattro ore e ha sostenuto di poter provare la propria innocenza. Fiorenza Sarzanini 20 gennaio 2010
2010-01-19 INCHIESTE SANITÀ in Puglia Videolettera di Vendola sul suo sito: "Ho nominato primario uno scienziato" Il governatore si rivolge ai pugliesi in un video online: "Si tenta polverone contro di me" NOTIZIE CORRELATE "Concussione", Vendola indagato (18 gennaio 2010) BARI - Con una videolettera sul suo sito il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola replica alle notizie su una sua presunta iscrizione nel registro degli indagati nell'ambito di una inchiesta sulla sanità in Puglia sottolineando come da un anno si sollevino polveroni nei suoi confronti. "Cari pugliesi vi racconto una storia - esordisce Vendola nel filmato - il prof. Logroscino è uno scienziato di fama mondiale, associato all'Università di Harvard, presiede a livello mondiale una società per le scienze neurodegenerative, il prof. Logroscino ha una caratteristica è un pugliese, è un barese, è uno dei tanti uomini del Sud che per poter esprimere a pieno il proprio talento sono emigrati lontano dalla propria terra. Io - racconta Vendola - ho parlato nel corso degli anni, al telefono, ed ho incontrato il prof. Logroscino e gli ho detto ma perché non torna in Puglia, perché non mette a disposizione del nostro territorio il suo straordinario talento? Il prof. Logroscino ha riflettuto ed è tornato ed oggi lavora in Puglia. I giornali di questa mattina - incalza Vendola - titolano di una probabile iscrizione nel registro degli indagati del Presidente della Regione Puglia per questa storia che riguarda il prof. Logroscino. Cioè in una Italia in cui puoi diventare primario anche se sei ignorante come una capra, purché tu sia ben protetto dai partiti, noi abbiamo costruito una storia differente. È difficile per me - rileva ancora Vendola - poter immaginare di essere iscritto nel registro degli indagati per qualcosa per la quale pensavo di dover prendere una lode, di essere oggetto di pubblica gratificazione". Nichi Vendola risponde così alle voci circolate in queste ore a Bari in merito all'ipotesi di una sua iscrizione nel registro degli indagati, per concussione, nell'ambito di inchieste sulla sanità nella regione. L'episodio che gli si contesta si inserisce in un'inchiesta più ampia documentata in una informativa consegnata dai carabinieri alla fine dello scorso novembre per denunciare il governatore insieme ad altre dieci persone per aver "imposto nel maggio 2008 ai direttori generali delle Asl e di differenti presidi ospedalieri pugliesi, le nomine dei direttori amministrativi e sanitari, nonché di primari di strutture operative complesse al fine di rafforzare la presenza della propria coalizione politica nelle istituzioni locali". LE PRIMARIE - "Capisco che questa è la settimana delle primarie - aggiunge ancora Vendola nel video - capisco che la lotta politica si possa svolgere su tanti piani, a volte su piani inclinati che rischiano di portarci in un dirupo. Io ho una grande serenità nella mia coscienza, ho la consapevolezza di non aver mai offeso le regole, il codice penale, la legge interiore che ogni uomo porta dentro di sè, ho la coscienza di aver lavorato al servizio della Puglia, per i pugliesi; per questo non mi scalfisce questo atto qualora si dimostrasse un suo fondamento. Se fosse vera la mia iscrizione nel registro degli indagati sia pure accompagnata, così si può leggere nelle cronache giornalistiche, da una richiesta di archiviazione , io devo confessarvi che resto completamente sereno, per una vicenda che non mi scalfisce, una vicenda di buon governo - insiste ancora Vendola - ed è incredibile che possa essere capovolta in un episodio da analizzare con la lente del codice penale". Vendola sottolinea anche l'importanza di parlare ai pugliesi mentre dice "per l'ennesima volta si tenta di costruire un polverone contro di me, sono tanti mesi, quasi tutto un anno intero in cui abbiamo visto andare in scena tentativi di colpirmi - rileva ancora - devo essere proprio un'anomalia, devo essere una cosa strana da far sparire. Mi spiace per tutti i miei nemici - conclude Vendola - ma non intendo sparire". Redazione online 19 gennaio 2010
L'inchiesta sulla sanità Nel mirino le nomine di funzionari e primari "Concussione", Vendola indagato Il governatore: si vuole inquinare la lotta politica. Io dovrei essere premiato BARI — L'inchiesta sulla sanità pugliese appare ormai un ciclone inarrestabile. Dopo funzionari, assessori, manager di primo livello come Lea Cosentino, la direttrice della Asl di Bari finita agli arresti domiciliari, nel registro degli indagati viene iscritto anche il governatore Nichi Vendola. Reato ipotizzato: concussione. Vendola (Emblema) Vendola (Emblema) L'episodio appare banale, riguarda la mancata nomina di un luminare dell'epidemiologia. Ma sembra inserirsi in un filone più ampio sul sistema di designazione dei primari e dei direttori sanitari in una logica spartitoria che i pubblici ministeri hanno messo sotto osservazione già da diverso tempo. E che adesso deflagra in piena campagna elettorale e a cinque giorni dalle primarie del centrosinistra. Questo filone di indagine nasce da una serie di conversazioni intercettate nella primavera 2008 tra lo stesso Vendola e l'allora assessore alla Sanità Alberto Tedesco. I due discutono della posizione di Giancarlo Logroscino, medico barese che insegna alla Harvard School di Boston. Si tratta di un professionista stimato, che può vantare numerosi titoli accademici, ma nonostante questo non è riuscito ad ottenere la nomina di primario al "Miulli". Il governatore rimprovera l'assessore in quota al Pd di essere intervenuto per bloccarlo, quest'ultimo dice di aver ricevuto numerose pressioni sia da politici, sia dall'ambiente sanitario. Alla fine il presidente della Regione si mostra convinto che si sia mossa la massoneria. Ne parla esplicitamente, senza però rivelare da chi lo abbia saputo. È stato proprio questo scambio di opinioni a convincere i pubblici ministeri che fosse necessario verificare in che modo avvengano le designazioni e che ruolo abbia in questa partita lo stesso Vendola. Lui ostenta sicurezza: "Sarei indagato? Sono mesi che danzano per aria queste "notiziole", che provano ad assediare la mia vita. Sono notizie usate continuamente allo scopo di inquinare la lotta politica. Se poi parliamo del caso del professor Giancarlo Logroscino, non riesco neppure a capire il motivo per cui sarei stato iscritto nel registro degli indagati e per quali reati. Diciamo che dovrei essere premiato per aver capovolto l'andazzo italiano: premiare e selezionare coloro che operano nella sanità pubblica non con criteri meritocratici, ma con il sistema della fedeltà politica". L'episodio si inserisce in un'inchiesta più ampia documentata in una informativa consegnata dai carabinieri alla fine dello scorso novembre per denunciare il governatore insieme ad altre dieci persone per aver "imposto nel maggio 2008 ai direttori generali delle Asl e di differenti presidi ospedalieri pugliesi, le nomine dei direttori amministrativi e sanitari, nonché di primari di strutture operative complesse al fine di rafforzare la presenza della propria coalizione politica nelle istituzioni locali". Oltre a Vendola, nell'elenco compaiono il suo capo di gabinetto, Francesco Manna; l'ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco, indagato e costretto alle dimissioni nella scorsa primavera, ma beneficiato di un posto da senatore del Partito democratico; l'attuale assessore ai trasporti, Mario Loizzo, anche lui del Pd; il responsabile dell'Area personale Mario Calcagni; Lea Cosentino; l'ex direttore della Asl di Lecce, Guido Scoditti; il presidente del Consiglio comunale di Triggiano, Adolfo Schiraldi; l'imprenditore di Altamura Francesco Petronella. È stato l'ascolto delle intercettazioni telefoniche e ambientali e l'analisi delle delibere a convincere gli investigatori dell'Arma che le scelte avvenissero privilegiando la sponsorizzazione politica piuttosto che i requisiti tecnici dei candidati. Un sistema confermato dall'imprenditore Gianpaolo Tarantini che ha ammesso di essere riuscito a far designare dalla sua amica Lea Cosentino i funzionari che lo avrebbero poi agevolato nella concessione di appalti per le forniture di materiale sanitario. Ieri sera l'assessore regionale alla Salute Tommaso Fiore non ha escluso di poter lasciare l'incarico: "Devo capire se sono stato un anno lì dentro a governare un sistema criminale oppure no. Ci sono tre possibili alternative: o questa teoria è falsa; o questa teoria è vera e quindi io non ho il diritto, come capocriminale, di parlare; oppure io sono un imbecille, non essendomi accorto di tutto questo e quindi ugualmente non ho il diritto di parlare". Angela Balenzano Fiorenza Sarzanini 19 gennaio 2010
2010-01-12 VERSO IL VOTO Lazio, via libera di Bersani alla Bonino: "Il segretario ha confermato il sostegno" La candidata radicale annuncia l'appoggio del leader democratico alle elezioni regionali Emma Bonino (Fotogramma) Emma Bonino (Fotogramma) ROMA - L'annuncio dovrebbe sgomberare il campo dagli ultimi dubbi: "Bersani mi ha confermato il suo sostegno". Al termine di un vertice durato quasi due ore con il leader democratico, Emma Bonino incassa il via libera del segretario alla sua candidatura per le elezioni regionali in Lazio. "Bersani ha confermato le sue opinioni - ha spiegato la Bonino - come sapete abbiamo un incontro nel pomeriggio con il Pd regionale". E le primarie? "Non ha parlato di questo, non mi risulta". NUOVO INIZIO - "Le mie impressioni sono nettamente positive - ha aggiunto la Bonino - ci sono le condizioni perché si ricrei l'entusiasmo delle grandi vittorie civili, parlo dell'aborto ma anche del finanziamento ai partiti. È un nuovo inizio". Accompagnata da Marco Pannella, la vicepresidente del Senato è dunque pronta alla sfida: "La Polverini è molto attiva, lo sarò anch'io".
12 gennaio 2010
2010-01-11 Il segretario del Pd indica la linea per le Regionali Bersani: "Le primarie sono un'opportunità, non un obbligo" Dove il centrodestra ha già i candidati "è meglio privilegiare l'immediatezza e l'efficacia della scelta" * NOTIZIE CORRELATE * Nodo primarie nel Pd Malumori cattolici per il sì alla Bonino (11 gennaio 2010) Pier Luigi Bersani (Ansa) Pier Luigi Bersani (Ansa) ROMA - Sulle primarie per sciogliere i nodi delle candidature per le Regionali, Pier Luigi Bersani ha tracciato la linea, limitando in parte l'uso di questo strumento. A quanti anche all'interno del partito chiedono che sulle consultazioni primarie faccia testo quanto previsto dallo statuto del partito, il leader democrato ha spiega che il ricorso a tale strumento rappresenta "un'opportunità e non un obbligo. Il partito non può essere un notaio che si limita a stilare il regolamento delle primarie. Noi siamo un partito veramente federalista, non decidiamo nelle ville o in due o tre persone, ma nelle assemblee regionali: lì si decide se, come e dove farle. Adesso dobbiamo privilegiare la messa in campo di candidature forti. Abbiamo come si vede buone occasioni e dobbiamo coglierle". DOVE LA DESTRA E' GIA' IN CAMPO NIENTE PRIMARIE - In particolare, Bersani pensa "che nelle Regioni come il Lazio dove la destra è già in campo sia meglio privilegiare l'immediatezza e l'efficacia della scelta". Dunque il ricorso alle primarie, almeno in Regioni come Lazio e Veneto, dovrebbe essere scartato. Bersani torna a ricordare che "i candidati devono essere scelti entro il 20 febbraio", dunque dove la scelta è ancora incerta c'è tempo per decidere. Ma - aggiunge - "siamo a buon punto in 8-9 regioni dove c'è anche un significativo avanzamento delle relazioni politiche, poi naturalmente ci sono dei problemi". È il caso per esempio del Lazio: "Domani c'è l'assemblea regionale del Pd regionale e io - scandisce Bersani - ripeto che la Bonino è una fuoriclasse, è fuori da ogni stereotipo, e da questo si capisce cosa penso io, ovviamente nel rispetto delle scelte degli organi del partito". Quanto allo scontro interno al centrosinistra in Puglia, "il tema non è l'esclusione di questo o quel candidato. Stiamo cercando - minimizza Bersani - di mettere insieme uno schieramento che sia il più competitivo possibile"
11 gennaio 2010
2010-01-07 Zingaretti dopo l'esplorazione: "Candidato forte o sostegno alla Radicale Lazio, dal Pd aperture alla Bonino Casini e Binetti: "Meglio la Polverini" Feltri contro la sindacalista: "Non mi ero accorto che fosse una donna" Pier Ferdinando Casini (Ansa) Pier Ferdinando Casini (Ansa) MILANO - Non esistono le condizioni per una candidatura alla presidenza della Regione Lazio che coinvolga il centrosinistra e l’Udc. Lo riferisce in una nota il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, cui martedì il Pd aveva affidato il mandato esplorativo "per costruire una nuova e larga alleanza nel Lazio" invitando il suo partito o a verificare un possibile sostegno alla radicale Emma Bonino (che ha deciso di rompere gli indugi e scendere in campo, ndr)o a individuare una "forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità". LA NOTA - "E’ evidente - afferma Zingaretti - che il centro sinistra debba chiudere in tempi rapidi la questione della candidatura nel Lazio. Per questo, in questi due giorni, ho svolto molti colloqui con gli esponenti politici coinvolti nella ricerca di una candidatura del centrosinistra e sostenuta dall'Udc. Purtroppo in base a quanto ho potuto appurare in questo momento, ancora non esistono le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione così larga". "Ma, a questo punto, emerge l'invito al Partito Democratico di assumere una iniziativa politica che, sulla base dei colloqui avuti, a mio giudizio dovrebbe concentrarsi su una scelta tra due ipotesi: o l'individuazione di una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire, o la verifica di un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino. Ho riferito al Segretario Nazionale Bersani e al Segretario Regionale Mazzoli queste mie valutazioni". BINETTI - A questo punto però in casa Pd si appalesano i primi problemi. "Un sostegno del Pd alla candidatura di Emma Bonino sicuramente sarebbe per me una ragione forte per andare via". Paola Binetti non lascia spazio a dubbi: in un'intervista che sarà pubblicata giovedì da Liberal spiega che non potrebbe mai sostenere "una scelta simile" per il Lazio nè "una linea di questo tipo". Sembra così profilarsi un travaglio anche più sofferto, per il Pd, di quello provocato dal caso Vendola, sostiene la deputata teodem: "Ci sarebbe una vera e propria emorragia: - spiega - pensiamo davvero che la componente popolare, ad esempio, potrebbe mai far accettare al proprio elettorato la candidatura di un personaggio dal profilo senza dubbio internazionale, forte, ma anche così scolpito da essere in antitesi con tutta una serie di valori? Diciamo che la leader radicale ha deciso di lanciare una forte provocazione, che probabilmente sarà chiarificatrice rispetto a quello che il Pd vuole veramente essere". Sostenere la Bonino "con tutto il rispetto per la persona", aggiunge la parlamentare cattolica, "vuol dire consegnare il Lazio alla Polverini, vuol dire aver deciso che si è già perso, magari con onore, ma senza possibilità". Peraltro nella conversazione con il quotidiano la Binetti arriva a ipotizzare persino un suo voto favorevole alla candidata del Pdl. CASINI - E anche Pier Ferdinando Casini, leader Udc, dopo aver annunciato il sostegno a Francesco Boccia del Pd in vista delle regionali in Puglia, è pronto a sostenere il candidato del Popolo della Libertà nel Lazio. "Se la scelta dovesse essere tra la Polverini e la Bonino, noi e il nostro elettorato siamo per la Polverini, della quale abbiamo condiviso le posizioni sindacale e soprattutto quella per il quoziente famigliare" afferma l'ex presidente della Camera intervistato dal Tg2. LA REAZIONE DELLA POLVERINI - Le parole pronunciate da Casini sono in ogni caso state recepite positivamente dalla stessa Polverini, secondo cui la posizione del leader centrista "è importante ed interessante, del resto su molte questioni, in tempi non sospetti, con l'Udc abbiamo fatto battaglie insieme, in particolare sul valore della vita e della famiglia e questo sicuramente è un buon riconoscimento". FELTRI - Ma la Polverini non accoglie solo favori. Il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, critica ancora una volta la candidata del centrodestra alla Regione Lazio, Renata Polverini. Nel corso di Cortinaincontra, Feltri ha affermato: "Ora la candidata nel Lazio è un’amica di Fini, la Polverini. Su di lei ho avuto anche una polemica con Daniela Santanchè: lei dice che è una donna e va incoraggiata. Io non mi ero accorto che fosse una donna, per questo non sono stato cavaliere". "Siccome è amica di Fini - ha aggiunto Feltri - tutti i giornali della sinistra sono felicissimi. Poi per la sua campagna elettorale si è presa un signore che si chiama Velardi che è sempre stato con D’Alema".
06 gennaio 2010
2010-01-06 Verso le regionali Casini: "Tra Bonino e Polverini l'Udc sceglie il candidato Pdl" Il leader del partito: "Abbiamo condiviso le sue posizioni sindacali. Alleanze variabili contro il finto bipartitismo" Pier Ferdinando Casini (Ansa) Pier Ferdinando Casini (Ansa) MILANO - Dopo aver annunciato il sostegno a Francesco Boccia del Pd in vista delle regionali in Puglia, Pier Ferdinando Casini detta la linea del partito anche per quanto riguarda la sfida elettorale nel Lazio. In questo caso, però, il leader Udc è pronto a sostenere il candidato del Popolo della Libertà. "Se la scelta dovesse essere tra la Polverini e la Bonino (che ha deciso di rompere gli indugi e scendere in campo, ndr), noi e il nostro elettorato siamo per la Polverini, della quale abbiamo condiviso le posizioni sindacale e soprattutto quella per il quoziente famigliare" afferma l'ex presidente della Camera intervistato dal Tg2. Resta però da capire quale possa essere l'esito del "mandato esplorativo" affidato dal Partito democratico a Nicola Zingaretti: in caso di nuova candidatura, l'Udc potrebbe insomma modificare la propria decisione. PUGLIA - "In Puglia - sottolinea Casini - abbiamo scelto un moderato, perché Boccia è un moderato. Nel Lazio la patata bollente è nelle mani del nostro segretario Cesa, che vedrà come dipanarla". Quanto alle accuse di Berlusconi di praticare "alleanze variabili", Casini risponde: "Le nostre alleanze variabili sono contro questo bipartitismo finto e fittizio". 06 gennaio 2010
2009-12-29 E il presidente uscente: "Allora convochiamole il 17 gennaio" "Vendola vuole le primarie? Va bene" Emiliano: sono pronto. Poi la stoccata: "Vuole spaccare il Pd dopo avere già spaccato Verdi e Comunisti italiani" * NOTIZIE CORRELATE * Emiliano manda sms: senza l'unanimità non mi candido (dal Corriere del Mezzogiorno) Michele Emiliano, sindaco di Bari e uno dei possibili candidati del Pd per le regionali (Ansa) Michele Emiliano, sindaco di Bari e uno dei possibili candidati del Pd per le regionali (Ansa) BARI - "Se Vendola proprio ci tiene, vuol dire che faremo le primarie": lo dice Michele Emiliano, sindaco di Bari e presidente dell'assemblea regionale Pd, parlando con i giornalisti a proposito dell'impasse dal quale il Partito Democratico pugliese sembra non riesca ad uscire per la nomina del candidato presidente del centrosinistra alle prossime regionali. Il benestare di Emiliano è però condizionato al fatto che cambi la legge regionale elettorale che attualmente prevede le dimissioni per sindaci e presidenti di Province che vogliano presentarsi come candidati presidenti alle regionali. "VUOLE SPACCARE IL PD" - Incalzato dai giornalisti Emiliano accetta per la prima volta le primarie, poste come condizione dal presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, perchè sia fatto un nome diverso dal suo a candidato presidente del centrosinistra. Emiliano, tuttavia, non risparmia dure critiche a Vendola: "Vuole spaccare - dice - anche il Pd, dopo aver spaccato il suo partito, dopo aver spaccato i Verdi e i Comunisti Italiani, dopo aver spaccato l'Idv. Dopo aver ridotto a un cumulo di macerie il centrosinistra pugliese". "MA NON E' UN NEMICO" - In ogni caso, Emiliano di dice fiducioso: "Se le vinco, queste primarie, noi abbiamo vinto le elezioni regionali. Se vinco le primarie del Pd allargato, noi abbiamo vinto le elezioni regionali". "Questo - ha aggiunto - Nichi lo sa, e se lo ritiene faccia le primarie con moderazione. Se lui ha davvero a cuore questa regione confrontiamoci in allegria, senza rancori, cerchiamo solo di tenere in piedi ciò che abbiamo costruito in questi anni". "Comunque vada - ha concluso Emiliano - la mia storia personale e politica rimarrà legata a quella di Vendola che, per me, non è un nemico. Ma è semplicemente una persona che, in questo momento, non riesce a vedere quello che vedo io, e che gli propongo di osservare con attenzione". Nichi Vendola, presidente uscente della giunta regionale pugliese (Lapresse) Nichi Vendola, presidente uscente della giunta regionale pugliese (Lapresse) "FACCIAMOLE IL 17" - Vendola, dal canto suo, ha proposto che le primarie vengano indette per il 17 gennaio, cioè prima della seduta del Consiglio regionale pugliese, convocata per il 19, che dovrebbe esaminare l'emendamento con il quale potrebbe essere cassata dalla legge elettorale regionale la ineleggibilità dei sindaci. Legge - da più parti già ribattezzata "salva-Emiliano" - che Vendola non vuole commentare: "Non ci può essere una invadenza da parte del governo regionale in una materia che è tipica prerogativa del Consiglio regionale, cioè quella elettorale". Contrari alla modifica della legge si sono espressi in un documento ufficiale 14 consiglieri regionali appartenenti ai cespugli del centrosinistra, assessori regionali del Pd e l'intera opposizione di centrodestra.
29 dicembre 2009(ultima modifica: 30 dicembre 2009)
Il piede in due staffe Una delle ragioni per le quali non conviene prendere troppo sul serio l'attuale revival di discussioni sulle "riforme costituzionali" è che le trattative sulle riforme sono come i negoziati internazionali: non portano a nulla se l'uno o l'altro (sia esso un partito politico o uno Stato) dei supposti protagonisti della trattativa è debole e diviso al suo interno, il che lo rende un negoziatore poco efficace e poco affidabile. Questa è la situazione in cui versa oggi il Partito democratico. La conclusione del congresso di quel partito, come era forse prevedibile, non lo ha ricompattato e stabilizzato. Nonostante gli sforzi di Bersani, si fatica a intravedere una linea chiara. Se Bersani dice una cosa qualsiasi, gli esponenti della minoranza lo rimbeccano immediatamente sui giornali. A volte, dicono cose opposte a quelle che sostiene il segretario persino certi esponenti della stessa maggioranza (caso Rosy Bindi). Il Partito democratico è preda di una specie di "congresso permanente" che alcuni, o molti, confondono con la democrazia. I partiti di governo, tenuti insieme dai dividendi del potere, possono permettersi un simile coro di voci discordanti (talvolta, ne sono persino avvantaggiati). I partiti di opposizione non possono. Le difficoltà della leadership sono ben rispecchiate nel modo in cui il Pd si avvia verso le elezioni regionali. In Lazio non ha ancora trovato un candidato da opporre a una sfidante fortissima come Renata Polverini, in Puglia la questione Niki Vendola ne sta da tempo dilaniando le carni. La Campania è già praticamente persa. Piemonte e Liguria, se i sondaggi sono attendibili, sono in bilico. Il Pd rischia assai grosso. Un quasi-cappotto alle regionali suonerebbe come una campana a morto. È tradizione, in Italia, che l'opposizione ottenga lusinghieri successi alle elezioni regionali. Una sconfitta del Pd testimonierebbe, a un tempo, della buona salute di cui continuano a godere i partiti di governo e della malattia che attanaglia il maggior partito di opposizione. La malattia si chiama crisi di identità e le incertezze del partito sulla questione delle alleanze ne sono la spia. L'amletico dubbio è: rompere con Antonio Di Pietro e allearsi con l'Udc (peraltro determinante in molte regioni) adottando con decisione quello stile di opposizione pacata e responsabile che è nelle corde di Bersani o perseverare in un’alleanza che spaventa e allontana i moderati? La minoranza del partito vuole che con Di Pietro non si rompa. Alcuni esponenti vicini a Massimo D'Alema vorrebbero il contrario. Sapendo peraltro che mettere fine all'alleanza con Di Pietro significherebbe attirarsi gli strali, e le consuete accuse di tradimento, di quei mezzi di informazione che campano sull’antiberlusconismo radicale. Come sempre, quando un partito è tirato per la giacca in direzioni opposte, a prevalere, almeno temporaneamente, è il "centro", in questo caso rappresentato da coloro che ritengono conveniente tenere il piede in due staffe: corteggiare l'Udc e non spezzare il rapporto con Di Pietro. Ma in politica quelli che tengono il piede in due staffe rischiano molto: rischiano di essere considerati da chi li osserva "né carne né pesce". È la condizione peggiore che si possa immaginare quando si tratta di andare a chiedere ai cittadini consensi e voti. Angelo Panebianco 30 dicembre 2009
2009-12-28
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-01-31 IL PERSONAGGIO/ L'ultima speranza del governatore uscente: un intervento di Roma... Giornata frenetica, poi la resa tramonta l'era di Bassolino di CONCHITA SANNINO Giornata frenetica, poi la resa tramonta l'era di Bassolino Antonio Bassolino NAPOLI - Quando la disfatta è davvero vicina, ti accarezza con parole di pietas. Un nuovo accento che affiora, per la prima volta in quindici anni, ieri sera, sulle labbra di Vincenzo De Luca, unico candidato ufficiale del Pd in Campania, quando si rivolge al suo acerrimo nemico e grande assente, Antonio Bassolino. Dopo una giornata tesissima, che aveva sancito il ritiro dell'ultimo bassoliniano contro De Luca in un imbarazzante balletto sulle primarie - convocate, per tre volte rinviate e ieri, di fatto, vinte "a tavolino" dal rivale - il sindaco di Salerno può permettersi di non infierire. Gli basta promettere "rinnovamento radicale nelle politiche regionali". E poi: "Basta duelli, basta caricature, vorrei rivolgere un saluto a Bassolino", esorta. Prima di passare all'opera di archiviazione: "Al di là delle luci e delle ombre di quindici anni di governo, la vicenda di Bassolino appartiene alla storia democratica e civile di questo Paese e del Mezzogiorno. Lui stesso ha detto in passato una cosa importante: "Non ce l'abbiamo fatta". Noi tutti non ce l'abbiamo fatta, non solo lui". E così sia. Voglia di un nuovo inizio. In un Pd che resta diviso, ma sta già cambiando leadership. La fine dell'era bassoliniana in Campania, comunque vadano queste elezioni regionali, è scoccata alle sei della sera, sotto un cielo piovoso, nella sala gremita di un albergo sul lungomare. Davanti a una platea trasversale ecco il calcio d'inizio di De Luca, il primo cittadino-sceriffo che dota di manganelli i vigili urbani di Salerno, l'amministratore outsider dei democratici, la spina nel fianco di Bassolino per quasi tre lustri, ma anche di Pierluigi Bersani negli ultimi due mesi. Combattente in cerca di sfide, il sindaco già si riconquistò la sua rielezione con una corsa tutta in salita, nel giugno del 2006: vincendo, con un cartello di liste civiche, contro il designato ufficiale di Ds e della Margherita, l'europarlamentare Alfonso Andria, voluto da Bassolino e De Mita. Accadeva una vita fa. Con Prodi che si apprestava a riconquistare Palazzo Chigi e il potere bassoliniano in sella. All'hotel Vesuvio, quando De Luca entra tra due ali di folla e dalla platea si alza proprio Andria per abbracciarlo, scatta la prima standing ovation. Un'ora di discorso a braccio, diciotto lunghi applausi.
De Luca non si fa "impressionare" dall'avversione già dichiarata dall'Idv e della Sinistra che considerano la sua candidatura "improponibile" e gli chiedono di fare un passo indietro per salvare "la coalizione". Ipotesi lunare per il candidato, soprannominato anche Vincenzo 'o pazzo da chi ne apprezza il piglio decisionista. Improbabile anche l'ultima ratio a cui si appellano i bassoliniani, quando argomentano che il regolamento delle primarie prevede che "in assenza di un'intesa con tutti gli alleati, il candidato rimetta l'ultima parola al partito". È l'esile speranza di Bassolino: un improbabile intervento da Roma. Mentre De Luca è già lanciatissimo contro il centrodestra, cui non lesina attacchi. "In questi cinque anni l'opposizione c'era? Virtuale. Ora noi dobbiamo stare uniti, tutti", quasi grida. "Vincere qui e ora, ce la possiamo fare. Perché se non superiamo questa sfida, la Campania finisce in mano alla camorra". Sala in delirio. De Luca non chiude la porta ai potenziali alleati. "Ma prima di stare con i partiti, voglio stare con i cittadini, i giovani in cerca di lavoro, gli onesti padri di famiglia". Parole dure per Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris che gli avevano ricordato di essere rinviato a giudizio per vicende amministrative. "I magistrati non devono guardare in faccia a nessuno. Ma nessuno venga a darmi lezioni di legalità. Casomai, ne do". Nel suo pantheon di oggi, De Luca mette Napolitano e la Chiesa. "Dietro di me non ho correnti, non ho potentati economici, non ho burattinai. Sono un uomo libero. Se devo scegliere tra la verità e la bandiera di partito, scelgo la verità".
© Riproduzione riservata (31 gennaio 2010)
Nuove candidate in arrivo per il Pdl, tra cui alcune escluse un anno e mezzo fa e, tra le altre, spunta laRavot, cantante nelle estati a Villa Certosa con Apicella La carica dei tacchi alti altre veline in lista col premier Poi c'è la Petti, che somiglia tanto a Veronica. Smentisce invece l'ex hostess Martani: nessuna offerta dal Pdl, dice.di Francesco Bei La carica dei tacchi alti altre veline in lista col premier Paola Petti ROMA - La new entry planata sul tavolo dei coordinatori del Pdl, che in questi giorni stanno esaminando le candidature in tutte le regioni d'Italia, è una bellissima ragazza di nome Paola Petti. Con una somiglianza impressionante con Veronica Lario da giovane. "Ma questa chi è?", si sono chiesti. "Amica del Presidente". La Petti - sconosciuta a via dell'Umiltà, ma nota nel mondo della movida romana - è solo una della tante candidature a tacco alto sponsorizzate dal Cavaliere. Non è detto che tutte ce la faranno a entrare in lista (alcune, come la Petti, potrebbero finire all'ultimo in qualche ufficio stampa istituzionale) ma la grande corsa è cominciata. Alcune di queste ragazze, con cui Berlusconi vorrebbe dare un tocco di freschezza alle sue liste, sono le stesse che un anno e mezzo fa "il Presidente" provò a piazzare al Parlamento di Strasburgo. C'è per esempio Emanuela Romano, animatrice del club "Silvio ci manchi", che insieme a Virna Bello e Francesca Pascale (altra candidata in pole position per il listino del Lazio) andava a villa Certosa per portare a Berlusconi "un barattolino con l'aria di Napoli". Dopo un master in Publitalia, la Romano "bucò" la candidatura alle Europee e il padre ci restò talmente male per la promessa non mantenuta che tentò di darsi fuoco dinanzi a Palazzo Grazioli. Adesso potrebbe essere la volta buona. Nelle "sliding doors" di palazzo Grazioli ci sono hostess che entrano e hostess che escono. Esce Daniela Martani, ex hostess Alitalia, transitata poi nel Grande Fratello, che proprio Repubblica aveva indicato come in lizza per un posto da consigliere regionale. La Martani oggi smentisce di aver ricevuto alcuna proposta di candidatura e afferma persino di non conoscere Berlusconi: "Non mi ha mai contattata e comunque il mio obiettivo in questo momento non è certo quello di fare politica". Entra invece Francesca Provetti, finalista Miss Italia 2008 e valletta tv. Complice un seminario ad Arcore con "il Presidente", durante il quale la ragazza era stata ingaggiata, appunto come hostess, la giovanissima Provetti dovrebbe impiombarsi nel listino della Lombardia. Si fa viva anche Cristina Ravot, la 29enne cantante della "Berlusconi-Band" che, assieme ad Apicella, allieta le serate estive di villa Certosa. Voce jazz in un corpo da modella, si tratta ora di capire in quale regione candidarla, ma tutto porta al listino della Polverini nel Lazio.
Sempre in ballo per il listino lombardo è invece Patricia Kieran, che ha conosciuto Marina Berlusconi perché porta i figli alla sua stessa scuola. Con il Cavaliere condivide la passione per le farfalle, tanto che il comune di Milano le ha sponsorizzato "l'oasi delle farfalle" nei giardini di Porta Venezia, dove gli insetti possono accoppiarsi liberamente. Ci sarebbe poi Angela Sozio, la ragazza che partecipò al Grande Fratello e fu ospite (paparazzata) di Berlusconi a punta Lada. La rossa "militante del Pdl" ha poi compiuto uno stage giornalistico all'Occidentale, oltre a lavorare per la fondazione Magna Carta e un minimo di esperienza politica se l'è fatta. Per cui ora, giustamente, si propone come consigliere regionale nella sua Puglia. In Campania, dove il listino bloccato non esiste, si dovrà invece cercare voti Giovanna Del Giudice, la ex meteorina di Fede che lavora in Senato con Enzo Ghigo. Ha studiato giurisprudenza e, dopo essere stata scartata dalla liste per le Europee, ora si aspetta un riconoscimento.
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Dopo la rinuncia arrivata da Riccardo Marone, la coalizione capeggiata dal Pd sceglie l'unanimità Attese le reazioni da parte dell'apparato del Partito legato a Bassolino, amico-nemico del sindaco di Salerno Campania, De Luca unico candidato alla Regione Il centrosinistra: "Le primarie non ci saranno" Ma l'Idv non ci sta: "Su di lui è in corso un processo per fatti delicatissimi" Campania, De Luca unico candidato alla Regione Il centrosinistra: "Le primarie non ci saranno" Vincenzo De Luca SALERNO - Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, sarà il candidato presidente del centrosinistra alle elezioni regionali della Campania. Lo rendono noto i segretari regionali del Pd, dei Verdi e dell'Api (Alleanza per l'Italia). "Si è presentato solo De Luca - spiega Enzo Amendola, segretario regionale del Pd - Quindi ora lavoriamo per un'ampia coalizione al suo sostegno. Le primarie infatti non ci saranno". Dopo la rinuncia arrivata in mattinata da Riccardo Marone, attuale assessore al turismo della Regione Campania, e dopo aver preso atto dell'assenza di altre candidature, il centro-sinistra ha scento l'unanimità e ha optato per delle "primarie di coalizione". "Con Vincenzo De Luca - spiegano Enzo Amendola (Pd), Bruno Cesario (Apl) e Francesco Emilio Borrelli (Verdi) - ci impegniamo a lavorare all'ampliamento della coalizione e alla definizione programmatica di un'alleanza in vista delle prossime elezioni regionali. Le risultanze di questo lavoro saranno valutate nei prossimi giorni negli organismi dirigenti dei partiti". Ma De Luca non piace all'Idv che reagisce bocciando la proposta dei tre segretari regionali. "Per noi De Luca è improponibile e impresentabile non per le sue qualità di amministratore a Salerno, che sono buone, ma perché su di lui è in corso un processo su fatti delicatissimi. Abbiamo letto le carte". Per l'Idv quindi la questione morale non può partire da De Luca. Sulle spalle del sindaco di Salerno pesa infatti un'inchiesta giudiziaria sulla delocalizzazione delle ex manifatture cotoniere meridionali di Salerno. Le accuse a suo carico vanno dalla truffa aggravata al falso . De Magistris si augura infatti che "il Pd riveda la sua posizione anche perché per dare segni di discontinuità in due regioni come la Campania e la Calabria, è necessario che il cambiamento politico arrivi dal basso". Il gioco si fa ancora più duro perché "se lo scenario non cambierà, non si esclude una candidatura Idv anche in Campania". Per ora comunque niente di fatto, sul piano politico - spiega De Magistris - non perdiamo le speranze di un accordo con il Pd". Arrivata la risposta dell'Idv, i tre segretari regionali dovranno ora solo attendere la reazione dell'apparato del Pd, legato al governatore uscente Antonio Bassolino, con cui i rapporti sono sempre stati tesissimi. Nel Lazio invece buone notizie a favore di Emma Bonino, candidata del centro-sinistra alla presidenza della Regione. Il sì incondizionato a favore della radicale arriva da una rappresentate del mondo cattolico, Luigina Di Liegro, assessore regionale alle Politiche sociali. Secondo la Di Liegro, "la Bonino si è sempre spesa a favore dei più deboli, dei condannati a morte, delle vittime del genocidio in Ruanda e a favore delle donne del mondo". Per tutto questo "Emma è la persona giusta", quella che cioè potrebbe realizzare anche i propositi espressi da monsignor Mariano Crociata: "La realizzazione del bene più grande". Sono invece "scelte contraddittorie" quelle fatte dall'Udc per le prossime regionali. Secondo il quotidiano Avvenire, il Partito di centro avrebbe eccessivamente puntato "sull'utilitarismo" tralasciando il "segno identitario di ispirazione cristiana". Il giornale dei vescovi italiani critica il segretario Casini per aver "esercitato una significativa centralità politica e rifiutato a priori intese globali e subalterne". In altre parole, Casini avrebbe puntato "più al risultato numerico atteso (e non garantito) che all'affermazione di un'autonomia politica basata su valori esplicitamente proclamati". Il riferimento non è casuale. Stando a quanto scritto nell'editoriale comparso sull'Avvenire, la scelta di schierarsi in alcune Regioni a fianco dei radicali di Pannella potrebbe rivelarsi "pericolosa soprattutto in zone, come quelle settentrionali, nelle quali il voto per l'Udc è soprattutto un voto di opinione, non appoggiato, come invece accade in alcune aree meridionali, sulla rete di presenze amministrative". (30 gennaio 2010)
2010-01-28 La Poli Bortone candidata da Casini dice no al premier che chiede un passo indietro "Rispetto il suo pensiero e lo stimo, ma sono al servizio dei pugliesi" Puglia, salta il tentativo di accordo Udc-Pdl Berlusconi: "Vinceremo con Palese" Il premier: "Non mi faccio incantare da nessuno" Puglia, salta il tentativo di accordo Udc-Pdl Berlusconi: "Vinceremo con Palese" Adriana Poli Bortone ROMA - Già finito il tentativo di pacificazione fra Silvio Berlusconi e Pierferdinando Casini in Puglia. Il tentativo di trovare "un terzo" nome da schierare contro Vendola superando quindi quelli dei due candidati in pista (Adriana Poli Bortone per l'Udc e Rocco Palese per il Pdl) è durato solo una notte. La Poli Bortone di prima mattina annuncia che al passo indietro chiesto da Berlusconi in Puglia non ci pensa nemmeno. "Rispetto il pensiero del premier - dice la candidata Udc alla Regione - , ma sono al servizio dei pugliesi per interpretare un bisogno di cambiamento ed una voglia inarrestabile di sviluppo, che vede al centro i valori della socialità propri del Meridione, della famiglia, dell'economia sociale di mercato per le piccole e medie imprese, del moderatismo come metodo di lavoro". Insomma, si va avanti. "Sono a capo di un movimento Io Sud - spiega la senatrice - che crede nei valori del Mezzogiorno. Immaginavo che anche il Pdl volesse fare un accordo con l'Udc e con noi. E su Berlusconi aggiunge: "Ci sta mettendo tutta la buona volontà. La formula del terzo nome, che non credo sia sua ma che qualcuno gli ha suggerito come formula di mediazione, non credo sia quella giusta". Poi conclude polemicamente: "Credo di essere un candidato abbastanza forte per battere il governatore. Se ci sono altre ipotesi più forti va benissimo. A meno che non sia il ministro Fitto che voglia candidarsi...". A fianco della sua candidata si schiera subito Casini che dice: "La Poli Bortone è in campo e noi con lei". "Noi vogliamo costruire una convergenza per l'alternativa a Vendola - spiega il leader dell'Udc - la Poli Bortone non è il candidato dell'Udc, nè del Pdl e credo che sul suo nome ci possa essere una intesa ampia. Per questo, dico che auspichiamo una intesa ampia su di lei. La Poli Bortone è la candidata più forte, è in campo, con la sua forza politica e la sua autonomia per realizzare una convergenza tra noi a il Pdl". Ma la prova di forza non è piaciuta al Cavaliere che subodora una trappola e ribatte a brutto muso. "Non mi faccio incantare da nessuno". Berlusconi quindi tira le somme: "In Puglia abbiamo già un candidato, andiamo avanti e vinceremo con Palese". (28 gennaio 2010)
Lazio, la Polverini vira sul rosso Ecco il logo della Lista/ LE FOTO E' già un caso il logo della lista civica di Renata Polverini, candidata del Pdl per la presidenza del Lazio che sceglie il rosso come colore dominante della sua comunicazione. Una scelta spiegata con il fatto che il rosso è un "colore deciso". La candidata del centrosinistra Emma Bonino si confessa intanto in un'intervista all'espresso e racconta la sua rivoluzione radicale di Laura Mari I due loghi a confronto I due loghi a confronto Fanno discutere il logo scelto da Renata Polverini per rappresentare la sua lista civica alla presidenza della regione Lazio e la scelta del rosso come colore dominante della sua comunicazione. Un simbolo che assomiglia molto a quello di Sinistra, ecologia e libertà, la formazione guidata da Nichi Vendola e che raggruppa una parte di Rifondazione, alcuni verdi usciti dal partito e diversi ex rappresentanti del Pd. GUARDA Polverini show | Il video Il simbolo si presenta con un cerchio rosso, una scritta bianca e una fascia tricolore. Sulla scelta del colore, la candidata del Pdl Polverini che spesso indossa giacche rosse ha subito precisato: "Il rosso è un colore deciso, che mi piace, nel quale mi riconosco e che credo non possa essere più attribuito ad una parte politica". "Nella mia lista civica - ha aggiunto - voglio portare in scena una nuova generazione per la quale non contano vecchie appartenenze, destra o sinistra, ma le competenze, il merito, la passione. Tutte queste energie le voglio raccogliere intorno alla lista che stiamo creando". Sempre in occasione della presentazione del logo sono stati annunciati i temi dei nuovi manifesti elettorali Su ogni cartellone ci sarà la scritta 'sicuramente' accompagnata da quattro parole chiave: lavoro, salute, famiglia, futuro. A presentarli è stata la candidata di centrodestra in una conferenza al comitato elettorale. "La parola 'sicuramente' rappresenta un tratto del mio carattere, la testardaggine- ha spiegato Polverini- è il mio modo per dire che voglio mettermi d'impegno per i cittadini del Lazio. Sono contenta perché questa campagna elettorale mi assomiglia, è fresca, colorata, che parla alle persone comuni con un messaggio innovativo". (28 gennaio 2010)
Il sindaco, con una breve comunicazione in Consiglio comunale, ha formalizzato il suo addio Il Pd cittadino: "Ora il governo indica le elezioni per il prossimo 28 marzo" Bologna, Delbono si è dimesso Ora si aspetta la decisione sul voto Bologna, Delbono si è dimesso Ora si aspetta la decisione sul voto Flavio Delbono BOLOGNA - Lo aveva annunciato, oggi lo ha fatto. Il sindaco di Bologna Flavio Delbono, dopo l'approvazione del bilancio, si è dimesso formalmente dalla carica, leggendo una breve, secca comunicazione nell'aula del Consiglio. Adesso si aprono le procedure che porteranno o al commissariamento o al voto anticipato, in data ancora tutta da definire. L'ormai ex primo cittadino ha lasciato la poltrona per le polemiche legate all'inchiesta in cui è coinvolto, su presunti viaggi con l'allora compagna Cinzia Cracchi a spese della regione. Tra le ipotesi di reato che la Procura gli contesta c'è quella di truffa aggravata e anche quella di aver cercato di spingere la Cracchi alla falsa testimonianza, a inchiesta già avviata. Secondo Andrea De Maria, segretario del Pd bolognese, con le dimissioni di oggi di Delbono "ci sono tutte le condizioni per votare il 28 marzo", in contemporanea con le elezioni regionali. "Questa è la cosa migliore per Bologna e la strada giusta da seguire - ha aggiunto - adesso sta al governo fare al più presto la sua parte". (28 gennaio 2010)
Il leader dell'Udc: "Il dialogo è aperto". E si profila l'idea di un terzo candidato per battere Vendola. Confermata l'intesa col Pd in Liguria, Marche e Basilicata Regionali, Casini ora apre al Pdl in Puglia Berlusconi: "Palese e Poli Bortone si ritirino" Ma da Bari Fitto frena: "Noi siamo già in campagna elettorale per il nostro candidato" Regionali, Casini ora apre al Pdl in Puglia Berlusconi: "Palese e Poli Bortone si ritirino" Pier Ferdinando Casini ROMA - Per le Regionali l'Udc riapre al Pdl. Lo fa confermando - come previsto, l'appoggio in Calabria a Scopelliti, e soprattutto lo fa dicendosi disponibile ad una intesa sulla Poli Bortone in Puglia. E l'effetto primarie, dopo il successo di Vendola. Che ora rimette in discussione il "terzismo" a Bari. In serata, mentre Bossi consiglia il Pdl di "non trattare con l'Udc", il premier non sembra volerlo ascoltare e lancia la sua proposta: "In Puglia dobbiamo trovare un candidato comune". E invita Rocco Palese (candidato Pdl) e Adriana Poli Bortone (in lizza per l'Udc) a fare "un passo indietro". Il nome dell'eventuale candidato potrebbe venire dalla famiglia Divella, industriali della pasta. Casini riapre i giochi. Io subisco insulti dal Pdl, ma non ne ho mai rivolti a loro. Il dialogo è aperto con tutti, ci mancherebbe che non lo sia con il Pdl, che in questi anni è stato con noi all'opposizione in Puglia". Sembra proprio una mano testa al centrodestra quella del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Le parole di Casini arrivano dopo la scelta dei centristi di candidare Adriana Poli Bortone in Puglia. Creando una situazione che mette in difficoltà il Pdl che, invece, schiera Rocco Palese. Ma il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, uno dei leader del Pdl locale, avverte: "Siamo già in campagna elettorale per Rocco Palese". Mentre dal Secolo arriva un secco ammonimento: "Il Pdl in Puglia rischia il ko". Casini fedele alla politica dei due forni, si mostra conciliante. Sfumata l'intesa con il centrosinistra, ammicca alla parte opposta: "In Puglia il dialogo è aperto con tutti e ci mancherebbe che non lo fosse con il Pdl, che in questi anni è stato come noi all'opposizione in consiglio regionale" dice Casini intervistato su Canale 5.
Ed ancora: "In Puglia il nostro non è candidato qualunque, e davanti a un Vendola che con il suo populismo è forte, la Poli Bortone è l'unica che può batterlo. Il Pdl dovrebbe riflettere, in questo caso credo che non ci sia un candidato più forte. Invito tutti a una riflessione pacata, vediamo se si può realizzare una convergenza sulla Poli Bortone. Io sarei disponibile, ben venga". Se a questo si sommano le indiscrezioni che raccontanodei timori del Cavaliere in Puglia e della sua tentazione di ricucire con Casini, il quadro che si delinea offre motivi di preoccupazioni a Vendola e allo schieramento che lo sostiene. "In Puglia ha perso D'Alema, ha perso Bersani ma entrambi si sono mossi con linearità per evitare una deriva populista. Va dato atto a questi due leader politici che, pur avendo perso, hanno saputo essere coerenti fino fondo e hanno avuto la forza di difendere le loro ragioni" continua Casini. Che rivendica la "coerenza cristallina" del suo partito e pianta un paletto preciso sulle alleanze: "Il Piemonte? Noi non andiamo con la Lega e non saremo mai abbinati dove è presente la Lega". Confermato accordo col Pd in Liguria, Marche e Basilicata. In mattinata si sono visti Cesa e Berlusconi. Il premier ha provato a mettere sotto pressione il segretario Udc anche in Liguria e nelle Marche. Tanto è vero che alla riunione con i centristi era presente addirittura il candidato Pdl ligure, Sandro Biasotti. E Cesa, più tardi fa sapere che per la Liguria tutto resta congelato fino a venerdì. Ma il segretario regionale ligure, Roberto Monteleone, non ci sta. Lui, l'accordo con Burlando l'ha già sottoscritto da tempo e non intende tornare indietro: "Venerdì daremo l'annuncio ufficiale". Va a finire che Cesa frena e, intorno alle 21, scioglie il nodo a favore del Pd in tre regioni: "Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa ha ricevuto nel pomeriggio i dirigenti locali delle regioni Liguria, Marche e Basilicata. Nel corso degli incontri è stata confermata la sottoscrizione degli accordi col centrosinistra stipulati nelle tre regioni dai dirigenti locali". Giochi fatti invece in Calabria, dove i centristi appoggeranno il candidato del centrodestra Giuseppe Scopelliti. infine la Puglia." Volete che vinca Vendola? la cosa migliore sarebbe trovare una soluzione" avrebbe detto Berlusconi.anno ormai siglato un patto con il partito democratico. Resta in campo la possibilità che Pdl e Udc possano accordarsi su un terzo candidato. Ma, in serata, il premier rompe gli indugi e si, con una nota, rivolge direttamente ai due candidati di Udc e Pdl "a fare un passo indietro", Chiaro l'obiettivo di trovare un terzo nome su cui far convergere tutti con l'obiettivo di battere Vendola. Il testo fa riferimento alle "reiterate affermazioni di vari esponenti del PdL e dell'Udc di voler ricercare in Puglia un candidato che consenta di costruire una larga alleanza di centrodestra da contrapporre al governatore di sinistra Vendola". La conclusione del premier è che Palese e Poli Bortone sono candidature "degne di considerazione" ma una loro rinuncia può "consentire la comune pronta individuazione di un terzo candidato che permetta di unire tutte le forze alternative alla sinistra estrema di Vendola". Bossi frena e avverte. Alla Lega, ovviamente, le aperture dell'Udc a Berlusconi non piacciono. E scende in campo Bossi in persona con un "consiglio" agli alleati berlusconiani: "Noi abbiamo già deciso di non trattare con l'Udc perchè anche se vinci con i suoi voti dopo non puoi utilizzarli perchè non combini niente, questo è un consiglio che do anche al Pdl...". Di Pietro attacca. Tace il Pd, arriva la reazione dell'Idv per bocca di Antonio Di Pietro: "Noi facciamo opposizione, in modo chiaro e determinato. L'Udc fa meretricio, si offre al miglior offerente. C'è una bella differenza". La risposta dei centristi non si fa attendere. Cesa e Buttiglione (presidente del partito) rendono noto che la delegazione dell'UDC non sarà presente ai lavori del congresso dell'Italia dei Valori in programma la prossima settimana. Pd, primarie in Umbria. Si sblocca un'altra situazione complicata del Pd che ha deciso di tenere in Umbria le primarie. Si svolgeranno il 7 febbraio, si potranno presentare candidature fino a sabato alle 20. Già in lizza il senatore Mauro Agostini, ex tesoriere del Pd quando era segretario Veltroni. (27 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Le chiavi di casa Se la Polverini vince nel Lazio, sarà anche per i voti centristi. In Piemonte la Bresso parte avanti anche grazie all’alleanza con l’Udc. In Campania e in Calabria i giochi sono ben aperti. Insomma, il bilancio (provvisorio) del signor due forni non è male. Al panificio di Casini manca però il colpaccio. Una bella mano per coglierlo in dirittura d’arrivo gliela stanno dando Pd e Pdl. Entrambi, in Puglia, hanno combinato un mezzo disastro. E Pier, che si è messo lì in mezzo con Adriana Poli Bortone, aspetta. Al Cavaliere, lo sanno tutti, non piace Rocco Palese. Così, in barba alle estenuanti polemiche contro i "due forni", il premier potrebbe mollare il pupillo di Fitto e buttarsi sulla senatrice candidata dall’Udc. I giochi non sembrano dunque fatti, e nelle prossime ore si capirà se il "laboratorio pugliese", voluto dai vertici democratici e annientato dall’esito delle primarie, sarà resuscitato dal centrodestra. Sarebbe un problema per Vendola, e l’amara nemesi per i vertici democratici. Che dopo aver provato a ristrutturare una nuova casa, si ritroverebbero davanti alla porta. Ma con la serratura cambiata. (P.S. Fitto fa sapere che nella sua regione è già cominciata la campagna elettorale di Palese. Insomma, che non si torna indietro. Chissà cosa ne pensa il Cavaliere. Di certo non sarà contento di sentirsi dire che sì, anche il Pdl è come il Pd. Un partitone che a Roma vuole una cosa, e a Bari se ne fa un’altra.) Scritto mercoledì, 27 gennaio 2010 alle 09:18
2010-01-26 Su Repubblica il Professore aveva avanzato dubbi sulla capacità di guidare il partito Dimissioni di Delbono, si va verso il voto a Bologna. Maroni: "Se c'è un accordo si può fare" Pd, Bersani replica a Prodi "Critiche che non condivido" Pd, Bersani replica a Prodi "Critiche che non condivido" Pierluigi Bersani ROMA - "Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili, anche quando gli si attribuiscono cose sulle quali posso non essere d'accordo". Pierluigi Bersani, commenta così le parole di Romano Prodi, pubblicate da Repubblica, in cui sono espresse riserve verso la conduzione del Pd. Parole che arrivano dopo le primarie in Puglia e dopo la tormentata vicenda che ha visto coinvolto il sindaco di Bologna. Per questo il segretario del Pd torna sulledimissioni del sindaco, Flavio Delbono. Apprezzando il gesto. 'Delbono ha compiuto un gesto veramente apprezzabile, che testimonia una persona e una città - dice Bersani -. Paese che vai, usanze che trovi; ci sono posti dove esistono altre logiche, ma non lì a Bologna. Un amministratore che dice 'prima la città' è qualcosa che ci invita a riflettere: prima di tutto la città, prima di tutto l'Italia, chi governa deve rispettare il Paese". Nel frattempo a Bologna si va a grandi passi verso il voto anticipato. Lo chiede il Pd locale e il ministro dell'Interno, Roberto Maroni si dice "disponibile" in caso di richiesta "unanime". Anche Bersani non sembra contrario: "Noi siamo per votare prima possibile. Tuttavia come sa bene il ministro Maroni che ha lanciato l'appello, su queste scadenze esistono profili giuridici e costituzionali da garantire". Avvenire contro Bonino. Sul fronte regionali, intanto, l'Avvenire sferra un duro attacco alla candidata del centrosinistra Emma Bonino. Una scelta che, per il quotidiano dei vescovi, "è stata accolta senza neppure un minimo di discussione", che dimostra come sia "crescente la difficoltà del Pd", che a tratti fornisce un'immagine di "subalternità venata di opportunismo". (26 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Accordo tra i due partiti in vista delle regionali di fine marzo In Campania e Calabria si lavora per trovare l'intesa Siglato l'asse Bersani-Di Pietro "Insieme per costruire l'alternativa" L'ex pm: "Non saremo più oppositori isolati e rispetteremo le istituzioni di garanzia" Siglato l'asse Bersani-Di Pietro "Insieme per costruire l'alternativa" ROMA - Seduti l'uno accanto all'altro, Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro siglano un'allenza che, assicura Bersani, "andrà oltre le regionali". L'obiettivo è "costruire l'alternativa". Magari allargando i confini e creando uno schieramento in grado di battere il centrodestra. Un'intesa che arriva dopo mesi di frecciate e attacchi tra i due partiti. Che, oggi, invece, si stringono la mano. Tra i due partiti è stata già raggiunta un' intesa in 11 delle 13 regioni in cui si voterà a marzo, mentre su Campania e Calabria si sta ancora lavorando per trovare un accordo. "Se la destra pensa che ci sediamo in tre regioni (quelle storicamente "rosse" ndr), si illude. Questo non esiste, e se ne accorgeranno" dice Bersani. Ma l'intesa con l'Idv non riguarda solo le regionali. "C'è la comune convinzione - aggiunge il segretario del Pd - che occorre lavorare insieme per allestire una alleanza larga di progresso, competitiva con il centrodestra. La nostra idea di fondo è che le regionali debbano essere, sia sotto il profilo dei contenuti sia sotto il profilo della coalizione, una tappa per costruire una alternativa alle destre". Di Pietro rincara la dose: "Riteniamo necessario impostare un lavoro di programma, di coalizione, aperto a laici e cattolici che vogliono mettersi insieme su una base programmatica. Non possiamo lasciare il Paese ad un governo che illude i cittadini, che toglie agli onesti per dare ai disonesti. Sentiamo il dovere di passare all'alternativa, insieme a chi capisce che non possiamo tornare ad un regime piduista". Allenza, ma non binomio esclusivo. Sia Bersani sia Di Pietro infatti, lasciano la porta aperta a tutti coloro che vogliono un'alternativa alla maggioranza e al governo di Berlusconi. Apertura che Bersani ha tenuto ad indirizzare all'Udc,con la quale il Pd vuole continuare a collaborare nonostante la vicenda pugliese. "Abbiamo il dovere di costruire una alternativa, assieme anche ad altri partiti, superando certe nostre diversità" e per questo, "l'Idv si assumerà una maggiore responsabilità di partecipante alla coalizione, non sarà più un isolato oppositore e rispetterà le istituzioni di garanzia" afferma Di Pietro. Polemico il Pdl che vede Di Pietro come il fumo negli occhi. "Oggi è avvenuta una ulteriore metamorfosi della Sinistra con la piena assunzione da parte di Bersani delle tesi e dello stile di Di Pietro, in pochi mesi anche le flebili speranze suscitate da Bersani sono svanite" dice il ministro sandro Bondi. (26 gennaio 2010)
2010-01-25 n Puglia il Pd sosterrà Nichi Vendola Che dice a D'Alema: "siamo tutti più forti" Anche il Pdl ha scelto il suo candidato: è Rocco Palese, leccese, medico chirurgo E Pierferdinando Casini risponde: "Con Vendola nessuna alleanza, puntiamo sulla Poli Bortone" 15:00 Nania: "Primarie anche per il Pdl" 'Il risultato delle primarie in Puglia, con la netta vittoria di Vendola dimostra almeno due cose fondamentali: la prima, che il Palazzo non puo' imporre le proprie scelte ai cittadini in una democrazia che voglia essere veramente tale. La seconda, che il Popolo della Libertà non può lasciare nelle mani del Partito Democratico l'esercizio delle primarie" dice il vicepresidente Pdl del Senato, Domenico Nania 14:21 Tonini: "Bisogna imparare la lezione che viene dalla Puglia" Il Pd deve imparare la lezione che arriva dalla Puglia - dice Giorgio Tonini, esponente della minoranza del Pd - e in particolare che le primarie sono lo strumento più trasparente e anche più edificante per risolvere le controversie legittime". Tonini ha poi sottolineato l'esigenza che le primarie vengano utilizzate ora anche in Umbria, Campania e Calabria. "Le regionali saranno una battaglia elettorale difficile per il Pd e per il Paese", ha aggiunto Tonini. Ed ha assicurato solidarietà al segretario Bersani, sottolineando che il Pd dovrà arrivare "coeso a questa battaglia". Detto questo, Tonini ha però sottolineato come "il nostro popolo vuole essere chiamato a decidere. Le primarie non sono un optional, ma sono costitutive del Pd", ed anzi ad esse si deve ricorrere "per evitare le scene da resa dei conti e da lunghi coltelli che deprimono il nostro popolo". Il Pd in queste settimane "è apparso impegnato solo nel risiko delle candidature, senza essere riuscito a far capire il proprio progetto, specie per le regioni meridionali"; e su questo, ha concluso Tonini, andrà raddrizzata la strada. 14:19 Vendola: "D'Alema è stato coraggioso scegliendo le primarie" "D'Alema - ha commentato ancora Nichi Vendola - è stato coraggioso, perchè ha scelto di indicare al suo partito le primarie che sono un gioco senza rete e ha ceduto un pezzo di sovranità al suo popolo". 14:11 Serracchiani: "La nostra identità è proprio nelle primarie" ''Qualche errore l'abbiamo fatto - ha detto a Repubblica Tv Debora Serracchiani, deputata Ue del Pd - ed è inutile tentare di nasconderlo. Qualcuno ha detto che il PD non ha identità, ma io penso che abbiamo costruito un punto identitario proprio nel rito delle primarie, che ormai è nostro. Se vogliamo vincere dobbiamo allargare le alleanze, ma non si deve sacrificare l'identità del partito". Ed ha concluso dicendo: "E' uno scherzo di cattivo gusto dire che Area Democratica ha remato contro Boccia; siamo critici nelle sedi opportune ma siamo responsabili e l'abbiamo appoggiato''. 13:59 Poli Bortone: "Sono il risultato di una serie di sondaggi" "La mia candidatura avvantaggia Vendola? - si domanda la senatrice Poli Bortone, candidata dell'Udc in Puglia - Non lo so se è così. Io so che è stata frutto di una specie di primarie fatte con la società pugliese, perchè ci sono stati tanti sondaggi che mi hanno dato sempre vincente sugli altri candidati e quindi l'Udc ha visto i sondaggi". 13:56 Poli Bortone: "Il delirio di autosufficienza del Pdl" "Con l'Udc abbiamo già fatto un percorso insieme - ha detto la candidata dell'Udc Adriana Poli Bortone - se non ci fosse stata questa fretta da parte del Pdl di chiudere prima, probabilmente si sarebbe potuto fare un discorso anche alla luce dell'esito delle primarie del Pd, ma evidentemente, come dice giustamente Casini, il Pdl ha un delirio di autosufficienza". 13:42 Franco Giordano: "Tutta la sinistra unita per vincere a marzo" "Ora bisogna fare uno straordinario sforzo di tutta la coalizione - ha detto Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione comunista - in Puglia gli avversari sono divisi e polarizzati su candidati diversi. Ora le buone ragioni del governo pugliese e la buona politica fatta con la gente e contro sterili tatticismi possono vincere a marzo. Il popolo delle primarie è la garanzia di una mobilitazione e di una nuova stagione della sinistra e di tutto lo schieramento alternativo alle destre". 13:39 Castagnetti: "C'è troppa distanza tra elettori e dirigenti" "Quando il risultato è 73% per Vendola e 27% per Boccia - dice Pierluigi Castagnetti, deputato Pd - si capisce la distanza dei dirigenti". Castagnetti vede incoerenza nella strategia di allargamento all'Udc, perseguita con determinazione in Puglia ma non nel Lazio dove, "i dirigenti non si sono posti il problema dell'ammutinamento dei cattolici del Pd". 13:25 Ignazio Marino: "E' sbagliato inseguire l'Udc, ci dividono molte cose" "Il Pd ha imboccato la strada sbagliata nell' inseguire l'Udc a tutti i costi" - ha detto Ignazio Marino, durante la riunione della direzione del Pd - anche quando ci sono grosse differenze programmatiche con il nostro partito. L'unica strada per il Pd per scegliere candidati è definire i programmi". Poi ha aggiunto: "Finora non ho capito chi ha condotto le cose. Ce le spieghi, che è meglio. E poi non si capisce perchè dobbiamo privilegiare l'intesa con un partito con cui siamo divisi su molte cose, come il nucleare, come la battaglia per l'acqua pubblica, o come la sanità. Dopo la condanna del vicepresidente dell'Udc (Cuffaro) questo inseguimento non so dove ci porterà ". 13:20 Pionati (Alleanza di centro): "Casini ci prova con la tripla, 1 X 2" "Casini sta cercando di tradurre in politica la tripla del totocalcio: 1 X 2" - dice Francesco Pionati, segretario nazionale dell'Alleanza di Centro per la libertà - Per lui non esistono linee politiche, esistono solo il posizionamento last minute e la ricerca delle posizioni più convenienti in termini di potere". "Per chi crede nel bipolarismo - ha concluso - sia nel centrodestra, che nel centrosinistra, è il momento di passare dal corteggiamento all'isolamento dell'Udc". 13:07 Bindi: "Non usare primarie per resa dei conti interna" "Le primarie sono uno strumento straordinario che non va utilizzato per una resa dei conti all'interno dei partiti ma per scegliere i candidati migliori per battere gli avversari politici", questo il commento del presidente del Pd, Rosi Bindi, intervenendo a 'Radio 24'. "Non è una sconfitta del mio partito è una scelta dei nostri elettori e di quelli del centrosinistra che noi dobbiamo considerare positiva". 13:05 E. Letta: "La battaglia di boccia era giusta" "La battaglia politica che Francesco e tutti noi abbiamo fatto in Puglia era giusta. Nonostante il risultato che ovviamente rispettiamo e sul quale dobbiamo riflettere. E' la battaglia di un Pd che sa di dover uscire dall'angolo del suo elettorato tradizionale per poter battere la destra. Per dare conto della speranza che hanno riposto i 3 milioni di militanti che hanno partecipato il 25 ottobre". Lo afferma Enrico Letta, vicesegretario del Pd 13:00 Palese: "Con vendola confronto nel merito" "Sono contento che ci sarà un confronto con Vendola perché così si potrà discutere nel merito di quello che riteniamo il fallimento di cinque anni di governo del centrosinistra". Lo ha detto il candidato presidente del Pdl, Rocco Palese. 12:54 Bersani: "Gli accordi in Campania e Calabria in questi giorni" "In Campania e Calabria chiuderemo in questi giorni, mentre in Umbria spero che si possa arrivare ad una proposta unitaria". Così il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, è intervenuto in direzione sulla candidatura alle regionali in Umbria. Bersani ha anche affermato: "è stato sbagliato non riconoscere il buon governo per la Regione" guidata da Rita Lorenzetti. 12:51 Casini: "Non sono a rischio gli altri accordi con il Pd" Casini non mette in discussione gli accordi con il Pd imbastiti in altre regioni, in vista delle prossime elezioni. "Gli accordi sono stati già fatti a livello regionale", ha detto. 12:48 Vendola: "Le ombre su di me esorcizzate dall'affetto popolare" "Qualcuno che immaginava che potessero danzare delle ombre attorno alla mia persona - ha detto Nichi Vendola - ha dovuto accorgersi del fatto che queste ombre sono state esorcizzate da un grandissimo affetto popolare". 12:46 Melandri: "Le primarie strumento prezioso e ineliminabile" "La vittoria di Vendola alle primarie pugliesi - dice Giovanna Melandri, Pd - come pure il grande afflusso di cittadini che vi hanno preso parte dimostrano quanto ormai lo strumento delle primarie stia diventando un patrimonio prezioso ed ineliminabile. Un elemento di democrazia vera che, se usato correttamente, consente una partecipazione reale e profonda degli italiani alla guida ed alle scelte politiche". 12:42 Bersani: "Con l'Udc per battere il centrodestra, ma senza accrocchi" "L'obiettivo di allargare l'alleanza per un'alternativa di Governo, coinvolgendo l'Udc - dice Pierluigi Bersani - resta una prospettiva del Partito democratico, però non siamo alla ricerca di qual si voglia accrocco". 12:34 Ruggiero (Idv): "L'alleanza con l'Udc produce effetti devastanti" "Italia dei Valori è una forza politica convinta della necessità di difendere il bipolarismo. La teoria dell'allargamento del centrosinistra all'Udc, rischia di produrre danni devastanti". Lo sostiene Vincenzo Ruggiero, coordinatore Idv a Napoli. "E' ora che il Pd decida quale sistema politico intende perseguire, con coerenza, mettendo in discussione anche le alleanze già fatte con chi teorizza e pratica il superamento del sistema bipolare". 12:32 Casini: "Vendola alternativo al progetto riformista" Casini: "La linea di Nichi Vendola è stata scelta dal popolo della sinistra rispetto all'idea di un progetto riformista di centrosinistra, come si era avviato alle recenti elezioni provinciali con grande successo. Auguro a Nichi Vendola e alla colazione che presenterà buon lavoro nell'interesse della Puglia". 12:24 Ferrero: "La sinistra può vincere sui ricatti dei centristi" "La netta vittoria di Nichi Vendola - ha detto il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero - ci dice come la sinistra unita possa vincere sui ricatti centristi. Questa vittoria va inoltre letta assieme all'ottimo risultato di Gianfranco Bettin a Venezia. Non male per forze politiche che sono oggi fuori dal Parlamento". 12:17 Vendola: "Nessuno deve sentirsi sconfitto in questa storia" "Un unico grande cantiere". Nichi Vendola lancia l'appello a tutto il Pd e aggiunger che "Ora il tema sarà quello di un compromesso tra le tante forze che si riconoscono a sinistra e coloro che vivono nel segno della cultura moderata. Non solo i centristi, ma anche quelle porzioni di ceto medio che oggi sentono i risultati e le promesse ingannevoli del centrodestra e del Pdl. La campagna elettorale - ha aggiunto - l'abbiamo anticipata scaldando i muscoli in queste primarie. Penso che nessuno debba sentirsi sconfitto in questa storia". 12:11 Cicchitto: "La vittoria di Vendola? Contestato il sistema dei partiti "La netta vittoria di Vendola - dice Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl - dimostra che nella sinistra emergono forze imprevedibili che, se non vengono tempestivamente contrastate a viso aperto sul piano prima culturale e poi politico, possono mettere in scacco la maggioranza uscita dal congresso del Pd ed esprimere anche una contestazione di fondo al sistema dei partiti in quanto tale": 12:04 Casini: "No, noi non ci stiamo e puntiamo sulla Poli Bortone" Casini, dopo la candidatura di Vendola: "Noi non ci stiamo e puntiamo sulla Poli Bortone". E' la risposta dell'esponente dell'Udc, ai risultati sdelle primarie del Pd in Puglia. 12:00 Vitali (Pdl): "Vendola ha affondato il centralismo del suo partito" "Vendola batte D'Alema, Bersani e tutto lo stato maggiore del Pd pugliese e nazionale". Lo afferma Luigi Vitali, parlamentare pugliese del Pdl. "Anche se il presidente uscente rimane il candidato più ostico per il centrodestra, va dato atto al vincitore di queste primarie di aver affondato il centralismo e ridato dignità al territorio pugliese". 11:54 Rocco Palese è il candidato del Pdl alla presidenza in Puglia "Sono felice e orgoglioso di essere il candidato del Pdl a presidente della Regione Puglia". Lo ha dichiarato Rocco Palese, leccese, 57 anni, medico chirurgo, designato candidato per il Popolo della Libertà alla presidenza della giunta regionale. "Ringrazio il Presidente Berlusconi, i coordinatori nazionali, il Coordinamento Regionale della Puglia e il Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, per la fiducia accordatami". 11:40 Vendola a D'Alema: Adesso siamo entrami più forti" Parla Nichi Vendola, dopo la vittoria delle primarie, con il 73% delle preferenze: "Che cosa dico a D'Alema? Che oggi siamo entrambi più forti". "Penso che in Puglia abbiamo condiviso una esperienza straordinaria e ora possiamo, insieme, tutti gli attori del centrosinistra, costruire una grande vittoria contro il centrodestra qui in Puglia". 11:26 Orlando: "Sarà faticoso, ma non bisogna rinunciare alle alleanze" "Con le primarie la costruzione delle alleanze diventa più faticosa però noi non dobbiamo rinunciare nè all'una nè all'altra. Ora dobbiamo andare verso l'allargamento delle alleanze". Lo ha detto Andrea Orlando, del Pd, componente della commissione Bilancio della Camera. 11:24 Di Pietro: "Vendola ha vinto sulla partitocrazia e il 'doppio forno' " "Faccio i complimenti a Nichi Vendola - ha detto Antonio Di Pietro - la sua è la vittoria dei cittadini sugli schemi preconfezionati delle logiche di partito e della partitocrazia, è una vittoria sulla politica del doppio forno e sulle logiche che sviliscono la politica portandola a livello di un risiko". 11:12 Poli Bortone candidata in Puglia, oggi si decide Il movimento "Io Sud"deciderà oggi se il suo leader, la senatrice Adriana Poli Bortone, si candiderà alla presidenza della Regione Puglia. La scelta verrà ufficializzata al termine di una riunione del movimento politico che si terrà nel pomeriggio a Bari. E' già arrivato il sostegno ufficiale del Movimento per le Autonomie (Mpa) 11:08 Calderoli: "Complimenti a Vendola, la Pd sconfitto" "Complimenti a Nichi Vendola - dice Roberto Calderoli, ministro per la semplificazione normativa - ma nello stesso tempo viva preoccupazione per le riforme la cui strada si mette in salita, non tanto per la vittoria di Vendola quanto per la sconfitta e la sconfessione del progetto del Pd". 11:04 D'Alema: "Sostenere Vendola e alleanza con Udc" "Avverto anche io la mia parte di responsabilita''', commenta Massimo D'Alema. La necessita' - per l'esponente Pd - "è ora quella di 'sostenere lealmente' Vendola e, nello stesso tempo, fare in modo che il risultato di ieri non metta in discussione l'intesa con l'Udc" 11:03 Rotondi: "Centro è Berlusconi" "Stimo D'Alema e trovo che lui sia rimasto all'antica impostazione di un contatto fecondo della sinistra col centro. Il suo errore è non rassegnarsi al fatto che il centro in Italia è Berlusconi". Così il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi 11:02 Gasparri: "D'Alema triturato" "Più che bocciato dalle primarie pugliesi D'Alema è stato triturato dalla gente di sinistra": è il commento del presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, sull'esito delle primarie pugliesi 11:01 Di Pietro: "Ora vincere con Vendola" "Faccio i miei migliori auguri a Nichi Vendola. Ha vinto le primarie grazie alla sua caparbietà e, soprattutto, grazie alla società civile che, attraverso premi Nobel, scienziati e artisti, attori, associazioni, movimenti e migliaia di pugliesi, lo ha sostenuto perchè crede in lui ed è convinta che Nichi abbia a cuore la Puglia". "Vendola - dice Di Pietro - ora avrà un compito importante: vincere le elezioni per la presidenza della regione Puglia. In questo percorso non deve essere lasciato solo e, per questo, l'Italia dei Valori lo sosterrà compatta nel rispetto dell'esito democratico delle primarie" 11:00 Emiliano: "Dura lezione di Vendola al Pd, non a Vendola" "Nichi Vendola ha meritatamente vinto le primarie impartendo al nostro partito, e non a Francesco Boccia, una dura lezione che non può più essere ignorata". Lo ha dichiarato il sindaco di Bari e presidente del Partito democratico della Puglia, Michele Emiliano. "Anche la piu" razionale delle strategie politiche non può essere calata dall'alto e non può essere attuata ignorando i sentimenti di rispetto e di affetto delle persone nei confronti di quei pochi politici che nel bene e nel male sono sintonizzati con il senso comune" 10:59 "La linea del partito non cambia" "Resta davanti a noi la proposta di favorire la convergenza di tutte le opposizioni in un percorso di alternativa alla destra". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, arrivando alla Direzione del partito, spiega come il Pd si comporterà dopo la vittoria di Nichi Vendola alle primarie pugliesi 10:58 Bersani: "Determinati a sostenere Vendola" "Siamo determinatissimi a sostenere Vendola". Il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, il giorno dopo le elezioni primarie in Puglia arriva alla direzione del partito, convocata per questa mattina, e afferma: "Le primarie le abbiamo inventate noi, sappiamo bene come ci si comporta: si appoggia con convinzione chi ha vinto. La popolarità di Vendola ha oscurato la proposta del Pd, che non era contro Vendola ma lo comprendeva"
Hanno votato quasi il triplo degli elettori rispetto a 5 anni fa Per l'ex governatore oltre il 70% di consensi. Applauso all'avversario Boccia Puglia, Vendola ha stravinto In 200mila al voto per le primarie Il sindaco di Bari Emiliano: "Nichi ha impartito una dura e salutare lezione al Pd"di MICHELE OTTOLINO Puglia, Vendola ha stravinto In 200mila al voto per le primarie BARI -Schiacciante vittoria di Nichi Vendola alle primarie. E' lui il candidato alla presidenza della Regione Puglia e la sfida finale sarà con Rocco Palese, il delfino del ministro Fitto scelto a sorpresa dal centrodestra qualche minuto prima dell'apertura delle urne del derby interno del centrosinistra. I risultati che arrivano dagli oltre 200 seggi sparsi in tutta la regione parlano di un successo netto e inequivocabile del Presidente della Regione, 73 per cento contro il 27. Quasi 200mila i votanti delle primarie. Numeri che superano ogni aspettativa ma che Vendola vuole già archiviare per pensare al futuro. Il primo passo è stato accogliere il suo rivale Boccia con un applauso e un abbraccio all'arrivo nella sua "Fabbrica di Nichi", in via De Rossi a Bari, dove verso le 23,30 si è celebrata la vittoria. "Il 2009 è stato per me un anno difficile sia per vicende personali che per questioni politiche, alcune volte mi sono sentito solo", è stato il primo commento a caldo del governatore pugliese. "In casa del centrosinistra - ha aggiunto - il candidato alla presidenza della Regione Puglia non viene deciso a Palazzo Grazioli, ma da una porzione del corpo elettorale rilevante di 200mila elettori. Nessuno si deve sentire sconfitto. Da oggi, insieme, dobbiamo lavorare perchè l'energia messa in campo dei sostenitori di Boccia e dai miei possa diventare un unico grande cantiere, una fabbrica per la popolazione pugliese. La Puglia ha il diritto di essere il laboratorio della buona politica". Per il sindaco di Bari e presidente del Pd, Michele Emiliano " Vendola ha meritatamente vinto le primarie impartendo al nostro partito, e non a Francesco Boccia, una dura lezione che non può più essere ignorata". "Anche la più razionale delle strategie politiche non può essere calata dall'alto - ha rincarato la dose - e non può essere attuata ignorando i sentimenti di rispetto e di affetto delle persone nei confronti di quei pochi politici che nel bene e nel male sono sintonizzati con il senso comune". "Questa è la lezione - ha detto Emiliano - che tutto il Pd deve apprendere e trasformare nello spirito col quale affrontare la prossima campagna elettorale. Possiamo vincere. Possiamo vincere perchè adesso, grazie alle primarie che abbiamo fortemente voluto, abbiamo un unico candidato, forte e legittimato.Possiamo vincere perchè l'avversario, come al solito, ci aiuta candidando la protesi della protesi di Berlusconi, possiamo vincere perchè il popolo del Pd ha saputo interpretare questo momento politico legando ancora una volta Nichi Vendola al destino della Puglia". Per la regione che ha inaugurato la stagione delle primarie, è stata un'altra lezione di democrazia. Alle urne si sono presentati in più di 192mila, incuranti delle lunghe code per l'esiguità dei seggi. Le urne sono rimaste aperte dalle 8 alle 21, in un clima di festa e senza alcun incidente. © Riproduzione riservata (24 gennaio 2010)
"Ma ora pensiamo a battere il centrodestra". Veltroniani all'attacco Marini difende il segretario. Franceschini rinvia le ostilità a dopo le Regionali Bersani e D'Alema temono la resa dei conti "Serata amara, ma la linea non cambia" Tonini: "Ha perso l'idea di una politica come somma statica di pezzi di consenso" Fioroni: "Balliamo sul baratro. E la prossima volta può arrivarci un calcio nel sedere a tutti"di GIOVANNA CASADIO Bersani e D'Alema temono la resa dei conti "Serata amara, ma la linea non cambia" Il segretario Pd, Bersani con lo sconfitto Boccia ROMA - "Comunque sia, ora noi vogliamo vincere le regionali". Buon viso a cattivo gioco. In questo Massimo D'Alema è maestro e glielo riconoscono anche gli amici-coltelli, quelli che oggi nella riunione di direzione del Pd sono pronti a sfoderare le armi. "Serata amara", ammette il segretario Pierluigi Bersani mano a mano che arrivano i risultati e che si delinea la vittoria di Vendola. Prevede la resa dei conti nel partito dove ribadirà: "Non rinunciamo ad allargare la coalizione all'Udc". D'Alema telefona più volte a Boccia, il candidato che avrebbe dovuto portare in dote l'Udc, al quale i Democratici avrebbero dovuto tirare la volata (e tutti, ovviamente, nel partito giurano di averlo fatto). Dice anche, il leader Maximo, che si aspetta di essere messo sotto accusa. Ma che se li aspettava i duecentomila in fila ai gazebo. Il popolo delle primarie è quasi triplicato rispetto alla disfida del 2005 e questo sembra proprio una lezione che iscritti, simpatizzanti e elettori hanno voluto dare alla nomenklatura democratica e alle sue scelte a tavolino di candidato e alleanza, alla rotta verso il centro. La vittoria netta di Vendola in Puglia è la sconfitta di D'Alema e una botta per Bersani. La linea del segretario è stata quella di puntare le fiches sul numero zero - è il ragionamento dei supporter di Veltroni e Franceschini, la minoranza interna - nel senso di ricominciare daccapo rispetto a quel Pd a vocazione maggioritaria accarezzato dai precedenti segretari. Ma, si sfoga Giorgio Tonini, braccio destro di Veltroni ai tempi della sua segreteria, "le primarie pugliesi mostrano che l'idea politica dalemiana è sconfitta, perché è la somma statica di pezzi di consenso: in Puglia sta per accadere che il candidato di un partito che ha il 2% batte quello di un partito al 30%. L'idea di Pd di D'Alema è ragionieristica". Se i veltroniani sono scatenati, Dario Franceschini usa nei commenti maggiore cautela. Innanzitutto, spiega, indipendentemente da come sono andate le cose, non si aprono le ostilità, non si aprono subito perché prima bisogna vincere le regionali. La resa dei conti insomma è solo rimandata a dopo le regionali.
Un processo a Bersani non sarà fatto ora. Franco Marini, politico navigato, ex Ppi, schierato con Franceschini fino alle primarie del 25 ottobre quando vinse appunto Bersani, lancia un ammonimento: "Questa cosa pugliese non deve toccare Bersani. Io avrei votato Boccia ma non mi butto dalla finestra se vince Vendola e poi l'alleanza con l'Udc era importante per vincere in Puglia e anche con un occhio alla strategia nazionale". Il giorno dopo le primarie, la missione sarà quella di portare Casini a essere neutrale in Puglia, a non scendere a patti con il Pdl e a correre da solo. È Beppe Fioroni, altro leader popolare, in quota opposizione interna, a insistere sul punto: "A Pier Luigi di cose da cantargliene ne ho tante, ma il 29 marzo, non prima. Adesso la verità è che balliamo sul baratro, che se continuiamo a guardarci l'ombelico alla prossima volta ci arriva un calcio nel sedere e allora non ci sarà più nessuna partita. L'alleanza con l'Udc era e resta indispensabile. Ma non lo dicono Bersani, D'Alema, Enrico Letta o io. Lo dicono i nostri risultati alle europee: con i centristi apparentati con il Pdl, per il centrosinistra finisce otto a zero". Veltroni anche questa volta non parla. Oggi sarà in direzione, dove è sempre andato ma facendo scena muta. Nei giorni scorsi ha osservato solo: "Sono preoccupato". E preoccupati sono anche D'Alema e Bersani che si sentono al telefono. Giro di chiamate. Nicola Latorre, il dalemiano che lascia Bari nel tardo pomeriggio per essere oggi in direzione, non è disposto a riconoscere errori: "Da vecchio bolscevico non dirò mai che abbiamo commesso errori". Piazzato davanti alla tv a tifare Inter nel derby con il Milan, quando ancora non ci sono i definitivi pugliesi, sacrificherebbe l'Inter per una vittoria di Boccia: "Senza Francesco noi perdiamo le elezioni. Però, no alle enfasi sulla Puglia come laboratorio nazionale". Di errori in segreteria non vogliono sentire parlare. Matteo Orfini ad esempio, sostiene che un errore è stato quello di "tentare di convincere Vendola a fare un ragionamento nell'interesse di tutti e non solo del suo personale, invece lui ha risposto "non faccio passi indietro ma solo passi avanti". Questo allarma perché i destini individuali non si antepongono a quelli collettivi". "E no, l'enorme partecipazione popolare - chiosa il veltroniano Walter Verini - ha un vincitore e cioè l'idea della politica vicina ai cittadini, aperta e trasparente".
© Riproduzione riservata (25 gennaio 2010
Il sindaco a colloquio con i capigruppo Delbono: "Ho deciso di dimettermi" di Micol Lavinia Lundari Delbono allingresso in Procura Delbono all'ingresso in Procura Il sindaco: "Ho già deciso di dimettermi, in tempi e modi da verificare". Flavio Delbono ha comunicato l'intenzione ai capigruppo di maggioranza con i quali si è riunito poco fa a Palazzo D'Accursio, la residenza comunale:"Ci sono degli adempimenti da compiere, come l'approvazione del bilancio". SEGUI LA DIRETTA Lo riferisce il capogruppo del Pd Sergio Lo Giudice. Il sindaco è uscito alle 13.55 dal suo ufficio per andare a pranzare con il direttore generale Gaudenzio Garavini. Alla stampa che l'ha avvicinato ha risposto: "Lasciatemi andare a mangiare, se siete crudeli mi chiudo a pranzare nel mio ufficio". "Parlerò in Consiglio alle 15", ha detto ai cronisti. Il sindaco è atteso in Consiglio comunale alle 15 e al termine dell'assemblea ha già fissato un incontro con la stampa per esprimere le sue intenzioni dopo lo scoppio del Cinzia-gate, le accuse di peculato, abuso d'ufficio e anche truffa aggravata e l'interrogatorio di sabato scorso in Procura. All'ora di pranzo il sindaco ha convocato i suoi stretti collaboratori: il portavoce Marco Girella, il direttore generale Gaudenzio Garavini, il capo di gabinetto Giuseppe Cremonesi. Nel frattempo Cinzia Cracchi, la donna al centro della bufera giudiziaria che coinvolge anche il sindaco (la donna è indagata per peculato e abuso d'ufficio) parla in esclusiva ai microfoni di Repubblica Tv: ""Penso che Delbono abbia fatto il meglio per la città dimettendosi. Questo non era un mio obiettivo, la mia intenzione era quella di riavere il mio lavoro. Delbono prova odio per me? Io non lo odio". (25 gennaio 2010)
Orsoni vince le primarie. Sarà lui a sfidare Brunetta. Il ministro: "Ora comincia il vero confronto" Ha vinto Giorgio Orsoni, il professore universitario indicato da Massimo Cacciari. E sarà dunque lui a contendere a Renato Brunetta la poltrona di sindaco di Venezia nelle prossime elezioni amministrative Giorgio Orsoni Giorgio Orsoni E' l'avvocato Giorgio Orsoni, 63 anni, docente di diritto amministrativo a Ca' Foscari, l'anti Brunetta. Orsoni, indicato dal sindaco Massimo Cacciari, ha vinto le primarie del centro sinistra per la scelta del candidato sindaco aggiudicandosi quindi la nomina. A Orsoni è andato il 46 per cento delle preferenze contro il 35 del più diretto inseguitore Gianfranco Bettin. La terza concorrente, Laura Fincato, si è fermata al 19 per cento. "Obiettivo centrato. Bisogna mettersi al lavoro perché l'avversario non è certo da sottovalutare. L'ho sempre detto e lo ripeto, io punto ad una coalizione che va dall'Udc a Rifondazione". E' la prima dichiarazione, a urne ancora 'calde', di Giorgio Orsoni. "I contatti che ho avuto con l'Udc - continua Orsoni - davano la cosa per sicura in caso della mia candidatura. Avevo parlato con Ugo Bergamo e lo stesso Casini. Cominceremo a rinsaldare i legami". Renato Brunetta, candidato sindaco del centro destra ha commentato: "Rispetto la scelta, ma io stimavo tutti e tre. Ora comincia il vero confronto: ci misureremo sui contenuti. Ho già detto e ripeto che voglio confrontrarmi sui programmi, sulle cose da fare. Non attaccherò mai personalmente il mio avversario. Sono convinto di farcela". Le operazioni di voto, cominciate domenica 24 gennaio alle otto, si sono svolte nella massima tranquillità e complessivamente hanno visto la partecipazione di tredicimila persone (nello scorso mese di ottobre, alle primarie per l'elezione del segretario nazionale, i votanti nel Comune di Venezia erano stati più di 18.000): un dato che forse delude gli organizzatori, che avevano ipotizzato un'affluenza di almeno 25.000 votanti. "Forse il freddo polare ha frenato la partecipazione" è la spiegazione ricorrente. Fatto sta che in tre mesi l'affluenza è calata di circa il 40 per cento. Il voto alle primarie del centrosinistra per la designazione del candidato sindaco era "aperto" ai sedicenni e agli immigrati: proprio questi ultimi hanno colto con più entusiasmo l'opportunità presentandosi ai seggi di buon'ora. Al centro civico della Bissuola, nella terraferma, hanno per esempio votato Assan Mohamud e Kondikar Monir, entrambi bengalesi. Il primo lavora alla Fincantieri, l'altro è ancora in cerca di occupazione. Non si sanno ancora spiegare bene ma sul candidato da votare non hanno avuto dubbi: "Vogliamo Orsoni sindaco", hanno detto entrambi. Più vicini a Bettin, inveve, i giovani veneziani e mestrini. Renato Brunetta intanto ha illustrato nella sede del Comune le linee guida del suo programma. Brunetta, che già nel 2000 fu in gara da candidato sindaco (fu battuto dall'allora Rettore di Ca' Foscari Paolo Costa, oggi presidente del Porto), ha annunciato investimenti per 25 miliardi di euro nei prossimi dieci anni e la creazione di 50.000 nuovi posto di lavoro a Venezia e Mestre nello stesso periodo. (25 gennaio 2010)
Arezzo, dal palco della convention del Pdl, il capogruppo al Senato se la prende con il giornalista di Rai Tre Insorge l'opposizione: "Sintomi di censura e repressione". Poi la retromarcia: "Rispetto tutti i cronisti". E lo abbraccia Gasparri dileggia inviato di Ballarò "E' uno sfigato che cerca gossip"
ROMA - Maurizio Gasparri lo dice sorridendo. Ma i toni che usa nei confronti dell'inviato della trasmissione di Rai Tre Ballarò,Alessandro Poggi, non fanno ridere per nulla. Anche se, dopo le polemiche, tutto si risolve in un abbraccio. Tutto inziia durante la convention di Arezzo, quando il capogruppo del Pdl al Senato si rivolge alla platea: "C'è uno sfigato che passa la vita a inseguirci. Solo che oggi non ci sono gossip, non ci sono polemiche e lui non ha un c... da fare...". E, sorridendo, invita tutti a "fargli un applauso". Un'uscita che il conduttore di Ballarò liquida seccamente: "'A Ballaro' mai fatto gossip" dice Giovanni Floris. Polemiche le reazioni dell'opposizione. "Da Gasparri un attacco ad personam contro chi lavora nell'informazione. E' un sintomo della voglia di censura e di repressione che trasuda da una destra diventata berlusconiana, senza avere mai acquisito veramente i principi della democrazia" dice Vincenzo Vita del Pd. "Chi fa informazione non va indicato al pubblico dileggio" rincara Maurizio Ronconi dell'Udc. "Sconcerta il duro attacco di Gasparri alla libertà d'informazione, ancor più grave perchè colpisce un singolo giornalista" afferma Matteo Orfini della segreteria del Pd. "E' evidente che a Gasparri è scappata la frizione di fronte ad una platea compiacente. L'ironia e lo scherno verso chi svolge il proprio lavoro sono di cattivo gusto" afferma Roberto Rao dell'Udc. Davanti al montare del caso, il Pdl è costretto a precisare. "Nessuna offesa a Ballaro', ma solo una battuta goliardica ed un invito all'applauso della platea di Arezzo, scherzando sul fatto che il simpatico cronista cercando, legittimamente, spunti di divisione nel Pdl non ne avesse trovati nell'armonia del convegno" si legge in una nota l'ufficio stampa del Pdl al Senato. Poi scende in campo lo stesso Gasparri che cerca di chiudere la polemica: "Rispetto il lavoro di tutti i giornalisti, comunque la pensino. Tutti loro ad arezzo hanno svolto con grande correttezza il loro lavoro, compreso l'inviato Ballarò. Ora lo chiamerò". Poggi, nel frattempo, smorza: "Ma quale incidente, nessun incidente. Faccio il mio lavoro e basta". Poi, tra i due, c'è un abbraccio. Non è la prima volta che Gasparri se la prende con la stampa. Come quando abbandonò una trasmissione arrabbiato con il conduttore Luca Telese (IL VIDEO) che, a suo dire, gli aveva mancato di rispetto. (24 gennaio 2010
2010-01-24 "Oggi deve essere la giornata dell'orgoglio Pd", dice lo sfidante Boccia I due competitori hanno votato di prima mattina a Terlizzi e Bisceglie Puglia, decine di migliaia in fila per le primarie Si vota fino alle 21, Vendola vuole la riconferma di DOMENICO CASTELLANETA Puglia, decine di migliaia in fila per le primarie Si vota fino alle 21, Vendola vuole la riconferma BARI - Sono già quarantatremila i pugliesi che da stamane alle 8 si sono recati alle urne per scegliere tra Nichi Vendola e Francesco Boccia: il rilevamento alle 12 è del comitato organizzatore del presidente della Regione uscente che conta di arrivare a quota duecentomila elettori sino alla chiusura dei seggi prevista per le 21. Si vota in 200 sezioni allestiti per queste elezioni primarie che sono una sorta di riedizione di quelle del 2005 quando con il 51% dei voti (40.358) Nichi Vendola sconfisse Francesco Boccia che si fermò al 49% (38.676), ossia 1682 voti in meno. Le schede nulle e bianche furono 262. Si votò domenica 16 gennaio 2005 in 112 seggi allestiti in tutta la regione. Oggi si replica. E l'attesa è alta anche se previsioni circolate nelle ultime ore indicano come altamente probabile una conferma di Nichi Vendola che sarebbe ricandidato alla presidenza della Regione Puglia per il centrosinistra. I due competitori hanno già votato. Nella sua Terlizzi, circondato da amici e numerosi sostenitori, Nichi Vendola, s'è recato nel gazebo allestito in piazza Cavour. "E' un giorno importante per la politica - ha detto - perché col processo democratico delle primarie i partiti sono obbligati a confrontarsi con i pensieri e i sentimenti di una platea molto più vasta di quanto non siano gli apparati". "Per me - ha concluso Vendola - si tratta di una vittoria della buona politica, quella che si fa all'aperto e con tanta gente. E la democrazia non può che far bene alla salute del centro sinistra". "Oggi deve essere la giornata dell'orgoglio del Pd". Questo il commento del deputato Francesco Boccia subito dopo aver votato nel seggio della sua città natale, Bisceglie, allestito nell'Auditorium Santa Croce. Boccia ha sottolineato di avere "buone sensazioni" e ha ricordato come la giornata sia "un momento straordinario di democrazia". "Ci ho messo la faccia, la testa e il cuore - ha aggiunto - perché credo che l'alternativa sia l'unica strada nuova che abbiamo davanti". Il deputato pd è stato sostenuto per l'intersa settimana di campagna elettorale dall'ex premier Massimo D'Alema. Nel corso della mattinata si sono formate lunghe code per esprimere la preferenze sul candidato governatore. Sin dalle 8 in molti si sono presentati nei seggi. A mezzogiorno l'hotel Boston, la sede del seggio della circoscrizione di Bari centro, è stato letteralmente assediato dai votanti. Le operazioni sono proseguite con una certa lentezza anche perché i controlli per evitare irregolarità e doppi voti sono rigorosi. Per votare bisogna esibire un documento di identità o la tessera elettorale, versare un contributo volontario di un euro per le spese organizzative e sottoscrivere una dichiarazione di condivisione del progetto politico dell'alleanza di centrosinistra. Sulla scheda sono indicati i nomi dei due candidati, senza indicazioni dei partiti che li sostengono. Lo scrutinio comincerà subito dopo la chiusura dei seggi e si concluderà presumibilmente in nottata. Ogni seggio è composto dal presidente e da quattro scrutatori indicati due per ogni candidato ed uno degli scrutatori svolge le funzioni di segretario, i presidenti di seggio, individuati al 50% dai comitati Boccia e al 50% dai comitati Vendola, sono responsabili della raccolta dei contributi. Nei seggi elettorali non possono essere affissi manifesti dei due candidati alle primarie nè bandiere di partito, fuori dai seggi non devono essere esposte bandiere di partito, all'interno dei seggi possono sostare solo i componenti dei seggi, i candidati e due rappresentanti di lista per ogni candidato. © Riproduzione riservata (24 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
"Non sei l'uomo del popolo". "Ma io gli vado incontro". Seggi aperti dalle 8 alle 21 D'Alema critico sul governatore: "Avrà carisma ma non ci fa fare passi avanti per battere il Pdl" Puglia, il giorno delle primarie Boccia e Vendola, ultime scintille di RAFFAELE LORUSSO Puglia, il giorno delle primarie Boccia e Vendola, ultime scintille Boccia e Vendola BARI - Per il centrosinistra pugliese è il giorno della verità. Le primarie fra Nichi Vendola e Francesco Boccia (seggi aperti dalle 8 alle 21) mandano in soffitta settimane di contrapposizione e di polemiche, spesso accese. In nottata il centrosinistra conoscerà il nome del candidato alla presidenza della Regione. Ricucire i rapporti personali e politici, compromessi dallo scontro sulle primarie, non sarà però facile. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, mette in guardia la coalizione: "Chiunque vinca, da domani l'avversario da sconfiggere sarà la destra". La vigilia è del voto è stata però carica di tensione e di veleni. Almeno quanto tutta la campagna per le primarie. Francesco Boccia, il deputato del Pd su cui punta anche Pier Ferdinando Casini, non ha risparmiato critiche a Nichi Vendola, contestando duramente un sondaggio diffuso da Sinistra ecologia e libertà che assegna la vittoria al governatore uscente. "Macché candidato del popolo - si è lasciato andare - Lo dico con franchezza: l'altro che dice di essere candidato del popolo è Berlusconi". Nichi Vendola ha evitato la polemica diretta e si è limitato a rilevare che "il populismo si combatte efficacemente non scappando dal popolo, ma andando incontro al popolo". Francesco Boccia ha chiuso la campagna elettorale per le primarie a Lecce. Accanto a lui, un fan d'eccezione: Franco Califano. Il "Califfo" è in Puglia da venerdì e segue come un'ombra il deputato del Pd. Nichi Vendola si è invece concesso l'ultimo bagno di folla. Almeno diecimila persone, secondo gli organizzatori, hanno assistito al suo comizio di chiusura della campagna per le primarie, nella piazza della prefettura, a Bari. Rinnovando la sfida a Boccia, Vendola si è rivolto direttamente alla gente, riservando anche una stoccata a Massimo D'Alema, sponsor della prima ora di Francesco Boccia e dell'allargamento della coalizione all'Udc. "D'Alema sbaglia - ha detto rivolgendosi al pubblico - non perché non capisce me, ma perché non capisce voi".
L'ex ministro degli Esteri, comunque, guarda già oltre le primarie. "Alla fine - afferma - avremo un candidato e lo sosterremo. È significativo che il centrosinistra si affidi ai cittadini per una scelta così importante. Anche i nostri avversari sono divisi sul candidato per la Puglia, ma non gli passa nemmeno nell'anticamera del cervello di rivolgersi ai cittadini". D'Alema confessa di conoscere Vendola "da quando aveva 15 anni, Nichi è un'immagine della mia giovinezza", ma "nonostante il carisma non ci fa fare un passo avanti per battere il centrodestra". Dall'esito della consultazione, dipende la possibilità dell'allargamento della coalizione all'Udc. Pier Ferdinando Casini è categorico: se vincerà Vendola, salterà l'accordo con il Pd. Non è un caso che, nelle ultime ore, si siano fatte insistenti le voci di trattative, non ufficiali, fra i centristi e il Pdl pugliese. Regista dell'operazione, il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. Il centrodestra continua a prendere tempo e attende l'esito delle primarie degli avversai per decidere. I contrasti non mancano. Le quotazioni giornalista Attilio Romita, conduttore del Tg1, sembrano adesso in discesa. A sentire gli esponenti del centrodestra, la possibilità di un accordo con Pier Ferdinando Casini avrebbe rimesso in pista la senatrice ex An Adriana Poli Bortone, fondatrice del movimento "Io Sud", che dopo aver incontrato Berlusconi deve vincere le resistenze di Raffaele Fitto e di una parte degli ex colleghi di partito. Il ministro non ha accantonato l'idea di lanciare nella mischia Rocco Palese, capogruppo del Pdl in Regione. C'è poi il sottosegretario Alfredo Mantovano, che insieme con il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliarello, spinge per Stefano Dambruoso, magistrato esperto di lotta al terrorismo internazionale. © Riproduzione riservata (24 gennaio 2010)
Il Pd, un partito senza fissa dimora di ILVO DIAMANTI Il clima d'opinione è grigio. Economia e lavoro. Politica. Anche la fiducia nel premier e nel governo, passata la benefica onda emotiva prodotta dall'aggressione a Milano, un mese fa, si è ripiegata. Senza, peraltro, che l'opposizione ne abbia tratto vantaggio. Il Partito Democratico, in particolare. Nelle stime elettorali naviga intorno al 30%. Un po' sotto, per la verità. È sceso, rispetto a qualche mese fa. L'elezione di Bersani l'aveva rafforzato. Ragionevole e competente, guardato con simpatia anche dagli elettori di centrodestra. Poi, la sospensione delle ostilità interne: non c'erano più abituati gli elettori del Pd. Così la nave del Pd aveva ripreso il suo viaggio. Oggi, all'avvio della campagna che conduce alle elezioni regionali di fine marzo, sembra essersi incagliata di nuovo. Senza una rotta. Senza una bussola. Le stesse primarie per scegliere i candidati stanno frenando il Pd. Ciò è significativo, visto che le primarie sono, al tempo stesso, "mito e rito fondativo" (la formula è di Arturo Parisi) del Partito Unitario di Centrosinistra. L'Ulivo di Prodi, dapprima, e, quindi, il Partito Democratico di Veltroni. Diversi modelli di un comune progetto politico e istituzionale: maggioritario e bipolare. La risposta di centrosinistra al modello imposto da Berlusconi. Oggi le primarie sembrano, invece, un'arena dove regolare i conflitti interni al partito e alla coalizione. Perlopiù, un ostacolo di fronte ai disegni del gruppo dirigente del partito. D'altronde, è difficile ricorrere alle primarie se si privilegia l'alleanza con l'Udc. Che ha fatto del proporzionale una ragione di vita. E che, comunque, non avrebbe una base elettorale adeguata a imporre i propri candidati in una consultazione popolare. Più in generale, è arduo cogliere una strategia coerente nelle scelte del Pd, in questa fase. Quasi dovunque il partito appare diviso. In contrasto al proprio interno e con i dirigenti centrali. Spesso incapace di decidere. Nel Lazio si è piegato - senza discussioni - all'autocandidatura della Bonino. Non proprio in accordo con l'intenzione di accostarsi alle componenti cattoliche moderate e all'Udc. In Puglia, invece, oggi le primarie celebrano lo scontro - più che il confronto - tra Vendola e Boccia (trainato da D'Alema). Divisi su molti temi. Non ultimo l'intesa con l'Udc. Anche a Venezia la scelta del candidato sindaco avviene in un clima acceso. Da vicende personali e dalla questione del rapporto con i moderati. Insomma, le primarie, invece di mobilitare e unificare gli elettori del Pd e del centrosinistra intorno alla ricerca di un candidato comune, si stanno trasformando in una resa dei conti.
Il Pd nazionale non sembra, peraltro, capace di regolare le scelte assunte in ambito regionale. Semmai, le complica ulteriormente. Somma le proprie divisioni a quelle locali. Rischia, così, di affermarsi un "modello balcanizzato", come l'ha definito Edmondo Berselli. Ciò avviene perché il Pd resta sospeso in una zona d'ombra. A metà fra la tentazione - implicita e inconfessa - di rifare il "partito di massa" fondato sulle appartenenze e sull'apparato. E l'imperativo - esplicito - di costruire il "partito dei cittadini", maggioritario e bipolare. Il percorso congressuale ha accentuato questa incertezza. Dapprima, la lunga sequenza dei congressi a livello territoriale ha mimato il "partito di iscritti". Le primarie, poi, hanno evocato il modello americano, che coinvolge elettori e simpatizzanti. Bersani è stato eletto da entrambi i modelli di partito. Avrebbe potuto, sfruttando la legittimazione conquistata, imprimere una svolta chiara al Pd. Indicare un progetto, definire un programma, con obiettivi chiari. Ai "suoi" elettori, anzitutto. Fin qui non l'ha fatto. Anche se continua a riscuotere ampia fiducia personale, mentre il Pd perde consensi. Una contraddizione significativa. Riflesso dell'incerta identità del Pd, ma anche di una leadership personale ancora incompiuta. Bersani, infatti, è simpatico a molti, non solo a sinistra, anche perché le sue parole non fanno male. Non segnano confini netti. Non marcano appartenenze né differenze chiare. Nello stesso Pd, dove emergono posizioni diverse e talora contraddittorie, ad esempio: sui temi della giustizia e dell'immunità. E ciò lascia trapelare il dubbio che le decisioni importanti vengano prese altrove, da altri. I soliti noti. Magari è una scelta meditata. Ha deciso di non decidere, di lasciare in sospeso le scelte strategiche, in vista di tempi migliori. Per non tradurre le divisioni interne in fratture. Ma allora meglio dirlo apertamente, per non passare da debole. In-deciso. Insomma, il Pd oggi è un partito in grado di aggregare il 30% dei voti. Ma non dà speranza. Gli riesce difficile allargare i propri consensi. (E perfino tenere quelli che ha). Da solo ma anche attraverso alleanze. Perché non dice chi è, cosa intende fare e insieme a chi. È un ibrido. Forse: un equivoco. Un partito di massa senza apparato, con una debole presenza nella società e un ceto politico resistente. Al centro e in periferia. Un partito americano provincialista. Senza territorio ma condizionato dalle oligarchie locali. Un partito americano all'italiana. Parla un linguaggio difficile da capire. Anche perché non ha un vocabolario e neppure un sillabario. Non sa gridare uno slogan che risuoni forte nell'aria. Non ha una bandiera riconoscibile, dai sostenitori e dagli avversari. Le parole che usa hanno perso il significato di un tempo. Come il "riformismo". Oggi che le riforme le vogliono tutti. A partire dal premier e dal centrodestra, che pensano alla giustizia, al "legittimo impedimento" e al presidenzialismo. Il Pd: quali riforme vuole? E quali "non" vuole? Detti la sua agenda. Dica due o tre cose "memorabili". Che restino nella memoria. Le primarie che si svolgono a partire da oggi e le elezioni di marzo, per il Pd, sono un'occasione importante. Importantissima. Da non perdere. Per non perdersi definitivamente. Ma chi lo guida deve tracciare un orizzonte. Che vada oltre i prossimi tre mesi. Per non rischiare che il Pd venga percepito come un partito provvisorio. Soprattutto dai suoi elettori.
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Arezzo, dal palco della convention del Pdl, il capogruppo al Senato se la prende con il giornalista di Rai Tre Insorge l'opposizione: "Sintomi di censura e repressione". Poi la retromarcia: "Rispetto tutti i cronisti". E lo abbraccia Gasparri dileggia inviato di Ballarò "E' uno sfigato che cerca gossip"
ROMA - Maurizio Gasparri lo dice sorridendo. Ma i toni che usa nei confronti dell'inviato della trasmissione di Rai Tre Ballarò,Alessandro Poggi, non fanno ridere per nulla. Anche se, dopo le polemiche, tutto si risolve in un abbraccio. Tutto inziia durante la convention di Arezzo, quando il capogruppo del Pdl al Senato si rivolge alla platea: "C'è uno sfigato che passa la vita a inseguirci. Solo che oggi non ci sono gossip, non ci sono polemiche e lui non ha un c... da fare...". E, sorridendo, invita tutti a "fargli un applauso". Un'uscita che il conduttore di Ballarò liquida seccamente: "'A Ballaro' mai fatto gossip" dice Giovanni Floris. Polemiche le reazioni dell'opposizione. "Da Gasparri un attacco ad personam contro chi lavora nell'informazione. E' un sintomo della voglia di censura e di repressione che trasuda da una destra diventata berlusconiana, senza avere mai acquisito veramente i principi della democrazia" dice Vincenzo Vita del Pd. "Chi fa informazione non va indicato al pubblico dileggio" rincara Maurizio Ronconi dell'Udc. "Sconcerta il duro attacco di Gasparri alla libertà d'informazione, ancor più grave perchè colpisce un singolo giornalista" afferma Matteo Orfini della segreteria del Pd. "E' evidente che a Gasparri è scappata la frizione di fronte ad una platea compiacente. L'ironia e lo scherno verso chi svolge il proprio lavoro sono di cattivo gusto" afferma Roberto Rao dell'Udc. Davanti al montare del caso, il Pdl è costretto a precisare. "Nessuna offesa a Ballaro', ma solo una battuta goliardica ed un invito all'applauso della platea di Arezzo, scherzando sul fatto che il simpatico cronista cercando, legittimamente, spunti di divisione nel Pdl non ne avesse trovati nell'armonia del convegno" si legge in una nota l'ufficio stampa del Pdl al Senato. Poi scende in campo lo stesso Gasparri che cerca di chiudere la polemica: "Rispetto il lavoro di tutti i giornalisti, comunque la pensino. Tutti loro ad arezzo hanno svolto con grande correttezza il loro lavoro, compreso l'inviato Ballarò. Ora lo chiamerò". Poggi, nel frattempo, smorza: "Ma quale incidente, nessun incidente. Faccio il mio lavoro e basta". Poi, tra i due, c'è un abbraccio. Non è la prima volta che Gasparri se la prende con la stampa. Come quando abbandonò una trasmissione arrabbiato con il conduttore Luca Telese (IL VIDEO) che, a suo dire, gli aveva mancato di rispetto. (24 gennaio 2010)
2010-01-23 Dal Veneto al Lazio, Berlusconi ha chiesto di avere "una quota riservata" per le sue scelte Tra i nomi: Francesca Pascale, Chiara Sgarbossa, Graziana Capone e Daniele Martani Il gran ritorno delle veline-candidate tutte in lista su ordine del Cavaliere di FRANCESCO BEI Il gran ritorno delle veline-candidate tutte in lista su ordine del Cavaliere Silvio Berlusconi ROMA - "Questo Migliori avrà anche esperienza ma non ha proprio il fisico adatto, qui ci vuole una bella donna". Decisamente non ha fatto colpo sul Cavaliere l'ex An Riccardo Migliori, salito ieri a palazzo Grazioli per perorare la sua candidatura a governatore della Toscana. Il fatto è che la preferenza del premier per il sesso femminile (che nel caso toscano dovrebbe portare alla scelta di Monica Faenzi, ex sindaco di Castiglione della Pescaia) abbraccia tutto lo Stivale. Ci risiamo? Stavolta, oltretutto, senza nemmeno l'impiccio di una Veronica che - come accadde in occasione delle ultime europee - protesta contro il "ciarpame". Insomma, sembra che da qualche giorno a palazzo Grazioli sia ricominciato un certo andirivieni. Ed è il primo indizio. Silvio Berlusconi ha poi ripreso da un paio di settimane a frequentare il negozietto di bigiotteria a via degli Astalli, dove vendono le famose farfalline e tartarughine. E siamo al secondo indizio. Inoltre c'è il tam-tam di "Radio Pdl", che riferisce di una precisa richiesta ai coordinatori che stanno compilando i listini delle regionali: in ogni Regione due posti vanno lasciati a disposizione "per il Presidente". A chi andranno questi seggi (sicuri) che la legge attribuisce al governatore vincente? Le indiscrezioni puntano sempre al medesimo identikit: donna, giovane e carina, spesso legata allo "showbiz". La bella Francesca Pascale, del club "Silvio ci manchi", carriera comica a "Telecafone", dovrebbe trovare rifugio nel listino laziale della Polverini. Ma si parla anche di Daniela Martani, l'ex hostess Alitalia protagonista del Grande Fratello9. Mentre Chiara Sgarbossa, ex Miss Veneto, meteorina al Tg4, ha puntato al listino di Zaia. Dalle feste a villa Certosa arriva invece la barese Graziana Capone, laurea in Giurisprudenza, soprannominata l'Angelina Jolie delle Puglie. Tanto per far capire come la pensava, lo scorso agosto concesse un'intervista a "Novella" in cui paragonava Berlusconi a Gesù ("come lui anche il presidente parla ai giovani") e se stessa alla moglie del premier ("magari sarò la nuova Veronica"). In alternativa a un posto da consigliere regionale, c'è chi giura che la "Lara Croft" del Tavoliere possa planare dritta all'ufficio stampa di palazzo Chigi.
C'è poi il listino della Lombardia. E qui val la pena riportare la voce che riguarda Lucia Ronzulli, la fisioterapista del Cavaliere diventata eurodeputata. Dopo l'aggressione di piazza Duomo la Ronzulli si è istallata a casa del premier per seguirne la convalescenza e la sua crescente influenza sul Capo ha dato la stura all'invidia dei berlusconiani, tanto che il nomignolo che le è stato affibbiato nel Pdl è quello di "Rasputin di Arcore". Rasputin-Ronzulli avrebbe quindi sussurrato nell'orecchio di Berlusconi il nome di un suo collega fisioterapista. Ma questi dovrà vedersela con l'igienista dentale del Cavaliere, con il suo geometra di fiducia (Francesco Magnano), con il massaggiatore del Milan e con la giovane Silvia Trevaini, già finalista di Miss Muretto, poi in forza a Studio Aperto. Proprio l'affascinante Trevaini partecipò, insieme ad altre trenta ragazze, al famoso "stage" a via dell'Umiltà prima delle Europee 2009. Quello che portò alla lettera della Lario contro Berlusconi. Sofia Ventura, la politologa di Farefuturo che innescò per prima il caso "veline", oggi ascolta "incredula" i rumors sulle liste: "Mi auguro che non sia vero. Dopo tutto quello che è successo mi sembrerebbe davvero strano che Berlusconi facesse una scelta di questo genere. Ma forse sono solo un'ingenua". © Riproduzione riservata (23 gennaio 2010)
Domani la sfida del "Berlusconi rosso" con Francesco Boccia Quel misto di stordimento e rabbia con cui il partitone si avvia ad una sconfitta annunciata Regionali, ciclone Vendola in Puglia Opa ostile sul Pd alla ricerca di un leader di CURZIO MALTESE Regionali, ciclone Vendola in Puglia Opa ostile sul Pd alla ricerca di un leader Nichi Vendola BARI - "Guagliò, calmi, che la capa gira!". È diventato lo slogan amaro nei quartier generali del Pd. La "capagira" significa il misto di stordimento, rabbia e impotenza col quale oggi il partitone s'avvia a una sconfitta annunciata contro il guerrigliero Nichi Vendola. "Uno che era finito sei mesi fa e noi siamo stati capaci di trasformare in Che Guevara" dicono i vecchi militanti. Soffiano mazzate di vento gelido sul lungomare di Bari e perfino quelle tirano per Vendola. Domenica la gente non andrà in gita e più gente va a votare le primarie, tanto più sale il vantaggio del governatore sullo sfidante. La domanda della gente pugliese non è se vincerà "Nichi o Boccia", dove già la scelta di nome o cognome segna una distanza. Piuttosto "di quanto vincerà Nichi". Se con il dieci, il venti o il trenta per cento. È raro in effetti assistere a una vigilia tanto univoca. Non solo nei sondaggi, per quel che valgono. Ma nei discorsi, negli umori, nei segni sparsi per le strade. Almeno a Bari e dintorni, dove si gioca, cifre alla mano, la metà della partita. Basta confrontare la mestizia delle sedi del Pd con l'allegra sarabanda giovanile di Fabrica, il quartier generale di Vendola. Confrontare i muti e radi manifesti di Boccia con gli squillanti e felicemente populisti del Comandante Nichi, "Solo con(tro) tutti". Misurare con lo sguardo i luoghi della contesa. Mentre i dirigenti del partitone viaggiano per salette da convegno, sezioni desertiche e studi televisivi, Vendola attraversa bagni di folla e prenota per il gran finale di oggi Piazza Prefettura, roba da ventimila persone, che soltanto il Berlusconi dei tempi d'oro è riuscito a riempire con un comizio. L'altro giorno è arrivato finalmente a Bari il segretario Pier Luigi Bersani per sostenere la candidatura di Boccia e l'evento non è riuscito a colmare le trecento poltrone di una sala della Fiera.
"Uno spettacolo avvilente e preoccupante" ammette il senatore dalemiano Nicola Latorre. "Non c'era uno della minoranza del partito. Tutti a sostenere l'Opa ostile di Vendola sul Pd". Lo sfascio del partitone in questa guerra insensata è del resto facilissimo da misurare. Nelle due ore trascorse a Fabrica ho assistito al pellegrinaggio di una decina di consiglieri comunali del Pd e all'arrivo di una comitiva di giovani di Molfetta decisa a organizzare una serata "pro Vendola". "Siete di Sinistra e Libertà?" "Macché, siamo del Pd!". "Per quale motivo, di preciso, avete deciso di suicidarvi?" ha risposto lo scrittore e senatore Pd Gianrico Carofiglio ai messi di Bersani e D'Alema che gli avevano chiesto se "almeno lui" se la sentisse di pronunciarsi per il candidato ufficiale. Dopo che decine di artisti, intellettuali, scienziati e premi Nobel, da Margherita Hack a Dario Fo, avevano aderito agli appelli di Vendola. Dalla parte di Boccia, a sorpresa, è arrivato un solo testimonial e piuttosto bizzarro: Franco Califano. Ma sì, il mitico. Sempre stato "nero". "Ma che te devo di'? Francesco è n' amico. E poi 'sto Vendola che fa la vittima m'ha veramente rotto li...". Così oggi Francesco Boccia, che sembra molto più solo contro tutti, si è consolato sfrecciando fra Foggia e Bisceglie su un'Alfa con al fianco "Er Califfo". "Alla faccia della sinistra da bere, meglio il Califfo" dice lo sfidante. "Prima o poi gli elettori capiranno che quella di Vendola è una truffa, retorica allo stato brado". Prima di domani però pare difficile. Quanto all'altro califfo, Massimo D'Alema, ha deciso di rinviare la nomina romana al Copasir a martedì e di rimanere sulla barca del suo candidato fino all'ultima ora utile. Soltanto che la barca continua a prendere acqua e il ventennale califfato di D'Alema in Puglia rischia di chiudersi. Chi l'ha fatto fare a D'Alema, a Bersani e al Pd tutto di ficcarsi nella trappolona pugliese? Alessandro Piva, regista barese che di "capagira" se ne intende, ha la sua teoria: "Vendola è un Berlusconi rosso e li ha fregati con lo stesso metodo che il Cavaliere usa da anni. E' bravo a far la vittima, quello contro il sistema, quello che si è fatto da solo. E' più moderno, è un comunicatore, si rivolge direttamente al popolo ed è capace di emozionare. Con lui gli avvisi di garanzia funzionano alla rovescia. È un combattente e ha dimostrato di avere nove vite come i gatti. È come Berlusconi". Almeno un po' deve essere vero, se il "Berlusconi rosso" non s'offende al paragone, sembra anzi quasi compiaciuto. Ma sugli errori degli ex compagni del Pci, Nichi Vendola ha anche un'altra spiegazione: "Hanno un rapporto nevrotico con la modernità e non hanno mai davvero chiuso i conti col passato. Ma di tutta la grande narrazione politica comunista, quelli come D'Alema e Bersani hanno conservato un solo tratto, il fascino supremo del comando. L'illusione di poter imporre alla base qualsiasi scelta, per quanto impopolare, in nome del fine superiore del partito. Soltanto che questo fine superiore non esiste più. E alla lunga, senza un'utopia, una trascendenza, la gente prima o poi si stufa di obbedire". L'impressione è che il "poi" sia arrivato di colpo, oggi, qui, in Puglia. Dove il Pd di Bersani rischia di correre incontro a una crisi dura, non soltanto locale, ma nazionale. Per la tigna dalemiana, per incapacità di fiutare il vento, per il "rapporto nevrotico con la modernità", và a sapere. In ogni caso, a quarantotto ore dal voto delle primarie, perfino nel fronte fedele al candidato ufficiale, si discuteva soltanto di come rimediare alla sconfitta. Come rimettere insieme, da lunedì, i cocci di un'alleanza devastata dal palio delle sinistre. Michele Emiliano, il sindaco di Bari che appoggia Boccia, ma non perde mezza occasione di fare l'elogio di "Nichi", si ritaglia fin da subito il ruolo di grande mediatore per il dopo disastro: "Comunque vada a finire, le primarie del Pd hanno cancellato dalla scena politica il centrodestra e segnalato la ricchezza del centrosinistra agli elettori pugliesi. Boccia e Vendola sono due facce di una bella politica, destinate a collaborare da lunedì se il centrosinistra vuole davvero vincere. Ed è già troppo tardi. Perché se Francesco Boccia fosse stato in questi anni il vice presidente della Puglia e l'assessore al bilancio, come in molti avevamo suggerito a Nichi, oggi la Regione non avrebbe buchi, ma risorse da destinare allo sviluppo". Su una linea pragmatica è Alessandro Laterza, editore e presidente degli industriali pugliesi, che finora si è tenuto lontano dalla rissa: "Aspetto che finisca la disfida per tornare a parlare dei fatti. Per esempio dei tre miliardi di fondi europei che finora non siamo stati in grado di ottenere per la Puglia e che potrebbero cambiare la faccia all'economia della regione. La sconfitta del Pd è annunciata, ma la catastrofe si può ancora evitare. Soprattutto se la vittoria di Vendola non sarà schiacciante, come dicono i sondaggi e il popolo del blog. Perché altrimenti il vento si porta via tutti i personaggi. Magari al suono di una musica da circo, come nel finale di Otto e Mezzo di Fellini, che ieri mezza Bari bene è corsa ad applaudire al Petruzzelli, nella versione holliwodiana di "Nine". Per distrarsi col festival del cinema dal festival della politica, per sorridere alla fine di un'altra giornata amara.
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2010-01-22 Bondi dopo la riunione dei leader del Popolo delle libertà "Sui centristi valutazioni locali ma l'ultima parola spetta a Berlusconi" Vertice Pdl sulle Regionali "Non condivisa linea Udc" Vertice Pdl sulle Regionali "Non condivisa linea Udc" Sandro Bondi ROMA - Spetterà al presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, l'ultima parola sulle alleanze con l'Udc per le elezioni regionali. Ma è "confermata una valutazione negativa della linea di Casini". Lo ha ribadito il coordinatore del Pdl e ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, al termine del vertice tra il premier e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, insieme ai capigruppo di Camera e Senato e a tutti i coordinatori del partito. Il coordinatore del Pdl ha ribadito i giudizi espressi ieri dall'ufficio di presidenza del partito sulla necessità o meno di allearsi con i centristi alle regionali. "Confermiamo la valutazione negativa della linea dell'Udc. In particolare, non condividiamo la linea del partito di Casini di volersi alleare a macchia di leopardo, a seconda delle circostanze con la sinistra", ha detto Bondi. "Condividiamo la validità del bipolarismo e intendiamo rafforzare questo percorso ha aggiunto - In questo quadro abbiamo avviato una riflessione sulle prossime elezioni". "Il Pdl - ha detto Bondi - ha presentato e sta per presentare i propri candidati alla presidenza delle Regioni. Abbiamo presentato i nostri candidati e presenteremo i nostri programmi che non abbiamo concordato con nessun altra forza politica". "Se a livello locale - ha sottolineato ancora il ministro dei Beni Culturali - l'Udc riterrà opportuno sostenere i nostri candidati, lasceremo all'autonomia delle nostre organizzazioni politiche a livello regionale l'istruttoria e la possibilità di valutare se accettare il sostegno dell'Udc". "Naturalmente la decisione finale spetterà all'ufficio di presidenza e in particolare al presidente Berlusconi, che valuterà le eventuali decisioni prese in ambito locale", ha aggiunto Bondi. (21 gennaio 2010)
2010-01-21 A palazzo Grazioli la riunione in vista del voto per le amministrative Berlusconi chiede a Brunetta di sfidare il sindaco di Venezia Cacciari Elezioni regionali, il Pdl prende tempo Delega al premier per alleanza con l'Udc Ancora da decidere chi correrà in Puglia, Toscana, Umbria, Basilicata e Marche Il Cavaliere torna ad attaccare Casini "che fa accordi solo in base alle sue convenienze" Elezioni regionali, il Pdl prende tempo Delega al premier per alleanza con l'Udc Renato Brunetta ROMA - Nulla di fatto. Dall'ufficio di presidenza del Pdl arriva una sola notizia certa. E cioè che il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta sfiderà Massimo Cacciari per la poltrona di sindaco di Venezia. Per quanto riguarda le Regioni, invece, il Pdl non scioglie i nodi. E decide di prendere tempo in attesa di risolvere le questioni più complesse, delegando Berlusconi, coadiuvato dai coordinatori, ad approfondire la questione dell'alleanza con l'Udc. Alla riunione a palazzo Grazioli partecipano circa 40 persone tra coordinatori del partito, ministri, capigruppo e presidenti di Regioni. Davanti a loro il presidente del Consiglio ribadisce le critiche all'Udc che "fa accordi solo in base alle convenienze". E al termine il ministro della Cultura Sandro Bondi, uno dei coordinatori del Pdl, afferma che "il problema dell'Udc è che è in distonia con la nostra concezione del bipolarismo". Brunetta a Venezia. Berlusconi ha chiesto a Brunetta di candidarsi a sindaco di Venezia (carica attualmente in mano centrosinistra con Massimo Cacciari). Una candidatura, si legge nel comunicato, chiesta in considerazione "del lavoro fin qui svolto nel governo e del fatto di essere un veneziano autentico e appassionato verso la sua città". Regionali. A quanto si apprende il nome del candidato alla presidenza della regione Puglia resta ancora da definire. Nella riunione in corso, infatti, è stato deciso di rimandare la decisione ai prossimi giorni. In campo rimangono, sembra, due opzioni: il ticket formato da Stefano Dambruoso e Rocco Palese o, in alternativa, un nome 'a sorpresa' ancora da stabilire (si parla di Attilio Romita, pugliese, giornalista Rai e conduttore del Tg1). Quello della Puglia, però, non è un caso isolato. L'ufficio di presidenza ha deciso di dare mandato ai coordinatori di presentare per la prossima settimana anche i nomi di candidati per altre quattro regioni: la Basilicata (in pista c'è anche Magdi Allam, ex giornalista), l'Umbria, le Marche e la Toscana. (20 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
2010-01-19 Il governatore della Puglia dice non essere a conoscenza di una presunta indagine della procura pugliese nei suoi confronti Vendola: "Io sono indagato? "Non mi risulta, forse diversivo" L'inchiesta riguarderebbe un ricercatore barese costretto a trasferirsi in Usa Vendola: "Io sono indagato? "Non mi risulta, forse diversivo" Il governatore della Puglia Nichi Vendola BARI - "A me non risulta niente". Così Nichi Vendola, governatore della Puglia, dice di non essere a conoscenza di una presunta indagine sul suo conto che sarebbe stata avviata dalla procura pugliese nell'ambito di una vicenda che riguarda la sanità. "Penso - ha aggiunto parlando all'Ansa che lo ha interpellato in proposito - che sia un diversivo di questa stagione politica". Secondo voci che sono circolate in serata ma che non hanno per ora trovato conferma, Vendola sarebbe indagato nell'ambito di una vicenda che riguarderebbe un ricercatore barese costretto a trasferirsi in America essendo stato penalizzato nella collocazione in una struttura a Bari alla quale, a suo giudizio, avrebbe avuto diritto. "A me non risulta niente - ha insistito Vendola - anzi, meriterei una lode per aver convinto un 'cervello' così importante a tornare in Puglia". "L'idea che io possa essere indagato per aver contribuito a far venire in Puglia uno scienziato di fama mondiale è semplicemente una vergogna che si ritorcerà su chi ha tentato una simile impostura", ha detto ha detto Vendola, intervenendo stasera per telefono alla trasmissione 'Il Graffio' di Telenorba. "Quanti mesi sono - ha detto Vendola - che rimbalza questo schizzetto di fango da una parte all'altra. Abbiano il coraggio di combattermi politicamente e non con il gossip, con il pettegolezzo e portando in giro un secchiello di fango e provando a schizzarmi. E' veramente stucchevole questa cosa". "Se io ho fatto qualcosa di male - ha concluso - mi dicano che cosa ho fatto di male nella mia vita e nella mia esperienza di governatore. Dicano un fatto, un reato, un pensiero cattivo che ho avuto. Per il resto lascino le persone per bene nella condizione di poter lavorare serenamente".
Intanto, da fonti vicine alle indagini, si apprende che il nome di Nichi Vendola non è al momento iscritto nel registro degli indagati della procura di Bari. Secondo le voci, il governatore sarebbe indagato per tentativo di concussione. A quanto si apprende, "nulla è cambiato e non ci sono fatti nuovi" rispetto alla smentita fatta dal procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, l'11 novembre 2009. Laudati all'epoca assicurò che il governatore non era indagato e che a suo carico ci sarebbero state "valutazioni future". Il procuratore smentì l'esistenza di una indagine a carico di Vendola dopo che 'Libero' aveva pubblicato stralci di un'informativa dei carabinieri che accostava al nome di Vendola, e a quello di altre 10 persone, il reato di tentativo di concussione per aver imposto a direttori generali delle Asl la nomina di dirigenti e funzionari, manovra questa che sarebbe servita per rafforzare il loro peso politico sul territorio. Laudati è tornato a smentire 'categoricamente' ai cronisti l'esistenza di un'indagine a carico di Vendola all'inizio di dicembre 2009. In quella circostanza si seppe che il procuratore aveva dato disposizioni ai suoi sostituti che eventuali iscrizioni nel registro degli indagati relative alle indagini sulla sanità pugliese dovevano essere preventivamente autorizzate direttamente da lui. (18 gennaio 2010)
2010-01-17 L'assemblea regionale del partito approva all'unanimità scelta e data del 24 gennaio contro il presidente uscente della Puglia, che si ripresenta senza l'appoggio dei partiti Regionali, il Pd candida Boccia alle primarie D'Alema striglia Vendola: "Ha complicato tutto" Gli sfidanti: "Io e Nichi lavoriamo per lo stesso obiettivo". "Mi fa piacere questo repentino cambio di umore" A Roma teatro Eliseo stracolmo per l'avvio della campagna elettorale della Bonino. In Campania il Pdl candida Caldoro Nichi Vendola e Francesco Boccia BARI - "Da fratello maggiore, rimprovero la logica di affrontare problemi politici attraverso scorciatoie personalistiche. E' questo che ha complicato tutte le cose". Massimo D'Alema, intervenendo all'assemblea regionale del Pd pugliese a Bari per decidere sulla vicenda della candidatura per la presidenza della Regione alle prossime elezioni di primavera, si rivolge così a Nichi Vendola. L'ex premier parla delle ragioni per le quali si è giunti alla decisione odierna (presa all'unanimità) di candidare Francesco Boccia alle primarie del centrosinistra del 24 gennaio, contro Nichi Vendola, presidente uscente della regione Puglia, che si è ripresentato senza l'appoggio dei partiti. Ripercorrendo i vari passaggi politici degli ultimi mesi tra le forze politiche nella coalizione del centrosinistra, anche in vista di una possibile alleanza con l'Udc, D'Alema ha ricordato che, quando ci fu il rimpasto della giunta, Vendola assunse "una iniziativa spregiudicata che, se l'avessimo fatta noi, sarebbe stata definita un 'orrendo machiavellismo'. Invece l'ha fatta lui - ha osservato l'ex premier - ed è 'politica'. Vendola pensò di stabilire un rapporto diretto con l'Udc, promuovendo nella giunta regionale un consigliere che era uscito dal Pd per entrare nell'Udc. Noi non abbiamo protestato, per senso di responsabilità, pur di fronte ad una scelta che poteva apparire abbastanza lesiva della dignità di un partito. Abbiamo fatto bene". Secondo D'Alema, per il Partito Democratico l'Udc "non è mai stata una scelta alternativa alla sinistra e il Pd per la sua posizione centrale può garantire una ampia alleanza. Sappiamo bene - ha concluso - che sostituire a Vendola l'Udc è politicamente perdente e lacerante per il nostro popolo, ma soprattutto non è in grado di garantire la governabilità della Puglia". D'Alema comunque ha ricordato in vari passaggi del suo intervento l'importanza di proseguire e concludere il percorso politico che, in tutta Italia, porta il Pd ad allearsi con l'Udc per allargare la coalizione di centrosinistra, un percorso già riuscito con successo proprio in alcuni comuni pugliesi nelle scorse elezioni amministrative.
"Noi lavoriamo per l'unità - ha proseguito ancora D'Alema - facciamo le primarie per poter recuperare Nichi Vendola, altrimenti non avremmo avuto il bisogno di farle; vogliamo aprire una prospettiva per la Puglia, ci prendiamo una responsabilità e anche un rischio". Secondo D'Alema, Vendola si è trovato di fronte "un problema politico", un problema che sarebbe stato affrontato in maniera sbagliata dal presidente uscente perché "Vendola ha cercato di scaricare la croce nel nostro partito", ha detto D'Alema spiegando che invece avrebbe dovuto fare "ciò che gli avevamo chiesto: convocarci, chiamarci a condividere lealmente la difficoltà politica, noi che - ha ricordato rivolgendosi a Vendola - abbiamo sostenuto lealmente". L'errore del presidente della regione Puglia, e leader di Sinistra e libertà, sarebbe stato perciò quello di "autocandidarsi per risolvere tutto mettendo i partiti con le spalle al muro". Ora, ha aggiunto D'Alema, "abbiamo una settimana per parlare il linguaggio della verità: noi non possiamo subire la menzogna che c'è stata buttata addosso". L'ex premier ha poi invitato il partito a sostenere unitariamente la candidatura di Boccia. "In un momento come questo, al di là delle diverse e legittime opinioni - ha detto - c'è a mio giudizio un dovere di solidarietà politica e umana nei confronti di un giovane uomo politico, con una forte cultura di governo che assume anche un rischio personale accettando una sfida di questo tipo". Gli sfidanti. Un appello a Vendola, a lavorare insieme per la vittoria del centrosinistra, qualunque sia l'esito delle primarie in Puglia, è stato rivolto durante l'assemblea pugliese del Pd da Francesco Boccia. "Io e Nichi lavoriamo per lo stesso obiettivo - ha detto Boccia - forse lo abbiamo fatto partendo da angolature diverse e utilizzando accenti diversi". "Mi fa piacere questo repentino cambio di umore perché nei giorni scorsi lui si è lasciato andare ad espressioni infondate, sopra le righe, non particolarmente garbate e gentili", ha commentato il governatore della Puglia. "Sono molto contento - ha aggiunto Vendola - quando le persone ritrovano l'eleganza della competizione delle idee piuttosto che la violenza della contesa muscolare". Per quanto riguarda le primarie, Vendola si è deto sereno: "Dalla mia parte penso di avere la gente che trovo per strada e dappertutto, quella che mi dice di non mollare. Penso di avere meno sigle ma molto più cuore del popolo pugliese". Emma Bonino inizia la campagna elettorale. Intanto nel Lazio è partita la campagna elettorale per la presidenza della regione Lazio di Emma Bonino, che ieri ha incassato l'ok del Pd. La leader radicale è stata salutata da una standing ovation prolungata e da un teatro Eliseo talmente pieno da dover dirottare tanti simpatizzanti sul vicino teatro Piccolo Eliseo dove è stato allestito un maxi schermo. Caldoro candidato Pdl in Campania. Stefano Caldoro è il candidato alla presidenza della Regione Campania che, ufficialmente, il Pdl regionale proporrà all'ufficio di presidenza in programma per mercoledì 20 a Roma. Con due righe ufficiali, diffuse dallo stesso coordinamento regionale, termina così la lunga discussione, con mesi di polemiche interne, sul nome da indicare per la riconquista della regione Campania. A prendere la decisione ufficiale è stato il coordinamento regionale allargato ai rappresentanti dell'ufficio politico di presidenza, ai parlamentari ed ai coordinatori delle cinque provincie campane. In sostanza il coordinatore regionale Cosentino dopo l'incontro con Berlusconi ha preferito che l'intero organismo regionale prendesse ufficialmente una posizione sul nome del candidato. L'ultimo dubbio sulla possibile alternativa rimasta, a prescindere dallo stesso Cosentino indagato dalla procura di Napoli, è stato sciolto nella tarda mattinata di oggi dal leader degli industriali napoletani Gianni Lettieri che ha dichiarato di non essere più in corsa, 'benedicendo' con un giudizio positivo il nome di Caldoro. (16 gennaio 2010)
2010-01-15 Stop alla consultazione popolare: Agazio Loiero (governatore uscente), Giuseppe Bova e Bruno Censore, si faranno da parte Bersani: "Entro la prossima settimana giochi fatti". Casini: "Doppio forno? Ma tutti vogliono il nostro pane.." Regionali, stop alle primarie in Calabria Candidato Udc per il centrosinistra Pier Ferdinando Casini ROMA - In Calabria il centrosinistra punta su un candidato dell'Udc. Dopo settimane di trattative il Pd ha deciso di fare un passo indietro e di affidare ad un candidato centrista le sua chanche di successo alle regionali di fine marzo. Non a caso il segretario del Pd della Calabria, Carlo Guccione, ha sospeso le primarie già fissate per il 17 gennaio. E così Agazio Loiero (governatore uscente), Giuseppe Bova e Bruno Censore, si faranno da parte. Con molta probabilità, sarà il parlamentare Roberto Occhiuto, esponente delll'Udc calabresea guidare il centrosinistra alle prossime regionali. "Il mandato - dice Guccione - che mi era stato dato nell'ultima assemblea regionale del 2 gennaio di esperire tutti i tentati possibili per realizzare un'ampia coalizione, a cominciare dall'Udc, e, una volta verificata tale disponibilità, a sospendere le elezioni primarie, si è realizzato". Nel Lazio, intanto, è iniziata a Roma l'assemblea regionale del Pd che dovrebbe, in serata, deliberare l'appoggio a Emma Bonino come candidata. Bersani. "Il Pd completerà entro la settimana prossima la mappa di tutti i candidati alle regionali" garantisce il segretario del partito Pier Luigi Bersani, al termine della conferenza dei segretari regionali e provinciali. "La prossima settimana avremo tutti i candidati e gli schieramenti", dice "e con un certo anticipo rispetto a 5 anni fa quando alcune situazioni si chiusero una settimana prima" del voto. Casini. "Noi non siamo arruolabili nè comprabili, nè dagli uni nè dagli altri". Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini commenta così le frecciate che gli sono arrivate dal vertice tra Fini e Berlusconi. "Se ci accettano così, bene. Altrimenti continuiamo ad andare da soli. Siamo e vogliamo vivere di luce nostra, non ci interessa andare nè alla corte della sinistra nè a quella della destra". E poi: "Tutti dicono no alla politica del doppio forno però siccome i nostri voti contano, tutti poi mi chiamano per capire in quale dei due forni mettiamo il nostro pane...". (15 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
2010-01-14 Si torna alle urne. Latorre: "Ma non possiamo andare al voto con due candidati del centrosinistra" Bersani, primarie in Puglia Boccia: "Inutile test bonsai" Il candidato del Pd: "Non cambino le carte in tavola. Vado avanti ma solo se sarà avvallata la coalizione coi centristi"di G. CASADIO e M. FAVALE
Da sinistra verso destra. I duellanti: Nichi Vendola e Francesco Boccia ROMA - Una cosa è allargare le alleanze per vincere alle regionali, un'altra sfasciare il centrosinistra. Pier Luigi Bersani ha cominciato così la riunione di ieri sul "caso Puglia". Chiamati a rapporto nella sede del Pd, a largo del Nazareno, Francesco Boccia, candidato alla guida della Regione che porta in dote l'appoggio dell'Udc; il segretario del Pd pugliese Sergio Blasi; Enrico Letta e il dalemiano Nicola Latorre. Conclusione: in Puglia si torna alle primarie, poiché - spiega Latorre - "una cosa è certa: non possiamo andare al voto con due candidati per il centrosinistra", cioè Boccia e il "governatore" uscente Nichi Vendola, di "Sinistra e libertà", che intende ricandidarsi. Bersani dovrebbe essere a Bari sabato per l'assemblea regionale del partito. Spiegherà che - nonostante l'alleanza con i centristi sia il caposaldo della sua segreteria - la coalizione in Puglia sarà decisa in base a chi vincerà la sfida delle primarie, dal momento che il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha annunciato che non appoggerà mai Vendola. Tuttavia, il segretario democratico ha sentito ieri Casini e cerca di "ammorbidire" i centristi i quali, a sorpresa, potrebbero raccogliere il sostegno del Pd in Calabria sul loro candidato, Roberto Occhiuto. Tanti i fronti aperti e molte le tensioni tra i Democratici. La stessa Puglia in realtà è ancora in alto mare. Boccia infatti, dice: "Se alla fine i gazebo determinano la distruzione della coalizione sarà pure un bell'esercizio democratico ma perdiamo le elezioni: le primarie "bonsai" tra Pd e "Sinistra e libertà", il partito di Vendola, non servono a nessuno perché se non c'è l'Udc salta la coalizione". Va al contrattacco, Boccia: "Io non sono un prestigiatore, né un pifferaio magico, né un incantatore di serpenti", in pratica "se sarà avallata la coalizione con i centristi, andrò avanti. Se cambieranno le carte in tavola, no". Però, lo stesso Massimo D'Alema avverte: "In Puglia c'è uno sforzo per costruire una coalizione in grado di battere la destra, credo che si debba lottare per riportare l'unità nel centrosinistra intorno alla soluzione che garantisce l'alleanza più ampia". Primarie insomma, inevitabili.
Stasera, Bersani riunisce i big - da D'Alema a Bindi, Veltroni, Marini, Fassino, Franceschini, Marino - per parlare del caos-regionali. Bindi darà battaglia. Idem Franceschini. Dura da digerire per i cattolici soprattutto la candidatura di Emma Bonino, leader storica dei radicali, alla presidenza della Regione Lazio. Alcuni agitano lo spauracchio della scissione. Renzo Lusetti, ad esempio, è pronto ad andare nell'Udc, portandosi dietro alcuni parlamentari. La teodem Paola Binetti non è per ora tra questi. "Aspetto di capire cosa fa il partito, se Bonino vince esco dal Pd". Intanto pensa a una squadra che possa aiutare a "digerire" la Bonino: "Se questo rospo lo devo inghiottire, con cosa me lo fanno digerire? Io dico a voce alta l'opinione di moltissimi". Michele Meta al contrario, ritiene che "Bonino ridà competitività alla coalizione". Bonino ha avviato ieri gli incontri con tutte le forze politiche del centrosinistra per affrontare anche i nomi del "listino" ma innanzitutto i punti del programma. Di Pietro, leader di Idv, aveva chiesto di dare la priorità assoluta al patto di programma: questa mattina vede la Bonino e Pannella. E ieri ribadisce: "Ho già incontrato Bersani, se son rose fioriranno. Sono pronto a discutere anche con Casini". La candidata "governatrice" del Lazio telefona anche al leader del Prc, Paolo Ferrero, che ha incontrato Bersani. Nel Lazio potrebbero esserci delle consultazioni nei circoli Pd sulla Bonino. Il centrosinistra cerca di non farsi autogol. Ma stasera sul tavolo dei "big" democratici c'è pure il "caso Umbria". Maurizio Migliavacca, capo della segreteria di Bersani, rilancia Rita Lorenzetti: "È il meglio, la più autorevole". Lorenzetti ha concluso il secondo mandato di "governatrice" e ha bisogno di una deroga per partecipare alla corsa. Il partito è spaccato. © Riproduzione riservata (14 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
IL CASO. Guccione: nel Pd "pronti a bloccare le primarie" Bersani offre a Casini la guida della regione. L'Union gradisce molto. E Pierluigi gela i suoi candidati "Diamo la Calabria all'Udc" I centristiavvisano: "Molti politici sono inquisiti. Riteniamo opportuno evitare che prendano parte alla corsa per la presidenza"Dal nostro inviato ANTONELLO CAPORALE
Pierluigi Bersani COSENZA - "La questione è cruda ed è questa qui: in Calabria non tutti si possono candidare. Molti politici, anche senza condanne definitive, sono coinvolti in inchieste, e il senso di opportunità dovrebbe obbligarci a metterli da parte. Azzerare, rasare il prato fino alle radici". Non sempre le parole conducono ai soliti noti. Chi parla come Di Pietro è l'uomo di Pierferdinando Casini, il suo dominus calabrese, il deputato cosentino Roberto Occhiuto, dall'andatura democristiana eppure ricca (sempre a parole) di nuova risolutezza. L'ermeneutica calabrese traduce la presa di posizione nella voglia dell'Udc di alzare il prezzo dell'accordo con il centrosinistra da renderlo impossibile. Quelli di Casini avrebbero già un'intesa col candidato del centrodestra e un approdo sicuro: se vincono c'è la vicepresidenza con due assessorati. Piatto ricco mi ci ficco? Ma, ed è qui il secondo fatto, Bersani ha offerto a Casini la guida della Calabria. E, terzo fatto, Casini ha gradito molto. Tanto che, quarto ed ultimo evento, il segretario regionale del Pd Carlo Guccione ha annunciato: "Pronti a bloccare le primarie". La politica è la prima fabbrica calabrese, sebbene il presidente della Confindustria di Calabria Umberto De Rose nutra fiducia nel manifatturiero e nell'alimentare: "Stiamo andando bene e senza aiuti di Stato". No, la politica per tanti, forse troppi, resta l'unica via di sostentamento. Ogni cosa è super-finanziata. Soprattutto la salute. Sebbene nella regione esistano 37 ospedali pubblici - sette solo nei dintorni di Gioia Tauro - e 30 cliniche private, alcune patologie (quelle oncologiche anzitutto) sono ancora incurabili. Silvio Gambino, direttore della Scuola di pubblica amministrazione: "La politica ci condanna alla vergogna". La Regione paga i medici di Cosenza e quelli di Bologna, paga i ricoveri a Reggio Calabria e a Brescia. Spende al punto di trovarsi con un miliardo e ottocento milioni di euro di debiti con lo Stato. Default assicurato. La corsia d'ospedale è l'unico luogo dove si raccolgano tessere e uomini, al punto che proprio in un'astanteria cosentina è stata concepita la lista "Autonomia e solidarietà", una delle sigle poi apparentate al Pd. Medici, infermieri, spicciafaccende, portantini, ex sindacalisti: con l'8 per cento la lista è stata determinante per confermare al governo della Provincia il centrosinistra.
Gli ospedali sono la disgrazia vera e la fortuna vera di Agazio Loiero, governatore in corsa per il secondo mandato. Grande facitore di tessere, gestore eccellente delle fameliche clientele, ha costruito un potere cospicuo che è però divenuto il suo tallone d'Achille. I risultati conseguiti su altri fronti (l'utilizzo dei fondi europei, una rinnovata verve nella spesa culturale, per la formazione post universitaria e dell'eccellenza) non bastano a compensare il deficit del buco nero sanitario. Il suo dirimpettaio, Giuseppe Scopelliti, seguace di Gasparri e amico di Alemanno, si è dato alla musica e alle attività più generalmente ludiche per ottenere altrettanti prelibati risultati elettorali. Reggio Calabria, di cui è amato sindaco, ancorché senza acqua potabile (ancora in alcuni quartieri del centro storico aspettano e sperano di poterla bere dal rubinetto), è una rumba permanente, ballerine e cantanti, spettacoloni e fuochi d'artificio: Venditti, Nannini, Ricky Martin, Duran Duran, Sting. Paga il Comune, divertitevi! Un milione di euro a Rtl, quella dei "very important people", per rallegrare in agosto i reggini in spiaggia, farli sentire al centro della vita e anche dell'Italia. Il centrodestra ci crede e Scopelliti è favorito. Anche perché il centrosinistra si presenta come al solito diviso. Contro Loiero ci sono i diessini. In quattro comandano da quarant'anni e Giuseppe Bova, mite settantenne, presidente del consiglio regionale, è pronto alle primarie della sfida. L'anagrafe certifica cosa sia in Calabria il potere: immutabile. "Il mio partito mi sopporta appena e devo a Gianfranco Fini, solo a lui, se sono deputata e riesco ancora a parlare. Il volto del potere è sporco di affari, se non di peggio", garantisce Angela Napoli, deputata del Pdl. Per dire: l'area elettorale della Locride varrebbe il 13 per cento dei voti. Che si spostano come un pendolo: vanno dove si vince. Chi vince? "Noi ci battiamo per una terza via, l'unica strada della legalità", dice Luigi De Magistris, capo calabrese di Italia dei Valori. Con Pippo Callipo, industriale del tonno, vittima indomita del racket, si trasferiscono coloro che non ne vogliono sapere sia del Pd, che degli altri partiti di sinistra. © Riproduzione riservata (14 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
2010-01-12 Esito positivo dell'incontro tra la candidata alla presidenza della Regione Lazio e il segretario del Pd. "Primarie? Non mi risulta" Regionali, Bonino incontra Bersani "Mi ha confermato il suo sostegno" Vendola: "Sarò in campo in ogni caso, anche senza l'appoggio dei democratici" Il segretario democratico incontra il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro Emma Bonino ROMA - Il via libera è arrivato. "Il Pd sosterrà la mia candidatura". Emma Bonino commenta così l'incontro mattutino con il presidente del Pd Pierluigi Bersani. Due ora faccia a faccia per ottenere l'appoggio ufficiale dei democratici nella corsa per la poltrona di presidente della Regione Lazio. "Bersani ha confermato le sue opinioni" dice l'ex commissario europeo. E la mente corre a quando il segretario democratico definì quella della Bonino la candidatura di una donna "fuoriclasse". "Bersani ha confermato la sua indicazione, adesso abbiamo un incontro con il Pd del Lazio nel pomeriggio - aggiunge la Bonino - Le mie impressioni sono nettamente positive, ci sono le condizioni perché si ricrei l'entusiasmo delle grandi vittorie civili, parlo dell'aborto ma anche del finanziamento ai partiti. E' un nuovo inizio". Il che esclude anche possibili primarie, nonostante a chiederle fossero diversi esponenti del partito, tra i quali la presidente Rosy Bindi: "Non mi risulta" replica secca Emma Bonino. Che all'idea della consultazione popolare non pensa affatto. Non nasconde l'ottimismo la candidata radicale che dovrà vedersela con Renata Polverini, segretaria dell'Ugl su cui il centrodestra concentra le ambizioni di vittoria. "La Polverini è molto attiva, lo sarò anch'io" replica Emma Bonino. Per una situazione che si risolve, una che resta ancora in alto mare: Puglia. Dove, tuttavia, il governatore uscente Niki Vendola conferma di non avere alcuna intenzione di tirarsi indietro, con o senza il sostegno del Pd. Che adesso si trova alle prese con il candidato "ufficiale" (Francesco Boccia) e con l'attuale governatore che sembra intenzionato a non mollare la presa. "Sarò in campo in ogni caso - dice Vendola - nel caso di un mancato appoggio dei democratici mi schiero con una quantità di liste rappresentative di soggetti e battaglie politiche". Sempre in mattinata Bersani e Di Pietro si sono visti. "Stanno lavorando per costruire una coalizione per l'oggi e per il domani insieme a quelle altre formazioni politiche ed associazioni della società civile che vogliono lavorare con noi" spiega il leader dell'Italia dei Valori. (12 gennaio 2010)
L'INCHIESTA / Lo scrittore Carofiglio: "Le elezioni saranno evento dadaista" Boccia: "Con Nichi la sinistra da bere". Vendola: "Io vado avanti" Il tramonto del laboratorio Puglia la guerra balcanica che scuote il Pd di CURZIO MALTESE Nichi Vendola TUTTE le piste dell'inguacchio pugliese, come lo chiamano qui, per dire di un inciucio andato male, portano a lui, la volpe del Tavoliere, il leader Massimo. Magari capiva più di politica estera che non d'Italia e forse non ci libererà mai da Berlusconi. In compenso, nel far fuori chiunque gli possa fare ombra nel centrosinistra, D'Alema è sempre infallibile. Uno dopo l'altro, Prodi e Cofferati, Veltroni e Rutelli. Liquidata la pratica nazionale, è tornato nelle sue terre e in un mese ha schiantato i due miti locali, Michele Emiliano e Nichi Vendola. In cambio, s'intende, di un grande disegno. Il professor D'Alema aveva deciso che nel laboratorio pugliese dovesse nascere la nuova creatura del centrosinistra. Un mostro invincibile e un po' Frankenstein, con dieci partiti, una gamba di Casini qua, un braccio di Di Pietro là, un piede comunista e uno ex fascista, innestati sul corpaccione inerte del Pd. Ma il colpo di fulmine che doveva animarlo non è arrivato. Così l'inventore è ripartito sul destriero per Roma, lasciando il fido assistente Nicola Latorre a fronteggiare incendi e forconi. E l'incendio avanza, dilaga. "Al posto del nuovo centrosinistra allargato, si rischia di avere la spaccatura nel Pd, a Bari come a Roma", commentano allarmati i militanti. Di ora in ora s'incarognisce la battaglia fra i candidati, che alla fine potrebbero essere quattro. Due nel centrosinistra, Nichi Vendola e Francesco Boccia, e due a destra, Antonio Distaso, candidato ufficiale del Pdl, e la finiana Adriana Poli Bortone. "Di questo passo" è la sintesi dello scrittore Gianrico Carofiglio "le elezioni di marzo si presentano come un evento dadaista".
Chi avrebbe mai potuto immaginare una simile triste fine per la primavera pugliese. I fatti non contano più nulla. Bari la stanno ammazzando il pettegolezzo e le televisioni. Da un anno la città sta sulle prime pagine per storie di malaffare e cocaina, escort e appalti, e parentopoli. Alla fine gli stessi pugliesi vi si specchiano. Eppure, al netto di scandali tutti ancora da dimostrare, di processi da celebrare chissà quando, Bari e la Puglia rimangono agli occhi di chi arriva l'unico pezzo d'Europa a sud di Roma, l'unica area meridionale non riducibile a una Gomorra di rifiuti, mafie, frane, rivolte, collasso sociale. Lo sanno tutti, a destra e a sinistra. Lo dicono le statistiche, gli indicatori di crescita per cui la Puglia è seconda alla sola Lombardia. Lo vedono gli inviati sull'eterno "caso Bari" come i trecento clandestini sbarcati l'altro giorno dall'inferno di Rosarno nel lindo aeroporto di Palese. Non si capisce allora la ragione di questa guerra balcanica nel centrosinistra. Se non appunto per via della condanna a essere il "laboratorio della politica nazionale". "Un'antica iattura - commenta il sociologo Franco Cassano - Dai tempi di Aldo Moro, giù fino al pentapartito e ora a questa vicenda. È chiaro che la partita era nazionale. Era il segnale di un ritorno al primato dei partiti. Basta Vendola e basta pure Emiliano. Basta con le primarie, che qui in Puglia sono nate, almeno quelle vere. Basta con la cosiddetta società civile. La ricreazione è finita. Un progetto coloniale che qui ha sempre fallito e che considero sbagliato. Ma al quale si potrebbe riconoscere una dignità se almeno fosse stato chiaramente esposto. Invece si è andati avanti a colpi di vertici segreti, trovate tattiche. Il risultato è lo scoppio del laboratorio. Ora se il centrosinistra vuole salvare la faccia deve fare una veloce retromarcia e tornare alle primarie". Primarie, primarie ripetono gli intellettuali pugliesi, ma anche la gente al mercato. E ormai le primarie le vuole anche mezzo Pd romano. "Perché sono nello statuto del partito" ricorda la presidente Rosy Bindi. "Ma prima ancora sono iscritte nel senso comune" aggiunge un pugliese ormai romanizzato come il produttore di cinema Domenico Procacci. La pressione è forte e ieri i delegati dell'area Emiliano, entrati in assemblea per votare a favore di Boccia, sono usciti dicendo "primarie". Nell'imbarazzo dello stesso sindaco Emiliano, che di imbarazzi ne ha avuti e ne ha procurati molti in tutta la vicenda, compresa l'impronunciabile richiesta di una legge ad personam per candidarsi alla Regione. A opporsi è rimasto quasi soltanto Francesco Boccia, che sui manifesti a favore delle primarie ironizza pesante: "La solita sinistra da bere che Vendola si è conquistato con le consulenze in regione. Fare le primarie oggi significa perdere subito l'Udc, quindi il progetto di nuova alleanza". Ma intanto le centinaia di giovanissimi volontari che lavorano per Vendola non hanno l'aria da salotto, le migliaia di messaggi sui web non li paga la Regione. Gli strateghi hanno molto sottovalutato il fenomeno Vendola, che è mediatico prima che politico. Il compagno Nichi è un combattente. L'aveva annunciato fin dalla prima riunione con D'Alema: "Se credete di farmi fuori o che io mi faccia da parte, vi sbagliate. Io vado avanti, farò il martire. Che alla fine, paga sempre". E l'ha fatto benissimo, il martire dell'orrida casta politica, soprattutto in televisione da Santoro. Oggi paradossalmente sembra lui, il governatore uscente, il capo della rivolta contro il palazzo. Vendola ha dalla sua argomenti popolari e contro di lui veti incomprensibili. Perché alla fine non lo vogliono più? Perché Casini, che pure gli testimonia grande stima personale, non vuole Vendola? Perché è gay? Perché è comunista? Oppure perché non vuole privatizzare l'acquedotto pugliese, magari al gruppo Caltagirone? Perché i dipietristi non lo vogliono? Perché non ha cambiato la sanità pugliese? Ma in procura negano di avere nulla a carico del governatore. "Tranne un'intercettazione dove cercavo di "raccomandare" come primario un ex docente di Harvard, vedi che colpa" dice l'interessato. Non sarà allora perché non ha mai dato un assessore all'Idv in giunta? Sospetti, dietrologie. "Le solite fesserie dei giustizialisti" liquida Nicola Latorre. E magari sarà vero. Ma vi sarebbero meno sospetti e dietrologie se il Pd avesse messo in campo un criterio chiaro. Le primarie vanno bene per eleggere il segretario regionale e quello nazionale, ma non per il candidato governatore. L'alleanza con l'Udc è irrinunciabile in Puglia, ma era facoltativa nel Lazio. Non si capisce neppure chi comandi oggi nel Pd, se D'Alema o Bersani, che nella vicenda pugliese, dove il partito si gioca la faccia, non s'è ancora mai visto. Oppure magari comanda Casini, tecnicamente segretario di un altro partito, o forse nessuno. L'unica cosa certa è che il laboratorio è fallito e qualcuno deve prenderne atto. Tira aria di ritirata strategica. Il primo a fiutarla è stato Antonio Di Pietro, che ora è pronto a tornare sul nome di Vendola: "Lui o un altro, ma in fretta. O 'sto candidato lo vogliamo scegliere dopo le elezioni?". © Riproduzione riservata (12 gennaio 2010)
2010-01-11 Conferenza stampa a Malpensa del segretario Pd che parla della scelta dei candidati per le prossime elezioni Parole di apprezzamento per la Bonino: ''La ritengo una fuoriclasse e una donna fuori dagli stereotipi'' Regionali, Bersani sulle primarie "No dove la destra è già in campo" Di Pietro: "Nulla in contrario alle singole personalità, il problema è se governeranno per la coalizione o in nome proprio" Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani MILANO - Le primarie "sono un'opportunità e non un obbligo". Lo ha precisato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, durante una conferenza stampa a Malpensa. "Il partito non è un notaio che stila il regolamento delle primarie, decidono le assemblee regionali". E a proposito del Lazio, Bersani ha chiarito che in casi come questo dove "la destra è già in campo, dobbiamo privilegiare l'immediatezza e l'efficacia della proposta". Di certo, ha aggiunto il segretario, ''adesso dobbiamo privilegiare la messa in campo di candidati forti''. Sulla questione, ha detto, ''i lavori sono in corso'' e le candidature ''sono in dirittura d'arrivo in 8-10 regioni''. I nodi più difficili da sciogliere restano quelli del Lazio e della Puglia. Sulla possibilità di schierare la Bonino nel Lazio, Bersani ha speso parole di apprezzamento nei confronti dell'esponente radicale: ''La ritengo una fuoriclasse e una donna fuori dagli stereotipi''. Quanto al 'caso' Puglia, ''gli organismi di partito - ha detto Bersani - prenderanno le loro decisioni, garantendo il massimo allargamento di competitività del nostro schieramento''. Il Pd che Pierluigi Bersani ha in mente sarà più forte nel nord del Paese. "Voglio un partito - ha detto il segretario - che investa il massimo di autorevolezza in questa parte d'Italia". E dopo aver sostenuto la candidatura dell'ex presidente della Provincia, Filippo Penati, alle prossime regionali, Bersani ha annunciato di voler puntare su nuove forze. "Intendo valorizzare - ha concluso - risorse politiche di nuova generazione in questa realtà". Anche l'Italia dei Valori è pronta a sostenere nel Lazio la candidatura di Emma Bonino. Ad annunciarlo è stato lo stesso Antonio Di Pietro che questa mattina a Milano ha chiarito la posizione del partito: ovunque non contraria "alle singole personalità" e "aperta al dialogo su progamma e sul rapporto di fiducia". "Il Pd - ha detto Di Pietro - ci deve ancor far sapere quando scioglierà le riserve e sulla base di queste decideremo. Parlerò in settimana con il segreatario Bersani, ma anche con tutti gli altri rappresentati dei partiti del centrosinistra. Non abbiamo nulla in contrario alle singole personalità, il problema è se governeranno in nome della coalizione o in nome proprio". Per quanto riguarda i contenuti, Di Pietro ha detto che l'IdV condividerà soltanto programmi "che non facciano nè sconti, nè inciuci con il centrodestra" e che abbiano al centro "l'interesse di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi".
Bonino. Molte delle questioni sul tavolo, con tutta probabilità, verranno affrontate domani nell'incontro che Emma Bonino avrà con i vertici del Partito democratico: "La palla è al Pd - ha detto la Bonino ai microfoni di radio radicale - nel senso che il percorso che abbiamo fatto pone evidentemente questo problema. Formalmente abbiamo chiesto una consultazione al Partito democratico, perché certamente il Lazio è una regione importante ma noi abbiamo riconfermato la nostra scelta di presenza di liste Bonino-Pannella in tutta Italia. Domattina questo incontro sarà occasione per un giro d'orizzonte sulle regionali di fine marzo". La vicepresidente del Senato ha anche risposto alle critiche dei teodem Paola Binetti ed Enzo Carra su una sua possibile candidatura. "Parlamentari come Binetti o Carra - ha detto - mi sembrano soffrire di una certa sovra-esposizione. E mi sembrano, più che del mondo cattolico, espressione della parte più clericale o integralista; come mi sembra integralista l'affermazione 'o lei o io' che viene attribuita alla Binetti e che a me non verrebbe mai in mente". Quanto all'Idv la Bonino replica a Di Pietro: "Quando parla di liberismo mi sembra che parli anche un po' a vanvera". "A prescindere dal fatto che le elezioni regionali hanno poco a che vedere con l'articolo 18 o altro, e che si tratta di iniziative politiche nostre - ha osservato la Bonino - le differenze tra noi e lui sono così marcate che francamente mi sembra anche inutile tirar fuori l'articolo 18. In realtà di pietro polemizza con noi pensando al suo rapporto con il Pd". (11 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Pd, Bonino chiede sostegno pieno "Nessun problema con i cattolici" "Mi auguro di avere il sostegno convinto del partito democratico". Così la candidata dei radicali alla presidenza della Regione Lazio, Emma Bonino, che sollecita una presa di posizione ufficiale del Pd, dopo l'apertura convinta di Bersani e malgrado le resistenze che restano soprattutto intorno al nodo delle primarie. "Forse posso avere dei problemi coi clericali - ha spiegato - ma non con i cattolici" "Mi auguro di avere il sostegno convinto del partito democratico". La candidata dei radicali alla presidenza della Regione Lazio, Emma Bonino, nel corso di un'intervista al tg5, ribadisce la convinzione di essere l'"uomo giusto" per il centrosinistra nella corsa alla Regione, sollecitando così una presa di posizione ufficiale del Pd, dopo l'apertura convinta di Bersani e malgrado le resistenze che restano soprattutto intorno al nodo delle primarie. "Forse posso avere dei problemi coi clericali - ha detto Bonino - ma non con i cattolici con i quali ho lavorato sempre in tutta la parte sociale e di volontariato, non mi pare sia questo il problema". "In più - ha spiegato - su tutti i temi i radicali hanno sempre unito il popolo italiano, forse hanno spaccato i vertici di partito o le gerarchie ecclesiastiche". Secondo Bonino, "la scadenza elettorale amministrativa è molto importante per l'intero paese e per questo le nostre liste saranno presenti ovunque. In questi ultimi decenni le regioni hanno acquisito una grande importanza in Italia, gestiscono settori importantissimi per la vita dei cittadini, dalla sanità alla gestione del territorio". Per quanto riguarda il programma da mettere in campo, Bonino ha ribadito: "no alla scelta del nucleare, sì alla scelta dell'efficienza energetica e delle energie alternative". Inoltre, sulla questione sul lavoro e sulle donne, "dico sì ai servizi alla persona, per la cura e l'assistenza di bambini e anziani, e no, oggi in Italia, al quoziente familiare". "Mi un sembra contributo utile che i Radicali con la loro limpidità possono dare al Paese con l'anagrafe pubblica degli eletti e la trasparenza totale sulle gare d'appalto e sulle nomine". Una decisione in tempi brevi da parte del Pd viene sollecitata anche dal senatore Achille Serra, intervenuto stamani a Radio città futura. "Provo una grande amarezza - ha detto ai microfoni - abbiamo lasciato da settimane campo aperto all'avversario e ancora non ho capito quale candidato il Pd intende sostenere". "Lo dico non da possibile candidato - ha spiegato - mi onora che sia nato un comitato a mio sostegno, ma dal partito non ho ricevuto alcuna richiesta. No mi preoccupo di questo. Ciò che mi amareggia è l'assenza di indicazioni. La Polverini è battibile, e ho grande stima della Bonino. Ho sentito che non ha alcuna intenzione di partecipare ad elezioni primarie, per le quali, peraltro, sento dire dal segretario del nostro partito, ci sarebbe ancora tempo. Certo, e primarie vanno sempre fatte, ma le elezioni regionali sono imminenti edil nostro ritardo è mostruoso. Bisogna svegliarsi". (11 gennaio 2010)
2010-01-08 Il leader Udc: "Non vogliamo essere arruolati Io lavoro per modificare l'assetto della politica" Casini: "In Puglia il primo laboratorio ma non guiderò un'armata Brancaleone" di FRANCESCO BEI ROMA - "La Puglia è la cartina di tornasole". Pier Ferdinando Casini ne è convinto, quella regione "può essere davvero un laboratorio nazionale" per capire come evolve l'assetto politico. Lì l'Udc sostiene il candidato del Pd Francesco Boccia, mentre nel Lazio la scelta è caduta Renata Polverini. Casini, si dice che abbiate fatto la vostra scelta a favore della finiana Polverini per dare una mano al presidente della Camera nel suo confronto con Berlusconi. C'è del vero? "Dietrologie. Ci sono in campo due candidate serie, la Bonino, che ha fatto benissimo come commissario europeo, e la Polverini. Abbiamo privilegiato la Polverini per la maggiore sintonia che c'è sulle questioni sociali e perché abbiamo apprezzato l'atteggiamento anche severo che ha avuto con il governo come leader sindacale". Il Pdl immagina che sia un primo passo per il vostro rientro nel centrodestra. "Noi abbiamo scelto il candidato Polverini, non la coalizione. Questo non implica alcuna conseguenza né sugli schieramenti nazionali né alcun impegno su livelli amministrativi diversi, come le province o il comune di Roma". La Bonino vi chiede: perché appoggiate la Bresso in Piemonte e non me? "La differenza per me è chiarissima e si chiama Roberto Cota. Il Piemonte è un tassello della svendita del Nord alla Lega". Ma lei ci si vede in futuro in uno stesso partito insieme a Gianfranco Fini? "Mettevi d'accordo! Un giorno mi indicano come futuro leader del centrosinistra, adesso dovrei fare un partito con Fini. La verità è che io sto lavorando a modificare l'assetto della politica italiana perché questo bipolarismo non ci piace. Tutti vorrebbero intrupparci, ma finora non ci sono riusciti". Non ha risposto alla domanda su Fini... "Tra me e Fini c'è sempre stata sintonia, tranne quando decise di aderire al Pdl. Ma lui adesso sta conducendo la sua battaglia dentro il Pdl e, come si dice, tra moglie e marito non mettere dito: nelle diatribe tra Fini e Berlusconi io non voglio entrare". E invece è possibile immaginarla come futuro candidato premier del centrosinistra? "Se il centrosinistra è un'armata Brancaleone come quella messa in piedi da Prodi, per me questa possibilità non esiste né ora né mai". Claudio Scajola vi accusa di praticare la politica dei due forni, Feltri vi definisce "banderuole". "Dal loro punto di vista fanno benissimo ad attaccarci su questo. Noi pratichiamo la politica dei due forni perché non vogliamo essere arruolati né con gli uni né con gli altri. Scajola fa finta di non capirlo, quanto a Feltri... il direttore del Giornale interpreta la pancia del centrodestra, ma io non cambio certo idea perché Feltri mi insulta". In Puglia sostenete il pd Francesco Boccia. State lanciando, come dice Vendola, un'Opa sui democratici? "Evidentemente Vendola finora è stato sulla Luna, oppure era troppo impegnato a occuparsi della sua regione per non accorgersi che a scaricare la sinistra comunista è stato Veltroni nel 2008, non Bersani né tanto meno Casini. La verità è che è in atto un tentativo di bloccare la svolta riformista del Pd: c'è chi vuole far perdere a tavolino la linea sancita dalla segreteria Bersani". Un boicottaggio di Bersani dall'interno del Pd? "Vedo un revanscismo postumo rispetto alla linea uscita vincente dal Congresso. Che non è la linea D'Alema ma è la strategia costitutiva del Pd, visto che fu proprio Veltroni a scaricare Rifondazione". Perché date così tanta importanza alla Puglia? "Perché è una cartina di tornasole, potrebbe essere veramente un laboratorio nazionale. Sia perché si vedrà se il Pd è capace di rendersi autonomo dalla spinte massimaliste, sia perché proprio in Puglia stanno scoppiando anche le contraddizioni interne al centrodestra". Berlusconi annuncia che il 2010 sarà l'anno delle riforme. Solo propaganda? "Che sia propaganda o meno, abbiamo il dovere di sederci e andare a vedere le sue carte. Le riforme servono al Paese, il problema semmai è il contenuto". Bersani apre al confronto ma dice di no a uno "tsunami" di leggi ad personam. "Bersani fa bene a mettere i suoi paletti e noi metteremo i nostri. L'importante è chiudere una stagione in cui ciascuna maggioranza si faceva le sue riforme: una tentazione perniciosa che vedo riaffacciarsi nel Pdl e che porterà a fare soltanto riforme instabili".
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Bonino-Polverini dopo le vicende Marracco e Berlusconi E' la prima sfida al femminile per una poltrona di rilievo nazionale Quella prima partita per sole donne che archivia l'era di escort e trans di FILIPPO CECCARELLI Bonino-Polverini, dunque: e per la prima volta nella storia politica ed elettorale s'intravede una sfida interamente e finalmente al femminile, Lazio per sole donne, con tutto ciò che ne consegue in termini di novità, di buonsenso e di conquiste civili. Ma senza voler guastare il tripudio sia consentita anche una notazione sull'utilità, o se si preferisce sull'indiretto beneficio arrecato alla vita pubblica dagli scandali sessuali, e dovutamente maschili, che in modo del tutto imprevisto hanno reso possibile questa competizione "di genere" nella seconda regione d'Italia e non, come accaduto finora, in piccoli centri, come Chiavari (2002) o Castiglion della Pescaia (2006). Meglio tardi che mai, d'accordo. Però il sospetto è che alla sfida Polverini-Bonino non si sarebbe mai giunti senza che l'opinione e l'emozione pubblica non fossero state scosse dalle faccende per così dire private di Berlusconi e quindi dalla storiaccia di Marrazzo (che certo si sarebbe ripresentato: aveva pronto un libro dal titolo "Missione compiuta"). E' lì intorno, infatti, tra Casoria e Palazzo Grazioli, tra via Gradoli e via Due Ponti, che in un sussulto di resipiscenza, o per qualche inaspettato istinto di sopravvivenza, centrodestra e centrosinistra si sono fatti carico del turbamento dell'elettorato, specie femminile; e così, senza troppo spiegare il perché e il per come, ma in perfetta simmetria, hanno concluso che il governatore del Lazio sarebbe stato comunque una donna. Dice il proverbio: non tutto il male viene per nuocere. Dopo tutto, occorrevano un paio di cicli d'intercettazioni, il Noemigate, il divorzio di Veronica, gli scatti di Zappadu e le registrazioni di Patrizia D'Addario per mortificare una buona volta il maschilismo della libertà; come pure ci sono volute le graziose frequentazioni dell'ex governatore nella periferia romana, quel suo trasporto così umanitario e disinteressato per le persone extracomunitarie per consigliare al Pd che alla Regione Lazio una radicale come la Bonino ha coscienza non pulita, ma limpida. E' vero. La democrazia vive anche di questi scatti; e in momenti di crisi si potrebbe documentare come, dall'Anselmi alla Iotti fino alla Iervolino, la risorsa femminile, non necessariamente materna, abbia già costituito l'ultima spiaggia. Ma una competizione elettorale con due sole donne, che oltretutto si stimano, significa forse qualcosa di più, un sassolino nell'ingranaggio, un seme gettato nel campo delle soluzioni possibili, comunque il segno che si stanno forzando i tradizionali meccanismi di selezione della classe dirigente. Può anche essere la classica rondine che non fa primavera. Può anche essere che il potere maschile si sia piegato come il giunco del proverbio, in attesa che passi la piena. Giorgio Galli, l'unico scienziato della politica che ha studiato la primordialità dei conflitti di genere, sostiene (grosso modo) che le donne sono più svelte e intelligenti nelle loro scoperte, tra cui la scienza e la democrazia, per dire, ma gli uomini sono molto bravi a copiarle e a diffonderle, riconquistando il potere. Si vedrà. Ma intanto, sia pure per un attimo, vale la pena di segnalare che sul piano del potere i guai combinati dai maschi - e per giunta con altri maschi camuffati da super-donne! - hanno sortito un risultato molto concreto che fino a questo momento, a memoria di osservatore, non erano riuscite a ottenere né il "Branco rosa" né la "lista Emily", né le ricorrenti geremiadi di lobby o reti o pensieri della differenza, né le madri mediterranee o le scuole quadri per veline mega-laureate e poliglotte, senza contare le Carfagne, le Brambille e pure le Madie. La qualità della Bonino e della Polverini parla in modo implicito dello scadimento della politica al maschile. Vedi il caso dello scontro democratico Emiliano-Vendola in Puglia. Diceva l'altro giorno l'onorevole Paola Concia, pur assecondando la discutibile deriva biopolitica di questo tempo: "Purtroppo sia Michele che Nichi hanno voluto giocare a chi ce l'aveva più lungo". Ecco, senza ovviamente entrare nel merito, è proprio il risultato che fa riflettere. Ed è come se in politica le donne avessero un'autostrada davanti a sé, l'importante sarebbe che vi portassero un po' più concretezza, almeno, e di civiltà.
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2010-01-07 L'ANALISI L'occasione di Emma di ADRIANO SOFRI Emma Bonino ROMA - Emma Bonino può essere un'ottima candidata di bandiera o una felice occasione per il Pd e l'insieme dell'opposizione. Le buone bandiere sono un premio di consolazione, in una stagione sconsolata: ma sarebbe ora di tornare a cercare, almeno nelle elezioni, risultati veri. Ricapitoliamo ? che non vuol dire torniamo a capitolare. Alla leadership del Pd sta a cuore un'alleanza con l'Udc. È una prospettiva che ha i suoi costi "a sinistra", se dia per perduto un vasto e ormai frantumato elettorato, e un'altrettanto vasta astensione, ma ha una sua logica politica. Anche così ha i suoi ostacoli. Il primo, di procedere verso la liquidazione del famoso bipolarismo: ma si può obiettare che essa è già abbastanza un fatto compiuto. Il secondo, che l'Udc si tiene le mani libere, sicché il Pd, col suo (augurabile) 30 per cento, farebbe da vaso di coccio tra ultimatum di Casini ed esazioni di Di Pietro. In Puglia, il Pd ha tutto il diritto di volere un proprio candidato, e di sceglierlo in funzione dell'accordo cercato con l'Udc. Ma non ha né il diritto né la ragione di imporre un veto alla candidatura di Vendola, che è il presidente uscente, e che lo diventò vincendo un'ardua sfida primaria e un'altrettanto ardua elezione. Una elementare regola avrebbe suggerito di misurarsi con la candidatura di Vendola in primarie aperte. Non lo si è voluto fare, e questo impedisce di imputare a Vendola una responsabilità di guastatore personalista. Peggio, si è insistito per candidare Emiliano, sindaco di Bari. L'idea di privarsi di uno stimato sindaco per candidarlo alla regione, e di correggere per giunta la legge che condiziona la nuova candidatura alle dimissioni dalla vecchia carica, è abbastanza scandalosa. Davvero un partito come il Pd e una coalizione di centrosinistra non trova altre o altri candidati degni se non in chi già occupa una carica importante?
Una simile ammissione di angustia si sarebbe ripetuta nel Lazio, dove il Pd puntava sullo stimato presidente della provincia, Zingaretti. Il calcolo era decisamente azzardato, tanto più nella regione reduce dalle elezioni romane in cui la staffetta ripetuta fra Veltroni e Rutelli finì nel disastro che sappiamo. E che può misurarsi senza alcun sarcasmo, ma sì con amarezza, nella situazione attuale dei protagonisti di allora: appartato Veltroni, in un altro partito Rutelli. Se Zingaretti avesse accettato (o ancora accettasse, non so: ma si mostra persona lucida e responsabile con chi già lo votò) di candidarsi, il rischio concreto sarebbe stato di perdere in un colpo regione e provincia, e andare in convento. Ma anche a non voler paventare un esito simile, e a ostentare un'implausibile audacia, restava il messaggio dato a tutti i cittadini: che per trovare un candidato degno il Pd lo debba spostare dalla carica importante che già ricopre. Messaggio inosservato, tale è l'agonia dello spirito pubblico: ma ci si fermi un momento a pensarci, in un paese di sessanta milioni, in regioni di milioni di uomini e donne, e passano per candidabili solo due o tre uomini già intronizzati ? e donne niente. A questo punto viene la candidatura di Emma Bonino. Dire le sue virtù è imbarazzante, dato che sono diventate proverbiali come un necrologio anticipato. Il centrodestra ha in Lazio una candidata brava e popolare e, scaramucce di fuoco amico a parte, ha nelle vele il vento della disavventura di Marrazzo (e della sciagura delle sue incolpevoli amiche). Emma Bonino è capace, come e più di Renata Polverini, di consensi trasversali, e tuttavia ha fornito una prova rigorosa di fedeltà alla parola data tanto nella disgraziata legislatura precedente, da ministro, quanto nella attuale, da parlamentare radicale nel gruppo del Pd e vicepresidente del Senato. Il Pd ha ritenuto per lo più di dare questa fedeltà per dovuta e scontata, e di trascurare il confronto e perfino le buone maniere nei confronti degli alleati radicali, che spesso le sparano grosse ma stanno ai patti, a differenza di altri alleati. Eletto segretario, Bersani andò al congresso dei radicali italiani e diede prova di attenzione e di una spiritosa affabilità. Oggi, facendo di Emma la candidata propria ? e passando serenamente dalle primarie, perché ci sono altre proposte, da Renato Nicolini, il cui pregio sta, e non sembri una battuta, in una specie di diritto acquisito a non essere preso sul serio, a Loretta Napoleoni, e agli eventuali altri ? il Pd mostrerebbe di impegnarsi a vincere le elezioni regionali, e caso mai a perderle limpidamente, e a rinunciare a farne un paragrafo della trattativa tattica con l'Udc o chissà chi altri. Tattica sofisticatissima, dal momento che l'Udc ha una ferma predilezione per la candidata del centrodestra e soprattutto una vocazione a fissare veti politici e personali. Differenza che Emma Bonino fa bene a sottolineare, non avendo lei veti da imporre, e perciò non amando di subirne. L'inclinazione di Bersani per la concretezza va condivisa, e suggerisce di preferire, in un territorio come le elezioni dove, a differenza che nella vita quotidiana, quello che conta non è partecipare, l'efficacia all'orgoglio di bandiera. In Piemonte, dove la partita è tra il candidato della Lega e Mercedes Bresso, la lista dei radicali italiani si apparenterebbe a quella della presidente uscente del Pd. I radicali farebbero bene a rinunciare a una concorrenza di richiamo nella Toscana di cui leggermente si dà per eterna la prevalenza del centrosinistra. La Toscana ha in Enrico Rossi un candidato autorevole, provato dalla fattiva responsabilità della sanità regionale fra le migliori, se non la migliore, in Europa, che si mostra aperto alle persone e alle loro idee, se ne hanno, Oliviero Toscani compreso. Nel Lazio, Emma Bonino, finora candidata della lista Bonino-Pannella, può diventare la più forte e competente concorrente alla presidenza della Regione. È un passaggio che dipende solo dal Pd, e sarebbe bello che il Pd la facesse dipendere solo da se stesso.
© Riproduzione riservata (07 gennaio 2010)
Casini dopo l'autocandidatura della radicale: "Se le persone sono queste noi appoggiamo il Pdl" E le due candidate si fanno gli auguri. Zingaretti al centrosinistra: "Novità forte o Emma candidata" Regionali, nel Lazio il Pd vicino alla Bonino L'Udc: "Se è così stiamo con la Polverini" In Puglia Boccia avvia le audizioni con i partiti del centrosinistra. Domani vedrà il governatore Vendola L'Idv sospende le trattative con il Pd in Emilia, Piemonte e Umbria dove spunta l'ipotesi Marina Sereni Emma Bonino ROMA - L'Udc sembra sciogliere le ultime riserve per le regionali nel Lazio. "Se i candidati sono Bonino e Polverini, noi siamo con la Polverini", ha detto il centrista Pier Ferdinando Casini, in un'intervista al Tg2. Anche Zingaretti ha terminato le consultazioni per individuare un candidato di centrosinistra: "A questo punto - ha detto al segretario Bersani - o si individua una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale o occorre verificare la possibilità di sostenere la candidatura di Emma Bonino". L'Udc. Casini ha spiegato di stimare la candidata del Pdl sia per "il lavoro svolto all'Ugl" sia per la sua "grande battaglia a favore del quoziente familiare". "In Puglia - ha sottolineato Casini - abbiamo scelto un moderato, perché Boccia è un moderato. Nel Lazio la patata bollente è nelle mani del nostro segretario Cesa, che vedrà come dipanarla". Quanto alle accuse di Berlusconi di praticare "alleanze variabili", Casini ha risposto: "La nostra scelta di alleanze variabili serve ad uscire da questo schema di una politica bipartitica finta e fittizia in cui i grandi partiti litigano su tutto al loro interno". Scambio di auguri Bonino-Polverini. "Faccio gli auguri ad Emma Bonino che è una donna che stimo. La strada non è mai in discesa. Le campagne elettorali sono importanti: bisogna conquistare voto per voto", ha detto la candidata del Pdl alla presidenza della Regione Lazio, Renata Polverini, nel corso di una intervista al Tg5. "Stimo Renata - ha replicato Emma Bonino sempre dagli schermi del Tg5 - e penso che nessuna delle due ne uscirà battuta se sapremo dare vita a un confronto civile, senza lacerazioni, veramente antipartitocratico, solo se sapremo liberare la politica da questa nausea che riesce a provocare in tutti".
Intanto Nicola Zingaretti ha concluso il suo mandato esplorativo. Il presidente della Provincia di Roma ha già inviato le sue riflessioni al leader del Pd Pierluigi Bersani. "A questo punto, emerge l'invito al Partito Democratico di assumere una iniziativa politica che, sulla base dei colloqui avuti, a mio giudizio dovrebbe concentrarsi su una scelta tra due ipotesi: o l'individuazione di una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire, o la verifica di un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino". "E' evidente - spiega in una nota il presidente della Provincia di Roma - che il centro sinistra debba chiudere in tempi rapidi la questione della candidatura nel Lazio. Per questo, in questi due giorni, ho svolto molti colloqui con gli esponenti politici coinvolti nella ricerca di una candidatura del centrosinistra e sostenuta dall'Udc". "Purtroppo - osserva - in base a quanto ho potuto appurare in questo momento, ancora non esistono le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione così larga. Prevalgono ancora valutazioni e attese sia di carattere programmatico che di ricerche di equilibri di carattere nazionale che possono sicuramente avere una soluzione positiva". Ma per il Pd sembra profilarsi un travaglio anche più sofferto di quello provocato dal caso Vendola in Puglia. Almeno così sostiene Paola Binetti: "Un sostegno alla candidatura di Emma Bonino sicuramente sarebbe per me una ragione forte per andare via", dice la deputata teodem in un'intervista che sarà pubblicata domani da Liberal: "Ci sarebbe una vera e propria emorragia - spiega - pensiamo davvero che la componente popolare, ad esempio, potrebbe mai far accettare al proprio elettorato la candidatura di un personaggio dal profilo senza dubbio internazionale, forte, ma anche così scolpito da essere in antitesi con tutta una serie di valori?". Puglia. Continua intanto il lavoro esplorativo di Francesco Boccia in Puglia. Nel pomeriggio il deputato del Pd e il segretario regionale pugliese del partito, Sergio Blasi, daranno il via alle audizioni con i partiti del centro sinistra nel tentativo di trovare un'intesa per l'individuazione di un candidato unico alla carica di governatore. Lunedì scorso Boccia ha ricevuto dalla segreteria nazionale del Pd un mandato esplorativo di 48 ore per ricercare un nome che possa allargare il più possibile l'alleanza. Ieri l'Udc si è detta disposta ad appoggiare Boccia a condizione che entro lunedì prossimo il candidato presenti la coalizione che lo appoggia, indipendentemente dalla posizione del governatore uscente, Nichi Vendola (Sinistra ecologia e libertà). Quest'ultimo ha confermato la candidatura alla quale rinuncerebbe solo se venisse sconfitto nelle primarie rispetto alle quali Boccia è indisponibile. L'audizione più attesa, quella di Boccia e Blasi con Vendola, è in programma - fanno sapere dalla segreteria del candidato-esploratore - non prima di domani al rientro del governatore da un viaggio all'estero. Idv: "Con il Pd confronto sospeso in Emilia e Umbria". L'Italia dei valori continua ad incalzare il Pd. "In attesa dei chiarimenti sulle alleanze, che il presidente dell'Italia dei valori Antonio di Pietro ha richiesto inviando una lettera aperta al segretario del Pd Pier Luigi Bersani, l'Idv dell'Emilia Romagna sospende momentaneamente ogni trattativa con il Pd emiliano romagnolo in vista delle prossime elezioni regionali di marzo". Lo dice Silvana Mura coordinatrice regionale dell'Idv. Ancora più duro il comunicato di Leoluca Orlando, garante regionale Idv Umbria: "Gli attacchi, gli atteggiamenti di sufficienza e di mancato rispetto nei confronti dell'Italia dei valori da parte del Partito democratico, nelle persone dell'onorevole Enrico Letta e dell'onorevole Marina Sereni - recita un comunicato - non consentono in Umbria, come nelle altre regioni, l'avvio di quel confronto che auspicavamo e per cui eravamo pronti". In precedenza anche l'Idv piemontese aveva sospeso il confronto con il Pd. Umbria. Intanto per il Pd c'è da affrontare anche il caso Umbria, dove per evitare le primarie tra Mauro Agostini, ex-tesoriere del Pd, e la presidente uscente Rita Lorenzetti, si potrebbe arrivare a una soluzione unitaria magari sul nome di Marina Sereni, vicepresidente del Pd ed ex-numero due alla guida del gruppo parlamentare alla Camera. (06 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Sul tavolo del segretario del Partito democratico le difficili situazioni di Lazio, Campania e Calabria Pannella: "Zingaretti dice di non aver riscontrato opposizioni tra i democratici sul nome di Emma" Bersani e il rebus delle elezioni regionali tanti i nodi da sciogliere per il segretario Pd Pier Luigi Bersani ROMA - Lazio, Campania e Calabria. Tre fronti aperti per Pier Luigi Bersani a due mesi dalle elezioni regionali. Domani il segretario incontrerà al Pd i rappresentanti regionali del partito per sbloccare lo stallo, ma sono tanti i nodi da sciogliere e le variabili di cui tenere conto. Sul Lazio crescono dichiarazioni esplicite di sostegno a Emma Bonino da diversi esponenti del Pd. Ma sostenere la candidata radicale equivale alla rinuncia definitiva all'alleanza con l'Udc e dal Nazareno si insiste sul fatto l'appoggio dei centristi a Renata Polverini non è affatto scontato. Anche in Puglia il centrosinistra ha un nodo politico da sciogliere per non perdere il sostegno del partito di Casini. In Umbria Lorenzetti presidente uscente dovrà superare lo scoglio del terzo mandato. Questa la situazione regione per regione. Piemonte. Per il centrosinistra correrà la presidente uscente Mercedes Bresso (Pd); la sua coalizione potrebbe includere Prc e Pdci allargata all'Udc. Per il centrodestra in campo l'esponente della Lega Roberto Cota, già presidente del consiglio regionale durante il governo di centrodestra di Enzo Ghigo, capogruppo del Carroccio alla Camera e segretario regionale del partito. Lombardia. I candidati sono il presidente uscente, Roberto Formigoni, e l'ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati che sarà appoggiato da una coalizione di cui fanno parte Pd, Idv e Sinistra e libertà. Ancora non si conoscono i nomi dei candidati di Pdci, Prc e dell'Udc. Liguria. Il presidente uscente Claudio Burlando viene ricandidato dalla coalizione di centrosinistra che cerca anche l'alleanza con l'Udc. Lo sfida l'ex governatore Sandro Biasotti (2000-2005), candidato dalla coalizione che unisce Pdl e Lega Nord Liguria, alla ricerca anch'essa dell'alleanza con l'Udc.
Veneto. Per il centrodestra sarà il ministro leghista Luca Zaia a correre per la poltrona lasciata libera da Galan. Nel centrosinistra c'è l'incognita di una possibile alleanza anti-Lega tra Pd e Udc. I centristi hanno già schierato in campo Antonio De Poli. Il Pd, al momento, ha lanciato il nome di Laura Puppato, sindaco Pd di Montebelluna. Emilia-Romagna. Il centrosinistra punta su Vasco Errani, candidato per il terzo mandato. Il presidente della conferenza delle Regioni ha incassato la deroga all'unanimità dell' assemblea del Pd. Il suo sfidante per il centrodestra sarà Giancarlo Mazzuca, ex direttore del Resto del Carlino, anche se manca ancora l'ufficialità dal coordinamento nazionale. Corre da solo l'Udc che schiera il parlamentare Gian Luca Galletti. L'Idv dell'Emilia Romagna ha sospeso momentaneamente ogni trattativa con il Pd "finché non ci sarà un chiarimento a livello nazionale dei rapporti tra i due partiti", dice Silvana Mura, coordinatrice regionale dell'Idv. Toscana. Enrico Rossi (Pd), attuale assessore regionale alla sanità, è il candidato unico del centrosinistra. Il Pdl non ha ancora ufficializzato un nome. Per l'Udc si profila una corsa solitaria. Il fotografo Oliviero Toscani è il candidato dei radicali. Lazio. Per il Pdl corre la sindacalista Renata Polverini, segretario nazionale dell'Ugl. Il centrosinistra, invece, cerca ancora, anche se la candidatura di Emma Bonino ha avuto l'effetto di una scossa e non è escluso che si converga sulla leader radicale. Mentre Nicola Zingaretti, ha concluso l'incarico esplorativo che gli è stato affidato dal partito per cercare un candidato con alle spalle una coalizione la più ampia possibile. Il presidente della Provincia di Roma ha già inviato le sue riflessioni al leader del Pd Pierluigi Bersani. "A questo punto - spiega in una nota Zingaretti - emerge l'invito al Partito Democratico di assumere una iniziativa politica che, sulla base dei colloqui avuti, a mio giudizio dovrebbe concentrarsi su una scelta tra due ipotesi: o l'individuazione di una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire, o la verifica di un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino". "E' evidente - continua il presidente della Provincia di Roma - che il centro sinistra debba chiudere in tempi rapidi la questione della candidatura nel Lazio. Per questo, in questi due giorni, ho svolto molti colloqui con gli esponenti politici coinvolti nella ricerca di una candidatura del centrosinistra e sostenuta dall'Udc". "Purtroppo - osserva - in base a quanto ho potuto appurare in questo momento, ancora non esistono le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione così larga. Prevalgono ancora valutazioni e attese sia di carattere programmatico che di ricerche di equilibri di carattere nazionale che possono sicuramente avere una soluzione positiva". Crescono i consensi nel Pd attorno alla candidatura della Bonino. L'ala laica del partito è in prima fila con Ignazio Marino, Paola Concia e Beppe Giulietti. Consensi, però, arrivano anche dalla cattolica Maria Pia Garavaglia: "Emma Bonino è persona di qualità, politiche e umane". Ma per il partito sembra profilarsi un travaglio anche più sofferto di quello provocato dal caso Vendola in Puglia. Almeno così sostiene Paola Binetti: "Un sostegno alla candidatura di Emma Bonino sicuramente sarebbe per me una ragione forte per andare via", dice la deputata teodem in un'intervista che sarà pubblicata domani da Liberal: "Ci sarebbe una vera e propria emorragia - spiega - pensiamo davvero che la componente popolare, ad esempio, potrebbe mai far accettare al proprio elettorato la candidatura di un personaggio dal profilo senza dubbio internazionale, forte, ma anche così scolpito da essere in antitesi con tutta una serie di valori?". "Emma Bonino e Nicola Zingaretti si sono sentiti al telefono. E' stato un colloquio cordiale, nel quale Zingaretti ha riferito di non aver riscontrato opposizioni in seno al Pd sul nome di Emma", afferma il leader radicale Marco Pannella. Determinante la scelta dell'Udc. "Se i candidati sono Bonino e Polverini, noi stiamo con la Polverini", ha detto oggi il leader centrista, Pier Ferdinando Casini. Un passo di avvicinamento verso la candidata del Pdl, ma anche uno spiraglio aperto alla possibilità di sostenere un candidato del Pd diverso da Bonino. Tuttavia il centrodestra non sottovaluta la discesa in campo dell'esponente radicale. "Il centrodestra farebbe un grave errore a sottovalutare il peso della candidatura di Emma Bonino, che può giocare la sua partita del tutto al di fuori degli schieramenti consueti", osserva Fabrizio Cicchitto. Marche. Per il centrosinistra in corsa il presidente uscente Gian Mario Spacca (Pd) ma non si sa ancora se a capo di una coalizione Pd-Idv-Udc o Pd-Idv-Prc-Pdci, copia di quella uscente. Il centrodestra non ha ancora candidati. Umbria. In Umbria le 'colombe' sono al lavoro per evitare le primarie. C'è la minoranza franceschiniana che vorrebbe un cambio di passo per i vertici della Regione e in campo c'è già Mauro Agostini (sebbene si sia candidato autonomamente e non in 'quota' Franceschini), ma l'uscente Rita Lorenzetti (bersaniana) non è intenzionata a farsi indietro. Ma per poter correre, Lorenzetti deve avere il via libera di due terzi dell'assemblea regionale del Pd: lo statuto umbro non prevede infatti il terzo mandato. Per evitare una conta dentro il partito, si potrebbe trovare una soluzione unitaria e uno dei nomi più accreditati è quello di Marina Sereni, vicepresidente del Pd ed ex-numero due alla guida del gruppo parlamentare alla Camera. Per il centro destra i nomi che circolano sono quelli del sindaco di Assisi, Claudio Ricci, della capogruppo regionale Pdl, Fiammetta Modena, e dell'imprenditrice umbra Luisa Todini.
Campania. Il 'dossier' Campania che domani Bersani si troverà sul tavolo è piuttosto complicato anche perché proprio ieri è saltato il tavolo di trattativa del centrosinistra. Come spiega il coordinatore regionale, Enzo Amendola, il Pd campano sta subendo un 'effetto Puglia' nei rapporti con Sinistra e Libertà. Fino all'altro giorno infatti il movimento di Nichi Vendola era per fare le primarie (già indicate per il 24 gennaio), ora invece seguendo l'Idv, Sinistra e Libertà non solo dice no alle primarie ma anche ai due nomi in campo per la corsa alla presidenza: De Luca e Cascetta. In campo ci sarebbe anche il rettore di Salerno Raimondo Pasquino in caso di accordo con l'Udc. Già annunciata da tempo per l'Mpa la candidatura di Riccardo Villari. Quadro ancora fluido anche per il Pdl: in pole position l'ex ministro per l'Attuazione del Programma Stefano Caldoro. In alternativa il presidente degli industriali napoletani Gianni Lettieri e il ministro Gianfranco Rotondi.
Calabria. Il candidato del centrosinistra dovrebbe uscire dalle primarie del Pd convocate per il 17 gennaio. I candidati al momento potrebbero essere addirittura quattro: Agazio Loiero, il presidente uscente del consiglio regionale, Giuseppe Bova, il parlamentare Doris Lo Moro e il consigliere regionale, Bruno Censore. Domani è prevista una riunione a Roma con Bersani. Domani al Nazareno si dovrà capire se si faranno le primarie e se sì con quali candidati. Il candidato del centrodestra è il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti. Altra candidatura certa è quella dell'imprenditore Pippo Callipo, sostenuto da Idv e da movimenti della società civile. L'Udc non ha ancora scelto. Basilicata. Il centrosinistra candida l'attuale governatore, Vito De Filippo (Pd). Non c'è alcuna decisione ufficiale da parte del Pdl. Ancora da definire le posizioni di Alleanza per l'Italia e Udc. Puglia. Grande incertezza nel centrosinistra: il governatore uscente Nichi Vendola (Sinistra, ecologia e libertà) si candida appoggiato dai partiti della sinistra estrema. Il deputato Francesco Boccia (Pd),che ieri ha ottenuto il gradimento dell'Udc, è l'altro candidato, ma i nodi da sciogliere sono ancora molti, le primarie e l'aut aut di Casini che ha chiesto una decisione entro lunedì. Il Pdl non ha ancora indicato alcun candidato, anche se si continua a fare il nome del magistrato Stefano Dambruoso. (06 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Politica
Il direttore del Giornale si scaglia ancora contro il presidente della Camera "Ha poche idee e confuse. E le prende a prestito dalla sinistra'' Feltri, contro Fini attacco senza freni "Poveraccio, non sa quello che fa" L'ira dei finiani: "Adesso basta, intervenga Berlusconi" Nel mirino anche Renata Polverini: "Non mi ero accorto fosse una donna.." * Dossier * Pdl, il Secolo contro Feltri "Ora fermiamo gli sfascisti" * Feltri: "Fini come Di Pietro" Insorgono gli ex di An * Fini manda un tranquillante a Feltri "Accetto, ma lui vada piano col lambrusco" ROMA - Lo scontro non accenna a placarsi. Nonostante gli inviti ad abbassare i toni che arrivano dall'interno del Pdl, Vittorio Feltri continua la sua campagna personale contro il presidente della Camera Gianfranco Fini. Prima con l'ennesimo titolo ad effetto sul giornale che dirige: "Perchè Fini resta nel centrodestra?". Poi, nel pomeriggio, ospite di Cortinaincontra, rincara la dose: "Non so quello che succederà tra Fini e Berlusconi nel corso di quest'anno, poichè nessuno sa cos'abbia in testa Fini e, forse, nemmeno lui". E così, anche oggi, la polemica è servita. Condita da toni duri che non sono una novità: "Fini? Poveraccio capisco che lui si trovi in difficoltà, dato che probabilmente ha poche idee e confuse. E le prende a prestito dalla sinistra'' dice il giornalista. Un'uscita che provoca l'ira dei finiani che chiedono a gran voce l'intervento di Berlusconi. Non usa metafore il direttore del quotidiano berlusconiano. E ripercorre, a suo modo, l'iter politico di Fini: "Aderì al Pdl perchè aveva paura di contarsi, chiese un ruolo istituzionale e lo ottenne divenendo presidente della Camera con una bella poltrona, un grande appartamento, camerieri, servitori: capite, per uno che non ha mai lavorato avere tutto quel po' po' di roba. Poi, una volta abituato agli agi si è accorto di non avere più un partito in cui comandare, perchè in quello nel quale era confluito uno che comandava c'era e c'è già: Silvio Berlusconi". E' un fiume in piena Feltri. E a Fabrizio Cicchitto che gli ricorda come i suoi attacchi a Fini siano dannosi per il Pdl, ribatte così: "Il mio pensiero non è il pensiero del PdL: io non faccio politica, la faccia piuttosto Cicchitto che mi sembra pure abbia la faccia giusta per farla.' Poi la fosca previsione: "Alle prossime elezioni regionali ci sara' un travaso di voti dal Pdl alla Lega, questo avverra' perche' quelli che Fini al Nord ha deluso, voteranno per la Lega''.
Le parole di Feltri sono benzina sul fuoco. E la reazione dei fedelissimi di Fini si fa sentire. C'è chi, come il senatore Andrea Augello, dalle pagine del 'Secolo' chiede un documento del direttivo del Pdl contro Vittorio Feltri. Chi, come Flavia Perina, spiega che "le vacanze sono finite ed è ora che si pronunci chiaramente Silvio Berlusconi". Chi, come Marcello De Angelis, parla di "vera e propria campagna d'odio al cospetto della quale l'aggressione della stampa ai danni di Berlusconi è una cosetta da bambini...".
Contro Fini a testa bassa, dunque. E contro tutti coloro che il direttore del Giornale individua come vicini al presidente della Camera. "Adesso hanno candidato una amica di Fini, Renata Polverini. Tutti i giornali di sinistra la appoggiano, ha un tale di nome Claudio Velardi, amico di D'Alema che gli fa la campagna elettorale, non si capisce più niente. Praticamente, in questo modo se prima nel Pdl c'era un'ala destra, ora c'è un'ala sinistra . Su di lei ho avuto anche una polemica con Daniela Santanchè: lei dice che è una donna e va incoraggiata. Io non mi ero accorto che fosse una donna, per questo non sono stato Cavaliere".
(06 gennaio 2010)
2010-01-05 La segreteria del partito ha incaricato il presidente della Provincia di Roma di cercare un antagonista al candidato del Pdl. L'Udc: "Noi con Renata Polverini" Regionali, il Pd alla prova del Lazio mandato esplorativo a Zingaretti Casini: "In Puglia l'Udc disponibile ad appoggiare Boccia ma tagli con la sinistra no global e con le pretese di Vendola. Entro lunedì il candidato presenti la coalizione che lo sostiene" Regionali, il Pd alla prova del Lazio mandato esplorativo a Zingaretti Nicola Zingaretti ROMA - Il Pd tenta di sciogliere il nodo per il candidato governatore nel Lazio. La segreteria nazionale e quella regionale del partito hanno dato mandato a Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, di cercare un antagonista al candidato del Pdl Renata Polverini e accertare "le condizioni politico-programmatiche e la candidatura più idonee e coerenti per costruire una nuova e larga alleanza per le elezioni regionali nel Lazio. Nicola Zingaretti - conclude la nota - si è impegnato a svolgere questo incarico nel più breve tempo possibile". Diversamente dall'incarico esplorativo su se stesso conferito a Francesco Boccia per la Puglia, quello a Zingaretti è un vero e proprio mandato esplorativo per risolvere la difficile situazione politica che si è venuta a creare nel Lazio dopo lo scandalo Marrazzo. "Avrò la possibilità di verificare candidature autorevoli, anche all'esterno del Pd - ha sottolineato Zingaretti - in modo da costruire una coalizione larga e capace di vincere. Da tempo affermo, infatti, che nel Lazio ci sia la possibilità di trovare nomi eccellenti che possano sfidare con successo le destre''. Entro giovedì sera, ha aggiunto Zingaretti, ''conto di riferire direttamente al segretario nazionale l'esito di questa mia esplorazione''. L'Udc intanto ha fatto sapere di essere disponibile ad appoggiare Francesco Boccia "indipendentemente da Vendola", ma ad una condizione precisa: entro lunedì il candidato deve presentare la coalizione che lo sostiene. Lo ha detto Pier Ferdinando Casini. "Basta indugi - ha detto il leader centrista - il Pd faccia la sua scelta, la pantomima non può continuare oltre, se no da lunedì si apre una partita diversa". Casini, durante una breve conferenza stampa a Montecitorio, ha assicurato l'intenzione di appoggiare il Pd, anche a costo di perdere, però facendo chiarezza con una coalizione che tagli con la sinistra no global e con le ''pretese'' di Vendola: ''Noi - ha sottolineato - siamo anche disponibili a perdere con Boccia. Il Pd - ha ribadito - oggi è chiamato a scegliere. Scelga Boccia e andiamo subito a una coalizione''. "Oggi del Lazio non diciamo nulla, oggi si parla solo della Puglia", ha detto il leader dell'Udc. Nel pomeriggio una fonte dell'Udc regionale aveva fatto sapere che per la Pisana "c'è la possibilità di un colpo di teatro in extremis, ma ormai i giochi sembrano fatti e tutto propende per una nostra alleanza con il Pdl e Renata Polverini". "Oggi - aveva aggiunto la fonte - c'è stata pure l'ufficializzazione della candidatura di Emma Bonino, un nome pesante, di caratura nazionale, che sicuramente porterà i Radicali oltre i consensi che abitualmente ricevono e toglierà molti voti al centrosinistra". (5 gennaio 2010)
2010-01-04 I vertici dei democratici puntano sul deputato economista "Con Vendola ci confronteremo sui numeri e sui contenuti" Regionali, il Pd tenta la carta Boccia "Cerchi ampie alleanze in Puglia" Regionali, il Pd tenta la carta Boccia "Cerchi ampie alleanze in Puglia" Francesco Boccia ROMA - E' Francesco Boccia il candidato del Pd per le regionali in Puglia. E' lui, economista pugliese 41enne, l'uomo dovrà provare a sbrogliare una matassa ingarbugliata da polemiche, veti incrociati e alleanze da costruire. A Boccia arriva il mandato "pieno" del Pd per ricercare" una ampia convergenza politica sul suo nome". Mentre restano sullo sfondo quelli del governatore in carica Nichi Vendola (che i centristi non vogliono) e del sindaco di Bari, Michele Emiliano (che non vuole abbandonare la poltrona di primo cittadino). Il nome di Boccia esce al termine del vertice romano a cui hanno partecipato il vicesegretario Enrico Letta, il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca e i rappresentanti locali del partito, a partire dal segretario regionale Sergio Blasi. Assente, invece, il segretario nazionale Pierluigi Bersani. Deputato democratico, Boccia, 41 anni, economista, e' pugliese originario di Bisceglie. Politicamente nasce nella Margherita ed e' vicino ad Enrico Letta. Il 16 gennaio del 2005 si e' candidato alle elezioni primarie dell'Unione per decidere chi dovesse essere il candidato presidente della Puglia, ricevendo 38.894 voti (49,2%) e sconfitto di misura da Vendola. Oggi dice: "Con Vendola ci confronteremo sui numeri e sui contenuti. Confidiamo di parlare sul bene della Puglia e non su alchimie tattiche che non ci porterebbero da nessuna parte''. Boccia, adesso, avrà davanti un limitato periodo di tenmpo per trovare una soluzione ad una vicenda che imbarazza il Pd. Anche perché, all'interno dei democratici, c'è chi tiene a sottolineare che la partita non sia ancora chiusa. Come il senatore Alberto Maritati e Paola Concia che ricordano come Vendola ed Emiliano siano ancora in predicato. "Nessuno di questi è escluso - dice Maritati - così come non sono escluse le primarie". Concetto rilanciato dall'assessore regionale al Lavoro della Puglia Michele Losappio di Sinistra e Libertà, la formazione politica guidata da Vendola: "Senza le primarie non si può rimuovere la candidatura del Presidente della Regione. A meno che non si voglia determinare la rottura della coalizione con l'amputazione a sinistra". Resta alla finestra l'Udc, vero ago della bilancia in Puglia. Dai voti dei centristi potrebbe dipendere la riconquista della regione da parte del Pd. Quegli stessi voti che non sarebbero finiti a Vendola, candidato non gradito a Casini e soci. Che, adesso, prendono tempo: "Aspettiamo un'indicazione chiara e conclusiva su una vicenda che non può essere procrastinata all'infinito" dicono i centristi che domani riuniranno i propri dirigenti pugliesi. Sul tavolo la candidatura di Boccia che, in queste ore, dovrà trovare la forza per convincere l'Udc. (4 gennaio 2010) Tutti gli articoli di politica
2009-12-31 Lettera del sindaco di Bari al segretario del Pd: "Senza la modifica alla legge elettorale regionale non si può far nulla". Poi la precisazione Puglia, Emiliano ritira la candidatura "Ma la mia non è una rinuncia" Puglia, Emiliano ritira la candidatura "Ma la mia non è una rinuncia" Il sindaco di Bari Michele Emiliano BARI - Michele Emiliano rinuncia alla candidatura a governatore della Puglia. O meglio, pone condizioni (l'approvazione di una norma che permetta al sindaco di Bari di scendere in lizza) che, allo stato, sembrano irrealizzabili. "Senza la modifica alla legge elettorale regionale non si può fare nulla: nessuno può costringermi a candidarmi contro l'interesse di Bari". Così Emiliano spiega la sua decisione di ritirare la disponibilità a partecipare alle le primarie del centrosinistra contro il governatore uscente Nichi Vendola. Il sindaco di Bari descrive la complessa situazione in una lettera al segretario regionale del Pd Sergio Blasi: "Ho cercato innanzitutto, nella lettera inviata al segretario regionale del mio partito - aggiunge Emiliano - di ripristinare la verità perchè in questi giorni io sono stato interpretato come una persona che si autopromuoveva invece mi è sembrato giusto spiegare che tutto quello che ho fatto mi è stato chiesto dal mio partito per ragioni che io ritengo giustificate. Ma la mia generosità nei confronti del mio partito trova un ostacolo che è costituito dal mio dovere verso la città di Bari". "Certo - sottolinea anche Emiliano - per Bari una mia eventuale presidenza della Regione Puglia sarebbe stata una occasione storica. Ma non stiamo in borsa o progettando un affare". "Ci sono delle regole istituzionali - continua il sindaco - che non possono essere superate in nessuna parte d'Italia, non si può interrompere una amministrazione senza almeno un anno di preavviso". Ma il sindaco del capoluogo di regione pugliese puntualizza anche che la sua lettera non può essere interpretata come un ritiro dalla corsa alla candidatura: "Non mi pare proprio che esprima una rinuncia ad alcunchè: si tratta solo di considerazioni politiche che riservatamente avevo trasmesso al segretario del mio partito e che lui ha reso pubbliche con il mio consenso". "Sono dell'opinione - chiarisce ancora Emiliano - che questa partita come avevo sempre detto in precedenza non è la mia, ma è quella del presidente uscente che adesso deve decidere se consentire la formazione di un'ampia coalizione indicando un altro candidato oppure se ritiene la sua candidatura indispensabile, raccogliere comunque la coalizione più corta e cominciare immediatamente la campagna elettorale". La situazione che si è creata nel centrosinistra della Puglia, in seguito alla lettera del sindaco di Bari, sarà esaminata lunedì prossimo in un incontro a Roma con il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani. Alle riunione della segreteria nazionale del Pd parteciperanno i componenti pugliesi della direzione nazionale del partito, il segretario regionale del Pd della Puglia, Sergio Blasi, il capogruppo alla Regione Puglia, Antonio Maniglio e i coordinatori dei parlamentari pugliesi, Maritati e Vico. Al momento non è dato sapere se parteciperà lo stesso Emiliano che è presidente dell'assemblea regionale del Pd. Il giorno dopo, martedì 5 gennaio, l'Udc terrà a Roma una riunione con i parlamentari, il segretario regionale Angelo Sanza, e i segretari provinciali di Puglia convocata dal segretario nazionale del partito Lorenzo Cesa alla presenza di Casini, Buttiglione e Pezzotta. Nell'Udc per ora non si commenta il ritiro della disponibilità di Michele Emiliano a fare le primarie, ma ci sarebbe tra i centristi, secondo quanto si è appreso in ambienti del partito, sconcerto e irritazione per la confusione in atto nel Pd. Il problema, si ragiona nei medesimi ambienti, non sarebbe l'accordo con l'Unione di centro ma la volontà di impedire l'affermarsi all'interno dei Democratici di un progetto riformatore coerente. (31 dicembre 2009)
IL RACCONTO/ Il primo cittadino: Nichi usa le truppe cammellate contro il Pd". Il governatore ribatte: "Michele è un uomo solo..." Quella corrida Vendola-Emiliano "Solo una guerra tra super-ego" di ANTONELLO CAPORALE Quella corrida Vendola-Emiliano "Solo una guerra tra super-ego" Michele Emiliano e Nichi Vendola BARI - Dichiarazione di pochi giorni fa di Michele Emiliano, sindaco di Bari: "Sputatemi in un occhio se sarò mai il candidato alla Regione". Manifesto affisso dai fedelissimi di Nichi Vendola alcune ore dopo la discesa in campo del sindaco: "Emiliano iàpr l'ecchie" (Emiliano apri l'occhio). Come sia stato possibile ridurre la primavera pugliese, uomini nuovi per un tempo nuovo, in furiosa corrida è questione tragicamente aperta. La disfida spopola in città. Agli angoli delle strade, al bar, in fila all'ufficio postale. Testimonianza di Gennaro Nunziante, autore dei testi e regista del film di Checco Zalone, il comico barese repentinamente assurto alla ribalta nazionale: "In qualunque conciliabolo si indica la mano magica di Massimo D'Alema. D'Alema è divenuto una presenza virtuale ma incombente, uno spirito ora divino e provvidenziale, ora demoniaco che disfa e uccide la speranza. E ciascuno si sente autorizzato a rivelare una sua confidenza, che ha i tratti dell'irreparabilità. 'Massimo ha detto che Vendola è finito'. Giunge, secondo i canoni di una perfetta piéce teatrale, il secondo amico e afferma, in modo altrettanto solenne: 'Massimo ha detto che Emiliano è out'". In effetti la corrida ha preso forma il giorno in cui D'Alema giunge a Bari con un foglietto in tasca: un sondaggio. È il segno vistoso della comunicazione berlusconiana ad acquisire un ruolo egemone e a obbligare a prendere atto di un dato matematico. Senza l'Udc di Casini si perde. "Dal momento che Vendola non avrebbe mai l'appoggio di Casini...". È da quel momento che il clima già turbolento acquista i tratti di una tragedia politica con aspetti di puro cabaret. Quel sondaggio e l'invito che segue produce una palla di fuoco dentro cui arde l'amicizia e il legame politico che aveva unito i destini di Vendola e Emiliano. Il primo governatore il secondo sindaco del capoluogo. Personaggi diversi ma popolari. Amati, riveriti, conquistati alla causa pugliese. Da quel momento Emiliano scorda le promesse ("Giuro su San Nicola!"), gli impegni ("ribadisco che non sarò mai disponibile...") e inizia con le pretese. E qui anche Franco Cassano, un sociologo che conosce Bari, le virtù e le miserie, le invidie, le ambizioni dei suoi protagonisti, afferma che c'è stato un diavolo tentatore. "Qualcuno ha indotto Emiliano in tentazione. E quel qualcuno si chiama D'Alema che disconosce la dimensione civica e anche le conquiste di una terra che non vuole dominatori". Se D'Alema è il cuoco di questo frittatone pugliese è tema ancora discutibile. Quel che è certo è il costo politico e sociale dell'operazione. Lo scrittore Mario Desiati, direttore editoriale di Fandango, assicura: "Emiliano poteva vivere di rendita per quindici anni con le realizzazioni compiute". Ancora Cassano: "Sta segando il ramo su cui è appollaiato". In effetti il sindaco vanta un palmares indiscutibile di opere. L'abbattimento del muro di Punta Perotti ha cambiato la geografia della città e ribaltato un luogo comune: il potere assoluto e monarchico dei costruttori. E poi la riapertura del Petruzzelli, la bonifica dell'area ex Fibronit, luogo di malanni e di morte. La riqualificazione del quartiere più degradato della città, San Paolo. La metropolitana di superficie. Tutto rischia di essere scordato, revocato da quell'intendimento: candidarsi alla regione al posto di Vendola sei mesi dopo essere stato eletto al secondo mandato da sindaco. Dal quartier generale di Nichi sono iniziati a fioccare insulti e insinuazioni: è il risultato degli appetiti di amicizie pericolose. Imprenditori che devono allargare il business, Cl e Legacoop che devono vendicarsi dell'emarginazione subita dalla gestione vendoliana della Regione. E l'acqua che in Puglia resta pubblica, boccone prediletto, qui si dice, dal gruppo Caltagirone, suocero di Casini, il nemico numero uno dell'attuale governatore. Che ora commenta: "Emiliano mi sembra un uomo solo. Ma gli voglio bene". La sua assessora alla cultura, Silvia Godelli, psichiatra: "La grandiosità dell'ego è propria di una personalità border line". Secca la contraerea: Vendola non ha saputo tenere il centrosinistra unito, ha umiliato gli alleati, disegna le sue ambizioni puntando a dividere il Pd... E poi sulla sanità ha fatto finta di cadere dalle nuvole. Ha fatto finta? Ecco la vampata che ha trasformato un'amicizia in odio e reso il Pd un partito immobile, vuoto. Un fortino poi valicato e offeso da incursioni popolari ("le truppe cammellate di Vendola" ultima accusa) che ne hanno decretato l'inconsistenza. Il segretario regionale Sergio Blasi, dalemiano, che non sa cosa fare. Anzi, dice: "Servono le primarie". Emiliano accetta, "senza condizioni". Poi ci ripensa e chiede una legge che non lo obblighi a rinunciare preventivamente alla poltrona di sindaco di Bari. Una legge ad personam, altro modello ricavato dal berlusconismo, che nessuno nel centrosinistra riesce a garantire e che il centrodestra non ha alcuna intenzione di concedere. Ad oggi, ma tutto qui è così provvisorio, le primarie si faranno. Ma Vendola le dà per certe il 17 gennaio. Emiliano punta al 24. Perché il 20 gennaio si riunisce il consiglio regionale e la norma ad personam potrebbe essere in quella occasione discussa e approvata. Tranquilli e seduti. C'è ancora tempo per cambiare opinione e anche scena della disfida. Lo spettacolo non è affatto finito... © Riproduzione riservata (31 dicembre 2009)
IL RACCONTO/ Il primo cittadino: Nichi usa le truppe cammellate contro il Pd". Il governatore ribatte: "Michele è un uomo solo..." Quella corrida Vendola-Emiliano "Solo una guerra tra super-ego" di ANTONELLO CAPORALE Quella corrida Vendola-Emiliano "Solo una guerra tra super-ego" Michele Emiliano e Nichi Vendola BARI - Dichiarazione di pochi giorni fa di Michele Emiliano, sindaco di Bari: "Sputatemi in un occhio se sarò mai il candidato alla Regione". Manifesto affisso dai fedelissimi di Nichi Vendola alcune ore dopo la discesa in campo del sindaco: "Emiliano iàpr l'ecchie" (Emiliano apri l'occhio). Come sia stato possibile ridurre la primavera pugliese, uomini nuovi per un tempo nuovo, in furiosa corrida è questione tragicamente aperta. La disfida spopola in città. Agli angoli delle strade, al bar, in fila all'ufficio postale. Testimonianza di Gennaro Nunziante, autore dei testi e regista del film di Checco Zalone, il comico barese repentinamente assurto alla ribalta nazionale: "In qualunque conciliabolo si indica la mano magica di Massimo D'Alema. D'Alema è divenuto una presenza virtuale ma incombente, uno spirito ora divino e provvidenziale, ora demoniaco che disfa e uccide la speranza. E ciascuno si sente autorizzato a rivelare una sua confidenza, che ha i tratti dell'irreparabilità. 'Massimo ha detto che Vendola è finito'. Giunge, secondo i canoni di una perfetta piéce teatrale, il secondo amico e afferma, in modo altrettanto solenne: 'Massimo ha detto che Emiliano è out'". In effetti la corrida ha preso forma il giorno in cui D'Alema giunge a Bari con un foglietto in tasca: un sondaggio. È il segno vistoso della comunicazione berlusconiana ad acquisire un ruolo egemone e a obbligare a prendere atto di un dato matematico. Senza l'Udc di Casini si perde. "Dal momento che Vendola non avrebbe mai l'appoggio di Casini...". È da quel momento che il clima già turbolento acquista i tratti di una tragedia politica con aspetti di puro cabaret. Quel sondaggio e l'invito che segue produce una palla di fuoco dentro cui arde l'amicizia e il legame politico che aveva unito i destini di Vendola e Emiliano. Il primo governatore il secondo sindaco del capoluogo. Personaggi diversi ma popolari. Amati, riveriti, conquistati alla causa pugliese. Da quel momento Emiliano scorda le promesse ("Giuro su San Nicola!"), gli impegni ("ribadisco che non sarò mai disponibile...") e inizia con le pretese. E qui anche Franco Cassano, un sociologo che conosce Bari, le virtù e le miserie, le invidie, le ambizioni dei suoi protagonisti, afferma che c'è stato un diavolo tentatore. "Qualcuno ha indotto Emiliano in tentazione. E quel qualcuno si chiama D'Alema che disconosce la dimensione civica e anche le conquiste di una terra che non vuole dominatori". Se D'Alema è il cuoco di questo frittatone pugliese è tema ancora discutibile. Quel che è certo è il costo politico e sociale dell'operazione. Lo scrittore Mario Desiati, direttore editoriale di Fandango, assicura: "Emiliano poteva vivere di rendita per quindici anni con le realizzazioni compiute". Ancora Cassano: "Sta segando il ramo su cui è appollaiato". In effetti il sindaco vanta un palmares indiscutibile di opere. L'abbattimento del muro di Punta Perotti ha cambiato la geografia della città e ribaltato un luogo comune: il potere assoluto e monarchico dei costruttori. E poi la riapertura del Petruzzelli, la bonifica dell'area ex Fibronit, luogo di malanni e di morte. La riqualificazione del quartiere più degradato della città, San Paolo. La metropolitana di superficie. Tutto rischia di essere scordato, revocato da quell'intendimento: candidarsi alla regione al posto di Vendola sei mesi dopo essere stato eletto al secondo mandato da sindaco. Dal quartier generale di Nichi sono iniziati a fioccare insulti e insinuazioni: è il risultato degli appetiti di amicizie pericolose. Imprenditori che devono allargare il business, Cl e Legacoop che devono vendicarsi dell'emarginazione subita dalla gestione vendoliana della Regione. E l'acqua che in Puglia resta pubblica, boccone prediletto, qui si dice, dal gruppo Caltagirone, suocero di Casini, il nemico numero uno dell'attuale governatore. Che ora commenta: "Emiliano mi sembra un uomo solo. Ma gli voglio bene". La sua assessora alla cultura, Silvia Godelli, psichiatra: "La grandiosità dell'ego è propria di una personalità border line". Secca la contraerea: Vendola non ha saputo tenere il centrosinistra unito, ha umiliato gli alleati, disegna le sue ambizioni puntando a dividere il Pd... E poi sulla sanità ha fatto finta di cadere dalle nuvole. Ha fatto finta? Ecco la vampata che ha trasformato un'amicizia in odio e reso il Pd un partito immobile, vuoto. Un fortino poi valicato e offeso da incursioni popolari ("le truppe cammellate di Vendola" ultima accusa) che ne hanno decretato l'inconsistenza. Il segretario regionale Sergio Blasi, dalemiano, che non sa cosa fare. Anzi, dice: "Servono le primarie". Emiliano accetta, "senza condizioni". Poi ci ripensa e chiede una legge che non lo obblighi a rinunciare preventivamente alla poltrona di sindaco di Bari. Una legge ad personam, altro modello ricavato dal berlusconismo, che nessuno nel centrosinistra riesce a garantire e che il centrodestra non ha alcuna intenzione di concedere. Ad oggi, ma tutto qui è così provvisorio, le primarie si faranno. Ma Vendola le dà per certe il 17 gennaio. Emiliano punta al 24. Perché il 20 gennaio si riunisce il consiglio regionale e la norma ad personam potrebbe essere in quella occasione discussa e approvata. Tranquilli e seduti. C'è ancora tempo per cambiare opinione e anche scena della disfida. Lo spettacolo non è affatto finito... © Riproduzione riservata (31 dicembre 2009)
2009-12-29 Il sindaco chiede però un appoggio per la legge che gli consentirebbe di non dimettersi dal Comune. Il leader di Sl: "Non ci sono subordinate possibili" Regionali Puglia, Emiliano a Vendola "A questo punto chiedo io le primarie" Regionali Puglia, Emiliano a Vendola "A questo punto chiedo io le primarie" Nichi Vendola RBARI - "A questo punto le primarie le chiedo io a Vendola, sono io che chiedo a Vendola di andare alle primarie e glielo chiedo serenamente senza acredine" Il sindaco di Bari Michele Emiliano, possibile candidato presidente alle prossime regionali in Puglia dopo giorni di tensioni culminate nel rinvio dell'assemblea del Pd pugliese ieri sera, propone di andare alle primarie alle quali si era già dichiarato disponibile il presidente uscente Nichi Vendola. Emiliano ha peraltro affermato che "non c'è più bisogno delle truppe, andiamo a votare, perché in questa maniera riconciliamo il nostro popolo, gli restituiamo un luogo dove finalmente esprimersi". D'altra parte Emiliano ha chiesto che il presidente della Regione sostenga in consiglio regionale, il 19 gennaio prossimo, la leggina che gli consentirebbe eventualmente di presentarsi senza doversi necessariamente dimettere da sindaco come l'attuale normativa impone. Immediata la risposta del leader di Sinistra e Libertà. "Credo - ha detto - che se Emiliano e il Pd scelgono la strada delle primarie abbiamo l'occasione di tornare a fare politica normalmente, mettendo al centro la contesa delle idee, dei programmi, ragionando della Puglia e non ragionando del ceto politico. Ovviamente non ci sono subordinate possibili soprattutto se esse presuppongono una invadenza da parte del Governo regionale in materia che è tipica prerogativa del Consiglio regionale". (29 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica
2009-12-28 Lombardo nomina la nuova giunta fuori i lealisti, dentro Centorrino di Emanuele Lauria Raffaele Lombardo Raffaele Lombardo PALERMO - Il governatore Raffaele Lombardo ha nominato in serata la nuova giunta regionale. Confermati quasi tutti gli assessori. Escono i lealisti del Pdl Nino Beninati e Mario Milone. Al loro posto entrano il dirigente Pier Carmelo Russo e l'economista Mario Centorrino. Confermato Gaetano Armao. Dopo una lunga giornata di telefonate e di riflessioni in solitudine, Lombardo ha deciso di agire. Il presidente della Regione ha firmato il decreto di revoca degli incarichi dei vecchi assessori e immediatamente dopo ha nominato i nuovi componenti dell'esecutivo di Palazzo d'Orleans. Escono, com'era prevedibile, Beninati e Milone che avevano le deleghe rispettivamente ai Lavori pubblici e al Territorio e ambiente. Vanno fuori perché sono espressione del Pdl lealista con il quale Lombardo ha rotto definitivamente da alcune settimane. Da quando all'Assembla regionale i lealisti - cioè la corrente berlusconiana che fa capo all'asse Alfano-Schifani - non hanno votato il documento di programmazione economica e finanziaria. "Un vero ribaltone", secondo Lombardo. Entrano in giunta, invece, Pier Carmelo Russo attuale segretario generale della presidenza della Regione e Mario Centorrino, docente di economia all'università di Messina, considerato di area Pd, sebbene i democratici neghino di avere segnalato alcun nome. Resta nell'esecutivo siciliano l'avvocato amministrativista Gaetano Armano, che pure nelle ultime settimane era stato accusato di conflitto d'interessi dal Pd e per questo era stato invitato a dimettersi. Riconfermati anche gli altri tecnici: Massimo Russo e Caterina Chinnici (entrambi magistrati) e l'industriale Marco Venturi. Restano in giunta pure gli assessori 'politici' Luigi Gentile, Nino Strano, Michele Cimino e Titti Bufardeci che fanno parte del Pdl Sicilia (la corrente berlusconiana messa in piedi da Gianfranco Miccichè e dagli ex An isolani vicini a Fini), e i due esponenti dell'Mpa Lino Leanza e Roberto Di Mauro.
La giunta si riunirà domani in tarda mattinata per l'attribuzione delle deleghe e per discutere della nomina dei dirigenti generali degli assessorati con le nuove competenze assegnate - a partire dal 1° gennaio - dalla riforma della pubblica amministrazione regionale. "L'ingresso di due tecnici di indiscutibile competenza - afferma il presidente della Regione, Raffaele Lombardo - rafforza una compagine di governo che intende affrontare le riforme necessarie per il rilancio dell'economia siciliana. In questa direzione ci sarà di grande aiuto la conoscenza della 'macchina' regionale che è propria di Pier Carmelo Russo, così come sarà preziosa la competenza di Mario Centorrino, che è uno dei più profondi conoscitori dei pregi e dei difetti del contesto economico siciliano e di tutto il Mezzogiorno". (28 dicembre 2009)
In Piemonte verso l'intesa con la Bresso dopo che la Lega ha candidato Cota L'Udc in Puglia sceglie Emiliano nel Lazio accordo con Polverini di GOFFREDO DE MARCHIS L'Udc in Puglia sceglie Emiliano nel Lazio accordo con Polverini Pier Ferdinando Casini ROMA - In un colpo solo l'Udc di Pier Ferdinando Casini chiude due alleanze per le regionali. Ha avuto dal Pd quello che chiedeva in Puglia: via Vendola, dentro Michele Emiliano, il sindaco di Bari gradito ai centristi per la corsa alla regione. Una volta incassata una grande regione del Centrosud, ha chiuso anche nel Lazio ma guardando all'altro campo: il Pdl. Nella regione travolta dallo scandalo Marrazzo, l'Udc si schiererà (l'ufficialità è attesa nei prossimi giorni) con Renata Polverini, candidata della destra già in pista. La resistenza di Nicola Zingaretti al pressing del centrosinistra e dei centristi aveva perciò degli ottimi motivi. La corsa del segretario dell'Ugl ha spostato verso destra i centristi e ora il Pd è alle prese con una strada tutta in salita verso la vittoria. Il piano B prevede la candidatura dell'attuale vicepresidente della Regione Esterino Montino. Con possibilità di successo risicate. Il Partito democratico è chiamato a uscire dall'angolo. Salta l'incontro di maggioranza fissato per oggi mentre l'Idv cerca di infilare il dito nella piaga. Il senatore Stefano Pedica si dice pronto a lanciare un ticket per la regione con il suo nome e quello di Debora Serracchiani. A questo punto Casini ha chiuso un accordo con il Pd in Liguria (dove Claudio Burlando cerca la riconferma), nelle Marche (Gian Mario Spacca punta al bis), in Basilicata (anche qui a favore dell'uscente Vito De Filippo). Regioni importanti ma dal peso politico non di primo piano. Se oggi l'assemblea del Pd darà il via libera ufficiale a Michele Emiliano sarà la Puglia la regione chiave dell'intesa Udc-Pd. In tutte queste regioni i centristi possono pensare sondaggi e dati alla mano di aver stretto un'alleanza destinata a governare l'amministrazione locale. I centristi correranno da soli nelle regioni rosse (Emilia, Toscana, Marche), faranno lo stesso in Veneto contro il candidato leghista Luca Zaia. In Piemonte Casini aveva messo in mora la conferma di Mercedes Bresso, ma adesso che il centrodestra corre con il capogruppo del Carroccio Roberto Cota scenderà a più miti consigli. Resta comunque, quello piemontese, un accordo ancora da perfezionare. Così dall'altra parte va studiato il patto Udc-Pdl in Campania. I centristi pendono verso il centrodestra a Napoli, dove le chance di vittoria del centrosinistra sono pochine. Ma il candidato della destra ancora non c'è. Piace Stefano Caldoro, ex socialista, ex ministro del Programma, ma il Popolo delle libertà è alla prese con i problemi interni dopo il passo indietro di Nicola Cosentino. Sicura invece l'intesa Udc-Pdl in Calabria (corre Giuseppe Scopelliti) e in Lombardia (Roberto Formigoni). Se la partita nel Lazio sembra decisa, quella pugliese resta tutta da giocare. La candidatura di Emiliano è destinata a provocare un terremoto e il sisma potrebbe mettere a rischio le possibilità di vittoria del cartello di centrosinistra. Nichi Vendola non ha nessuna intenzione di ritirarsi. Chiede al Pd le primarie, che il Pd pugliese non vuole dargli. Giura, che in questo caso, lui correrà lo stesso "senza se e senza ma", ha ripetuto ancora ieri. I dalemiani sono invece convinti che quando Emiliano sarà in corsa ufficialmente dal governatore in carica arriverà una parola di pace. Ma un quadro di sfida intestina è destinato ad allontanare l'Udc dall'ipotesi di alleanza. © Riproduzione riservata (28 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2010-01-30 Campania, il Pd candida De Luca. Idv e Prc: improponibile di a.c.tutti gli articoli dell'autore Il Pd candida il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca alla guida della Campania. Saltano le primarie previste per il 7 febbraio, stamattina a sorpresa si è ritirato lo sfidante di De Luca, l'assessore di Bassolino Roberto Marone. Il via libera a De Luca è arrivato con una nota firmata dai vertici locali del Pd, dei Verdi e dell'Api di Rutelli. Per ora dunque De Luca è privo dell'appoggio dell'Idv, di Sinistra e libertà e di Rifondazione, che venerdì avevano già ipotizzato di dar vita a una coalizione alternativa, nel caso in cui i democratici avessero deciso di procedere unilateralmente alle primarie o alla scelta di un candidato non condiviso. In una nota ufficiale, Pd, Verdi e Api spiegano che, in presenza di un unico candidato, "le primarie non saranno svolte". "Preso atto dell' assenza di altre candidature, affidiamo a Vincenzo De Luca il compito di rappresentare la coalizione come candidato presidente. Con lui ci impegniamo a lavorare all'ampliamento della coalizione e alla definizione programmatica di un'alleanza in vista delle prossime elezioni regionali". "Le risultanze di questo lavoro - concludono i segretari regionali dei tre partiti - saranno valutate nei prossimi giorni negli organismi dirigenti dei partiti". La strada per De Luca, però, resta in salita. Oltre all'ostilità di Bassolino, rischia di trovarsi contro un altro candidato di centrosinistra. "Non è un candidato che unisce", dice Gennaro Migliore, numero uno di Sinistra e libertà in Campania. La richiesta di Sel è netta: "Chiediamo la riconvocazione immediata al tavolo del centrosinistra per scongiurare la rottura della coalizion". "Oggi - sottolinea una nota dei vendoliani - c'è solo un candidato in campo. Apprezziamo la scelta di Marone di ritirare la sua disponibilità per favorire una soluzione unitaria. Chiediamo dunque al Pd di fermarsi e di riconsiderare le scelte fatte". Ancora più netti Idv e Prc. "De Luca? Un nome improponibile", dicono all'unisono il leader Prc Ferrero e Luigi De Magistris dell'Idv. Spiega l'ex pm: "Speriamo ancora che il Pd ci ripensi e decida di costruire con noi e le forze di sinistra una grande coalizione di centrosinistra nel segno della discontinuità. Se questo non avverrà lavoreremo con Prc e Sel a una nuova coalizione e faremo una campagna elettoriale all'insegna della questione morale". Con quale candidato? "Presto per dirlo", dice De Magistris. E Ferrero: "In Campania il Pd ha consumato sulle primarie una vera e propria farsa. L'unico nome rimasto in lizza è per noi improponibile, sia per le politiche attuate nella sua veste di amministratore locale, sia perchè non rappresenta un segno di discontinuità con la gestione attuale della Campania. Così facendo il Pd si è assunto la responsabilità di rompere la coalizione e di far perdere ulteriore credibilità alle forze che vogliono in Campania un cambiamento vero". L'assessore bassoliniano Marone, stamane, aveva ritirato la sua candidatura alle primarie proprio per lanciare un segnale alle forze della sinistra (e all'Idv). "Non ci sto a sfasciare la coalizione con il mio nome - ha affermato - e questo deve essere chiaro. L'obiettivo deve essere battere il centrodestra. Andare avanti con primarie che non incontrano il favore delle altre forze di coalizione, significa regalare la Campania a Cosentino"" Per Marone, primarie all'interno del Pd "sarebbero state quantomeno accettabili se fossero state condivise dalla coalizion"", ma così non è stato. Secondo Marone il Pd, correndo da solo "andrà incontro a una sconfitta inevitabile". Sul nome di De Luca, Marone sottolinea che "non c'è convergenza". "Sono mesi - ha ribadito - che la sinistra ha detto di non gradirlo". "Continuo a trovare incomprensibile - ha detto ancora - che di fronte a proposte dei partiti che unificherebbero la coalizione, come la proposta delle forze di sinistra sul nome di Trombetti, il rettore della Federico II, non ci sia nessuna risposta, soprattutto perchè il Pd non ne fornisce". Quanto a Lucia Annunziata, l'interessata smentisce quanto riportato oggi dal nostro giornale a proposito di un suo contatto con i vertici del Pd per sondare la sua disponibilità a correre come governatore della Campania. "Non ho ricevuto alcuna offerta di candidatura, nè ci sono stati mai contatti in merito. In ogni caso la risposta sarebbe stata ed è no". 30 gennaio 2010
Regionali, Avvenire contro l'Udc: troppo utilitarismo L'Avvenire, giornale dei vescovi italiani, scende in campo contro l'Udc e critica duramente le scelte del partito di Casini in vista delle regionali. L'Udc ha compiuto "scelte contraddittorie", puntando più "sull'utilitarismo" che sul "segno identitario" dell'"ispirazione cristiana", pur se "ufficialmente esibita". si legge in un editoriale di Sergio Soave nel numero di oggi. "Nell'Udc il gioco prevale sulla fisionomia valoriale", si legge ancora. Secondo l'Avvenire, l'obiettivo di Casini di "esercitare una significativa centralità politica", rifiutando a priori "intese globali e subalterne", "a conti fatti pare però sia stato gestito puntando più a un risultato numerico atteso (e naturalmente non garantito) che all'affermazione di un'autonomia politica basata su valori esplicitamente proclamati". "L'esasperazione della polemica con la Lega Nord, peraltro ampiamente ricambiata - prosegue il quotidiano della Cei -, ha portato l'Udc a scelte contraddittorie. Come quella di schierarsi fianco a fianco con i radicali di Pannella e Bonino, a sostegno della continuità di esperienze, a cominciare da quella della giunta piemontese guidata da Mercedes Bresso, contro cui negli ultimi anni i centristi avevano condotto battaglie asperrime a causa del loro orientamento laicista e lassista sulle questioni eticamente sensibili (dall'aborto all'eutanasia passiva)". Per l'Avvenire, tra l'altro, questo atteggiamento "può essere pericoloso soprattutto in zone, come quelle settentrionali, nelle quali quello per l'Udc è soprattutto un voto di opinione, non appoggiato, come invece accade in alcune aree meridionali, su una rete di presenze amministrative". I bilanci, naturalmente, "si faranno a urne chiuse", conclude Avvenire, "ma non pare che la maggioranza di governo possa temere un voto di 'sanzione' simile a quello patito cinque anni fa". "L’articolazione del voto consentirà a tutti, come al solito, di proclamarsi vincitori, ma solo un esito oggi del tutto imprevedibile potrebbe mettere in discussione un quadro politico generale che appare tutto sommato piuttosto solido". 30 gennaio 2010
Umbria, sarà sfida a tre alle primarie Pd di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore Alla fine alle primarie umbre del 7 febbraio sarà sfida a tre. Dopo ore di riunioni e tensioni, e divisioni anche dentro le stesse mozioni, anche Gianpiero Bocci, deputato vicino a Franceschini, ha deciso di correre. E si aggiunge a Mauro Agostini, ex tesoriere veltroniano del Pd, da settimane in pista, e a Catiuscia Marini, 40enne, bersaniana, ex sindaco di Todi ed ex europarlamentare, che oggi pomeriggio riceverà il via libera ufficiale della sua area. Una sfida a tre che rischia di essere "cruenta", come spiegano dall'Umbria. Già, perchè l'Area democratica di Franceschini e Veltroni venerdì sera si è spaccata in modo piuttosto brusco. "Fai un passo indietro", hanno chiesto Bocci e Marina Sereni ad Agostini. "Non se ne parla", ha risposto lui. Stamane nuovo vertice ristretto, in cui la candidatura di Bocci ha preso definitivamente corpo. "E' più radicato, in grado di andare oltre i confini della mozione, la candidatura di Agostini è tropppo debole sul territorio", dice la Sereni, fassiniana, una delle sponsor di Bocci. E così si realizza un'alleanza tra fassiniani ed ex popolari, con i bersaniani sull'altro fronte e i veltroniani con Agostini. "Domenica inizia la campagna elettorale di Agostini con una iniziativa pubblica a Narni", spiega Walter Verini, braccio destro di Veltroni, appena uscito dal vertici con gli 'ex' alleati di mozione Sereni e Bocci. Tutto chiaro, dunque? Non proprio. Perché se oggi pomeriggio dalla riunione dell'area Bersani dovesse emegere a sorpresa il nome del segretario regionale Lamberto Bottini (al posto di Catiuscia Marini) Sereni e Bocci sarebbero pronti a una clamorosa retromarcia. "A quel punto sosterremmo Bottini", spiega la Sereni. L'ipotesi però è assai improbabile, visto che lo stesso Bottini ha più volte ribadito di non voler correre per la guida della regione. Mancano poche ore, alle 20 di stasera, sabato, tutte le candidature dovranno essere ufficializzate. 30 gennaio 2010
2010-01-29 Vendola: tra 5 anni esco di scena Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, spera di poter continuare per altri cinque anni a governare per poi "uscire dalla cosa pubblica". Vendola lo ha detto stasera a Bari, parlando con i giornalisti a margine di un convegno su Bettino Craxi e commentando le voci su un suo futuro ruolo nazionale nel centrosinistra. "Del mio futuro di cui si occupano in molti e io li ringrazio tutti, in realtà io non mi voglio occupare perchè spero che nel mio futuro, subito dopo l'esperienza dei cinque anni prossimi di governatore della Puglia, ci possa essere una uscita dalla scena pubblica". "Io sono il presidente della Regione Puglia - ha aggiunto - e mi batto per continuare a fare il presidente della Regione Puglia, per fare della Puglia un altro Sud, un Sud che non è Gomorra. Questo è il mio compito". Sul mancato accordo tra Udc e Pdl, che correranno separati con Poli Bortone e Rocco Palese, e sul presunto vantaggio che questa mossa comporta per il centrosinistra, ha aggiunto: "Credo che il vantaggio del centrosinistra in Puglia sia legato al buongoverno di questi cinque anni". "Il nostro vantaggio - ha detto ancora - è dovuto al fatto che la Puglia ha fatto la differenza nel Mezzogiorno d'Italia, che per quanti difetti, criticità ed errori, l'immagine in Italia e all'estero della Puglia è quella del Sud che non può essere coperto dallo stereotipo di Gomorra, è il Sud dell'innovazione, della valorizzazione della propria bellezza della lotta all'inquinamento ambientale, che protegge i propri figli e il proprio territorio". "Credo - ha detto ancora - che nulla possa cancellare il fatto che la Puglia sia diventato il crocevia di appuntamenti culturali internazionali, un brand molto attrattivo: nel 2005 la Puglia era un oscuro luogo di periferia sconosciuto al resto del mondo. Questo dato è conosciuto da tutti e fa la differenza". "Per questo io, senza sottovalutare nessuno dei miei avversari, ma anche a fronte di un unico competitor - ha concluso - avevo piena consapevolezza di potere giocare questa partita sapendo di godere del consenso di chi ha visto tanti sforzi per cambiare la Puglia, per migliorarla". Sul Pd Vendola ha detto: "E' il fulcro fondamentale della coalizione di centrosinistra, lo devo ringraziare innanzitutto dei cinque anni di governo, poi per avere accettato con senso di responsabilità il metodo delle primarie e lo ringrazierò perchè è un partito che pancia a terra lavorerà per guadagnare la vittoria". Credo che perfino quando abbiamo litigato siano emerse passioni positive - ha detto - e al netto di qualche asprezza polemica che è abbastanza inevitabile e fisiologica, abbiamo esibito passioni positive, non passioni di potere ma passioni politiche". 29 gennaio 2010
2010-01-28 Puglia, Poli Bortone sbatte la porta in faccia a Berlusconi La leader di "Io Sud", Adriana Poli Bortone, dice "no, grazie" a Silvio Berlusconi che ieri le aveva rivolto un appello a ritirare la sua candidatura in Puglia in modo che si potesse cercare una convergenza con l'Udc su un terzo nome. "Vado avanti. Non si può fare politica in questo modo. Sono a capo di un movimento Io Sud che crede nei valori del Mezzogiorno. Immaginavo che anche il Pdl volesse fare un accordo con l'Udc e con noi Sono la candidata più forte per battere Vendola. A meno che non sia il ministro Fitto che voglia candidarsi...", dice la candidata sostenuta dall'Udc. Poli Bortone spende comunque parole positive per il premier. "Il presidente - afferma Poli Bortone intervistata da Affaritaliani.it- ci sta mettendo tutta la buona volontà. Questa formula, che non credo sia sua ma che qualcuno gli ha suggerito come formula di mediazione, non credo sia la formula giusta. Se lo scopo è quello di abbattere la giunta Vendola, io non credo che a 50 giorni dalla campagna elettorale si possano gettare nella mischia delle persone che non hanno mai fatto politica soltanto per non darla vinta agli uni o agli altri. La serietà dell'impostazione politica impone di trovare un candidato che ad oggi potrebbe, e ci metto tanto di condizionale, essere il più forte per battere Vendola". 28 gennaio 2010
Puglia, Casini rompe col Pdl. Berlusconi: vinciamo anche da soli Il tentativo in zona Cesarini del premier Berlusconi di riacchiappare l'Udc in Puglia sembra fallito. Il condizionale è d'obbligo perché, al di là dei toni barricaderi, la trattativa tra i centristi e il Pdl per unirsi contro Nichi Vendola non è ancora del tutto sfumata. Ma certamente oggi sta subendo una dura battuta d'arresto. Dopo l'invito ieri del Cavaliere a fare tutti un passo indietro per trovare un terzo nome condiviso, oggi la leader di "Io Sud" e candidata dell'Udc alla regione, Adriana Poli Bortone, ha risposto "no, grazie". "Vado avanti. Non si può fare politica in questo modo. Sono a capo di un movimento che crede nei valori del Mezzogiorno. Immaginavo che anche il Pdl volesse fare un accordo con l'Udc e con noi... sono la candidata più forte per battere Vendola. A meno che non sia il ministro Fitto che voglia candidarsi...", spiega la ex sindaco di Lecce. E l'appello del premier? "Il presidente ci sta mettendo tutta la buona volontà. Ma questa formula, che non credo sia sua ma di qualcuno che gli ha suggerito una mediazione, non è la formula giusta. Se lo scopo è abbattere la giunta Vendola, io non credo che a 50 giorni dalla campagna elettorale si possano gettare nella mischia delle persone che non hanno mai fatto politica soltanto per non darla vinta agli uni o agli altri". Casini si schiera con la sua candidata. "Oggi la Poli Bortone è in campo con la sua forza politica e la sua autonomia e noi siamo con lei". "Su di lei si puo registrare un'intesa ampia, è la candidata più forte". "Su di lei - sottolinea - si può realizzare una convergenza tra Pdl e Udc. Ad oggi non ci sono novità, perchè noi non abbiamo messo in campo un uomo o una donna dell'Udc, ma la persona più autorevole che può intercettare l'ampia fascia di antipolitica". Il Cavaliere però non ci sta: "In Puglia abbiamo già un candidato (Rocco Palese, ndr) che da gentiluomo vero ha risposto all'appello che ieri ho lanciato, andremo avanti e vinceremo tranquillamente il governo della regione Puglia". "Io non mi faccio incantare da nessuno...", replica a chi gli ricorda che Bossi lo ha ammonito a non farsi incantare da Casini. "Noi siamo sicuri della nostra forza, delle nostre ragioni e degli uomini che mettiamo in campo. Io sono assolutamente fiducioso, anche per i numeri che conosciamo, che potremmo andare tranquillamente da soli dovunque".Caustico Ignazio La Russa: "C'è un sondaggio che dice che la poli Bortone arriva terza. Quindi questo mito che lei vincecnon è suffragato da nessun sondaggio e da nessun risultato". Casini nel pomeriggio ha incontrato la candidata a Montecitorio: "Non è cambiato niente, il punto di vista della Poli Bortone è anche il mio", dice il leader Udc. E la Poli: "Il buon senso vorrebbe che si decidesse insieme su quale dei due candidati conviene puntare". "Sono amareggiata dai documenti degli ex An contro di me, io non getto fango in faccia agli altri, sto pagando un veto contro di me". Conclusione: "Ragionare con il Pdl non significa soccombere, la prossima settimana lenceremo la mia canidatura con una manifestazione a Bari". 28 gennaio 2010
Cesa (Udc): "Noi con Pdl in Calabria e Campania" "Stiamo definendo le cose in queste ore, ma in Calabria e in Campania ufficializzeremo l'appoggio ai candidati del centrodestra". È quanto dice il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, conversando con i cronisti a Montecitorio. Sì dei centristi quindi a Giuseppe Scopelliti in Calabria e a Stefano Caldoro in Campania. Quanto al 'nodo' Puglia, Cesa, che oggi ha avuto un colloquio con Berlusconi alla Camera, spiega che "la Poli Bortone è la candidata sicuramente più forte" contro Nichi Vendola. E aggiunge: "Credo che anche Berlusconi lo pensi...". 27 gennaio 2010
Bologna, Delbono si è dimesso. Verso il voto a marzo di a.c.tutti gli articoli dell'autore "Alla luce di quanto previsto dall'articolo 53 del testo unico degli enti locali, rassegno le mie dimissioni dalla carica di sindaco di bologna". Poche parole secche, seguite da rapide strette di mani agli assessori, e dopo soli sette mesi Flavio Delbono chiude ufficialmente la più breve 'legislatura' nella storia di Bologna. Ieri pomeriggio, poco dopo le 16, e immediatamente dopo il via libera del Consiglio comunale al bilancio 2010, il sindaco di Bologna ha compiuto l'ultimo atto del suo mandato, certamente il più sofferto. Stamane il suo vice Claudio Merighi aveva comunicato la tempistica al prefetto, anche per sollecitare al governo un decreto ad hoc da parte del ministro Maroni per tornare alle urne il 28 e 29 marzo, insieme alle regionali. Il decreto, spiegano fonti del Viminale, dovrebbe arrivare nel prossimo Consiglio dei ministri, entro i primi giorni di febbraio. La situazione si è sbloccata anche grazie all'intervento del leader Pd Bersani, che stamattina ha dato il via libera al voto in marzo: "Ho sempre detto che sono per andare al voto nel più breve tempo possibile, con la sola compatibilità dell'approvazione del bilancio, necessario alla città, e nel rispetto delle norme generali sulle autonomie locali. Se tutto questo è compatibile con il voto il 28 di marzo, da parte del Pd non c'è nessun problema". Così anche il segretario regionale Stefano Bonaccini : "Il Pd, come dichiarato nei giorni scorsi, ha tutta l'intenzione di votare il prima possibile, anche il 28 marzo. Questo per non lasciare la città commissariata per troppo tempo". "Ora però il governo si attivi per consentire di andare alle urne", chiude Bonaccini. L'accelerazione verso le urne, spiegano fonti del Pd, non esclude le primarie per la scelta del candidato. A conti fatti sarebbe possibile votare domenica 14 febbraio, in tempo utile per la consegna delle liste e l'avvio della campagna elettorale. Lo dice in modo esplicito il segretario del Pd di Bologna Andrea De Maria: "Le primarie saranno il metodo da cui partirà il confronto con le altre forze del centrosinistra per decidere insieme cosa fare". Anche in caso di voto a marzo? "Penso ci sia il tempo", ha spiegato. Il 2 febbraio Bersani sarà a Bologna per partecipare alla direzione del partito: "Lì - ha proseguito De Maria - decideremo come affrontare le prossime scadenze, che venga Bersani è un segno di intelligenza". La scelta del candidato e della coalizione avverranno "in strettissimo coordinamento con il partito nazionale e regionale: del resto a Bologna si è sempre fatto così". La priorità, ha comunque chiarito De Maria, "è portare a casa intanto il voto a fine marzo". 28 gennaio 2010
Berlusconi: "Bortone e Palese si ritirino" Rocco Palese e Adriana Poli Bortone facciano un passo indietro. È questo l'appello che Silvio Berlusconi e i coordinatori del Pdl fanno al candidato attuale del Popolo della libertà in Puglia e alla leader di Io Sud sostenuta dall'Udc. "Al termine di un incontro con i Coordinatori nazionali, presente anche il Ministro Fitto - si legge in una nota - il Presidente Berlusconi, dopo le reiterate affermazioni di vari esponenti del PdL e dell'UDC di voler ricercare in Puglia un candidato che consenta di costruire una larga alleanza di centrodestra da contrapporre al governatore di sinistra Vendola, ha rivolto un pubblico appello affinchè i candidati già indicati dal Pdl (Rocco Palese che pure gode il favore dei pronostici ed è compattamente sostenuto da tutto il Pdl primo partito della Puglia sia nei sondaggi che nei risultati delle europee di soli sei mesi fa) e dell'UDC (Adriana Poli Bortone leader di "Io Sud") facciano un passo indietro". Passo indietro, spiega Berlusconi, che deve tradursi con il ritiro delle "loro rispettive candidature, entrambi degne di considerazione, per consentire la comune pronta individuazione di un terzo candidato che permetta di unire tutte le forze alternative alla sinistra estrema di Vendola". 27 gennaio 2010
Poli Bortone: "Il Pdl mi corteggia, ma i margini sono stretti" di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore Nel giro di 48 ore, il suo nome è diventato il busillis nel quale si aggira un po’ sbigottito il centrodestra pugliese. Il ministro Fitto e i colonnelli ex An l’hanno fatta fuori come possibile candidata del Pdl, puntando su Rocco Palese, Pierfurby Casini l’ha recuperata e lanciata come terzo cavallo di disturbo e ora Berlusconi va strepitando che voleva lei, da lanciare alla presidenza della Puglia. Del resto, nel centrodestra circolano battute del tipo: "Così è Palese che si perde". Per cui lei, Adriana Poli Bortone, ex missina, ex aennina, leader del movimento "Io sud", si gode sommessamente il momento di gloria. Senza escludere affatto di essere alla fine la Polverini pugliese,il mome che riunisce Pdl e Udc. Tentano di recuperarla, dal Pdl? "Si sta cercando di trovare un dialogo, ma non so quali margini possano esserci ancora". Alla chiusura delle liste manca un mese. Il tempo c’è. "Io sono dell’idea che se si chiede aiuto a qualcuno, è perché non si è sicuri di vincere, nonostante quel che si proclama: ma allora bisogna mostrarsi flessibili nei confronti della persona cui si chiede aiuto". Detto fuori dal politichese? "Ormai i candidati quelli sono, non possiamo trovare altri nomi". Niente Mister X che spunta dal cappello per superare l’impasse? "Non saprei chi. E poi ne sarei mortificata: dovrebbero spiegarmi perché non dovrei essere io". Presuntuosa. "Sì, ma tutti i politici lo sono, altrimenti farebbero altro". Altri abboccamenti? "Io sono sempre disponibile a parlare, ma non lo sono più ad ascoltare chi fa documenti contro di me". Allude a Fitto? "Lui no, non ufficialmente: però gli ex An sì. Una lettera contro di me indirizzata a Berlusconi. Mai visto un livello del genere". Pare che la odino... "Capisco Fitto, perché il suo obiettivo era mettere un suo uomo. Ma questi ex aennini... forse sono preoccupati per il loro futuro: ma vorrei tranquillizzarli. Ho un’età, tra cinque anni toglierei il disturbo". Esclude di fare un passo indietro? "Pensarlo significa non conoscermi. Non mi ritirerei mai". Magari in favore di qualche posto di prestigio, qualche sottosegretariato? "Mi sentirei mortificata all’idea di accettare uno scambio del genere". Potrebbe diventare la candidata di tutto il Pdl oltreché dell’Udc? "A me la cosa continua a non dispiacere. Vede, non è che io sia una masochista: quella è la mia area di appartenenza. Non so se ci siano i margini: ma so che con una mia candidatura unitaria ci sarebbe una concreta speranza di giocarsi la partita". Nel Pdl si dice che bisognerebbe imparare la lezione di Vendola. "Infatti. servono regole di selezione della classe dirigente. Si pensa che siccome c’è Berlusconi, allora basterà sempre lui per vincere. Però non è così che si costruisce un partito". Meglio le primarie? "È quel che mi è mancato. Le avrei affrontate volentieri, con la stessa testardaggine di Vendola. E con Palese me la sarei giocata bene. Mi sono sempre saputa conquistare il consenso della gente". "Vendolina" del centrodestra, la chiamano alla Camera... "Per strada la gente mi chiama Adriana, e a lui Nichi". Palese, invece... "Conosce il suo mestiere, gli manca quel minimo di effervescenza". Ne ha parlato con La Russa, che tanto pare spendersi per un accordo? "Sì, ma sembrava che mi facessero una cortesia. Non si fanno così gli accordi: se c’è bisogno di qualcosa in più bisogna concedere di più". Al dunque, lei è in piena trattativa. "Mah, io sono tranquilla. Stiamo organizzando un grande evento, con Casini. Sa, ci conosciamo dall’83". 27 gennaio 2010
Adesso Nichi ci crede "A marzo vinciamo di nuovo" di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore "Finalmente anche per me è arrivato il capodanno. Politico, s’intende". Nichi Vendola sorride mentre cammina sul lungomare di Bari. "È come se ieri sera, col voto, avessi seppellito un anno negativo". Il governatore della Puglia è così. Ha chiesto e ottenuto di andare alle primarie, le ha vinte con ampio margine – il dato definitivo è di 67,15% contro il 32,85% incassato dal deputato Pd Francesco Boccia – si è aggiudicato la candidatura alle regionali di marzo e la prima cosa che gli viene fuori è la confessione di una "sofferenza" superata grazie a questo voto, con buona pace della separazione tra pubblico e privato o tra ragionamento politico e sfera emotiva. "Il 2009 è stato per me un anno molto difficile. Ho perso mio padre, ho avuto dolori privati, laceranti, e ho anche vissuto pene pubbliche, la strumentalizzazione politica di inchieste che non riguardavano me, ma che sono state utilizzate per schizzarmi fango addosso. Alcune volte mi sono sentito solo. Alcune volte ho anche vissuto l’incubo di essere arrestato. Ecco, dopo questa notte è finita". Sembra fatto apposta ma dopo un intero fine settimana di vento gelido e cielo coperto spunta qualche raggio di sole. "Qualcuno che immaginava potessero ancora danzare delle ombre attorno alla mia persona ha dovuto accorgersi del fatto che queste ombre sono state esorcizzate da un grandissimo affetto popolare". Vendola deve raggiungere il Kursaal Santalucia per partecipare a un incontro del festival del cinema Bif&est , in corso a Bari. C’è il regista Citto Maselli, che al congresso di Rifondazione si era schierato contro di lui, ma oggi sono solo sorrisi e abbracci. Sarà che tutto sembra andare per il meglio, ma a questo punto Vendola si lascia andare a quest’altra confessione: "Ne sono certo, a marzo vinciamo". E qui comincia l’analisi politica, perché poi il governatore pugliese non si sente "un incantatore di serpenti sostenuto da una platea di gente con l’anello al naso". Le primarie, dice, sono servite innanzitutto al centrosinistra: "Ora è più forte. Lo abbiamo aiutato a ritrovare la strada del rapporto col proprio popolo e con le proprie ragioni". Prima di uscire di casa ha saputo della nota diffusa da Massimo D’Alema, quel riconoscimento del fatto che la sua "larga vittoria conferma il legame" del presidente uscente "con tanta parte dell’elettorato di centrosinistra, compresi gli elettori del Pd", quella promessa di un "sostegno leale" da parte di un partito che ora deve "ritrovare la sua unità", quell’ammissione, anche, della "responsabilità" di non essere riusciti in questa breve campagna elettorale "a rendere chiaro anzitutto ai nostri elettori la portata del confronto". Vendola incassa, e un po’ contraccambia, un po’ ribadisce il concetto che è andato ripetendo in queste settimane, e cioè che non sta ai soli "apparati" prendere le decisioni fondamentali. "D’Alema è stato coraggioso, ha scelto di indicare al suo partito le primarie, che sono un gioco senza rete perché entra un protagonista che è a volte imprevedibile. Ha accettato, ha condiviso l’idea di cedere sovranità nei confronti di un pezzo di popolo. E quindi oggi siamo tutti più forti, anche lui". Resta il fatto che la strategia di D’Alema mirava a chiudere un accordo con l’Udc, che portasse a un’alleanza in Puglia alle regionali di marzo. Vendola sorride col sorriso di chi la sa lunga. "L’Udc ha una difficoltà crescente a costruire alleanze con il centrodestra. Io sono pronto a confrontarmi con loro, le nostre porte sono aperte, se vogliamo costruire assieme una piattaforma riformatrice". Sa che è impossibile, sa che Casini l’ha detto chiaro e tondo che con lui candidato nessuna alleanza è possibile, però aggiunge una frase che sembra anticipare quello che il leader Udc dirà di lì a poco in una conferenza stampa a Roma. "Quello che sto cercando di fare è arrivare a un compromesso con le forze della sinistra e con coloro che si considerano moderati". E chissà se è a questo che si riferisce con la parola "compromesso", ma fatto sta che Casini annuncia che i centristi sosterranno Adriana Poli Bortone e non si alleeranno con il Pdl. Appena lo viene a sapere, Vendola si mostra ancora più sicuro: "Il centrodestra va incontro a una sconfitta annunciata". 26 gennaio 2010
Di Pietro: dall'Udc meretricio "Noi facciamo opposizione in modo chiaro e determinato. L'Udc fa meretricio, si offre al miglior offerente. C'è una bella differenza". Antonio Di Pietro indica con queste parole, intervistato dal Tg1, il ruolo dell'Idv dopo gli accordi sulle regionali con il Pd. L'Idv non fa accordi con il Pd perchè teme l'isolamento. "Noi non siamo isolati - sottolinea Di Pietro - perché siamo con tutti i cittadini, o almeno con quella gran parte di loro che non vuole più subire questo conflitto d'interessi, questo utilizzo strumentale delle istituzioni per fini propri". "Il Segretario nazionale dell'UDC Lorenzo Cesa e il Presidente del partito Rocco Buttiglione, dopo gli insulti pronunciati dall'onorevole Di Pietro nel corso di un'intervista al Tg1, hanno deciso che la delegazione dell'UDC non sarà presente ai lavori del congresso dell'Italia dei Valori in programma la prossima settimana". Lo dichiara una nota del partito di Via Due Macelli. 27 gennaio 2010
Di Pietro: dall'Udc meretricio "Noi facciamo opposizione in modo chiaro e determinato. L'Udc fa meretricio, si offre al miglior offerente. C'è una bella differenza". Antonio Di Pietro indica con queste parole, intervistato dal Tg1, il ruolo dell'Idv dopo gli accordi sulle regionali con il Pd. L'Idv non fa accordi con il Pd perchè teme l'isolamento. "Noi non siamo isolati - sottolinea Di Pietro - perché siamo con tutti i cittadini, o almeno con quella gran parte di loro che non vuole più subire questo conflitto d'interessi, questo utilizzo strumentale delle istituzioni per fini propri". "Il Segretario nazionale dell'UDC Lorenzo Cesa e il Presidente del partito Rocco Buttiglione, dopo gli insulti pronunciati dall'onorevole Di Pietro nel corso di un'intervista al Tg1, hanno deciso che la delegazione dell'UDC non sarà presente ai lavori del congresso dell'Italia dei Valori in programma la prossima settimana". Lo dichiara una nota del partito di Via Due Macelli. 27 gennaio 2010
2010-01-27 Bersani: "Non mollo, è questa la strada per costruire l'alternativa" di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Quando la polvere verrà giù, si capirà che alle regionali possiamo giocarcela. E che abbiamo evitato il rischio mortale di trovarci a metà legislatura con un partito chiuso in una riserva indiana". Le primarie pugliesi vinte da Nichi Vendola, le dimissioni del sindaco di Bologna Flavio Delbono. E poi le accuse di "politicismo" e insieme le difficoltà ad allargare i confini dell’alleanza, le candidature ancora da scegliere e il ricorso alle primarie, i troppi "personalismi" dentro al partito e un "senso di appartenenza" su cui bisogna lavorare. Pier Luigi Bersani non sottovaluta la difficoltà della situazione, ma a chi guarda al Pd vuole dare un messaggio rassicurante. Reichlin sull’Unità ha scritto che le centinaia di migliaia di persone che fanno la fila per partecipare alle vicende del vostro partito danno "una forte spinta". E però la vicenda pugliese ha segnalato quantomeno un’incomprensione, non crede? "L’incomprensione riguarda il modo in cui noi possiamo interpretare la spinta per portare l’alternativa. Si è creata una sorta di dissociazione fra le radici da cui dobbiamo trarre energia e il grande orizzonte. Perché certamente questo passaggio è stato letto, per difficoltà anche nostre, come politicismo". Lei lo ha detto più volte che la priorità sono le alleanze. "E continuo a dirlo, non mollo su questo. Ora dobbiamo riuscire a far capire che quando si parla di alleanze lo si fa a partire dai sommovimenti profondi che ci sono nella società. Quando parliamo di alleanze parliamo di noi, delle nostre idee, dei nostri valori, parliamo di lavoro, uguaglianza, diritti, di una democrazia che non può diventare un plebiscito. Berlusconi ha ancora consenso ma non offre più un orizzonte. E noi non stiamo lavorando su un accrocchio politicista. Stiamo cercando le vie politiche per unire tutte le forze che possono costruire un’alternativa". Per le regionali non ci siete riusciti. "Le regionali sono una tappa. Dimostreremo che non siamo nella riserva indiana in cui il centrodestra ha pensato che fossimo dopo le europee e anche che è possibile portare l’avvicinamento delle forze di opposizione a una dimensione di governo in molte regioni". l Pd ha però anche dimostrato difficoltà nella scelta delle candidature. "Di problemi ne ho parlato anche durante il congresso e non è che si risolvano in quattro settimane. Riguardano il rapporto fra competizione e coesione. Ci sono elementi di anarchismo e di personalismo che richiedono di mettere mano a un tema che non si può rinviare, e cioè che noi giustamente ci siamo attrezzati su meccanismi che codificano elementi competitivi, selettivi, di partecipazione, ma non ci siamo occupati abbastanza di elementi coesivi, che non possono essere lasciati solo ai comportamenti, ma che devono far parte di regole su cui dobbiamo discutere. Ma detto questo, guardiamo ai fatti. In 10 delle 13 regioni che votano abbiamo già scelto le candidature. In sette sono del Pd, gli altri candidati sono personalità di primo piano come Vendola, Bonino e Bortolussi. L’Udc, che cinque anni fa era ovunque col centrodestra, stavolta tranne Lazio, e poi vedremo cosa succede in Campania e Calabria, o è con noi o va da solo". Parlava della partecipazione e degli elementi competitivi: dopo le primarie pugliesi lo strumento è a rischio? "Si tratta di un tema che anche statutariamente dovremo chiarire meglio. Noi le abbiamo inventate e non le molleremo mai. Tuttavia ci sono primarie e primarie. È il collettivo degli organismi dirigenti che deve prendersi la responsabilità di modelli partecipativi. Perché le primarie sono meccanismi che possono suscitare la primavera oppure testimoniare che ci indeboliamo per le secondarie. E questo in un partito deve essere valutato da collettivi, da organismi dirigenti, altrimenti non c’è ragione che ci sia un partito. L’obiettivo è battere la destra e portare avanti i nostri valori. Valori di uguaglianza, lavoro, solidarietà. E quindi la politica deve avere la sua barra. Un partito non è un notaio". La vicenda pugliese ha mostrato che le soluzioni degli organismi dirigenti e esiti delle primarie non sempre coincidono, non crede? "Non è un tema da drammatizzare, ma dobbiamo riconoscere che le primarie sono uno strumento che va affidato a degli organismi che a loro volta sono stati eletti con meccanismi che quasi sempre prevedono le primarie. Ci sono casi in cui le primarie suscitano la primavera, in cui consentono di sollecitare un’opinione. Ma ci possono essere dei casi in cui le primarie vengono lette dai cittadini come un problema interno, come incapacità di decidere. Facciamo attenzione, non chiamiamo con lo stesso nome tutte le cose". Ci sarà chi commenterà negativamente anche questo, lo sa? "Guardi, vedo anche gente che si dice amica nostra, anche molti commentatori, che ci sollecitano a lavorare in partecipazione, en plein air, e contemporaneamente leggere questo in termini di caos e divisione. O l’una o l’altra cosa, perché altrimenti c’è un elemento di slealtà verso il nostro progetto. Quando la polvere sarà venuta giù, noi saremo una squadra. Anche se dubito che saranno in molti alla fine a dirlo". Prodi ha detto a Repubblica di non sapere cosa rispondere quando la gente gli chiede: ma chi comanda nel Pd? "A Prodi voglio bene, ho per lui affetto e rispetto inattaccabili, anche quando gli si attribuiscono cose che non condivido. C’è un filo logico, che anche dentro un partito che ha i problemi che ha noi dobbiamo tirare sia nei giorni brutti che nei giorni belli. A me non sarebbe difficile rispondere al richiamo della foresta, battere sull’identità, sul noi, sull’avanti così. Sono capace anch’io. Ma se non abbiamo il coraggio di andare in luoghi anche complicati, Berlusconi non lo mandiamo a casa". Nessuna autocritica anche sul caso Puglia? "Su un punto, e cioè se noi dovessimo giocarci o no questa rischiosa coerenza. Si può concludere che abbiamo sbagliato a correre quel rischio. Ma l’idea di fondo non si può abbandonare. Noi non siamo mai stati contro Vendola. Abbiamo registrato che non eravamo in condizione di fare una coalizione vincente. E quindi abbiamo cercato strade che non escludessero Vendola, ma che trovassero un diverso assetto. La rischiosa scommessa è stata quella di proporre comunque un progetto, sapendo naturalmente che andavamo incontro a una sfida difficile. Una decisione che ha comunque condizionato scelte nell’altro campo, a cominciare da quelle dell’Udc. Ora se vogliamo, e dobbiamo, lavorare per vincere in Puglia, bisogna mettere da parte qualche argomento di troppo ascoltato, come la descrizione del Pd come partito che lavora sul politicismo, la nomenclatura". Sempre convinto che si possa discutere con Berlusconi di riforme? Non tutti nel suo partito lo sono. "Guardi, il nostro paradosso è che Berlusconi conosce noi meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Sa benissimo che abbiamo dei paletti. Che se oltrepassati porterebbero al referendum. Lo sa e non apre il tavolo. Ma noi che siamo un partito riformista dobbiamo chiedere il rafforzamento del sistema parlamentare, perché ogni giorno che passa loro avvelenano i pozzi del sistema. Questa cosa del sospetto, che gira dalle nostre latitudini, ci fa male. Noi dobbiamo essere più sicuri di noi. Io sono disposto ad andare a uno show down popolare su questo tema. Mi spaventa molto meno che lasciar correre tutti i giorni una deriva, una deformazione di questa nostra Costituzione. i continui dubbi ci indeboliscono. Se continuiamo a pensare che qualcuno di noi vuole vendersi a Berlusconi non andiamo da nessuna parte". Galli Della Loggia scrive sul Corriere, dopo il caso Delbono, che la sinistra non può più pretendere di incarnare una superiorità morale nei confronti della destra. Cosa risponde? "Che ogni analisi deve partire da una considerazione onesta che riassumerei così: paese che vai, usanze che trovi. Da noi funziona che anche un amministratore che proclama a voce dispiegata la sua innocenza dice prima di tutto la città. C’è un civismo e un’opinione pubblica che non tollera ombre. Allo stesso modo si potrebbe dire prima di tutto il paese, l’Italia. Un’analisi onesta non può non partire da questa colossale differenza di comportamenti. Il resto lo vede la magistratura, che dirà se i comportamenti sono stati leciti o illeciti. Aggiungo che mi aspetto tutti gli attacchi strumentali della destra, ma anche che ci sarà una netta smentita, perché certamente l’emozione è forte, certamente conoscendo quei luoghi la sensibilità su questi fatti è acutissima, ma la cosa più importante è cosa fai, come ti comporti, come reagisci, è come fai vedere che noi non siamo loro. E fin qui ci siamo riusciti, a cominciare da Delbono". Come pensa si possa alimentare l’orgoglio di appartenenza al Pd, in un popolo anche frastornato da tutte queste vicende? "Dimostrando che noi abbiamo un’altra agenda rispetto alla destra, che siamo il partito del lavoro, dei redditi medio bassi, dell’ambiente, che interpreta meglio in chiave popolare quello che la gente vive. E poi identificando il Pd come il soggetto che, non da solo, può veramente e non a chiacchiere mandare a casa Berlusconi". 27 gennaio 2010
Poli Bortone: "Il Pdl mi corteggia, ma i margini sono stretti" di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore Nel giro di 48 ore, il suo nome è diventato il busillis nel quale si aggira un po’ sbigottito il centrodestra pugliese. Il ministro Fitto e i colonnelli ex An l’hanno fatta fuori come possibile candidata del Pdl, puntando su Rocco Palese, Pierfurby Casini l’ha recuperata e lanciata come terzo cavallo di disturbo e ora Berlusconi va strepitando che voleva lei, da lanciare alla presidenza della Puglia. Del resto, nel centrodestra circolano battute del tipo: "Così è Palese che si perde". Per cui lei, Adriana Poli Bortone, ex missina, ex aennina, leader del movimento "Io sud", si gode sommessamente il momento di gloria. Senza escludere affatto di essere alla fine la Polverini pugliese,il mome che riunisce Pdl e Udc. Tentano di recuperarla, dal Pdl? "Si sta cercando di trovare un dialogo, ma non so quali margini possano esserci ancora". Alla chiusura delle liste manca un mese. Il tempo c’è. "Io sono dell’idea che se si chiede aiuto a qualcuno, è perché non si è sicuri di vincere, nonostante quel che si proclama: ma allora bisogna mostrarsi flessibili nei confronti della persona cui si chiede aiuto". Detto fuori dal politichese? "Ormai i candidati quelli sono, non possiamo trovare altri nomi". Niente Mister X che spunta dal cappello per superare l’impasse? "Non saprei chi. E poi ne sarei mortificata: dovrebbero spiegarmi perché non dovrei essere io". Presuntuosa. "Sì, ma tutti i politici lo sono, altrimenti farebbero altro". Altri abboccamenti? "Io sono sempre disponibile a parlare, ma non lo sono più ad ascoltare chi fa documenti contro di me". Allude a Fitto? "Lui no, non ufficialmente: però gli ex An sì. Una lettera contro di me indirizzata a Berlusconi. Mai visto un livello del genere". Pare che la odino... "Capisco Fitto, perché il suo obiettivo era mettere un suo uomo. Ma questi ex aennini... forse sono preoccupati per il loro futuro: ma vorrei tranquillizzarli. Ho un’età, tra cinque anni toglierei il disturbo". Esclude di fare un passo indietro? "Pensarlo significa non conoscermi. Non mi ritirerei mai". Magari in favore di qualche posto di prestigio, qualche sottosegretariato? "Mi sentirei mortificata all’idea di accettare uno scambio del genere". Potrebbe diventare la candidata di tutto il Pdl oltreché dell’Udc? "A me la cosa continua a non dispiacere. Vede, non è che io sia una masochista: quella è la mia area di appartenenza. Non so se ci siano i margini: ma so che con una mia candidatura unitaria ci sarebbe una concreta speranza di giocarsi la partita". Nel Pdl si dice che bisognerebbe imparare la lezione di Vendola. "Infatti. servono regole di selezione della classe dirigente. Si pensa che siccome c’è Berlusconi, allora basterà sempre lui per vincere. Però non è così che si costruisce un partito". Meglio le primarie? "È quel che mi è mancato. Le avrei affrontate volentieri, con la stessa testardaggine di Vendola. E con Palese me la sarei giocata bene. Mi sono sempre saputa conquistare il consenso della gente". "Vendolina" del centrodestra, la chiamano alla Camera... "Per strada la gente mi chiama Adriana, e a lui Nichi". Palese, invece... "Conosce il suo mestiere, gli manca quel minimo di effervescenza". Ne ha parlato con La Russa, che tanto pare spendersi per un accordo? "Sì, ma sembrava che mi facessero una cortesia. Non si fanno così gli accordi: se c’è bisogno di qualcosa in più bisogna concedere di più". Al dunque, lei è in piena trattativa. "Mah, io sono tranquilla. Stiamo organizzando un grande evento, con Casini. Sa, ci conosciamo dall’83". 27 gennaio 2010
Bologna, al voto subito Ma spunta l'ipotesi giugno di Andrea Bonzitutti gli articoli dell'autore "Alle urne a fine marzo". O, al massimo, entro l’estate. È il ritornello bipartisan del day after delle dimissioni del sindaco di Bologna, Flavio Delbono. Nella mattinata di ieri, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha aperto uno spiraglio per andare a votare in tempi brevissimi, forse già accorpando regionali e comunali tra 28 e 29 marzo. "Sono disponibile a un provvedimento d'urgenza, ma voglio consenso di tutte le forze politiche", dice Maroni. L’intesa, stando alle dichiarazioni degli esponenti dei partiti, dal Pd al Pdl passando per Lega Nord, Udc, Idv e "grillini", c’è già nei fatti. Anche se Pier Luigi Bersani, non nasconde i "problemi tecnici complessi" e i "profili di natura giuridica e costituzionale che andranno affrontati, Maroni lo sa benissimo". DIMISSIONI ENTRO LA SETTIMANA La road map già allo studio del Ministero prevede che il governo sposti con un decreto il termine in cui i sindaci possono dimettersi per partecipare alle elezioni dell’unica finestra elettorale del 2010, cioè quella aperta per le Regionali. Attualmente questo termine è il 21 gennaio: basterebbe portarlo al 30 gennaio o ai primi di febbraio e Delbono, spiega il senatore ed ex sindaco di Bologna, Walter Vitali (Pd), potrebbe firmare le dimissioni dopo l’approvazione del Bilancio, prevista per venerdì. Poi si andrebbe a votare in un unico election day . Bisogna però decidere subito, perché l’ultimo consiglio dei Ministri utile per emanare il provvedimento in tempo è fissato per domani. Le difficoltà in punta di diritto a cui si riferiva Bersani, però, potrebbero far optare per un altro strumento, ovvero "un decreto al milleproroghe" che consentirebbe non più l’accorpamento con le Regionali, continua Vitali, ma il voto a maggio. Non ci sono altre strade: se qualcosa andasse storto si passerebbe direttamente alla primavera 2011, con ben 15 mesi di commissariamento in grado di paralizzare l’attività di Bologna. Uno stallo temuto come la peste dalle categorie economiche bolognesi. DOPPIA CAMPAGNA ELETTORALE L’evolversi della situazione impone ovviamente un cambio di passo a entrambi gli schieramenti politici. Si profila infatti una doppia campagna, per le Regionali e per palazzo D’Accursio. Il Centrosinistra si giocherebbe tutto in un week-end, con la speranza che l’onda emotiva del Cinzia-gate, l’inchiesta che ha costretto Delbono a dimettersi (e che è ancora in corso: ieri è stato sentito per 8 ore il direttore del Cup 2000, Mauro Moruzzi), non abbia ripercussioni anche sulla conferma di Vasco Errani, di cui l’ormai ex sindaco di Bologna per anni è stato il vice. Del resto, andare alle urne dopo 15 mesi di commissario, con una città stremata, sarebbe durissima. Il Pd è già al lavoro: ieri c’è stato un vertice tra Bersani, Errani e Stefano Bonaccini, segretario del Pd emiliano-romagnolo: il leader nazionale del Pd concluderà la direzione bolognese del partito, posticipata al 2 febbraio. Lì, sciolto il nodo dei tempi del voto, si parlerà di come affrontare la campagna. I vertici sono disponibili a fare le primarie di coalizione, ma qualcuno fa notare la ristrettezza dei tempi. Del resto, chissà se gli elettori - già delusi dalla situazione bolognese - capirebbero un candidato "calato" dall’alto. Un rischio che Sandra Zampa, deputata Pd e portavoce di Romano Prodi (la cui telefonata a Delbono ha accelerato la decisione di dimettersi) non vuole correre: "Servono primarie senza sbavature perché il percorso per individuare la candidatura è forse ancora più importante del "chi" sarà poi candidato". Appello analogo era stato lanciato da Antonio Di Pietro, salito sotto le Due Torri per chiedere "primarie aperte e vere". Dopo il successo di Vendola in Puglia, è difficile far finta di nulla. Anche il Centrodestra è al lavoro: l’obiettivo è convergere con l’Udc su un "giovane Guazzaloca", che potrebbe essere l’ex assessore al Bilancio del sindaco vittorioso nel ‘99, Gianluca Galletti, già parlamentare casiniano. 27 gennaio 2010
2010-01-26 Il malumore di Prodi "Il Pd è sgovernato" Bersani: "Lo stimo ma non sono d'accordo" "La gente mi ferma e mi chiede: ma chi comanda nel Pd?". Romano Prodi non ha la risposta a questa domanda e si tira fuori dagli "spari sul quartier generale" della politica democratica. "Ormai sono fuori - dice -, e quando si è fuori si è fuori". Che ne sarà del Pd? "Non lo so, speriamo bene". In un colloquio con Repubblica, l'ex premier esprime l'impressione che il partito sia "sgovernato" ma "per correttezza" non dà giudizi sulle strategie degli ultimi mesi, nè sulle scelte del segretario. Vedere così il "suo" partito gli fa male. "Cosa mi dispiace, soprattutto? Vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme". Poi parla delle dimissioni del sindaco di Bologna, Delbono. Prodi è chiaro a riguardo: "Non si distrugge la vita di un uomo per una storia come quella, per una manciata di euro". Certo "doveva essere più accorto. Ma in questi giorni nessuno si è limitato a dire questo: gli hanno dato del delinquente, invece. Hanno parlato di limite etico travolto. Eppure altrove, per altri amministratori locali di centrodestra che ne hanno combinate di tutti i colori, nessuno ha gridato allo scandalo e si è mai sognato di chiedere le dimissioni". Lasciando la poltrona di primo cittadino, Delbono conferma "la differenza di stile": "ha compiuto un atto di responsabilità verso la città. Ora sarà più libero di dimostrare la sua innocenza". L'ex premier taglia corto poi sull'eventuale sua corsa per Palazzo Accursio: "Non ci pensi neanche un momento", dice il Professore, che conclude: salvatore della patria? "No! Va bene una volta, va bene due volte, ma tre volte proprio non si può. Abbiamo già dato". "Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili, anche quando gli si attribuiscono cose sulle quali posso non essere d'accordo". Così il segretario Pd, Pierluigi Bersani, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un giudizio sulle parole dell'ex premier. 26 gennaio 2010
Bologna, un decreto può sventare 15 mesi di commissario di Andrea Bonzitutti gli articoli dell'autore L’incubo peggiore è quello di una paralisi lunga un anno e tre mesi. La realtà dei fatti è che, con le dimissioni di Flavio Delbono, il destino del Comune di Bologna è nelle mani del Ministero dell’Interno retto da Roberto Maroni. Sono diversi i nodi da sciogliere per il Centrosinistra bolognese ed emiliano-romagnolo prima di pensare a individuare un candidato che possa prendere il posto di Delbono. Il primo punto è tornare presto alle urne. Stando alla legislazione vigente, anche se per uno scarto di pochi giorni non è possibile accorpare la votazione alle prossime regionali, il 28-29 marzo. Si slitterebbe addirittura alla primavera del 2011, e solo un decreto potrebbe consentire di evitare questo commissariamento monstre : un anno e tre mesi che porterebbero alla paralisi i progetti messi in piedi per la città. Mai successo sotto le Due Torri. Non è un caso, quindi, che il Pdl abbia subito agitato lo spettro dell’arrivo del commissario in aula, addossando la colpa alla maggioranza. Salvo poi votare tutti insieme un documento bipartisan con cui si chiede a Maroni di "predisporre tutti gli strumenti necessari a consentire il ricorso delle urne in tempi abbreviati". I parlamentari sono già al lavoro per cercare un’intesa sul tema. "Nessuna paura", conferma il segretario democratico bolognese Andrea De Maria, di un clima elettorale senza soluzione di continuità fino all’estate. Altro capitolo delicato dell’agenda del Pd locale sono le possibili ripercussioni sulle imminenti elezioni. Ieri l’annuncio dell’addio di Delbono (che comunque non firmerà le dimissioni prima di venerdì) è stato messo in cima agli argomenti di una riunione della giunta di Vasco Errani. Le dichiarazioni si limitano a prendere atto del "gesto" del sindaco ("Dimostra profondo rispetto per la città") e lo stesso Delbono è convinto che "non ci saranno conseguenze" sulle elezioni, ma il fatto che l’ormai ex sindaco sia stato per anni il vice di Errani è un’arma che il candidato del Pdl, Giancarlo Mazzuca, ha già cominciato a sfoderare. Polemiche che difficilmente potranno scalfire l’ampio consenso del presidente, in un territorio considerato "sicuro". Ma l’impatto mediatico del Cinzia-gate non può più essere sottovalutato. Sono queste, dunque, le questioni che impegnano i vertici locali del Pd, in queste ore. Sul possibile candidato, nessuno vuole fare nomi: se dovesse essere un politico, sarebbe quasi certamente di provenienza Ds. Fare dei nomi è per gli osservatori prematuro, ma viene spontaneo pensare subito a due degli sfidanti di Delbono alle primarie Pd. Ovvero Maurizio Cevenini e Virginio Merola, rispettivamente presidente del consiglio comunale e provinciale. Anche gli alleati sono agitati: non tutti, nel Centrosinistra, hanno apprezzato la discesa a Bologna di Antonio Di Pietro che ieri ha di fatto rivendicato il pressing sui democratici per far dimettere Delbono. Anche nel Centrodestra non ci sono "assi" da giocare subito: Alfredo Cazzola, lo sfidante del Pdl dalle cui dichiarazioni partì il Cinzia-gate, ha annunciato che non si ripresenterà, mentre il "civico" Giorgio Guazzaloca, il vincitore del ‘99 ma grande sconfitto del primo turno 2009 con il 12%, si è limitato a sorridere. 26 gennaio 2010
Giunta e gossip, Delbono e le spese di Cinzia di A.Comaschi-G.Gentiletutti gli articoli dell'autore Tutto cominciò con una frase, sibillina e minacciosa, rivolta dal candidato Pdl Alfredo Cazzola a Flavio Delbono, Pd, alla vigilia del ballottaggio delle amministrative: "Le porto i saluti della signora Cinzia, che sulla sua moralità avrebbe molto da dire". Sette mesi dopo, la città e soprattutto il Pd attendono con ansia agli atti finali del Cinzia-gate, che vede il sindaco Delbono indagato per peculato e abuso d’ufficio insieme all’ex compagna Cinzia Cracchi. Un caso rimbalzato a livello nazionale: Casini chiede "chiarezza", Bersani replica di avere letto una nota in cui Delbono rassicura i cittadini, "non ho commesso reati". A giorni poi il sindaco dovrebbe comparire davanti ai pm - che ha sollecitato perché ciò avvenga "il prima possibile" - per rispondere alle accuse della Cracchi, rilanciate pubblicamente appunto da Cazzola e sempre più brandite da un centrodestra bolognese finora diviso e privo di leadership. Accuse che hanno raggiunto il loro apice nelle ultime 48 ore, quando la donna ha parlato di incontri tra lei e il primo cittadino a inchiesta già aperta e anche alla vigilia del suo interrogatorio. Faccia a faccia in cui Delbono le avrebbe "offerto" aiuti, anche economici, in cambio - si suppone - del suo silenzio. E addirittura "favoriti" da una collaboratrice di Delbono, oggi entrata nella sua giunta. Ancora prima Cracchi, offesa dal trasferimento a suo dire impostole da Delbono alla fine della loro relazione, aveva raccontato di viaggi all’estero a spese della Regione (quando lui era vicepresidente e lei la sua segretaria), dell’uso di auto blu e foresterie, del bancomat che Delbono le ha messo a disposizione per anni. Una carta che è un giallo, intestata com’è a un amico del sindaco, un prestanome che non spiega il perché del suo beau geste mentre il legale di Delbono assicura che il denaro sul conto in questione era comunque tutto del primo cittadino. Una pioggia di contestazioni a cui Delbono - economista già allievo di Prodi, cattolico, una lunga esperienza amministrativa alle spalle - fedele al proprio carattere schivo ha sempre opposto il silenzio. Convinto - e con lui il Pd - di non dover replicare a "illazioni" e "strumentalizzazioni", ma solo ai magistrati nelle sedi competenti. Una linea che però si è andata a infrangere contro gli eventi degli ultimi giorni, mentre nel Pd bolognese ci si chiede che fare in caso di rinvio a giudizio. E il tema entra di prepotenza nella discussione dell’esecutivo, spodestando quella sulle liste regionali. Piena "fiducia" al sindaco, in attesa che si sciolga il rebus: la convocazione di Delbono da parte dei magistrati potrebbe arrivare entro domani. 22 gennaio 2010
Adesso Nichi ci crede "A marzo vinciamo di nuovo" di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore "Finalmente anche per me è arrivato il capodanno. Politico, s’intende". Nichi Vendola sorride mentre cammina sul lungomare di Bari. "È come se ieri sera, col voto, avessi seppellito un anno negativo". Il governatore della Puglia è così. Ha chiesto e ottenuto di andare alle primarie, le ha vinte con ampio margine – il dato definitivo è di 67,15% contro il 32,85% incassato dal deputato Pd Francesco Boccia – si è aggiudicato la candidatura alle regionali di marzo e la prima cosa che gli viene fuori è la confessione di una "sofferenza" superata grazie a questo voto, con buona pace della separazione tra pubblico e privato o tra ragionamento politico e sfera emotiva. "Il 2009 è stato per me un anno molto difficile. Ho perso mio padre, ho avuto dolori privati, laceranti, e ho anche vissuto pene pubbliche, la strumentalizzazione politica di inchieste che non riguardavano me, ma che sono state utilizzate per schizzarmi fango addosso. Alcune volte mi sono sentito solo. Alcune volte ho anche vissuto l’incubo di essere arrestato. Ecco, dopo questa notte è finita". Sembra fatto apposta ma dopo un intero fine settimana di vento gelido e cielo coperto spunta qualche raggio di sole. "Qualcuno che immaginava potessero ancora danzare delle ombre attorno alla mia persona ha dovuto accorgersi del fatto che queste ombre sono state esorcizzate da un grandissimo affetto popolare". Vendola deve raggiungere il Kursaal Santalucia per partecipare a un incontro del festival del cinema Bif&est , in corso a Bari. C’è il regista Citto Maselli, che al congresso di Rifondazione si era schierato contro di lui, ma oggi sono solo sorrisi e abbracci. Sarà che tutto sembra andare per il meglio, ma a questo punto Vendola si lascia andare a quest’altra confessione: "Ne sono certo, a marzo vinciamo". E qui comincia l’analisi politica, perché poi il governatore pugliese non si sente "un incantatore di serpenti sostenuto da una platea di gente con l’anello al naso". Le primarie, dice, sono servite innanzitutto al centrosinistra: "Ora è più forte. Lo abbiamo aiutato a ritrovare la strada del rapporto col proprio popolo e con le proprie ragioni". Prima di uscire di casa ha saputo della nota diffusa da Massimo D’Alema, quel riconoscimento del fatto che la sua "larga vittoria conferma il legame" del presidente uscente "con tanta parte dell’elettorato di centrosinistra, compresi gli elettori del Pd", quella promessa di un "sostegno leale" da parte di un partito che ora deve "ritrovare la sua unità", quell’ammissione, anche, della "responsabilità" di non essere riusciti in questa breve campagna elettorale "a rendere chiaro anzitutto ai nostri elettori la portata del confronto". Vendola incassa, e un po’ contraccambia, un po’ ribadisce il concetto che è andato ripetendo in queste settimane, e cioè che non sta ai soli "apparati" prendere le decisioni fondamentali. "D’Alema è stato coraggioso, ha scelto di indicare al suo partito le primarie, che sono un gioco senza rete perché entra un protagonista che è a volte imprevedibile. Ha accettato, ha condiviso l’idea di cedere sovranità nei confronti di un pezzo di popolo. E quindi oggi siamo tutti più forti, anche lui". Resta il fatto che la strategia di D’Alema mirava a chiudere un accordo con l’Udc, che portasse a un’alleanza in Puglia alle regionali di marzo. Vendola sorride col sorriso di chi la sa lunga. "L’Udc ha una difficoltà crescente a costruire alleanze con il centrodestra. Io sono pronto a confrontarmi con loro, le nostre porte sono aperte, se vogliamo costruire assieme una piattaforma riformatrice". Sa che è impossibile, sa che Casini l’ha detto chiaro e tondo che con lui candidato nessuna alleanza è possibile, però aggiunge una frase che sembra anticipare quello che il leader Udc dirà di lì a poco in una conferenza stampa a Roma. "Quello che sto cercando di fare è arrivare a un compromesso con le forze della sinistra e con coloro che si considerano moderati". E chissà se è a questo che si riferisce con la parola "compromesso", ma fatto sta che Casini annuncia che i centristi sosterranno Adriana Poli Bortone e non si alleeranno con il Pdl. Appena lo viene a sapere, Vendola si mostra ancora più sicuro: "Il centrodestra va incontro a una sconfitta annunciata". 26 gennaio 2010
Casini spiazza il Pdl e va da solo di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore In Puglia l’Udc ha scelto di aprire un "terzo forno", per dirla con Pierferdinando Casini, e adesso la partita per il centrodestra si fa più complicata. La vittoria di Nichi Vendola alle primarie di domenica ha scatenato effetti a cascata anche al di fuori del centrosinistra. I centristi hanno deciso di rompere il dialogo avviato nelle scorse settimane col Pd, ma senza chiudere un accordo col Pdl. Partito che in questa regione è lacerato da contrasti interni e che, per evitare una pesante spaccatura alla vigilia della campagna elettorale, ha deciso di candidare il capogruppo nel consiglio regionale Rocco Palese, uomo fidato di Raffaele Fitto che però poco convince Silvio Berlusconi. Casini ha fiutato l’aria e ieri mattina ha annunciato che l’Udc sosterrà la leader di Io Sud Adriana Poli Bortone (ex An che si è rifiutata di entrare nel Pdl), che ha rotto gli indugi e dopo settimane di trattative ha deciso di scendere in campo. "Ora sarete tutti contenti visto che vi piace tanto la politica dei "due forni" ora i forni diventano tre", ci ha scherzato su il leader centrista. CORSA A TRE Chi invece non ha nessuna voglia di scherzare è Palese, che a neanche dodici ore dall’ufficializzazione della sua candidatura si è trovato di fronte a un brutto ostacolo. Così, in un attimo il capogruppo del Pdl in Regione è passato dalla "felicità e orgoglio" per la scelta caduta su di lui a un allarmato appello: "Mi auguro che tutti i partiti alternativi alla sinistra possano convergere sul nostro progetto. Se facessero scelte diverse finirebbero per agevolare Vendola e la sinistra e non credo che i loro elettori vogliano questo". Tutto inutile. Adriana Poli Bortone ha convocato i giornalisti e in conferenza stampa ha annunciato che a marzo tutti dovranno fare i conti con la sua candidatura. "Io sono in campo per vincere, non per far perdere qualcuno. Chi dice il contrario ha una visione molto angusta della politica". La leader di Io Sud respinge al mittente le accuse di aver cercato lei la rottura. "Erano tre mesi che si parlava di un accordo con il Pdl, poi alcuni del Pdl che hanno inteso mettere i nomi sotto un documento, si sono assunti la responsabilità di questa scelta", dice facendo riferimento a un testo duramente critico nei suoi confronti, per l’accusa di "verticismo" al Pdl "servo del padrone" e al "governo leghista". E il ministro Fitto? Le viene chiesto: "Lui non si è sottoscritto ma ha indicato un suo candidato". La corsa in solitaria dell’Udc rende più complicata la partita al centrodestra ma tutto è da vedere. I centristi alle ultime europee hanno superato il 9%. Ma il Pdl da queste parti è forte, oltre la media nazionale. Al voto per l’Europarlamento ha preso il 43%. Ovviamente, molto dipenderà dalla forza e la compattezza che saprà dimostrare il centrosinistra. Il Pd, che alle europee si è fermato poco sotto il 28%, dovrà ora rapidamente ricompattarsi dopo che la vicenda primarie l’ha messo a dura prova, con la minoranza che non ha gradito la candidatura di Francesco Boccia "decisa senza consultarci" e con la maggioranza non ha digerito il sostegno dato dai franceschiniani a Vendola. Il governatore uscente, che punta ora a vincere le "secondarie" di marzo, sta lavorando per cancellare ogni tensione con i vertici nazionali e regionali del Pd. Ma il punto non è solo tra lui e loro, perché Vendola teme che le fibrillazioni interne al principale partito che lo dovrà sostenere finiscano per indebolire tutti. Per questo sta mandando ai democratici un messaggio piuttosto chiaro: "Qualunque idea di usare la vicenda delle primarie e anche qualche errore politico che è stato commesso per un redde rationem interno è incompatibile col fatto che siamo in campagna elettorale". 26 gennaio 2010
D'Alema regista della scelta di Casini? di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore Più di un’ora al telefono con Massimo D’Alema, nella notte fra domenica e lunedì, e Pier Ferdinando Casini, con una decisione che i suoi definiscono "necessariamente coraggiosa" si è risolto a fare quella mossa della quale nemmeno il Berlusconi più furiosamente anti- Pierfurby l’aveva finora potuto accusare: aprire il terzo forno in Puglia. Proprio mentre gli altri due si erano appena chiusi, ognuno secondo il proprio rito (primarie dilanianti da una parte, decisione calata dal monarca dall’altra). È anche così, in una manciata di ore, che si è concretizzata la scelta a sorpresa - ufficializzata ieri mattina - di appoggiare la terza candidatura per la presidenza pugliese, puntando sull’indipendente ex aennina Adriana Poli Bortone. Una scelta alla fine razionale, quella di Casini, se si guarda alla storia recente sua e dei protagonisti della partita, eppure nello stesso tempo inattesa, se è vero come è vero che venerdì, nella riunione a porte chiuse del suo partito, il capo dell’Udc aveva preannunciato: "Una vittoria di Vendola ci spingerebbe verso il centrodestra". Ed è, in effetti, proprio vicino al nome del fedelissimo di Fitto Rocco Palese che i più si aspettavano - almeno fino a domenica sera - di veder collocarsi il simbolo uddiccino. Poi, però, due ordini di ragioni hanno persuaso Casini a fare altrimenti: da un lato, il comportamento del Pdl che, spiegano i centristi, "ha voluto metterci davanti alla decisione presa, senza consultarci", replicando quell’alternativa fra la minestra e la finestra alla quale l’Udc è ormai allergica. Dall’altro, i buoni rapporti sinora intessuti con il Pd di Bersani, con il quale in Puglia, sia pur sfumata l’ipotesi Boccia, esistono tanti "laboratori" di governo Udc-Pd quante sono le province. Un sistema di alleanze che l’alleanza Udc-Pdl avrebbe messo a rischio, ha fatto intendere a Casini il suo interlocutore democratico. Al contrario, con l’appoggio centrista il cavallo Poli Bortone riduce non poco le probabilità di vittoria del Pdl, come ben sanno gli attori in campo. Lo stesso Berlusconi del resto, ieri parecchio irritato per la novità, aveva lungamente valutato l’ipotesi di candidarla. Per lei - lo ammette persino Bonaiuti - "ha una innegabile simpatia". L’incontro con la leader di Io sud la settimana scorsa a Palazzo Grazioli era stato positivo. E anche i sondaggi del Cavaliere avevano evidenziato come l’ex aennina fosse la più popolare, tra i nomi circolati nel toto-candidati Pdl. Più avanti nei consensi pure di Rocco Palese, del quale dopo averlo incontrato il premier aveva detto: "Sono perplesso: non si presenta bene". A bloccare la strada pidiellina della Poli Bortone, lo dice anche lei, sono stati i veti incrociati del Pdl pugliese. L’avversione di Fitto, che - spiega un’autorevole fonte uddiccina - "sa che l’ex aennina conosce molto più a fondo di Vendola il suo sistema di potere, e quindi che sarebbe perfettamente in grado di smantellarlo"; l’avversione di Mantovano il quale - spiega un’autorevole fonte ex An - "se fosse chiamato a scegliere tra un posto da ministro e l’eliminazione politica della Poli Bortone, sceglierebbe la seconda". Più in generale, a sfavore di una sua corsa per il Pdl ha giocato l’atteggiamento troppo indipendente tenuto dalla leader di Io sud. Così, Berlusconi per una volta ha lasciato fare al partito. "La prova che non decide tutto lui", dicono nel Pdl. Dove, per via di La Russa, si tenta una timida carta: "Valuti un’alleanza con Palese", dice. Eppure sono in pochi a scommettere su un recupero in extremis. 26 gennaio 2010
Riciclaggio di denaro, tegola su Palese di Ivan Cimmarustitutti gli articoli dell'autore Ci sarebbe un gioco di scatole cinesi attraverso cui far filtrare denaro proveniente da bancarotte fraudolente, ammanchi societari e appropriazioni indebite, per finanziare la costruzione delle più redditizie cliniche private accreditate con la Regione Puglia, le cosiddette Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). Questo emerge dalle indagini dei pm baresi, Lorenzo Nicastro e Roberto Rossi, nell’inchiesta sugli accreditamenti Rsa, nata nel 2004 con la precedente giunta di centrodestra, guidata da Raffaele Fitto, oggi ministro agli Affari regionali, e dall’ex vicepresidente di giunta e attuale candidato alla presidenza della Regione, Rocco Palese. Nell’indagine, a carico di sei persone (5 amministratori delle cliniche e un funzionario regionale), non si ipotizzano più solo i reati di associazione per delinquere, corruzione e abuso d’ufficio, ma anche il riciclaggio di denaro sporco. Dagli accertamenti investigativi della Guardia di finanza, è emerso un particolare interesse di alcuni imprenditori pugliesi nell’investimento di soldi dalla dubbia provenienza, per la costruzione di cliniche private. Centri specialistici che poi, attraverso presunti intrighi, avrebbero ricevuto l’accreditamento col Servizio sanitario nazionale. Tutto questo, secondo magistrati e polizia giudiziaria, favorito anche dall’interessamento del funzionario regionale Lucia Buonamico, la quale avrebbe compiuto presunti falsi per accreditare alcune cliniche amiche, tra le quali una di proprietà di un suo genero a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Nell’incartamento giudiziario, inoltre, c’è anche la delibera di giunta ritenuta dalla Procura "illegittima", che prorogava di un anno (dal 31 dicembre 2007 al 31 dicembre 2008) il termine per presentare le domande di accreditamento Rsa. Difatti, in base a quanto risulta alla Procura, le cinque Rsa avrebbero depositato le domande a dicembre 2008. Queste ipotizzate agevolazioni, però, sarebbero state compiute dietro presunti regali, come borse, abiti e gioielli griffati. Sul fronte riciclaggio l’indagine è sostanzialmente ancora aperta, e fonti vicine agli investigatori rivelano che dietro questo reato potrebbe esserci stato un interessamento di esponenti politici. Interessamento, che si sarebbe concretizzato indicando agli imprenditori, presunti bancarottieri fraudolenti, la clinica che certamente avrebbe ricevuto l’accreditamento. Ma in Procura le bocche sono serrate. È certo, però, che nei bilanci delle Rsa nel mirino dell’autorità requirente barese, ci sarebbero stati flussi di denaro anomali. Il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale) chiama questo sistema di filtraggio di denaro sporco "il guado del pellerossa". L’esempio è esplicito: così come gli indiani d’America attraversavano i fiumi per far perdere le proprie tracce, così gli imprenditori avrebbero trasferito il denaro proveniente da presunte bancarotte fraudolente da società in società, fino a farne perdere le tracce, e a finanziare la costruzione delle Rsa, per poi percepire un utile a clinica avviata. Alla Procura, dunque, non resta che capire quale sarebbe potuto essere l’utile per i politici che avrebbero indicato le cliniche sulle quali investire i soldi illeciti. Non si esclude, infatti, che gli stessi possano essere soci occulti delle cliniche. Per questo la Guardia di finanza ha acquisito dalla Camera di commercio tutte le visure societarie, al fine di individuare dei collegamenti. 26 gennaio 2010
Pd, la resa dei conti è rimandata "Adesso tutti con Vendola" La Direzione del Pd ha affrontato oggi, come era inevitabile, il caso Puglia, con la vittoria schiacciante di Nichi Vendola sul candidato del Pd, Francesco Boccia, ma l'attesa resa dei conti non c'è stata. La minoranza di Area Democratica e della mozione Marino infatti, che pure ha usato accenti critici verso la linea scelta dalla segreteria Bersani, non ha però messo in discussione fino in fondo le scelte del segretario, nè ha messo sotto accusa Massimo D'Alema. L'ex premier che si è presentato alla riunione subito dopo aver diffuso un comunicato per dire la sua sulla vicenda pugliese, "prendo atto della vittoria di Vendola" e "mi prendo parte della responsabilità" di non aver reso chiaro il messaggio agli elettori, alla Direzione non ha preso la parola ed è andato via subito dopo la relazione di Bersani. È lui il regista della sconfitta in Puglia ma nessuno, negli interventi che si sono susseguiti numerosi per tutta la mattinata e il pomeriggio, ha mai pronunciato il suo nome. L'unica a parlare apertamente è stata la deputata pugliese Cinzia Capano il suo sfogo lo ha indirizzato nei confronti di Nicola Latorre in particolare per la recente intervista in cui il senatore dalemiano minacciava di "mettere fuori dal partito" chi non si schierava con Boccia. Dal canto suo Bersani nella relazione alla Direzione ha difeso la linea scelta dal partito, quella di privilegiare dove possibile, l'alleanza con l'Udc pur confermando che da oggi il Pd tutto dovrà impegnarsi a sostenere Vendola. Quanto al quadro complessivo il segretario è convinto che il dato di fatto che fa ben sperare è che rispetto alle scorse elezioni regionali "il centrodestra è più piccolo" perchè si presenta con un'alleanza priva dei centristi in molte regioni. Il Pd è riuscito infatti a ottenere il sostegno di Casini in 5 regioni e in altre 5 l'Udc correrà da sola, è di poche ore fa l'annuncio che anche in Puglia ha deciso di appoggiare Adriana Poli Bortone piuttosto che Rocco Palese del Pdl. Non ha parlato invece Dario Franceschini, mentre Walter Veltroni non ha neppure partecipato alla Direzione. Marina Sereni, vicepresidente del Pd, ha avvisato che "le regionali non sono un test per il segretario ma per tutto il partito". Il dibattito è stato quindi alimentato dagli esponenti di maggioranza o minoranza provenienti dalle regioni in cui il Pd non ha ancora sciolto il nodo delle candidature, come in Campania, sono intervenuto sia Vincenzo De Luca, papabile candidato, al quale ha replicato Andrea Cozzolino, suo antagonista in Campania. È ancora aperta la vicenda in Umbria: Mauro Agostini ha perorato la sua causa per la corsa a governatore, sostenuto dal veltroniano Walter Verini, il quale dopo il caso Puglia è tornato a chiedere le primarie anche in Umbria. C'è stato anche un battibecco tra Pierluigi Castagnetti e Franco Marini sulla scelta del Pd di puntare su Emma Bonino nel Lazio. Il primo ha sollevato, come ha già fatto pubblicamente, il tema del disagio dell'elettorato cattolico verso la candidata radicale, e l'ex presidente del Senato ha cercato di rassicurare gli animi agitati dal dato pugliese e ha difeso la Bonino ricordando che ha già fatto parte della coalizione e che è stata perfino capolista alle ultime elezioni con il Pd. Critici sul Lazio sono stati Paolo Gentiloni e Luigi Lusi. L'ex braccio destro di Francesco Rutelli ha preso in prestito una delle metafore care a Bersani: "Abbiamo perso la capacità di mettere l'orecchio a terra". Ma la resa dei conti per ora è rinviata a dopo il voto di marzo: "Una riflessione dovrà esserci - ha osservato Verini -, ma dopo le regionali". 25 gennaio 2010
Lazio, effetto Emma: avanti alla Polverini nei sondaggi di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore "È un fenomeno strano, interessante, ancora tutto da indagare", spiega il sondaggista Luigi Crespi con in mano i dati dell'ultimo sondaggio commissionato da Omniroma sulla sfida tutta al femminile per la guida della Regione Lazio. La "fuoriclasse" Emma Bonino, come l'ha ribattezzata Bersani, è in testa con tre punti e mezzo di scarto rispetto all'astro del centrodestra finiano, Renata Polverini. Bonino a 40,5 punti, Polverini a 37. "Bisogna farla conoscere di più", si precipita a spiegare Gianni Alemanno. Oddio, Vittorio Feltri i suoi sforzi li ha fatti, scagliando contro la candidata prescelta dal presidente della Camera la sua fatwa di "non voto". Anche Storace la pensa allo stesso modo del sindaco di Roma. Anche se non è che i saluti romani alla convention della Destra sabato scorso devono aver aiutato. Bisogna aspettare il prossimo sondaggio per capire che effetti sortirà l'endorsement di Casapound, che oggi ha annunciato la discesa in campo a fianco della Polverini. Ad ogni modo il fenomeno "strano e interessante" a cui si riferisce Crespi è un altro. La partita tra donne veramente "rischia" di mandare all'aria i pronostici. Se infatti si vanno a vedere i dati relativi al consenso raccolto dai partiti le carte in tavola sono di tutt'altro segno. E il centrodestra è nettamente avanti al centrosinistra. Che la scelta di candidare una donna avrebbe mutato la cifra della competizione era chiaro fin al momento della scelta del candidato a ciascuno dei due schieramenti. Ma, almeno a leggere questi primi sondaggi, è stato il centrosinistra, un po' tirato per la giacca dalla radicale Bonino, a puntare meglio. L'altro dato interessante, in realtà, riguarda gli indecisi: pari al 20 per cento. È chiaro che conquistare il loro appoggio è la vera sfida. Anche se Crespi frena gli entusiasmi del centrosinistra: "La Polverini ha una base da cui attingere voti che è circa 10-15 punti percentuali più ampia di quella della Bonino". E poi storicamente alle elezioni regionali - spiega il sondaggista - prevale la scelta delle coalizioni rispetto a quella del candidato. Non solo, ma le cose - osserva Crespi - potrebbero cambiare quando si entrerà nel vivo della campagna e a fare da testimonial alle due candidate arriveranno i big dell'una e dell'altra parte. "Emma su questo versante da eventuali appelli al voto rivolti da D'Alema o da altri leader del centrosinistra avrebbe solo da peredere", pronostica il sondaggista. Con un certo pessimismo. E senza mettere in conto sorprese. E assist meno scontati. Come quello che la stessa Emma Bonino ha lasciato intravedere oggi, all'indomani delle primarie in Puglia, con gli auguri a Vendola: "Mi è piaciuto molto il suo slogan - ha fatto sapere la leader radicale, a margine di una iniziativa a cui hanno preso parte anche alcuni esponenti della sinistra vendoliana a Roma - , la sua vittoria provocherà riflessioni benvenute nel Pd". Quello dei big, poi, è un argomento spinoso, non solo nel centrosinistra. Candidare la leader dell'Ugl alle regionali del Lazio, si sa, è una idea di Fini. Una mossa su cui il presidente della Camera ha scommesso tutto. Dunque, c'è da attendersi che farà di tutto per tirare la volanta alla candidata da lui prescelta. E su cui è riuscito a ottenere anche l'appoggio di Casini. E Berlusconi che farà? Uscendo da Palazzo Chigi la scorsa settimana la stessa Polverini ha fatto sapere che sarà al suo fianco durante la campagna elettorale. Ma l'agenda è ancora da definire. 25 gennaio 2010
2010-01-25 Primarie, la Puglia sceglie Nichi Vendola di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Nichi Vendola arriva nella sua Fabbrica, il comitato elettorale arredato a scatoloni di cartone e rosso ovunque e nonostante la cautela che si impone ha un sorriso che la dice lunga. Allora è meglio andarsi a chiudere in una stanzetta, ad aspettare almeno un po’. I seggi delle primarie si sono appena chiusi, iniziano a squillare i cellulari, inizia l’euforia dei volontari che occupano questo negozio di "materie plastiche" trasformato nel quartier generale di una campagna fortunata. Solo a notte fonda si sapranno i risultati definitivi di questa sfida che va ben oltre i confini della Puglia. Ma i primi dati che arrivano dalle città grandi e piccole dicono che Vendola è in vantaggio sul deputato del Pd Francesco Boccia, e di un bel po’. Tra i 30 e i 40 punti di distacco. Alle dieci e mezza a Taranto hanno finito di contare le schede, il governatore uscente è al 65%. In provincia di Foggia è mille voti avanti. Alla "Fabbrica di Nichi" c'è una specie di boato quando arriva il risultato di Gallipoli, dove per anni è stato eletto quello che è stato il principale sostenitore di Boccia in questa settimana di campagna, Massimo D’Alema: Vendola 684, Boccia 204. L’affluenza è stata alta, file interminabili sono rimaste ben visibili davanti ad alberghi, negozi, centri polifunzionali, parchi trasformati dalle 8 della mattina alle 9 della sera in seggi elettorali. Il dato definitivo tarda ad arrivare, ma poco importa. È alto, tra i 150 e i 200mila votanti. Ma adesso c’è soprattutto un risultato da tenere a mente, perché condizionerà le regionali pugliesi e anche i rapporti interni al Pd e tra il Pd e le altre forze politiche. Un risultato che come primo effetto ha quello di mandare in mille pezzi il "laboratorio pugliese", ovvero l’alleanza con l’Udc che doveva servire come primo passo verso una coalizione organica, di impronta meridionalista, da contrapporre a un governo targato Pdl-Lega. Boccia è alla sede regionale del partito dal pomeriggio. Quando iniziano ad arrivare i primi dati si allontana un po’. Dicono che tornerà, per una conferenza stampa congiunta che era stata preventivata per mezzanotte. Fin dall’inizio il quarantunenne economista è stato dato per sfavorito. Ha giocato la sua partita chiedendo al Pd di sostenerlo compattamente per riuscire a dar vita a un’alleanza nuova, senza risparmiarsi anche quando consiglieri, assessori e parlamentari pugliesi della minoranza del partito hanno iniziato a dire apertamente che avrebbero votato Vendola. "Oggi deve essere la giornata dell’orgoglio del Pd", dice non a caso subito dopo aver votato nella sua città natale, Bisceglie. Esce dal seggio allestito nell’Auditorium Santa Croce, parla con un filo di voce per una brutta raucedine. Comunque vada, dice, questa giornata sarà ricordata come "un momento straordinario di democrazia". È quel che si dice in questi casi e del resto Boccia, che dopo varie esitazioni ha accettato di correre alle primarie quando si è capito che era l'unica soluzione per tenere unito il partito e evitare due candidati del centrosinistra alle regionali di fine marzo: "Ci ho messo la faccia, la testa e il cuore perché credo che l’alternativa sia l’unica strada nuova che abbiamo davanti". La strada però non sarà questa bensì quella tracciata da Vendola. Il governatore uscente è andato a votare nella sua Terlizzi: "È un giorno importante per la politica - ha detto - perché col processo democratico delle primarie i partiti sono obbligati a confrontarsi con i pensieri e i sentimenti di una platea molto più vasta di quanto non siano gli apparati. Per me si tratta di una vittoria della buona politica, quella che si fa all'aperto e con tanta gente. E la democrazia non può che far bene alla salute del centrosinistra". A marzo, sarà lui a guidarlo nella sfida contro il centrodestra. *********************** Questo è lo spazio dedicato ai commenti dei lettori. Messaggi con offese e insulti non saranno pubblicati. Vi chiediamo anche di non superare le 100 parole per poter dare, così, spazio a tutti. A causa del gran numero di interventi, potrebbe verificarsi qualche ritardo nella pubblicazione. Ci scusiamo per il disagio. Grazie per la collaborazione. La redazione 25 gennaio 2010
Primarie, la Puglia sceglie Nichi Vendola. Casini corre da solo Il giorno dopo la netta vittoria di Nichi Vendola alle primarie in Puglia, Pierluigi Bersani, segretario del Pd, conferma il progetto politico del Pd nella regione. La candidatura di Boccia alle primarie "non era contro Vendola ma lo comprendeva. E si preoccupava di non stare stretti nel nostro campo, ma di favorire la convergenza delle opposizioni in un percorso di alternativa alla destra. Questo era il senso. È una strada che abbiamo ancora davanti, anche in Puglia, anche se in condizioni più complicate". Ora però "siamo determinatissimi a sostenere Vendola" afferma il segretario. "Le primarie le abbiamo inventate noi, sappiamo bene come ci si comporta: si appoggia con convinzione chi ha vinto". Dello stesso avviso anche Massimo D'Alema. "Prendo atto di questo risultato e della necessità, quindi, per il Pd, di sostenere lealmente Vendola come già facemmo nelle elezioni regionali del 2005. La larga vittoria di Nichi Vendola nelle elezioni primarie del centrosinistra pugliese conferma il legame del presidente della nostra Regione con tanta parte dell'elettorato del centrosinistra, compresi gli elettori del Pd", ha detto l'ex premier. "Voglio esprimere la mia gratitudine a Francesco Boccia che si è assunto la responsabilità di una sfida difficile con un candidato così radicato e popolare. Questo confronto non è nato da ostilità verso Vendola, bensì dalla necessità di far avanzare un nuovo processo politico in grado di unire le forze oggi all'opposizione del governo Berlusconi per avvicinare una prospettiva di alternativa e per rafforzare una battaglia meridionalistica. Questa esigenza rimane di fronte a noi e c'è da sperare che il risultato delle elezioni primarie pugliesi non determini un ritorno indietro dell'Udc rispetto alle alleanze che sono state costruite e ci hanno consentito, in controtendenza rispetto ai dati nazionali, di vincere le elezioni amministrative in tanta parte della Puglia nella primavera del 2008". "È evidente - ha aggiunto D'Alema - che non siamo riusciti, nel breve tempo di questa campagna elettorale, a rendere chiaro anzitutto ai nostri elettori la portata del confronto in cui ci siamo impegnati e di ciò avverto anche io la mia parte di responsabilità. È essenziale che ora il Pd ritrovi la sua unità nello sforzo di costruire intorno al candidato Nichi Vendola la convergenza più ampia possibile e di rafforzare l'ispirazione riformista della nostra proposta di governo per la Puglia". Un primo risultato le primarie lo hanno ottenuto: L'Udc andrà da sola presentando come propria candidata la senatrice Adriana Poli Bortone. Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, lo ha annunciato stamattina: "Abbiamo sempre detto che un progetto nuovo che ci comprendesse non era identificabile con il progetto Vendola. L'abbiamo detto prima e lo ribadiamo oggi con fermezzà. Casini si rivolge al Pd, "a quegli ipocriti appelli del Pd" che sollecita "a riflettere su ciò che la loro scelta comporterà". ****************************************************** Questo è lo spazio dedicato ai commenti dei lettori. Messaggi con offese e insulti non saranno pubblicati. Vi chiediamo anche di non superare le 100 parole per poter dare, così, spazio a tutti. A causa del gran numero di interventi, potrebbe verificarsi qualche ritardo nella pubblicazione. Ci scusiamo per il disagio. Grazie per la collaborazione. La redazione 25 gennaio 2010
Nichi Vendola a D'Alema: "Oggi siamo entrambi più forti" "Che cosa dico a D'Alema? Che oggi siamo entrambi più forti". Lo afferma il presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola (Sel), all'indomani della schiacciante vittoria alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato presidente alle regionali di marzo. Vendola ha sconfitto il candidato proposto dal Pd, Francesco Boccia, con una larga maggioranza (73% circa). "Penso - dice Vendola - che in Puglia abbiamo condiviso una esperienza straordinaria e ora possiamo, insieme, tutti gli attori del centrosinistra, costruire una grande vittoria contro il centrodestra qui in Puglia". 25 gennaio 2010
Bologna, Il Pd annuncia le dimissioni del sindaco Flavio Delbono "Un atto di responsabilità". Questo lo spirito con cui il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, "ha già deciso di dimettersi". Ma "tempi e modi saranno decisi", precisa il il capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Bologna, Sergio Lo Giudice. Oggi pomeriggio, alle 15 nell'aula del consiglio comunale a Palazzo D'Accursio, Delbono darà la sua disponibilità a fare un passo indietro, dopo la bufera giudiziaria del cosiddetto "Cinzia-gate". <br><br> Non dovrebbero essere vere e proprie dimissioni, dunque, ma una correzione di sostanza della posizione assunta dopo l'interrogatorio con il Pm Morena Plazzi, andato in scena sabato per 5 ore. Il partito appare pronto a prendere atto di questa marcia indietro, ma la situazione resta concitata e potrebbe cambiare di ora in ora. Nulla è escluso al momento, neanche l'ipotesi di elezioni anticipate. Dopo l'intervento in aula Delbono incontrerà la stampa in Comune. Prima dell'intervento in consiglio comunale di Delbono, il leader dell'Idv dei Valori Antonio Di Pietro - il cui partito fa parte della maggioranza in Comune - terrà tra poco una conferenza stampa sul caso. <br><br> In Procura prosegue intenso il lavoro del sostituto procuratore che continua anche oggi gli interrogatori delle persone informate dei fatti. In Procura poco fa è arrivato anche l'avvocato di Flavio Delbono, Paolo Trombetti. Magistrato e Digos stanno incrociando le dichiarazioni rese da Cinzia Cracchi, da Flavio Delbono, dal suo amico Mirko Divani e da altre persone con i documenti acquisiti in Regione e altrove. Gli sviluppi, compreso eventuali altre ipotesi di reato, sono ancora tutti da definire. 25 gennaio 2010
Il centrodestra in crisi candida Palese di g.v.tutti gli articoli dell'autore Il comunicato che candida alla presidenza della Regione Puglia Rocco Palese, già assessore al Bilancio della precedente giunta di centrodestra guidata da Raffaelle Fitto è scritto in burocratese, ma rende bene lo scontro in atto: "I Coordinatori nazionali del Pdl, sentito il presidente Silvio Berlusconi, d’intesa con il Coordinamento regionale della Puglia e con il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto". Chiude l’invito a "tutte le altre forze politiche alternative alla sinistra a convergere unitariamente sulla sua candidatura". La situazione resta però fluida. Il magistrato Stefano Dambruoso, collaboratore del ministro della Giustizia Alfano, ma soprattutto Adriana Poli Bortone, non sembrano convinti a lasciare il campo libero. Il clima politico, all’interno del Pdl pugliese, anche ieri non era dei migliori. La senatrice Poli Bortone, già ministro dell’Agricoltura nel primo governo Berlusconi, sindaco di Lecce per due manati e, oggi, uscita da An, leader del movimento "Io Sud", di prima mattina esprimeva "un grande grazie al presidente Berlusconi che ancora una volta mi ha dimostrato stima ed amicizia". A stretto giro arriva un documento "unitario" a firma dei parlamentari Amoruso (che è anche il coordinatore pugliese del Pdl), Saccomanno, Pepe e Lisi, dell’europarlamentare Silvestris e di sei consiglieri regionali del Pdl che suona come una sventagliata di mitra: "Non ci sono veti pregiudiziali contro la candidatura di Adriana Poli Bortone alla presidenza della Regione" ma "a rendere illogica e inaccettabile una sua candidatura per il centrodestra sono i fatti e i comportamenti politici da lei tenuti in questo ultimo anno e mezzo". Seguono accuse: "È o non è lei che ha rifiutato di entrare nel Pdl definendolo un partito "'verticistico"? È o non è lei che alle ultime amministrative si è candidata alla Provincia di Lecce contro il nostro candidato cercando senza riuscire a farlo perdere e amministra a Brindisi, a Foggia, a Bari e a Taranto con la sinistra? È o non è lei che ha votato contro il federalismo definendolo una "schifezza"? È o non è lei che nella votazione al Senato sul "processo breve" sui singoli articoli si è astenuta (e al Senato l’astensione equivale a voto contrario) e nella votazione finale è rimasta in aula senza votare?", e via di questo passo. Seguiva un’apertura della stessa Poli Bortone al consulente del Guardasigilli: "Se il Pdl proponesse la candidatura del magistrato Stefano D’ambruoso, io, convinta della necessità di restituire alla Puglia una gestione efficiente e legale, sarei, ancora oggi, a servizio di questo progetto". E lui che ricambiava: "Ritengo che sia la senatrice Adriana Poli Bortone, sia per la sua storia politica e per i più recenti sondaggi, il candidato politico di centrodestra forse oggi più competitivo". Ma poi precisa: "Io sarei a disposizione se scelta condivisa". Poi la doccia fredda Palese. 25 gennaio 2010
Pd: "Sosterremo Nichi". Oggi si pronuncia Casini Nichi Vendola stravince le primarie del centrosinistra in vista delle elezioni regionali e con il 73% batte per la seconda volta Francesco Boccia, candidato sostenuto dai vertici del Pd, aprendo così una delicata partita negli equilibri del partito. L'analisi del voto e le riflessioni sul dopo saranno infatti al centro della direzione in programma per questa mattina alle 10. Intanto, i leader democratici non intervengono ufficialmente e Pier Luigi Bersani si affida alle parole di Filippo Penati, capo della sua segreteria: il Pd, dice Penati, è pronto a sostenere l'ex deputato di Rifondazione con "tutte le forze" ma a patto che non si rinunci "a lavorare per costruire una più larga alleanza, necessaria per impedire che la destra torni al governo della Puglia". Un traguardo che secondo la maggioranza al governo è irraggiungibile perchè il plebiscito incassato da Vendola è una "sconfitta della ditta Casini-D'Alema", dice il coordinatore del Pdl Sandro Bondi ricordando il sostegno che l'ex ministro degli Esteri non ha fatto mancare al candidato, perdente, Francesco Boccia. "Le nostalgie e le velleità terzaforziste e centriste - afferma Osvaldo Napoli - in Puglia come nel Lazio o in Piemonte, escono definitivamente battute". La partita delle alleanze però sembra tutt'altro che chiusa. Le prime parole di Vendola ("tutti quanti spenderemo parole atteggiamenti percorsi per rendere questa alleanza la più larga possibile") infatti aprono uno spiraglio nei confronti del partito centrista e dunque ora la palla sembra essere nelle mani dell'ex presidente della Camera. Che sceglie la prudenza e preferisce non aprire bocca a caldo: "Commenterò - assicura - l'esito delle primarie in Puglia in una conferenza stampa prevista nella mattinata". Nell'attesa che il puzzle si componga e che il Partito democratico faccia i conti al suo interno, il risultato delle primarie pugliese incassa il plauso della sinistra che vi legge soprattutto "un riscatto" dalle politiche centriste. "Voglio sperare - afferma Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra - che la ritrovata unità possa essere estesa in tutta Italia". "La sua - è la convinzione del leader dell'Idv Antonio Di Pietro - è una vittoria della caparbietà e soprattutto della società civile". 25 gennaio 2010
Venezia, le primarie scelgono Orsini: "Ora comincia la partita vera" La partita per succedere a Massimo Cacciari e diventare sindaco di Venezia entra nel vivo. Sarà Giorgio Orsoni, per il centrosinistra, a sfidare Renato Brunetta. Il ministro è stato candidato da Silvio Berlusconi a nome dell'intera coaliazione Pdl-Lega, Orsoni ha vinto la sfida delle "Primarie della Città" organizzate da tutti i partiti del centrosinistra (hanno votato poco meno di 13.000 veneziani). Con il 46% ha battuto il Verde Gianfranco Bettin, per poco più di 1300 voti e, con notevole distacco (18,65), Laura Fincato, assessore in carica, unica dei tre candidati iscritta al Pd. Successo previsto, dato che il centrista Orsoni è stato lanciato dallo stesso Cacciari, sostenuto da gran parte del Pd, tutto quello che "conta", e dall'Idv di Di Pietro. Cacciari ha proposto il suo nome nella prospettiva di un'allargamento dell'alleanza all'Udc e Orsoni si è candidato fin dall' inizio con questo obiettivo. Ed è la prima cosa che ha detto subito dopo l'investitura: "Obiettivo centrato. Da domani bisogna mettersi al lavoro perchè l'avversario non è certo da sottovalutare. L'ho sempre detto e lo ripeto, io punto ad una coalizione che va dall'Udc a Rifondazione". Un'alleanza allargata, "senza escludere nessuno del centrosinistra". "I contatti che ho avuto con l'Udc davano la cosa per sicura nel caso della mia candidatura. Ne ho parlato anche con Casini - sottolinea Orsoni - Da domani cominceremo a rinsaldare i legami". Bettin, appoggiato soprattutto da Verdi, Rifondazione e alcune associazioni della città, ha salutato la vittoria di Orsoni all'insegna di una forte collaborazione: "Ora tutti uniti. Adesso lavoriamo per la partita vera contro Brunetta. Da domani massima collaborazione e massimo impegno di tutti per non consegnare Venezia a Brunetta e alla destra, soprattutto alla Lega". Decisamente meno "ecumenica" Laura Fincato, sostenuta da una parte del Pd, socialisti e Pdci, che è delusa dai numeri e lancia l'allarme: "Il centrosinistra ha dato un segno di debolezza. Cinquemila persone in meno rispetto alle primarie vinte solo pochi mesi fa da Bersani sono un segno di disaffezione alle primarie e anche al centrosinistra. Ognuno deve fare una riflessione". E avverte: "Fra Orsoni e Bettin non c'è una grande differenza: i numeri dicono che il candidato sindaco non si può più permettere l'apertura all'Udc per poi avere i voti di Rifondazione solo in un secondo tempo". Come dice Bettin, adesso comincia la "partita vera", quella contro Brunetta che ieri è sbarcato a Venezia per la sua prima conferenza stampa da candidato sindaco accompagnato dai vertici della Lega, con in testa il ministro Luca Zaia, candidato del centrodestra alla guida della Regione Veneto dopo Giancarlo Galan: "Porterò la sede del Comune a Palazzo Ducale", ha annunciato il ministro-candidato, promettendo una "Grande Venezia" con 25 miliardi di investimenti nell'arco di 10 anni, 45-55 mila posti di lavoro in più e 100 mila nuovi residenti. "Sparate - replica Orsoni -, quei soldi a Venezia il ministro Brunetta avrebbe potuto darli da tempo. Il nostro programma sarà improntato alla concretezza e non agli annunci". 25 gennaio 2010
2010-01-24 Primarie Puglia, l'ora della verità. Il vincitore della sfida si decide nei gazebo di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Il cigno nero se ne sta acquattato in qualche vicolo fuori mano, pronto a saltar fuori sul più bello, stanotte, o a ritornarsene dal nulla da cui è venuto per dar ragione a quelli che dicono che non esiste. Ecco, la passione e le pressioni e la tensione sono così forti, da queste parti, che per parlare delle primarie pugliesi è meglio uscire dalla "Fabbrica di Nichi", è meglio non fermarsi troppo alla sede regionale del Pd, è meglio allontanarsi dalle piazze dei comizi di chiusura e trovare un posto non troppo battuto dal vento freddo, tirare fuori il cellulare e prenderla da lontano, tipo dal Lago di Ginevra, dove Nicola Piepoli è andato a trascorrere il fine settimana. "È a Bari? Bellissima città, lo sa che ci sono nato?" Ci sarà anche nato ma ha contribuito a rendere ancora più incandescente il clima. "Io? E perché mai?" Il suo sondaggio, l'hanno tirato fuori, quelli di Nichi Vendola. "E allora?" E allora Francesco Boccia dice, aspetti che leggo, dice "in quale paese serio si buttano sul tavolo e sui giornali sondaggi falsi", dice che "un sondaggio è vero se viene comunicato al dipartimento editoria della presidenza del consiglio" e che al Pd si sono informati e non avete comunicato niente. "È così, infatti". Ma allora ha ragione a dire che sono "numeri palesemente falsi"? "Ma che percentuali hanno dato, quelli di Vendola?" 64% per lui, 20% Boccia, 16% indecisi. "È questo, sì, la comunicazione la facciamo lunedì, il risultato me lo ricordo perché mi ha sorpreso. Mi è sembrato troppo prudente. Mi aspettavo Vendola all'80%". Piepoli ride. Al Pd la vicenda ha fatto un altro effetto, hanno sondaggi che danno i due sfidanti testa a testa, spiegano che un conto è una domanda telefonica su due persone così diverse per popolarità, un conto è mobilitare il voto organizzato. "Che vuole che le dica, i sondaggi mostrano un risultato probabile. Può benissimo vincere Boccia. Sarebbe un cigno nero". Un cigno nero? "Sì, anche se la presenza di cigni neri è improbabile". Di nuovo ride. E allora è meglio tornare dalle parti di chi considera la vicenda maledettamente seria. "Chi vota Vendola, sa che vota una storia passata, una coalizione più piccola, non a guida Pd, con un tentativo anche evidente di dividere il Pd", dice Francesco Boccia mentre fa la spola tra Monopoli, Bari e Lecce. "Il Pd unito ci consente di costruire una nuova coalizione, di governare la Puglia di domani e anche di consentire al centrosinistra di dimostrare che si può battere questa destra populista". Un aggettivo non usato a caso, visto che una delle cose che il Pd rimprovera a Vendola è essersi "autocandidato" quando si è reso conto di non riuscire a incassare il sostegno di due forze che sono state per cinque anni all'opposizione della sua giunta come l'Udc e l'Idv. "Va dicendo che l'ha candidato il popolo. Macché. Lo dico con grande franchezza. L'altro che dice di essere candidato del popolo è Berlusconi". Vendola fa spallucce: "Io il populismo lo combatto, efficacemente, non scappando dal popolo ma andando incontro al popolo". Si dice "sereno" ma al di là di tutti i ragionamenti sul futuro della Puglia e sul portare a termine l'opera cominciata, sa che per lui e per una sinistra già rimasta fuori dal Parlamento, privata dei rimborsi elettorali per le europee, lacerata da divisioni e fuori dai vertici istituzionali praticamente a tutti i livelli di governo, la sfida di oggi rischia di essere o l'estremo appiglio a cui aggrapparsi per ripartire o la batosta finale. "Il problema non è quella sinistra che non riesce a capire me", dice rivolgendosi agli sfidanti mentre incassa gli applausi, le strette di mano e le pacche sulle spalle mentre passa da un'iniziativa all'altra. "Il problema è non capire il significato di questa mobilitazione popolare, di questo affetto. Che non è mica frutto del fatto che abbiamo una platea di gente con l'anello al naso e che io sono un incantatore di serpenti, ma riguarda la coerenza dentro la politica, riguarda la capacità della politica di essere costruzione di cantiere di futuro. Siccome in Puglia abbiamo fatto questo, questo la gente lo sa". E' inutile parlargli di percentuali che fanno la differenza tra la vittoria e la sconfitta e coalizioni più o meno larghe e strategia delle alleanze. "A me interessano le sigle di partito, ma prima di esse mi interessa l'associazionismo, il volontariato, i soggetti sociali in carne e ossa". Sguardo ispirato, sorriso. "Con loro continueremo il sogno di un Puglia migliore". A questo punto si potrebbe parlare dei pullman di studenti fuori sede che arrivano "per votare Nichi", di Dario Franceschini che viene per un paio di iniziative a sostegno di Boccia mentre gli esponenti locali della minoranza Pd annunciano apertamente che voteranno Vendola, di Enrico Letta che a Taranto dice che la coalizione su cui potrebbe contare a marzo Vendola "aiuterebbe il centrodestra nella vittoria" e che quindi è oggi è meglio "dare un dispiacere a Berlusconi" facendo vincere Boccia, delle inevitabili ripercussioni che il risultato delle primarie avrà sul Pd, di quelli che dicono che il sindaco di Bari Michele Emiliano si sarebbe potuto impegnare di più, dei circoli del Pd che votano documenti a sostegno del governatore uscente, di Riccardo Scamarcio che chiude insieme a Vendola la campagna da una parte e Franco Califano che la chiude insieme Boccia dall'altra. Si potrebbe parlare di questo e di tanto altro ancora ma a questo punto bisogna spiegare anche cosa succede oggi. Duecento seggi allestiti in alberghi, parchi, centri polifunzionali, gazebo, niente sedi di partito. Trecentomila schede stampate, con sopra soltanto i nomi dei due sfidanti, niente simboli di partito. Votanti previsti, tra i cento e i centocinquantamila. Tremila militanti, la metà schierata da una parte, la metà dall'altra, che giocheranno il ruolo degli scrutatori e dei rappresentanti di lista. Nove seggi in tutta Bari, che così è più facile individuare chi prova a fare il furbo, uno solo nei comuni più piccoli. In questi ultimi basterà un documento di identità, nel capoluogo bisogna anche portare il certificato elettorale e dimostrare che si appartiene a quella precisa circoscrizione. Paura di brogli? Manco a dirlo. Ufficialmente, bisogna contrastare il pericolo infiltrazioni da parte della destra. Che comunque, a sentire ognuno due sfidanti, preferirebbe che a vincere fosse l'altro. Qualche numero per finire. Alle primarie del Pd del 25 ottobre scorso votarono 160 mila persone. Cinque anni fa, una sfida come quella di oggi finì con Vendola che incassò 40.358 voti e Boccia 38.676. Perse per 1682 voti. A "Nichy" sbagliarono anche il nome sulla scheda. Oggi nel Pd nessuno lo sottovaluta. 24 gennaio 2010
Venezia, primarie contro il Brunetta part-time di Toni Joptutti gli articoli dell'autore Brunetta, il ministro, ci tiene a far sapere che la sua candidatura a sindaco della città lagunare discende dalla esplicita richiesta che il premier gli avrebbe rivolto e dalla sua disponibilità a farsi carico di un impegno tanto gravoso. Insomma: non gode, accetta la croce. Anche se con buonumore: in fondo, seconda notizia certa, anche nel caso dovesse battere l’avversario del centrosinistra non abbandonerebbe il suo incarico ministeriale. Anche se poi sarebbe pronto a licenziare qualunque dipendente pubblico indaffarato a guadagnarsi il pane con un secondo lavoro. Uomo tutto d’un pezzo, ieri si è presentato ufficialmente alla cittadinanza, con alle spalle il muro solidale del Pdl e della Lega. C’era il padano Luca Zaia accanto a lui, promesso nuovo governatore del Veneto e col cavolo che Brunetta sarebbe passato a Venezia se il premier non avesse consegnato la regione alla Lega. Brunetta è davvero ostaggio e la gente lo sa. Ma lui, l’aspirante, se ne frega delle maldicenze, anzi avverte su di sé un vento positivo da rockstar, eccovelo: "Quando le gente mi vede mi fa la ola dalle rive. Ne sono gioiosamente imbarazzato". Forse non ricorda più la perfida doppiezza dei veneziani e la loro passione per gli scherzi atroci. Perché Brunetta è veneziano davvero. Questo conta, secondo lui, per rendere meno fantascientifico il suo barnum di governo che riassumiamo: 25 miliardi di euro per rilanciare la città, infrastrutture, quarantamila abitanti in più per il centro storico, molti di più per Mestre, grande università, ricerca, riconversione industriale, via il canale dei petroli dalla laguna etc. Non male, di suo, aria da civiltà socialista dei tempi andati con quel tocco di grandeur: vuole il consiglio comunale a Palazzo Ducale. Roba da dogi. E i soldi? Fa l’occhiolino: sono io il ministro, i soldi li dò a me stesso, no? Non ci avevamo pensato. Mal che vada può sempre dire, come il premier, che le ristrettezze economiche non lo hanno aiutato. Che gli importa? Qualcuno che gli fa la ola lo trova comunque, perfino nelle file del Pd: "Venezia – sostiene Paolo Costa ex sindaco della città – si governa meglio da Roma". Ma uno zerbino non fa primavera, e dal Pd arriva una nota di tono diverso: "Venezia non ha bisogno di un sindaco a ore", nonché uno slogan fresco di conio, belloccio: "Yes week end", che allude al ritmo del doppio incarico. Cacciari è fiducioso: "Il centrosinistra ce la farà – dice –ma attenti a non lasciar cadere le possibili alleanze con l’Udc". Brunetta non cita l’Udc: "Sono pronto ad alleanze con tutti quelli che ci stanno", fa il duro anche qui. Invece si scioglie quando pensa alla sua città, nel caso fosse governata da uno come lui che farebbe il sindaco al telefono: "Per la città ci sarò sempre. È un po’ come con i figli: non conta il tempo che dedichi loro, ma la qualità del tempo, l’amore". È quello che i veneziani volevano sentirsi dire dall’apostolo Brunetta, e chi lo ferma un sant’uomo così? Solo il centrosinistra. Anche se l’avversario del ministro dell’amore deve uscire dalla sala parto delle primarie. Si vota oggi. In corsa ci sono tre candidati: Giorgio Orsoni, un avvocato di 63 anni che si porta appresso Pd, Italia dei Valori e Udc; Gianfranco Bettin, 55anni, sociologo ben noto e apprezzato, verde, appoggiato da una schiera di intellettuali e anche da Rifondazione; Laura Fincato, assessore di 59 anni, anche lei nelle grazie del mondo della cultura e non solo. Intanto, la questione più bruciante sembra il rapporto, ancora una volta, con l’Udc. Pare non si vinca senza. Ma in Regione ogni ipotesi di accordo è svanita: il Pd voleva Giuseppe Bortolussi, l’Udc si è intestardita su Antonio De Poli, niente da fare. Ma a Venezia si spera che le grandi manovre siano più promettenti. In fondo, la città dal 75 è sempre stata una pecora rossa. Tutta qui la politica? "Per fortuna no – commenta Sandro Moro, segretario del Pd a Cannaregio, roccaforte storica della sinistra – il centrosinistra è quello che ha salvato fisicamente una città che cadeva a pezzi e ha impedito la divisione del centro storico dalla terraferma di Mestre. L’onda leghista minaccia questo equilibrio civile, eccita le paure, semina insicurezza. In sei mesi alla Provincia sono riusciti solo ad aumentarsi lo stipendio. L’azione sociale della Chiesa è stata in larga parte sintonica con la nostra difesa strenua dei servizi sociali e della cultura dell’accoglienza. È naturale che il centrosinistra possa allargare i suoi consensi anche al centro, in particolare all’Udc". 24 gennaio 2010
Taranto, cuore a metà tra Boccia e Nichi di Pietro Spatarotutti gli articoli dell'autore Il fumo. È il fumo che ti entra in corpo, la notte ti sveglia e lo vedi lontano sopra le torrette illuminate come un cappello che pesa sulla città. Taranto è l’Ilva, l’Ilva è Taranto. Quando arrivi dalla statale 100 è quel mastodontico e spaventoso skyline che ti accoglie con le ciminiere, i tralicci, i fuochi, il recinto invalicabile. Il mostro ha dato vita e lavoro ma anche morte e povertà. Nelle strade della città è lui, il Grande Stabilimento, l’argomento di ogni giorno. "Hai sentito stanotte che puzza?". "Guardi, guardi che nuvolone lassù". Ritorna una scena del bel film di De Robilant "Mare piccolo", girato proprio qui, quando il protagonista Tiziano dice alla sua ragazza: "Stella vieni con me, lo vedi che qui non si respira?". Negli anni Settanta dentro quel Mostro ci lavoravano trentamila operai. Oggi sono poco più di un terzo, più sette-ottomila nell’indotto. Poi c’è il porto, l’Eni, le aziende meccaniche: un sistema industriale che fa di Taranto quella che un tempo si chiamava una città operaia. Dentro questo groviglio di ciminiere si guarda a Bari con un po’ di apprensione, soprattutto nel mondo politico. Questa città ha tre aspetti che la rendono interessante nei giorni del grande duello nel Pd. Il primo è che Francesco Boccia, economista incaricato, ha risolto con bravura il dissesto finanziario del Comune, quasi un milione di euro. Il secondo è che Nichi Vendola ha avuto un’attenzione particolare all’ambiente e ha approvato una legge severissima. Il terzo è che alla Provincia Gianni Florido già sperimenta la formula dell’allargamento all’Udc. Anzi lui è andato anche oltre, perché in maggioranza c’è anche "Io Sud" la lista della Poli Bortone. Da questo mix non si sa bene quale risultato uscirà stanotte dalle urne delle primarie. Ma quasi tutti considerano la partita abbastanza aperta. Ippazio Stefàno, 65 anni, pediatra con passione, da due anni e mezzo è sindaco di Taranto. Dice che è arrivato alla politica guardando la sofferenza della gente negli ospedali. È stato senatore del Pci, oggi sta con Sinistra e Libertà. L’ha spuntata alle elezioni proprio contro Florido che, in un altro memorabile capitolo della divisione nel centrosinistra, era sostenuto dalla vecchia Unione. Appena messo piede in Comune ha toccato con mano il disastro. "Non c’era un euro, non si seppellivano nemmeno i morti", racconta. Poi è arrivato Boccia, incaricato insieme ad altri dal governo Prodi di risanare i conti. Sono stati stanziati 120 milioni di euro. "E oggi ne stiamo uscendo – dice Stefàno – Sì, Boccia è stato prezioso, è un esperto lucido e lungimirante, ho grande stima di lui". Però, sembra quasi un paradosso, il sindaco sta con Vendola. "Lo sostengo ma senza crociate. Nichi ha saputo ascoltare la nostra sofferenza. E comunque credo che il confronto sia arricchimento". C’è un punto su cui sono tutti d’accordo: sull’ambiente quel che ha fatto la giunta regionale è inconstestabile. Solo per dirne una: qualche mese fa è stata approvata una legge che prevede che a fine 2010 non si possano emettere più di 0,4 nanogrammi di diossina mentre la legge nazionale fissa il limite a 8. L’Ilva si sta attrezzando perché su questo non si transige. "Stiamo istallando l’impianto di depolverizzazione più grande d’Italia", dice Stefàno. Questo sindaco ha un suo fascino: non prende un euro di stipendio, non usa l’auto di servizio, nei momenti difficili ha chiesto anche agli assessori di dimezzarsi la paga. È uno che riesce a parlare anche con le frange più dure dei disoccupati organizzati. "Ci riesco perché credo alla politica sobria e non ho privilegi, loro si fidano". Che effetto avrà un personaggio così, che stuzzica i sentimenti popolari, nella battaglia di Bari? C’è qualcuno a Taranto che lavora perché l’ago della bilancia si sposti altrove. È Gianni Florido, 58 anni, presidente della Provincia. È uno sicuro di sé, si è fatto le ossa nella Fim, il sindacato dei metalmeccanici Cisl, fa le sue battaglie anche controcorrente. Lui è l’esempio vivente della teoria dell’allargamento della coalizione sostenuta da Massimo D’Alema. Nella sua maggioranza infatti c’è l’Udc. "Finora è andato tutto bene – dice – Ma sono passati pochi mesi". Da sindacalista snocciola i dati della crisi di Taranto: 30% il tasso di disoccupazione, il 75% del Pil che viene dall’Ilva. Mostra un grafico e dice: "Vede, abbiamo 110 mila persone tra disoccupati e inoccupati e 110 mila occupati. Un dato allarmante". Non dimentica l’ambiente anche perché è stato lui per primo e da solo a parlare di sistema ecosostenibile mentre altri facevano la guerra contro l’Ilva chiedendo addirittura la chiusura. "Ma che scherziamo", commenta. Con questo bel fardello di problemi sulle spalle Florido guarda alla competizione Vendola-Boccia con un po’ di fastidio. "Mi pare uno scontro folle, una battaglia tutta barese, ho visto troppi solisti in campo. Però le dico la verità: io ci credo all’allargamento della coalizione. D’Alema ha ragione, è un grande problema nazionale". Annuisce Luciano Santoro, quarantenne segretario provinciale del Pd: "D’Alema è generoso, fa le battaglie in cui crede, poi gli danno tutti addosso". Racconta che è arrivato alla politica con la Fgci quando c’era anche Vendola ("un vero poeta"). Ma non gli piace quella "vena populista di Nichi". "L’altro giorno D’Alema ci ha raccontato che quando Prodi gli disse che voleva fare Bertinotti presidente della Camera lui, che pure era attirato da quell’incarico, fece non uno ma quindici passi indietro. E invece guardi come si è comportato Vendola". Come finirà? Uno che è interessato politicamente alla disfida di Bari si lascia scappare una previsione. Dice infatti Luigi Albissini, assessore Udc della provincia: "Nichi vince ottanta a venti. Esagero? Beh, diciamo settanta a trenta". Sarà. Il fumo delle ciminiere non si ferma mai: all’orizzonte il cielo è sempre macchiato e sulla terra tanti poveri cristi fanno i conti con la crisi. Lo sa bene Gino D’Isabella, capo della Camera del Lavoro, che ci riporta con i piedi per terra: mille prepensionamenti, aumento della cassa integrazione, licenziamenti. "Abbiamo perso tanti posti di lavoro e su questo abbiamo aperto una vertenza con il governo. Ma non è che in Comune ci diano tanto retta". Ricorda che Taranto ha il primato delle malattie professionali. Ogni anno ci sono 30 morti riconosciuti dall’Inail mentre le domande sono il triplo, quasi cento. "La crisi c’è, però non siamo all’anno zero. L’Ilva è il punto forte di un settore strategico, ci sono progetti per lo sviluppo del Porto. Insomma l’industria non è una palla al piede. E anche sull’ambiente abbiamo fatto un bel po’ di passi avanti, evitiamo di esagerare sempre…". Certo, la Cgil non si espone sul duello Vendola-Boccia. Ma insomma ci capisce che a loro questa situazione di scontro non va tanto giù. La parrocchia di San Francesco De Geronimo è nel quartiere Tamburi, uno di quelli più difficili di Taranto. Qui la criminalità si respira nell’aria. In questi giorni gli autisti dei bus sono sul piede di guerra: hanno paura perché qui e in altri quartieri aumentano le aggressioni. Don Nino Borsci è un prete dallo sguardo sereno. È il capo della Caritas e conosce la città come le sue tasche. "Come sta Taranto? La situazione è peggiorata. Troppi disoccupati, troppi licenziamenti: è il problema principale". Lui si rimbocca le maniche e paga le bollette a chi non ce la fa, distribuisce le bombole del gas a chi non sa come scaldarsi. "Nel nostro centro di accoglienza – dice – sono tanti quelli che hanno perso il lavoro, gente diplomata che magari si è anche separata dalla moglie". Gli occhi della Caritas vedono un’umanità dolente che non sa come sistemare la giornata, immigrati che dormono nei vagoni abbandonati, ragazzi strappati alla droga con la fatica di notti insonni. Taranto è così, sospesa tra un presente ingombrante e un futuro ancora incerto. È la sensazione che ha anche Tommaso Anzoino, un’autorità culturale della città. È stato per tanti anni preside del liceo "Archita", quello dove ha studiato anche Aldo Moro e che ha sfornato gran parte della classe dirigente della città. "C’è stato un periodo in cui c’era il mito della classe operaia e della grande fabbrica. Oggi non c’è più nulla e non si vede la prospettiva". Si guarda attorno, nelle scuole e nelle strade, e vede uno spaventoso impoverimento. "I nostri studenti se ne vanno via, fuori, lontano da qui. E non tornano più". Così Taranto non trova più il respiro giusto, quello di chi ha gambe forti e testa libera. Con il fumo in cielo e due mari davanti, insomma, non è facile dipanare la matassa delle primarie. Boccia perché ha risanato i conti del Comune o Vendola perché ha messo la mascherina all’Ilva? Dentro l’urna Taranto ci metterà sicuramente le sue dannazioni. 24 gennaio 2010
Emma, campagna fai-da-te di Maria Grazia Gerinatutti gli articoli dell'autore "Ariosa", "parecchio fai-da-te", "creativa". Emma Bonino la sua campagna per conquistare gli elettori del Lazio la immagina così. "Se la lasci libera, poi prende il volo", sorride, pensando già ai Comitati Bonino che nasceranno mentre tra i banchi di frutta e verdura scambia sguardi e sorrisi, battute e strette di mano. Ma sembra che parli di sé. "Ciao, io sono Emma", si presenta, in un sabato mattina di sole invernale, come se, a cinquantuno anni, più di trenta dall’elezione in parlamento del ‘76, dovesse ricominciare tutto da capo. Attorno palazzoni di periferia, gente che sta attenta a risparmiare mentre fa la spesa. "Ce la facciamo?", le va incontro un signore con le buste in mano. "Ce la dobbiamo fare", corregge lei tenendolo per le braccia. Gesti spontanei, appena un po’ impacciati, come se davvero fosse un debutto per Emma questo cercare voti per sé e non per una causa, un’idea. "Emma, brava, sbaraglia gli schemi". "Non ti preoccupare se Libero ti diffama", la incoraggia la gente. "Le lotte per noi donne ce le ricordiamo". "L’anno del divorzio ero a in piazza". Comincia il viaggio Ecco, il ghiaccio è rotto, dopo le esitazioni e gli strappi, il viaggio elettorale di Emma Bonino candidata del centrosinistra alla Regione Lazio inizia. Nel più tradizionale dei modi. Con un bagno di folla vera. "Mi sembra d’essere la zia d’Italia", si schermisce lei. Di buon mattino, al mercato rionale di Casal de Pazzi. A mezzogiorno, in quello coperto di villa Gordiani. Scenari "popolari", scelti dal Pd per questa prima prova di passo a due con la candidata radicale. Chi le chiede di riprendere in mano la sanità ("per mio figlio, autistico, c’è il nulla davanti"), chi non sa come fare con la pensione minima. Ci sono gli iscritti, il segretario regionale Mazzoli. "Ciao Emma, dove stanno i volantini?", arriva rispolverando l’entusiasmo di un neomilitante Nicola Zingaretti, "l’esploratore" nei giorni in cui il Pd doveva ancora decidere chi candidare. "Ciao Nicò", apprezza lei, prendendolo sotto braccio, mentre Zingaretti è già avanti a tirarle la volata. "Io non sono né per la destra né per la sinistra", lo blocca una signora. "Per questo candidiamo la Bonino", sorride lui. Funziona: "Ah Emma sì che mi piace". Scena spontanea on the road, meglio di uno spot televisivo. "Certo sono un bel ticket insieme", li guarda muoversi tra la folla un militante. E poi salire insieme in macchina, Nicola alla guida della sua auto. Emma che studia già la prossima fuga in avanti. "Emma ce la può fare anche contro le conventicole", dice il presidente della Provincia. "Ma dobbiamo pensare a una campagna che muova la creatività delle persone", ripete la Bonino, che, tra un banco e l’altro, accenna il suo primo discorso da candidata. "La gente è uguale ovunque - spiega -, le preoccupazioni sociali di chi ha malati a carico, quelle di chi non ha lavoro, i cittadini del Lazio sono in ansia per il futuro e insoddisfatti della classe politica: una buona amministrazione può dare risposte, purché abbia come priorità i più deboli ed esposti". Alla sinistra di popolo che incontra nei mercati convince. I nodi si sa quali sono: sanità, infrastrutture, rifiuti, ambiente. I limiti anche: il buco lasciato da Storace, dice Emma. La giunta Marrazzo ha iniziato il risanamento. Ma non basta: la "struttura amministrativa" è ancora troppo "opaca". "I posti letto ci sono ma vanno messi in rete". Trasparenza ed efficienza, le parole d’ordine su cui impostare il lavoro. Il comitato elettorale "è a buon punto", dice Emma. Sarà a Trastevere, via Ripense. Però bisogna "galvanizzare anche le persone che non fanno politica". Comitati e club per Emma Bonino. "Ci hanno già scritto per aprirne", fa sapere la candidata, che a fine giornata prova a sciogliere alla bega dei primi incarichi politici. Riccardo Milana, segretario del Pd romano, come voleva una parte del Pd (decisivo l’intervento di Marini), del tutto contraria l’altra (Zingaretti compreso), farà il coordinatore. "Scelta sbagliata", tuona Morassut, ala Franceschini. "Inspiegabile forzatura", dice l’ala Marino. Anche se sarà affiancato dalla radicale Rita Bernardini. "Ognuno sia propositivo e libero", fa da pompiere Emma, che sulle lotte intestine invoca il lavoro di squadra. 24 gennaio 2010
Polverini, saluti romani e nostalgia di Jolanda Bufalinitutti gli articoli dell'autore "Sei uno de’ noi", grida Storace a Vincenzo Piso, oggi coordinatore Pdl ma ai bei tempi andati degli anni Settanta "riferimento della destra giovanile romana", come un po’ pudicamente recita on line la sua biografia ufficiale. In prima fila c’è Teodoro Buontempo detto er pecora, campione della destra sociale, ieri in versione anti-palazzinara ma ben seduto accanto a Giuseppe Ciarrapico. "Noi siamo dei costruttori", dirà poco dopo Francesco Storace e, poiché il senso dello humor non gli difetta, subito dopo saluta dal palco il Ciarra, palazzinaro editore per tutte le stagioni. C’è, soprattutto, donna Assunta, reduce da una pizza con i ragazzi della "Gioventù italiana", encomiati per un bliz nelle strade romane per affiggere targhe dedicate a "via Giorgio Almirante". Sono molto ringraziati i "giovani italiani" ma non c’era una gran presenza giovanile in sala, piuttosto affollata dal ceto politico attratto dallo slogan della Destra di Francesco Storace: la riconquista. "Mica perché siamo attaccati al potere, ma per il popolo". E i pochi giovani con le teste rasate alle parole dell’inno d’Italia "siam pronti alla morte" non resistono e alzano il braccio nel saluto romano. Si è trovata a casa, ieri, al cinema Gregory, Renata Polverini, fra vecchi ex camerati uniti dai ricordi e dalla presenza di donna Assunta. Altro che giacca rossa: "Il rosso c’è anche nel tricolore del vostro vessillo", dice togliendosela e infilando sul decolté la maglietta del Santa Lucia. Vecchi ex camerati e vecchia aria omofoba, con qualche caduta di stile: "Basta buco della sanità - arringa il commissario romano de la Destra Roberto Buonasorte - e a proposito di buco potrei essere volgare ma non è il caso...". Si sente spiritoso anche Piso: "Ereditiamo una regione in trans/sizione". Francesco, inteso come Storace, è l’uomo del destino per la platea del Gregory. "Francesco ha mostrato amore e dedizione per il Lazio" e sarà capolista a Roma, Rieti, Viterbo, non nella natìa Frosinone dove ci sarà Antonio Abbate. Il culto della personalità compre anche la politica della sanità della giunta Storace: tre assessori inquisiti insieme all’ex capo di gabinetto. Giulio Gargano, che patteggiò la condanna a quattro anni e quattro mesi nell’ambito dell’inchiesta "lady Asl". Di Giorgio Simeoni, inquisito anche per i corsi di formazione, "lady Asl", al secolo Anna Iannuzzi, fa questo ritratto: "È uno dei più grandi affamati di denaro della storia. Dunque lui si presenta, è uno che si inchina, ti fa il baciamano e poi ti chiede soldi come se fossi una slot machine". Agli arresti domiciliari finì anche Marco Verzaschi (Udeur), anche lui per la corruzione nella sanità targata Storace. Fu inquisito, però, quando era transitato come sottosegretario alla Difesa nel governo di centro sinistra. Nelle maglie della giustizia rimase impigliato anche Marco Buttarelli, ex capo di gabinetto. E per quanto riguarda il buco, che loro negano, di aver lasciato in eredità al centrosinistra, c’è la certificazione del ministero dell’economia: 10 miliardi di euro. 24 gennaio 2010
2010-01-23 D'Alema: "Puglia, quante calunnie: con Boccia vogliamo battere questa destra" di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Vedo che tutti danno per scontato che a vincere le primarie sarà Vendola". Massimo D’Alema sfoglia i quotidiani mentre l’auto corre verso Foggia per l’ennesima iniziativa a sostegno del deputato Pd Francesco Boccia. Un po’ sorride delle "verità preconfezionate nelle redazioni dei giornali, che non sempre riflettono quello che avviene nella società". Un po’ storce la bocca quando incappa in qualche "calunnia": "Vogliamo vendere l’acquedotto pugliese a Caltagirone, facciamo costruire qui le centrali nucleari... ma come si fa? Idiozie di questo genere sono il segno di una degenerazione della lotta politica all’interno del centrosinistra. I cui effetti sono soltanto quelli di favorire la destra". Il confronto con la destra è a fine marzo, ma ora la sfida è tra Boccia e Vendola: valeva la pena, per allargare l’alleanza all’Udc, entrare in rotta di collisione col governatore uscente? "Non è questo il punto. Il problema è l’anomalia della situazione pugliese, di cui troppo spesso ci si dimentica". E sarebbe? "Vendola è stato eletto nel 2005 da una coalizione che non esiste più. Udc e Idv sono stati entrambi all’opposizione per cinque anni. Un problema oggettivo, non creato dalla malvagità di D’Alema o del Pd. Da mesi abbiamo chiesto a Vendola di affrontarlo, avviando una discussione. Io stesso glielo chiesi, prima dell’estate. Ma invece di fare quello che sarebbe stato doveroso, Vendola si è autocandidato a nome del popolo. È stata una forzatura populista. Tutto il problema pugliese nasce da lì". È astioso, le ripeterebbe Vendola. "Non è questione di astio, ma di ricordare fatti che purtroppo sono totalmente rimossi dalla cronaca degli eventi. Quella che rivolgo a Nichi è una critica politica. Ha pensato di risolvere i problemi con il suo carisma personale, mettendo i partiti con le spalle al muro. Ma questa è un’idea della politica che ritengo sbagliata". E fissare come priorità l’accordo con l’Udc è una politica giusta? "Non si tratta solo di costruire un’alleanza con l’Udc. L’obiettivo che ci poniamo in Puglia è costruire un’alleanza anche sociale maggioritaria. Nel senso che contenga, oltre alle forze del mondo del lavoro e dei giovani, anche le imprese, le forze moderate, la società civile, nell’ottica di una battaglia meridionalista. È un tema molto più complesso, perché si tratta di consolidare una maggioranza democratica che si opponga al governo Berlusconi, contro il patto Pdl-Lega che danneggia il Mezzogiorno". Parla di una battaglia meridionalista con l’Udc contro il governo, ma i centristi fanno sapere che non si alleeranno col Pd in Puglia se dovesse vincere Vendola e stanno chiudendo accordi con il Pdl nel Lazio, in Calabria e probabilmente anche in Campania. "Se le cose dovessero andare in questo senso sarebbe molto negativo. Sarebbe grave se una forza politica che in Parlamento è schierata all’opposizione, e che in particolare ha caratterizzato la sua opposizione in chiave meridionalista in contrapposizione alle scelte del governo, poi si ritrovasse alleata col centrodestra nella maggioranza delle regioni meridionali. E noi dovremo dirlo con chiarezza in campagna elettorale, senza fare sconti a nessuno. Ma anche per questo acquista un grande valore, anche emblematico, la partita in Puglia". Sicuri che sia stata la scelta migliore, candidare una figura non di primo piano come Boccia? "Abbiamo voluto fare un investimento sul futuro della Puglia. E mi dispiace il tono di sufficienza a cui ricorre Vendola. Capisco che si tratta di un candidato che ha dieci anni meno di lui. Ma Boccia non è uno che abbia bisogno della balia, come ha detto Vendola. Mentre altri parlano tanto di ricambio generazionale, noi lo pratichiamo con un quarantenne che però è già stato assessore al Comune di Bari e l’uomo che il governo Prodi ha mandato a risanare i conti del Comune di Taranto. Capisco che di questo non si sia voluto parlare, che si è preferito mettere in scena un conflitto tra caro Massimo e caro Nichi". "Caro Massimo", le dice appunto Vendola parlando dell’"affetto" nei suoi confronti: siamo al piano dei sentimenti? "Noi ci occupiamo di politica. Il mio principale sentimento è cercare di creare una coalizione in grado di battere Berlusconi". Anche Beppe Grillo è sceso in campo per Vendola, che ne pensa? "Posso dare un consiglio a Nichi. Leggo certe dichiarazioni che sono il viatico verso la sconfitta certa. Nel senso che se Vendola dovesse vincere le primarie sull’onda di quegli argomenti, le regionali le perderebbe senza il minimo dubbio". Perché Grillo l’ha paragonata a Caino, con Vendola nei panni di Abele? O perché sostiene che se vince Boccia e l’alleanza con "Casini-Caltagirone" ci sarà l’esproprio dell’acqua pubblica? "Sono calunnie, accuse ridicole, come appunto quella che vogliamo vendere l’acquedotto pugliese a Caltagirone. Stupidaggini senza né capo né coda. Non solo perché non lo vogliamo fare ma anche perché non è che il candidato presidente diventa il padrone della Puglia. Questa è roba tremenda, ma per Nichi. Dà la sensazione di due modi diversi di affrontare le primarie. Noi le facciamo per vincere le elezioni. Dall’altra parte c’è chi le fa contro di noi. Ma se hai vinto contro di noi, dopo, con quegli altri perdi. Perché voglio vedere il giorno dopo le primarie dire: adesso per cortesia voi delinquenti e sporcaccioni che volevate vendere l’acquedotto mi date una mano per vincere le elezioni... Sarebbe complicato". È una calunnia anche dire che solo se vince Vendola si avrà la certezza che in Puglia non si faranno centrali nucleari? "Io penso che fare oggi le centrali nucleari in Italia, con una tecnologia ormai superata, è una scelta enormemente costosa e che non ha senso. Ma mi domando come si possa pensare che se il candidato presidente è Boccia anziché Vendola si faranno le centrali nucleari. Nichi farebbe bene a prendere le distanze da idiozie di questo genere". La minoranza locale del Pd non sta facendo campagna per Boccia, molti dicono apertamente che sosterranno Vendola, e Vassallo va spiegando che non c’è nessun vincolo perché stando allo Statuto Boccia non è il candidato ufficiale del vostro partito. Che ne pensa? "Che hanno una strana idea di partito. È come se uno gioca in una squadra e tifa perché vinca l’altra. Non è un grande spirito, non è un bel modo di stare insieme". C’è chi sostiene che Emiliano non si stia impegnando abbastanza. "Non è vero. Ho personalmente partecipato a diverse iniziative organizzate dal sindaco di Bari a sostegno di Boccia. Sono voci malevole messe in giro per creare confusione tra i militanti del Pd". 23 gennaio 2010
Puglia, sfida primarie a sinistra A due giorni dalle primarie del centrosinistra in Puglia i toni dei candidati Nichi Vendola e Francesco Boccia e dei loro sostenitori sembrano attenuarsi, con dichiarazioni di appoggio reciproco all'indomani del voto. Ad alzare la voce resta l'Udc, che con Casini ancora una volta ribadisce: "Se Vendola vince non faremo l'accordo con il centrosinistra". Dichiarazione che mantiene accesa la speranza tra le fila del Pdl dove ieri sembrava imminente l'annuncio della candidatura del giornalista Rai, il barese Attilio Romita, che invece tarda ad essere ufficializzata. Circostanza che fa pensare, malgrado smentite, che il partito stia aspettando l'esito di domenica per tentare l'ultima carta con l'Udc in caso di vittoria di Vendola. Dentro il Pdl restano i veti incrociati che hanno bloccato finora tutte le candidature emerse in casa ex An e ex Fi e anche quella esterna del magistrato Stefano Dambruoso. Resta l'outsider Adriana Poli Bortone fuoriuscita di An e fondatrice di 'Io Sud', che ha sentito più volte Berlusconi in questi giorni, e che come candidato è gradita alla base del suo ex partito ma non ai vertici. Se il Pdl non riuscisse a trattenerla, la senatrice ex sindaco di Lecce potrebbe valutare una candidatura solitaria. Intanto, ormai alle ultime ore della brevissima campagna delle primarie, i due candidati del centrosinistra continuano a contattare, via web, sms e sulle strade, l'elettorato. Boccia, accompagnato da Massimo D'Alema oggi ha avuto incontri in piccole realtà del foggiano. Il presidente della fondazione Italiani Europei ha continuato a sostenere le ragioni dell'alleanza con l'Udc, contro la "solitudine" di Vendola, con cui, dice oggi dopo la videolettera di ieri del governatore, "non c'è nulla di personale, anzi, c'è affetto e stima". "Il progetto di Nichi si riassume nella sua parola d'ordine, cioè 'solò", ha detto facendo riferimento allo slogan elettorale scelto dal leader di Sinistra Ecologia e libertà. "Cinque anni fa - ha detto - si fecero le primarie per scegliere una persona, adesso c'è molto di pi—, c'è un progetto politico in una coalizione democratica ampia che comprende tutti i partiti che adesso sono all'opposizione". E comunque, dice, se Vendola dovesse vincere "cercheremo di unire le forze disponibili anche se temo che ci troveremmo in una situazione politica molto pi— complicata". A sostenere Vendola oggi è arrivato a Bari l'ex compagno di partito, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, che ha accusato il Pd di essere al seguito dell'Udc. "Sosteniamo Nichi perchè è il candidato più a sinistra", ha detto, aggiungendo che, in caso di vittoria di Boccia, il problema non è sulla persona ma è quello della coalizione. In caso di alleanza con l'Udc, quindi, la questione sarà tutta relativa ai programmi e ai contenuti. 22 gennaio 2010
Domenica, giornata di primarie. Seggi aperti in Puglia e a Venezia Domenica sarà giornata di primarie per gli elettori del centrosinistra di alcune regioni italiane. Si vota in Puglia per decidere chi sarà il candidato a presidente della regione. Si sfidano il deputato Francesco Boccia e il presidente uscente Nichi Vendola, in un remake delle primarie che li videro protagonisti nel 2005. Si potrà votare in oltre 200 seggi allestiti in quasi tutti i comuni pugliesi: l'elenco completo è disponibile sul sito del Pd pugliese. I seggi saranno allestiti in gazebo, piazze, sedi civiche e di associazioni e in qualche albergo. Si voterà dalle 8 alle 21 e potranno partecipare alla consultazione tutti i cittadini pugliesi maggiorenni. Per votare bisognerà esibire un documento di identità o la tessera elettorale, versare un contributo volontario di un euro per le spese organizzative e sottoscrivere una dichiarazione di condivisione del progetto politico dell'alleanza di centrosinistra. Sulla scheda saranno indicati i nomi dei due candidati, senza indicazioni dei partiti che li sostengono. Lo scrutinio comincerà subito dopo la chiusura dei seggi e si concluderà presumibilmente in nottata. Si vota a Venezia per scegliere il candidato a sindaco del centrosinistra. Si sfidano Laura Fincato, Giorgio Orsoni e Gianfranco Bettin. Con Giorgio Orsoni è schierato il vicesindaco Michele Mognato; Laura Fincato è assessore alla pianificazione territoriale del Comune di Venezia, ai lavori pubblici e all’informatizzazione; Gianfranco Bettin è l'outsider: sociologo, scrittore, politico, consigliere regionale del Veneto. Maggiori informazioni sul sito del Pd di Venezia. Manca l'ufficializzazione, ma sembra che in Umbria le primarie si faranno tra i due candidati Mauro Agostini e la presidente uscente Maria Rita Lorenzetti. Questo sarebbe l'orientamento sul quale si starebbe ancora lavorato a livello nazionale, dove i vertici del Pd con il segretario Bersani, cercano per il caso Umbria un accordo. Sarà poi il comitato regionale umbro a doversi esprimere con il 51% dei consensi. Una decisione sarà presa entro martedì. Domenica 31 invece si voterà nella provincia di Biella, in Piemonte, dove l'assemblea provinciale del Pd ha deciso di comporre le liste provinciali per le elezioni regionali con il metodo delle elezioni primarie. Si sfidano Paolo Cosseddu, Rita De Lima e Wilmer Ronzani. Si vota dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 19. Il regolamento e la dislocazione dei seggi è disponibile sul sito del Pd di Biella. 22 gennaio 2010
2010-01-22 Domenica, giornata di primarie. Seggi aperti in Puglia e a Venezia Domenica sarà giornata di primarie per gli elettori del centrosinistra di alcune regioni italiane. Si vota in Puglia per decidere chi sarà il candidato a presidente della regione. Si sfidano il deputato Francesco Boccia e il presidente uscente Nichi Vendola, in un remake delle primarie che li videro protagonisti nel 2005. Si potrà votare in oltre 200 seggi allestiti in quasi tutti i comuni pugliesi: l'elenco completo è disponibile sul sito del Pd pugliese. I seggi saranno allestiti in gazebo, piazze, sedi civiche e di associazioni e in qualche albergo. Si voterà dalle 8 alle 21 e potranno partecipare alla consultazione tutti i cittadini pugliesi maggiorenni. Per votare bisognerà esibire un documento di identità o la tessera elettorale, versare un contributo volontario di un euro per le spese organizzative e sottoscrivere una dichiarazione di condivisione del progetto politico dell'alleanza di centrosinistra. Sulla scheda saranno indicati i nomi dei due candidati, senza indicazioni dei partiti che li sostengono. Lo scrutinio comincerà subito dopo la chiusura dei seggi e si concluderà presumibilmente in nottata. Si vota a Venezia per scegliere il candidato a sindaco del centrosinistra. Si sfidano Laura Fincato, Giorgio Orsoni e Gianfranco Bettin. Con Giorgio Orsoni è schierato il vicesindaco Michele Mognato; Laura Fincato è assessore alla pianificazione territoriale del Comune di Venezia, ai lavori pubblici e all’informatizzazione; Gianfranco Bettin è l'outsider: sociologo, scrittore, politico, consigliere regionale del Veneto. Maggiori informazioni sul sito del Pd di Venezia. Manca l'ufficializzazione, ma sembra che in Umbria le primarie si faranno tra i due candidati Mauro Agostini e la presidente uscente Maria Rita Lorenzetti. Questo sarebbe l'orientamento sul quale si starebbe ancora lavorato a livello nazionale, dove i vertici del Pd con il segretario Bersani, cercano per il caso Umbria un accordo. Sarà poi il comitato regionale umbro a doversi esprimere con il 51% dei consensi. Una decisione sarà presa entro martedì. Domenica 31 invece si voterà nella provincia di Biella, in Piemonte, dove l'assemblea provinciale del Pd ha deciso di comporre le liste provinciali per le elezioni regionali con il metodo delle elezioni primarie. Si sfidano Paolo Cosseddu, Rita De Lima e Wilmer Ronzani. Si vota dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 19. Il regolamento e la dislocazione dei seggi è disponibile sul sito del Pd di Biella. 22 gennaio 2010
2010-01-21 Il Pdl punta su Romita e Magdi Allam Pdl ancora alle prese con il caos candidature e mente Berlusconi riceve il mandato, dal Pdl a valutare se ci siano possibilità di accordi con l'Udc a livello locale per le prossime elezioni regionali, spuntano nuovi nomi per il centrodestra a partire da quella di Magdi Cristiano Allam in Basilicata. Durante il vertice Pdl è stato dato anche il via libera al ministro della funzione pubblica Renato Brunetta per la corsa alla poltrona di sindaco di Venezia. Mentre, per quanto riguarda la Puglia è emerso, tra gli altri, il nome di Atilio Romita, noto mezzo busto del TG1: nome inserito in una rosa che sarà discussa la prossima settimana dal partito. Sugli accordi con l'Udc, Pier Ferdinando Casini, pur bocciando intese a livello nazionale, non esclude a priori, facendo l'esempio di possibili patti nel Lazio, in Campania ed in Calabria, alleanze con Berlusconi. Ma il Cavaliere resta decisamente scettico. Berlusconi mostra questa sua perplessità non solo attaccando i centristi, definendoli "opportunisti", ma anche ricordando le parole di Gianfranco Fini quando disse 'L'Udc o è con noi o é fuori'. In sostanza, il premier non vorrebbe definire accordi con il leader centrista sulle regionali salvo casi eccezionali, come quello del Lazio, mantenendo così le mani libere e rivendicando il suo diritto di critica. Un ragionamento che il presidente del Consiglio ha fatto questa notte durante la lunga riunione dell'Ufficio di presidenza del Pdl, a Palazzo Grazioli, nel corso della quale sono emerse alcune indicazioni sulle candidature, che dovranno essere ufficializzate nei prossimi giorni, L'eurodeputato Magdi Cristiano Allam sarà molto probabilmente il candidato del centrodestra nella corsa alla presidenza della Basilicata. A confermarlo è stato lo stesso Allam nel corso di un collegamento telefonico con 'Porta a Porta'. Premettendo di "essere un indipendente" e di aver partecipato alle elezioni europee solo con l'appoggio dell'Udc al nord-ovest, Allam ha detto: "Sto valutando con il Pdl la mia candidatura come indipendente per la basilicata, ci sarà una lista del presidente sostenuta da una lista del Pdl". "L'ufficialità - ha concluso -ci sarà dopo un incontro che avrò domani con il presidente Berlusconi". Tutti i nodi torneranno di attualità oggi quando Berlusconi si incontrerà di nuovo con Gianfranco Fini. Un pranzo di lavoro a cui parteciperanno anche i coordinatori, i capigruppo di Camera e Senato, insieme ai loro vice. Da sciogliere, dunque, il nodo Puglia. Prima della riunione dell'ufficio di presidenza il premier ne ha discusso in un incontro ristretto con i tre coordinatori ed il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto. Il problema per la scelta del candidato riguarda essenzialmente la tenuta degli equilibri interni al Pdl, messi a rischio dall'ipotesi che a correre per la maggioranza sia Adriana Poli Bortone. Si deciderà, a quanto pare, la prossima settimana tra una rosa di nomi che comprende, appunto,anche quello di Romita. Capitolo a parte riguarda la Lega Nord. Il problema con il Carroccio è tutto incentrato sulla scelta del simbolo e dei candidati previsti nel cosiddetto listino del presidente in quelle regioni come ad esempio il Veneto dove è previsto. La maggioranza è al lavoro per cercare un logo che consenta all'elettore di avere un quadro chiaro al momento del voto. 21 gennaio 2010Il Pdl candida Brunetta a sindaco di Venezia È appena iniziato a Palazzo Grazioli l'ufficio di presidenza del Pdl con all'ordine del giorno la definizione delle candidature alle prossime elezioni regionali. Alla riunione, presieduta dal premier, Silvio Berlusconi, partecipano circa 40 tra coordinatori del partito, ministri, capigruppo e presidenti di regioni. Il Pdl intanto annuncia in una nota la candidatura del ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, alla carica di sindaco di Venezia. Una candidatura, si legge nel comunicato, chiesta dal presidente Berlusconi a nome dell'intera coalizione anche in considerazione "del lavoro che il ministro Brunetta ha fin qui svolto nel governo e del fatto di essere un veneziano autentico e appassionato verso la sua città". "Renato Brunetta, ministro dell'Innovazione e Funzione Pubblica, è una personalità politica di primo piano del popolo delle libertà", si legge nel comunicato. "Per questa ragione, il presidente Silvio Berlusconi, a nome dell'intera coalizione, gli ha chiesto di accettare la candidatura a sindaco di Venezia. Venezia - conclude la nota - subisce da anni un grave declino e merita finalmente una guida capace di valorizzare le enormi potenzialità. Siamo sicuri che il sindaco Brunetta sarà la persona più adatta a questo difficile compito". Intanto domenica il popolo del Pd è chiamato a scegliere il suo candidato sindaco con le elezioni primarie. Si sfidano Laura Fincato, Giorgio Orsoni e Gianfranco Bettin. Con Giorgio Orsoni è schierato il vicesindaco Michele Mognato; Laura Fincato è assessore alla pianificazione territoriale del Comune di Venezia, ai lavori pubblici e all’informatizzazione; Gianfranco Bettin è l'outsider: sociologo, scrittore, politico, consigliere regionale del Veneto. 20 gennaio 2010
Giro (Pdl): "Polverini rinunci all'Udc..." di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore È stato uno dei primi ad appoggiare Renata Polverini. Adesso Francesco Giro, fedelissimo di Berlusconi, avverte: "Se l’Udc resta diventa difficile riconoscermi nella sua candidatura". Anche lei del partito di Feltri anti-Polverini? "Mi ci iscrivo se questo significa contrastare i pateracchi con l’Udc che nel Lazio si accorda direttamente con la Polverini e in Puglia invece trattare con D’Alema. La riunione del Pdl sarà molto franca e chiederà all’Udc segni chiari di convergenza a livello nazionale, poi si vedrà". E se l’Udc non fa marcia indietro come si mette con la Polverini? "Se l’ambiguità dovesse rimanere è chiaro che io in una candidata che non garantisce l’intera coalizione di centrodestra non mi riconosco. La Polverini non può dire, da una parte, all’Udc ci penso io, e dall’altra, al Pdl ci penso io. E in giunta che farà riunioni separate? Non a caso in Lombardia Udc e Pdl non vanno insieme". La Polverini deve rompere con l’Udc? "Dovrebbe dire all’Udc che se fa l’accordo con lei lo fa con il Pdl. E invece hanno fatto la divisione dei pani e dei pesci sui posti in listino e su quelli in giunta. Così non va. E continuerò a dirlo in campagna elettorale. Vogliono i voti di Berlusconi per vincere e poi il giorno dopo usarli contro di noi. Anche a livello regionale come si farà a governare con questa maggioranza?". Farà campagna contro Polverini? "Aspetto la riunione del Pdl e la risposta dell’Udc: dopodiché capirò se i miei voti saranno utilizzati per Berlusconi o contro Berlusconi. Certo se le cose non si ricompongano non sarà una passeggiata. La Bonino è da temere, soprattutto a Roma". Che fa tifa Bonino? "No, ma devo essere motivato per sostenere la Polverini, nelle prime battute l’ho vista con il cappello in mano e obbediente a logiche di potere". Spera nella sconfitta? "No ma se continuiamo così rischiamo di perdere non per colpa mia". 20 gennaio 2010
2010-01-19 Vendola: "Merito un premio non iscrizione in registro indagati" "Non c'è nulla in questi cinque anni di cui debba vergognarmi", ha sottolineato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, dopo le voci circolate da ieri sera circa una sua possibile iscrizione nel registro degli indagati nell'ambito di indagini sulla sanità regionale. A Vendola, che ha ribadito di non aver mai ricevuto avvisi di garanzia, è stato chiesto anche se un'eventuale ufficializzazione della iscrizione nel registro degli indagati cambierebbe per lui qualcosa. "No - ha detto - il fatto cui sarebbe legata l'indagine è quello che ho raccontato e che ho letto sui giornali: se ci fosse l'iscrizione probabilmente sarebbe contemporanea anche una richiesta di archiviazione". "Per questo spero - ha continuato Vendola - che se ci sono intercettazioni telefoniche vengano sbobinate e rese pubbliche. Voglio che la gente possa valutare cercando di capire direttamente di che cosa si tratta. Per me è il fatto di uno scienziato di livello internazionale e che io possa essermi interessato al suo rientro; al fatto che con i suoi titoli potesse vincere un concorso". La vicenda Vendola fu sentito il 6 luglio 2009 dal pm inquirente, Desiree Digeronimo, come "persona informata dei fatti". Fu interrogato dal pubblico ministero che allora era unico titolare di una indagine sulla sanità che aveva tra i principali indagati l'ex assessore regionale alle politiche della salute Alberto Tedesco: questi, nel febbraio 2009, si era dimesso dopo essere stato informato "a mezzo stampa" di essere indagato. La vicenda sulla quale Vendola fu ascoltato, riguarda uno dei cervelli italiani migrati in Usa, il professor Giancarlo Logroscino, neurologo noto, docente della School of Public Health della Harvard University di Boston, che aveva accettato nel 2006 di tornare in Italia. Per il suo rientro si era anche ipotizzata la creazione a Bari di un centro di cura e ricerca sulle malattie neurodegenerative, centro la cui realizzazione, nonostante un previsto stanziamento da parte della Regione Puglia, non risultò possibile prima di tre-quattro anni. Il professore chiese dunque di andare ad insegnare a Bari, ma dall'università di Bari venne chiamato come docente associato, e non come ordinario come egli aveva chiesto, e perlomeno un anno dopo, nel febbraio 2008. Perdipiù, avendo partecipato ad un concorso come neurologo per l'ospedale di Acquaviva delle Fonti, non risultò vincitore. Su queste questioni, sul trattamento che era stato riservato a Logroscino, verteva una conversazione telefonica che Vendola ebbe con Tedesco, allora assessore alla sanità, intercettata perché l'assessore era indagato. Su questa conversazione telefonica, Vendola, secondo indiscrezioni, fu tra l'altro sentito dal pm. 19 gennaio 2010
Bonino: candidata del Pd nel Lazio capolista dei radicali in Lombardia di ma.ge.tutti gli articoli dell'autore Candidata alla presidenza della Regione Lazio per il centrosinistra. E capolista della Lista Bonino-Pannella in Lombardia, a sostegno di Marco Cappato che lì corre da solo contro il Pd Penati. Emma Bonino è volata a Milano oggi per annunciare la novità. La sua candidatura come consigliere regionale nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. "Il Lazio è una regione che richiede un impegno e una dedizione assoluti e non un part-time", la avverte l'Api Sandro Battisti. "Mi auguro che la Bonino voglia riflettere sulla poca opportuna scelta di candidarsi come capolista dei Radicali in altre Regioni, e decida di concentrarsi sul Lazio per affrontare la difficile sfida che ci attende", le fa sapere anceh Massimiliano Smeriglio, da Sinistra ecologia e libertà. Più benigno il Pd Carapella. Ma il messaggio non cambia: "La Bonino si concentri sul Lazio, che è una Regione enorme e bisogna avere la forza di girarla tutta: da parte del Pd avrà tutto l'aiuto". 18 gennaio 2010
Bossi: sopra al Po niente Casini. E nel Lazio l’Udc sospende tutto di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore Una misura preventiva, per ora. Ma, dopo l’accordo, a titolo personale, con Renata Polverini, l’Udc ha deciso di sospendere la campagna elettorale nel Lazio. Niente iniziative con la candidata, in attesa che l’ufficio di presidenza del Pdl, o meglio Berlusconi, domani, decida se sacrificare anche il Lazio in nome della rottura con l’Udc. " Aspettando Berlusconi. O Bossi visto che è lui che detta legge", dicono gli uomini di Casini ironizzando sullo stato di sospensione imposto dalle dinamiche tra il premier e Bossi, che ieri ha lanciato il suo messaggio. "Sopra il Po non c’è spazio per l’Udc", dice Umberto Bossi da Pavia, mentre prendere parte all'inaugurazione dell'anno accademico. Ma sopra il Po, Casini ha già deciso. Da solo: vedi in Lombardia. O con il Pd: vedi il Piemonte, il vero punto dolente per la Lega, che per provare a battere Bresso ha messo in campo il suo capogruppo alla Camera Cota. E non ci sta a vedersi contro Casini che invece duetta con Fini sul Lazio. Quindi l’aut-aut delal Lega in realtà è proprio sul Lazio, spiegano gli Udc che hanno già pronto il piano B: andare da soli e candidare Buttiglione. "Il problema è che Bossi e la Lega pretendono di dettare le alleanze non solo al Nord, dove l’indisponibilità a fare alleanze è reciproca, ma anche al Sud", replica seccato Casini, mentre alla Camera, seduto tra la teodem Paola Binetti e il cattolicissimo Gianni Letta, assiste alla presentazione dell’"alleanza educativa" di Ruini, un’iniziativa voluta dal presidente della Camera. Quasi un’incarnazione del centrodestra come piacerebbe a lui e a Fini. Intanto va in scena un altro film. Aspettando Berlusconi. Che l'altro giorno a Renata Polverini, accorsa a Palazzo Chigi per incontrarlo, ha già spiegato: "Sei talmente brava che puoi farcela anche senza l'Udc". 18 gennaio 2010
2010-01-18 D’Alema: un leader sa fare passi indietro di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore È questione di matematica, freddi numeri. E però c’entrano anche i "sentimenti". È questione non di "astuzie" o "inciuci" ma di "ragionamento" e "prospettive" per il lungo termine. E però anche di "menzogne" che fanno male sul piano "personale", di prepotenze commesse da chi ha messo altri "con le spalle al muro" e ora si atteggia a vittima. È questione di sapere, se sei un vero leader politico, quando il passo indietro di uno può permettere "un passo avanti a tutti". Massimo D’Alema interviene all’assemblea del Pd della Puglia per ricostruire "la verità umana e politica di questa vicenda". E in una ventina di minuti dà un assaggio di quella che sarà la sua settimana pugliese, visto che da domani sarà in questa regione per partecipare a iniziative pubbliche e riunioni riservate e quant’altro possa servire alla causa. Che nell’immediato è la vittoria di Francesco Boccia contro Nichi Vendola alle primarie di domenica. Ma che, sostiene D’Alema, è anche la costruzione con l’Udc di un’alleanza e di una prospettiva politica che consenta quando sarà il momento di "battere Berlusconi". CON L’UDC PER BATTERE BERLUSCONI Boccia ascolta e serra la mascella, il sindaco Michele Emiliano presiede e si guarda bene dall’abbandonare il ruolo del distaccato super partes, i delegati della minoranza del partito rimangono in silenzio nella sala al primo piano dello Sheraton di Bari, mentre due piani sotto, nella sala allestita per chiunque non faccia parte di quell’organismo, capita anche che di tanto in tanto qualcuno salti su e si metta a sbraitare contro il maxischermo che trasmette le immagini. Le primarie di domenica, ancora prima che a decidere chi sarà in Puglia il candidato del centrosinistra alle regionali, sono intanto servite a tenere unito un partito che ha rischiato una brutta spaccatura. Ma che ora tutto fili liscio, che Boccia possa stare tranquillo, che a marzo ci sia una coalizione allargata all’Udc, niente di tutto ciò è scontato: "Il rapporto con l’Udc è un processo politico complesso. A me non piace l’idea della politica dei due forni, però dobbiamo favorire un processo politico di avvicinamento. È necessario per raggiungere l’obiettivo più importante, che è battere Berlusconi". E la tappa pugliese è troppo importante per lasciare spazio alle incertezze. UN LEADER SA FARE PASSI INDIETRO Così D’Alema, per restringere il campo delle incognite, per convincere chi sulla carta dovrebbe già essere convinto della scelta di sostenere lealmente il candidato del Pd, fa un intervento che è una "ricostruzione della vicenda complessa" ma anche l’occasione per "esprimere sentimenti personali". E pazienza se alcuni si danno di gomito e se nei capannelli che si formano dopo nei corridoi ancora ci ridono su. "Vendola tiene alla sfera dei sentimenti, e anche io", dice D’Alema facendo capire di non essere rimasto indifferente di fronte alle "menzogne gettate addosso" e agli "insulti personali". Poi arriva la "ricostruzione" e poi quello che solo pochi interpretano come un estremo tentativo di convincere il governatore uscente a farsi da parte, mentre per tutti gli altri è la stoccata che dovrebbe metter fine alle discussioni: "Vendola ha fatto un po’ più degli onori di casa quando Casini è venuto in vacanza in questa regione, con lui ha discusso una parte importante dell’estate e quando ha capito che l’Udc non avrebbe potuto sostenere il leader di un partito politico della sinistra estrema, di fronte a questa difficoltà politica, anziché fare quello che avrebbe dovuto fare, cioè chiamarci e condividere insieme la scelta, ha pensato di aggirarla autocandidandosi, con un appello al popolo, pensando di mettere i partiti con le spalle al muro". Chiusa la ricostruzione, arriva la stoccata. "Noi non faremo primarie contro Vendola, le faremo per unire, per costruire un’alleanza democratica. Noi non abbiamo mai pensato di andare al voto con due candidati. Lo ha pensato lui. Ha detto: io non faccio mai passi indietro, solo passi avanti. Una frase infelice. In certi momenti un leader politico, per far fare un passo avanti a tutti, deve anche fare un passo indietro". Alza il tono della voce per farsi sentire al di sopra dell’applauso che scatta forte. "Fare un passo indietro, dimostrando così la forza della sua personalità". Non lo farà? "Abbiamo una settimana di tempo per parlare il linguaggio della verità". 17 gennaio 2010
2010-01-17 Pdl-Udc, traballa il patto in Campania di j.b.tutti gli articoli dell'autore Zoppicano persino gli accordi già fatti, dopo l’alzata di scudi degli stati maggiori Pdl contro il partito di Casini. La Lega, con Calderoli va all’attacco: "Con la politica dei due forni si brucia l’arrosto: i voti di chi va a cercare posti non fanno comodo a nessuno". E Berlusconi sarebbe tentato di rompere con il partito di Casini che, alleato in alcune regioni, non abbassa il tiro sulla politica nazionale. È uno scenario che allarma i finiani. Per la sorte di Renata Polverini, per esempio, che nel Lazio non ha avuto uno sprint di partenza molto brillante e ora si trova anche per sfidante una fuoriclasse come Emma Bonino. In Calabria e in Campania Berlusconi sarebbe tentato di giocarsi la partita senza l’Udc. "pensa di vincere lo stesso? - chiosa Lorenzo Cesa - Auguri". In Calabria l’accordo sul sindaco di Reggio Scopelliti sembrava cosa fatta, poi la situazione si è ribaltata in favore Roberto Occhiuto e di una larga coalizione che comprende le sinistre. Anche se il presidente uscente, Agazio Loiero, ieri ha riaperto i giochi: "Sono in favore dell’alleanza con l’Udc ma di non si deve cedere la presidenza della Regione, un sacrificio che da solo comporterebbe la perdita di 4 - 5 punti". In Campania l’Udc aveva apprezzato il candidato indicato da Berlusconi Stefano Caldoro ma, in serata, la situazione è sembrata precipitare in senso opposto, con l’Udc decisa ad andare da sola. Ignazio La Russa ha provato a buttarla sul mercato dei voti: "Se siete nostri alleati in Lombardia dovete esserlo anche in Liguria e Piemonte". E Italo Bocchino, per il quale il bipolarismo resta "il cardine" della politica del Pdl, sostiene che "sarebbe opportuno che per storia personale e per collocazione del suo elettorato, Casini si alleasse organicamente con il centrodestra, ma in ogni caso non vanno messe in discussione le alleanze finora fatte sul territorio". "Ma noi gli aut aut non li accettiamo", dice Roberto Rao, parlamentare molto vicino a Casini, sottolineando che l’Udc è forte di un consenso che si aggira sul 7 % dei voti. "Se nei nostri confronti c’è una conventio ad escludendum, delle tre vie che ci trovavamo di fronte ne rimangono solo due, andare da soli o andare a sinistra". A Berlusconi non va giù di dover ancora fare i conti con l’autonomia dei centristi, ma - dice Rao - "noi non abbiamo nulla da perdere". E di contro allo stillicidio delle polemiche sul versante di destra c’è l’apprezzamento per il lento pede di Bersani: "La serietà e la costanza del Pd, complice l’atteggiamento del Pdl che con Bondi ha aperto ostilità che covavano da tempo, ha riaperto le trattative". Il segretario Udc Lorenzo Cesa proprio a Napoli - di fronte al serpeggiare dell’argomento del voto utile , rivendica la scelta: "Abbiamo avuto un coraggio da leoni, due anni fa correndo da soli". "Qualcuno ha dato il via alla seconda tornata di campagna contro di noi e si torna a parlare di voto inutile. Se avessimo avuto questo problema oggi Casini sarebbe al governo, invece noi preferiamo rinunciare alle poltrone e denunciare un sistema che non funziona". 17 gennaio 2010
Tensione Lega-Udc, alleanze a rischio Passino gli accordi con l'Udc in alcune regioni dove i centristi possono essere utili a sconfiggere il centrosinistra, ma Casini e i suoi non devono tirare troppo la corda. È questo il pensiero del premier Silvio Berlusconi che in questi giorni sta mettendo sul piatto i pro e i contro di accordi a macchia di leopardo con l'ex alleato di governo in vista delle ragionali di primavera. Se Pier Ferdinando Casini dovesse infatti fare della politica delle alleanze variabili una delle bandiere della campagna elettorale proseguendo con gli attacchi al governo e alle sue politiche, allora Berlusconi sarebbe pronto a rompere con i centristi dappertutto convinto di poter portare con sè un terzo dell'Udc. Un ragionamento che mette in fibrillazione i finiani che temono soprattutto per l'accordo con Casini in Lazio su Renata Polverini, ma, dall'altro lato, galvanizzano la Lega che va all'attacco della politica "dei due forni" di Casini che ha scelto nelle regioni dove in corsa ci sono candidati leghisti, il Veneto e il Piemonte, di correre da solo o appoggiare il candidato del Pd. "I centristi hanno deciso di abbandonare i valori cattolici, hanno scelto la vecchia politica e gli accordi di palazzo", va giù duro il candidato del Carroccio in Piemonte Roberto Cota facendo accenno al sostegno dei centristi alla Bresso. Una lezione che "non si sa se fa ridere o piangere", commenta Casini, da parte di chi "si inchina alle croci celtiche al Dio Po". Lo scambio di battute è comunque sintomatico dell'alta tensione Pdl-Lega. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli attacca "con la politica dei due forni va a finire che si brucia l'arrosto". Altro che politica dei due forni, replica Casini che ricordando Craxi sottolinea che quella non era politica dei due forni ma "difesa dell'autonomia" del Psi con alleanze differenti. Dopo aver ufficializzato la corsa solitaria di Antonio De Poli in Veneto, in ogni caso, l'Udc ha sospeso le trattative in vista della riunione della Costituente di centro di venerdì prossimo. E nel frattempo il Pd sceglierà in Puglia il candidato con le primarie e l'Udc deciderà, in base al loro esito, come muoversi. Tra le questioni aperte restano quelle di Campania e Calabria. E anche qui il premier starebbe valutando il reale peso di Casini ai fini del sostegno a Giuseppe Scoppelliti e Stefano Caldoro (candidato ufficializzato oggi). Il Cavaliere, raccontano i suoi, avrebbe però per le mani dei sondaggi che darebbero il Pdl vincente anche da solo in quelle due regioni, altro motivo che lo spingerebbe allo strappo con i centristi. "Il Pdl - attacca a questo proposito il segretario Udc Lorenzo Cesa - vince in Campania senza di noi? Auguri...". E anche nella regione partenopea i centristi non escludono la corsa solitaria. Dentro An e in particolare nell'ala finiana, però, queste fibrillazioni destano allarme. "Non è saggio rompere con l'Udc", avverte il vice ministro allo sviluppo economico, il finiano Adolfo Urso. "Non si tocchino le alleanze già fatte", è l'invito del vice presidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino. "All'amico Italo Bocchino - è la replica, però, di Francesco Giro - dico che ha ragione a sostenere che le alleanze già fatte con l'Udc andrebbero preservate ma è l'Udc che cerca la spaccatura quando sottolinea che laddove ha fatto l'accordo con i candidati presidenti del Pdl, ciò non significa aver stretto un'intesa con Berlusconi che anzi sembra per loro un nemico. Per me questa scelta è incomprensibile, impraticabile difendere in campagna elettorale e inaccettabbilè". 17 gennaio 2010
2010-01-16 Bersani: Pd unico partito federale in Italia "Un altro passo importante. Ieri nel Lazio e oggi in Puglia le assemblee regionali, con scelte unanimi, hanno preso decisioni su candidature autorevoli e capaci di raccogliere un amplissimo consenso nella coalizione e tra i cittadini". Lo afferma il segretario nazionale del partito Democratico, Pier Luigi Bersani. "Tutto questo mostra la faccia reale dell'unico partito veramente a base federale di questo paese - sottolinea Bersani -, che valorizza il territorio e di un partito che affronta discussioni anche difficili e percorsi di partecipazione inediti, ma sapendo riaffermare il proprio profilo con decisioni positive" conclude il leader del Pd. 16 gennaio 2010
Regionali Puglia, Boccia: "Non temo Vendola" "Non temo Vendola. Il Pd ha un progetto chiaro, alternativo, ampio e inclusivo. Mi auguro che Vendola comprenda le ragioni della coalizione ampia. Ai pugliesi sottoporremo un progetto politico nuovo, che per quanto mi riguarda include anche Vendola". Lo dice l'onorevole Francesco Boccia a Bari qualche attimo dopo l'assemblea regionale del Pd ha votato all'unanimità il suo nome per le primarie da opporre a Nichi Vendola. "Ero convinto di questa unanimità che ora rafforza ancora di più il Pd. Il 24 gennaio ci sono le primarie in Puglia e lasciatemi andare a fare campagna elettorale", ha aggiunto. Boccia che già nel 2005 aveva affrontato Vendola nella prima esperienza assoluta di elezioni primarie in Italia, venendone però sconfitto ha aggiunto: "Oggi da una parte c'è il progetto di una coalizione più piccola guidata da un esponente non del Pd, dall'altra una coalizione più grande guidata dal Pd alla quale partecipano tutti i partiti dell'opposizione parlamentare e di questo sono fiero". 16 gennaio 2010
D'Alema: "Vendola ci ha messi spalle al muro" "Vendola ha discusso sin dall'estate scorsa con il gruppo dirigente dell'Udc; le ricostruzioni fatte fin qui della vicenda sono false, siamo stati sommersi da un cumulo di menzogne". Lo ha detto Massimo D'Alema intervenendo all'assemblea regionale pugliese del Pd. "Nichi ha discusso con Casini, che ha trascorso le vacanze in Puglia, dall'estate scorsa e il gruppo dirigente dell'Udc che pure si poneva favorevolmente ad una alleanza con il centro sinistra ha posto un problema politico. Ha fatto presente che la candidatura di Nichi era troppo pronunciata dal punto di vista politico anche per la sua condizione di leader di un partito nazionale". "Io ritengo che questo sia sbagliato - ha proseguito - che loro potrebbero sostenere Vendola e abbiamo anche provato a convincerli, ma loro ritengono che questa scelta comporterebbe un prezzo politico nazionale per l'Udc e lo hanno detto chiaramente". "Vendola di fronte a queste difficoltà politiche - ha proseguito D'Alema ricostruendo il tormentato percorso che ha portato all'assemblea di oggi - invece di convocarci come gli avevamo chiesto per condividere con noi questa difficoltà ha pensato di aggirarla con l'autocandidatura facendo appello diretto al popolo e mettendo i partiti con le spalle al muro". "Questi sono i fatti come si sono effettivamente svolti e tutto questo ha reso tutto più complicato e messo noi di fronte ad una grande difficoltà che il segretario regionale Blasi ha affrontato con grande senso di responsabilità". 16 gennaio 2010
Calabria, sospese le primarie Vicino l'accordo con l'Udc di Jolanda Bufalinitutti gli articoli dell'autore "Ricordati, domenica dalle 8 alle 21 di non andare a votare". Indietro tutta, per puntare all’allargamento della coalizione. Iscritti e votanti, che fino a ieri mattina hanno ricevuto per sms l’invito di recarsi ai gazebo, possono riporre la scheda elettorale: le primarie, ha annunciato il segretario regionale del Pd Carlo Guccione, sono sospese. Missione compiuta, aggiunge Guccione: "Il mandato era un’alleanza più vasta a cominciare dall’Udc. L’ho realizzato". Decisione presa con il viatico del presidente uscente Agazio Loiero: "Se il fine è allargare la maggioranza e crearne le condizioni preliminari, ben venga la sospensione". Il passo indietro Il passo indietro di Agazio Loiero era ormai atteso non solo dai suoi avversari ma anche dai sostenitori, perché peggio di tutto sarebbe stato andare alle urne col Pd lacerato. "Guardi - diceva lui ieri sera - che anche da Rifondazione ai Verdi, da Sel al Pdci, ai socialisti erano tutti per la sospensione delle primarie". E Giuseppe Bova, che ha firmato con Loiero la legge regionale sulle primarie: "La priorità è una coalizione nuova e vincente. E mi ero spinto a proporre, in caso di mia vittoria, per la presidenza della Regione una candidatura diversa dalla mia persona". Lo scrittore Santo Giuffrè, assessore alla provincia di Reggio per Prc: "Per noi le priorità sono battere le destre e la ‘ndrangheta. Rinnovare nella sanità". La riserva Udc non è ufficialmente sciolta e il candidato del Pdl, il sindaco di Reggio Scopelliti, fa ancora buon viso a cattivo gioco: "Con l’Udc rapporti eccellenti, a livello locale e nazionale". Affermazione, sul piano nazionale, un po’ temeraria che poggia sul temporeggiare del segretario Cesa: "Assumeremo le nostre decisioni il 22 gennaio". E il candidato in pectore, Roberto Occhiuto, Udc che gode di stima anche a sinistra per le sue prese di posizione su personaggi non candidabili, usa il bon ton dovuto al territorio (e agli Udc orientati a destra): "Sarà il partito regionale ad aprire una riflessione". E insiste sul rinnovamento: "La candidatura del presidente non è di per sé garanzia di cambiamento. Bisogna vedere quale progetto si andrebbe a costruire". Incognita Idv Per il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Pino Morabito (Pd) sono sviluppi che "fanno stare più tranquilli". E spera che anche l’Idv, caduta la pregiudiziale verso Loiero, possa entrare nella coalizione: "Udc e Idv hanno avuto ottimi risultati in Calabria ed è importante anche che Occhiuto sia di Cosenza", realtà più grande di quella destrorsa di Reggio Calabria. Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris saranno oggi in Calabria per valutare la situazione. Dice Di Pietro: "Callipo è un ottimo candidato e noi non gli toglieremo l’appoggio sacrificandolo a logiche di partito. Sarà lui a valutare". Anche perché, aggiunge, "Bisogna vedere cosa cambia nella sostanza perché non è detto che scompaiano i burattinai". Però precisa ancora: "Non è un’accusa verso Occhiuto, che non conosco". 16 gennaio 2010
Pd, Binetti contro Bonino "Difendo la scelta per il Lazio, mi auguro che la Binetti ci ripensi". Lo afferma Enrico Letta, deputato del Pd, nel corso dell'incontro 'Dalle riforme alla riforma', rispondendo ad una domanda sul sostegno del Pd alla candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio e sull'annuncio di abbandonare il partito da parte della deputata cattolica del Pd Paola Binetti qualora l'esponente radicale vincesse. "La candidatura della Bonino è stata decisa, all'unanimità, dall'assemblea regionale del Lazio espressa dalle primarie. Alla Binetti vorrei per questo ricordare che sta in un partito e non in un'associazione o un club di amici". Lo dice la senatrice del Pd Francesca Marinaro a proposito delle parole della parlamentare del Pd sulla candidatura di Emma Bonino nel Lazio. "I partiti - continua la Marinaro - hanno regole, procedure e organi cui spettano decisioni che, una volta prese, vanno rispettate. Porre, infine, come condizione della propria permanenza nel partito la sconfitta della candidata espressa da esso è, oltre che irrispettoso, autolesionistico". 16 gennaio 2010
Polverini: "L'unica famiglia è quella tra uomo e donna" Massacrata continuamente da chi la accusa di non essere abbastanza di destra, Renata Polverini sembra aver deciso di rassicurare la sua base elettrorale. A margine di un incontro con gli amministratori locali del Lazio presso l'hotel Ergife, infatti, la candidata del Pdl alla regione Lazio ha risposto così a chi gli domandava a quali soggetti fossero rivolte "le politiche a favore della famiglia" da lei annunciate. "Io penso alla famiglia che conosco, quella tra un uomo e una donna. Adesso stiamo lavorando al programma". Interpellata sulla possibilità che i sostegni economici riguardino anche le coppie di fatto, Polverini non ha risposto. Renata Polverini ha inoltre ricordato che "vita, famiglia, questioni etiche sono per noi idee, valori importanti e fondanti. Concetti diversi che mi distinguono da Emma Bonino". Ieri Emma Bonino aveva ironizzato su determinati atteggiamenti e decisioni della sua rivale, parlando delle loro differenze. "Abbiamo una visione del mondo molto differente: certo, qualunque sia il mio comitato elettorale, mi sembra difficile che chiamerò un prete a benedirlo", ha dichiarato la vice presidente del Senato.
16 gennaio 2010
Bonino: "No al nucleare" I Verdi appoggiano la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio. La decisione è stata formalizzata al termine di un incontro tra Bonino e il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli nella sede dei radicali. "I Verdi sostengono Emma Bonino - ha detto Bonelli - al centro di questa coalizione. Abbiamo detto a Emma Bonino quali sono le nostre priorità: la tutela dei parchi e l'ampliamento del parco dell'Appia Antica, un piano energetico che dica no al carbone e sì alle rinnovabili, l'inutilità a un nuovo inceneritore ad Albano e un no deciso al nucleare, questione su cui abbiamo riscontrato il suo accordo". "È stato un incontro molto positivo soprattutto sui contenuti - ha aggiunto il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini -. Ci siamo trovati d'accordo su un no fermo al nucleare e sulle rinnovabili come fonti alternative". Al termine della riunione, a cui ha preso parte anche il coordinatore dei Verdi Lazio Nando Bonessio, Bonelli ha annunciato che si candiderà al Consiglio regionale del Lazio "per portare avanti tutte le istanze degli ecologisti". 15 gennaio 2010
2010-01-14 Puglia verso primarie: Boccia-Vendola il 30 gennaio di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore Il condizionale è ancora d’obbligo, ma la tormentata vicenda delle regionali pugliesi con tutta probabilità si risolverà con le primarie. Nichi Vendola contro Francesco Boccia, come nel 2005. La data è già pronta, il 30 gennaio. Ieri mattina la situazione si è sbloccata. Il pressing condotto da giorni da Massimo D’Alema su Pierferdinando Casini ha ottenuto un risultato decisivo: il leader Udc, spiegano i suoi uomini, pur restando "allergico" ai gazebo, si è detto pronto ad attendere l’esito delle primarie. Manca però ancora l’ufficialità. Casini non esce ancora allo scoperto, e l’Udc è intenzionata a non partecipare ai gazebo e resta pronta ad allearsi con il Pdl in caso di vittoria di Vendola. "Correre da soli? È un regalo che non faremmo mai a Vendola, non se lo merita", dice Rocco Buttiglione. Boccia non ha ancora sciolto la sua riserva, aspetta l’assemblea di sabato del Pd pugliese, e pone due condizioni: che tutto il partito (o almeno una larga maggioranza) si dica favorevole alla sua ipotesi politica, e cioè la nuova coalizione "per il Sud" allargata ai centristi; e la disponibilità ufficiale di Casini ad attendere l’esito delle primarie senza rompere con i democratici. "Se l’assemblea avallerà la nuova coalizione andrò avanti, altrimenti no. E chi pensa che le primarie con Vendola e l’adesione dell’Udc siano compatibili ad oggi fa solo esercizi di bella retorica". "Fino a questo momento Udc, Idv, Pdci, Socialisti e Verdi hanno confermato di non partecipare alle primarie", aggiunge Boccia. Parole prudenti, ma chi lo conosce bene assicura che già oggi, o al massimo domani, vigilia dell’assemblea, Boccia annuncerà la sua disponibilità a sfidare il governatore uscente alle primarie, dopo aver ottenuto un congruo numero di firme in calce al documento politico sulla nuova coalizione elaborato da Sergio Blasi, segretario del Pd pugliese. Che ieri mattina ha visto Bersani insieme a Boccia a Roma e dice: "Le primarie non le abbiamo mai escluse, sono nel nostro statuto". Boccia, poi, sul suo blog lancia dieci domande al veleno al rivale, chiedendogli conto dei rapporti con l’Udc, delle sue scelte sulla sanità, sui rifiuti, sul raddoppio della raffineria Eni di Taranto, sul licenziamento del presidente dell’acquedotto, sui 6 milioni spesi per gli spettacoli nelle piazze, e i 4 milioni per le consulenze. Vendola si gode l’ipotesi delle primarie. "Si comincia a uscire dalla confusione nel modo migliore, prendendo la via dritta che non mortifica nessuno: le primarie il vero antidoto alla rottura, sono una vittoria del buon senso, del popolo democratico e anche delle ragioni costitutive Pd". D’Alema resta abbottonato: "In Puglia stiamo lavorando per riportare l’unità del centrosinistra intorno alla soluzione che garantisca l’alleanza più ampia". Parole che confermano lo sforzo diplomatico dell’ex premier per riuscire a tenere insieme Casini e le primarie. Se l’operazione andrà in porto, l’assemblea pugliese di sabato si scaricherà delle tensioni che potevano portare a una sanguinosa conta. E si limiterà a prendere atto dell’intesa raggiunta e a dare il via libera alle primarie, ufficializzando l’appoggio del Pd al candidato Boccia. In Umbria invece la situazione è ancora ingarbugliata. Ieri il coordinatore della segreteria di Bersani Maurizio Migliavacca ha indicato la governatrice Maria Rita Lorenzetti come il candidato "più autorevole" per succedere a se stessa: "Rappresenta il meglio dell’esperienza del centrosinistra in Umbria". Ma Antonello Giacomelli, autorevole esponente dell’area Franceschini che chiede sostiene il candidato Mauro Agostini, gli ha risposto a muso duro: "Ci sono delle regole da rispettare, per avere la deroga per il terzo mandato serve una maggioranza dei due terzi in assemblea". Le consultazioni del segretario del Pd umbro Bottini, che ha il mandato di trovare un nome di sintesi, non sono ancora iniziate. "Mancano le condizioni", spiegano dal Nazareno. 13 gennaio 2010
Boccia: dieci domande a Vendola "Io non sono un prestigiatore, né un pifferaio magico, né un incantatore di serpenti, ma un uomo di numeri: per me due più due fa sempre quattro anche in politica": lo afferma il deputato Pd Francesco Boccia, candidato del partito alle prossime regionali in Puglia, che in una nota spiega: "Attendo con la massima tranquillità il parere sull'alleanza allargata all'Udc che abbiamo costituito per le regionali del 2010 che sarà espresso dall'assemblea del Pd. Se sarà avallata la coalizione, andrò avanti. Se cambieranno le carte in tavola, no". "Lo ripeto sino alla nausea: il dilemma - aggiunge - non è Boccia-Vendola, ma Udc sì-Udc no. Chi pensa che le primarie con Vendola e l'adesione dell'Udc siano compatibili, fino ad oggi fa solo esercizi di bella retorica, ma non di numeri. In questo momento Udc, Idv, Pdci, Socialisti con comunicazioni scritte e i Verdi attraverso le dichiarazioni del leader Angelo Bonelli, hanno confermato di non partecipare alle primarie. Pertanto, stante questo quadro il rischio è di trasformare la coalizione ampia costruita in questi giorni da me e Blasi in una coalizione ancora più ridotta di quella del 2005". "Se l'assemblea del Pd deciderà che quella coalizione è preferibile all'ingresso dell'Udc - conclude Boccia - io ne prenderò atto con molta serenità: non cerco posti, né tanto meno sono disponibile a compromessi al ribasso sulla dignità personale costruendo una coalizione diversa dall'Alleanza per il Sud. A differenza di Vendola, che in queste ore minaccia divisioni e scissioni (materia che conosce molto bene), noi vogliamo l'unità della coalizione, ma di una nuova coalizione con l'Udc e l'Idv dentro". Boccia, poi, rivolge 10 polemiche domande a Vendola per chiedergli conto di questi cinque anni di governo della Regione e delle scelte politiche fatte. 1)Non sei stato forse tu il primo a parlare in Puglia, quasi due anni fa sulle colonne del Corriere della Sera, di alleanza tra sinistra e Casini? 2) Non sei stato tu l'autore di un rimpasto nel luglio del 2009 che ha permesso l'entrata in giunta di un esponente Udc, Dario Stefano assessore all'agricoltura? E quel rimpasto non fu motivato da 'un'esigenza di allargamento della coalizione'? 3) Secondo te abbiamo vinto o perso la sfida sui tempi di attesa per una mammografia o una visita cardiologica? 4) Ritieni che la Puglia abbia completato il ciclo di trattamento dei rifiuti? 5) Perché, hai dato avvio e autorizzato l'iter procedurale per il raddoppio della raffineria-monstre di Taranto dell'Eni? 6) Perché‚ hai permesso che si spendessero quattro milioni di euro per consulenze esterne di stagisti e altro personale non bene identificato nell'amministrazione regionale? 7) Perché‚ hai licenziato dalla presidenza dell'Acquedotto il presidente Riccardo Petrella, che nel mondo si batte per l'acqua pubblica? 8) Ti sembra apprezzabile che la tua giunta abbia speso per tre giorni di spettacoli gratuiti nelle piazze pugliesi secondo lo schema 'panem et circenses' sei milioni, dico sei milioni di euro. Sai in quei giorni che cosa accadeva? Tremila lavoratori Ilva andavano in cassa integrazione. 9) Perché‚ se l'allargamento all'Udc lo propone Vendola è una lungimirante operazione politica, mentre se lo fa D'Alema è un inciucio affaristico? Per quanto mi riguarda, sono impegnato con il segretario regionale Blasi a cercare l'unità e insieme lo faremo fino in fondo. 10) Perché‚ se qualcuno critica, come me, l'azione di governo della Regione è bollato come amico del potere, mentre il potere, quello reale, che oggi comanda, sta procedendo a un'ondata di assunzioni in Regione a due mesi dalla fine del mandato? "E a proposito di potere - conclude Boccia - voglio dirti che vedendoti così a tuo agio nel salotto di Santoro e così coccolato da così tante intelligenze della cosiddetta sinistra radicale, che a me sembrano purtroppo molte lontane dalle persone in carne e ossa e dai loro problemi, ho l'impressione che non sia io ad avere forti legami". 13 gennaio 2010
2010-01-12 Regionali, nel Lazio Pd con Emma Bonino Ma è rebus in Puglia e Veneto Ore decisive in vista delle definizione dei candidati del centrosinistra in alcune regioni che andranno a votare il prossimo marzo. LAZIO In Lazio la partita sembra praticamente chiusa: questa mattina Emma Bonino ha incontrato il segretario del Pd Pierluigi Bersani e questo gli ha ricambiato la stima e la fiducia già esternata nei giorni scorsi, nonché il suo orientamento a fare della vice presidente del Senato la candidata dell'intera coalizione. "Bersani mi ha confermato il suo sostegno", ha detto la Bonino al termine dell'incontro. "Nel pomeriggio ci incontreremo con gli esponenti del Pd Lazio, quello di questa mattina è stato un incontro molto positivo. Ci sono le condizioni per ricreare entusiasmo e coinvolgere i cittadini nelle battaglie civili, non mi riferisco solo a una mobilitazione come quella avuta sul divorzio e sull'aborto, ma anche a quelle sulla trasparenza della politica". Al vertice, oltre alla Bonino, per i Radicali hanno partecipato lo storico leader Marco Pannella, il segretario Mario Staderini e il deputato Marco Cappato. La Bonino si dice pronta a sfidare la Polverini: "Renata ha iniziato la sua campagna in modo molto attivo, lo sarò anche io". La sua candidatura dovrebbe essere ufficializzata senza passare dalle primarie, nonostante qualche malumore tra i democratici: i tempi non potrebbero essere più stretti e Bersani era stato chiaro sulla sua intenzione di mettere subito in campo dei candidati in quelle regioni dove il Pdl ha già iniziato la sua campagna. Non è ancora chiaro se l'Idv convergerà sul nome di Emma Bonino. Il segretario regionale dipietrista Stefano Pedica, infatti, ha prima lanciato la sua candidatura proponendo un ticket con Ignazio Marino e Mario Adinolfi, poi ha espresso gradimento per la candidatura Bonino - "un nome di alto valore" - proponendosi nuovamente come candidato in ticket ed è sembrato poi avere accettato la candidatura alla presidenza propostagli dalla Federazione della Sinistra. Ora sembra ancora tutto in discussione, e non è chiaro se l'Idv sosterrà la Bonino o andrà con la Federazione della Sinistra. "Credo che il Pd", ha dichiarato Pedica, "sia obbligato a dare un giudizio a tutte le forze che esprimono candidature per battere il centrodestra". PUGLIA Non si scioglie ancora invece il nodo della candidatura in Puglia, dove Casini ha ribadito il suo gradimento nei confronti di Francesco Boccia ma anche la sua determinazione nel non voler perdere altro tempo. "Siamo indisponibili a sostenere Vendola e indisponibili a perdere altro tempo", ha detto ieri il presidente dell'Udc a Porta a porta. "Se l'impostazione di Boccia va avanti va bene, altrimenti ci metto un attimo a fare un altro numero con il mio cellulare". Servirebbe un passo indietro da parte di Vendola, ma il presidente della regione continua a escludere fortemente questa possibilità. "Ci sono molte cose in movimento...", ha detto Nichi Vendola ai cronisti alla Camera dopo aver incontrato i Socialisti di Riccardo Nencini e Antonio Di Pietro dell'Italia dei Valori. Secondo il governatore uscente pugliese l'unica soluzione solo le primarie. Anche perché se la coalizione di centrosinistra si dividesse tra due candidati, si rischierebbe davvero "una catastrofe". Di questo ne è convinto anche Di Pietro. Vendola ha riferito che dal colloquio con il leader dell'Idv è emersa la volontà dell'Italia dei Valori di lavorare "perchè la coalizione di centrosinistra abbia un solo candidato in Puglia e che ci sia una sola coalizione e non due coalizioni". Vendola non ha escluso un incontro anche con Pier Luigi Bersani con cui già, ha riferito, si è sentito telefonicamente più volte. Al segretario del Pd, Vendola ribadirà l'esigenza di fare le primarie: "In questo momento molte cose sono in movimento, credo debba prevalere la razionalità politica perchè c'è energia popolare in Puglia che è un valore aggiunto per il centrosinistra. Se la politica è come il football le primarie sono un'invasione di campo, perché sparigliano. Sconvolgono i giochi della politica ma fanno bene alla democrazia ed evitano lacerazioni drammatiche". Inoltre, ha aggiunto Vendola, "il veto su di me da parte dell'Udc non ha mai avuto uno straccio di argomentazione". VENETO La situazione di stallo prosegue anche in Veneto. L'Udc ha deciso da tempo di andare da sola, schierando Antonio De Poli. Ieri sera ha deciso lo stesso l'Idv, il cui coordinamento regionale dell'Idv ha deciso di candidare alla presidenza l'attuale capogruppo alla Camera Massimo Donadi. "Dopo mesi in cui ci si è confrontati con le altre forze politiche per le elezioni regionali", si legge in una nota del partito, "dobbiamo purtroppo prendere atto che il Partito Democratico sembra invece ormai procedere con uno schema non condiviso e trattative unilaterali al di fuori di ogni logica di confronto dettate da convenienza soggettiva e scelte tutte interne, di cui gli altri soggetti dovrebbero solo prenderne atto". Per il Pd l'unico nome in campo per ora è quello di Laura Puppato, apprezzata sindaco di Montebelluna e presidente del forum Pd sulle politiche energetiche. 12 gennaio 2010
2010-01-11 Regionali, Bersani: "Le primarie? Non dove il Pdl è già in campo" "Le primarie non sono un vincolo ma un'opportunità". È chiaro il segretario del Pd Pierluigi Bersani a proposito della scelta del partito di indire le elezioni primarie per le prossime elezioni regionali. "Decideranno - ha spiegato Bersani - le assemblee regionali del partito se, come e dove farle. Adesso dobbiamo privilegiare la messa in campo di candidati forti. Abbiamo buone occasioni e dobbiamo coglierle". "Là dove la destra è già in campo dobbiamo privilegiare l'immediatezza e l'efficacia della proposta". "Il partito non è un notaio - ha precisato - che stila solo il regolamento delle primarie. Penso che nelle situazioni dove la destra è già in campo debba essere privilegiata l'immediatezza e l'efficienza della scelta". Bersani ha quindi citato le due regioni per le quali la polemica è maggiormente accesa, il Lazio e la Puglia: "Ho detto che la Bonino è una fuoriclasse, fuori dagli stereotipi e non deve essere imbrigliata. Si è capito come la penso, ovviamente nel rispetto delle scelte degli organi del partito. Per quanto riguarda la Puglia, il tema non è l'esclusione di questo o quel candidato ma le opportunità per un ampliamento dello schieramento". Bersani ha quindi precisato che "le candidature dovranno essere presentate il 20 febbraio e in otto o nove regioni siamo già a buon punto sia nella definizione della coalizione sia nella scelta dei candidati. Ricordo che sono le assemblee regionali che devono decidere perchè noi siamo l'unico partito federalista. Gli altri decidono uno in una villa oppure in due o tre persone. Noi abbiamo un partito con delle assemblee". Rapporto col governo - Bersani ha colto l'occasione anche per rimproverare Berlusconi. Il governo è "molto capace di denunciare, ma non di dare risposta". Il forte atto d'accusa che il segretario del Pd è che i governi guidati da Berlusconi sono incapaci di fornire ricette su diversi temi: "Su immigrazione, fisco, burocrazia e federalismo si campa sulla denuncia. Ma negli ultimi 15 anni hanno governato per 10 anni. Con chi se la possono prendere? Chi governa - ha concluso - deve risolvere i problemi, non campare sui problemi". Quanto alla possibilità di avviare un dialogo con la maggioranza di governo, "il Pd - ha tenuto a sottolineare Bersani - ha un suo punto di vista che tiene fermo: non siamo per il tanto peggio tanto meglio. Non può sempre decidere lui - ha detto riferito al capo del governo - quando si fa l'amore o si litiga". Dito puntato, in particolare, sulle proposte di riforma della giustizia: "Sono iniziative che sotto l'apparenza della generalità hanno l'urgenza di fornire la soluzione al problema di uno solo. E questo può pregiudiare un discorso di sistema per tutti gli italiani". Insomma, ha concluso Bersani, "siamo pronti a discutere in parlamento sulle riforme istituzionali", ma solo a condizione che "le priorità dell'agenda politica siano connesse alle priorità degli italiani e non ai problemi di uno solo". 11 gennaio 2010
Vendola: "Senza di me il Pd candida la Puglia alla sconfitta" Nichi Vendola non molla. Di più, rilancia: "Io credo che il Pd, inteso come decine e decine di migliaia di militanti iscritti in Puglia, faccia il tifo per me e anche il Pd in tutta Italia fa il tifo perchè sia io il candidato presidente". E incassa anche l'appello di Rosy Bindi per sciogliere il nodo Puglia con le primarie: "Se perfino il presidente del partito Democratico, l'onorevole Rosy Bindi, dice che è bene fare le primarie, vuol dire che la mia vicenda è nel cuore del popolo del Pd e questo per me è molto gratificante". La conta invece per ora prosegue nelle "secrete stanze". Da una parte, il candidato in pectore del Pd, Francesco Boccia ha consegnato ai vertici del Pd i risulati del suo mandato esplorativo: l'appoggio di dieci partiti del centrosinistra con Udc e Idv. Dall'altra, il governatore uscente, che oggi ha incontrato uno a uno gli esponenti locali dei partiti del centrosinistra, avverte. "Il centrosinistra non può pensare ad un allargamento se parte con il piede sbagliato, amputando una parte importante della sua coalizione. Un centrosinistra che in Puglia parta amputando la storia del presidente Vendola si candida ad una sconfitta". Dunque l'appello di Vendola al Pd, che oggi ha "boicottato" le sue consultazioni, recita: "Scegliere rapidamente le primarie, un fatto di igiene democratica che può purificare il centrosinistra da elementi velenosi e polemici e da inquinamenti che non servono a rendere possibile una prospettiva forte e riformatrice". 09 gennaio 2010
Bonino lancia "Pari e dispare" e invita anche la Polverini di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore "Nooò, io le primarie non le faccio, non passo venti giorni a parlare di fuffa, ci dovevano pensare a dicembre, ora è troppo tardi", liquida l'argomento la candidata già in campo Emma Bonino, intenzionata a entrare a passo svelto nel vivo della campagna elettorale. "Però qui di regionali non ne parlo", spiega ai cronisti che la inseguono fin dentro la sede dell'Enciclopedia Italiana, dove Emma Bonino è attesa per inaugurare (in veste di presidente onorario) il comitato "Pari e Dispare" settanta donne e uomini che monitoreranno l'inserimento femminile nel mondo del lavoro e utilizzeranno lo strumento della "persuasione morale per premiare le buone pratiche, sanzionare gli esempi negativi", per monitorare discriminazioni di genere, difficoltà di accesso al mondo del lavoro, rappresentazioni delle donne date dai media. In sala ci sono Giuliano Amato, presidente della Enciclopedia italiana, l'economista Fiorella Kostoris, presidente del comitato. E poi le direttore Concita De Gregorio, Bianca Berlinguer e Raffaella Carretta, la componente togata del Csm Luisa Napolitano, la deputata rutelliana çinda Lanzillotta, la direttrice centrale dell'Istat Linda Laura Sabbadini, la vicedirettrice di bankitalia Anna Maria Tarantola. Alla deputata toscana Susanna Cenni, un euro di cioccolato per la prima legge regionale contro le differenze di genere (per fare spazio alle donne anche quest'anno il bilancio stanzia 1 milione e 700 mila euro). Carbone invece per il Cnel, Consiglio nazionale per l'economia e il lavoro, in cui siede meno del dieci per cento di donne. "In Italia si nasce pari e si cresce dispare. Non può essere una maledizione geografica, la "nuvoletta" di Villaggio. È avvenuto per meccanismi culturali e tradizionali che poi sono diventati politici ma che si possono cambiare", scandisce Emma la radicale. Non male come viatico per una campagna elettorale che sarà giocata tutta al rosa. Con molto fair play. "Al comitato Pari e dispare inviterete anche la Polverini?", chiede una cronista. "Certo non vedo quale sia il problema", rispodne Emma. Rosa sì, ma con differenze che fin dall'inizio non sembrano affatto sfumature. Vedi alla voce: quoziente familiare, cara alla Polverini e, ovviamente, all'Udc che con lei ha deciso di schierarsi. Ma non alla Bonino, che propone tutto un altro tipo di welfare, che guarda alla Spagna e alla persona. "Non è una mia questione ideologica ma inserire oggi in Italia, in un panorama di assenza di servizi, il quoziente familiare, significa bloccare ulteriormente le donne a casa. Bisogna invece farsi carico dell'assistenza e della cura con misure che consentano di dare maggiori spazi alle donne". E anche i congedi parentali per i papà in questo senso aiutano. "È un'idea che in Spagna sta dando ottimi frutti anche sul versante culturale", rilancia la Bonino. 11 gennaio 2010
Lazio, dalle primarie al click: "Volete Bonino? Lasciate un commento" di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore Dal Yes we can al Yes we click. Dalle primarie alle consultazioni online. "Lascia un commento, te ne saremo grati". È l'ultimo surrogato, escogitato dai circoli Pd per attutire il contraccolpo nella base alla notizia che no, primarie non ci saranno, almeno nel Lazio, dove domani, Emma Bonino, dopo la fuga in avanti di una auto-candidatura tutta targata radicale, sarà presentata ufficialmente come candidata del centrosinistra nel Lazio. E le primarie saranno definitivamente archiviate. Passaggio obbligato, perché per chiamare alle urne il popolo democratico non c'è tempo, spiegano dal Pd. Ma comunicarlo ai militanti, chiamati appena due mesi e mezzo fa a scegliere per la seconda volta in due anni il loro segretario nazionale e anche quello regionale, si capisce, non è concettualmente troppo facile. Nei circoli provano a fare del loro meglio. "Care democratiche, cari democratici, come sicuramente sapete, da oramai qualche giorno Emma Bonino ha ufficializzato la sua candidatura", recita la lettere recapitata questa mattina in posta elettronica a militanti e simpatizzanti del circolo Pd Garbatella. In gran fretta. E a cose già decise. Perché come chiarisce il messaggio subito dopo il segretario regionale del Pd Alesandro Mazzoli, ha già convocato per domani 12 gennaio "presso l’Aran Hotel in via Mantegna 130, a Roma" la Direzione regionale. Con un ordine del giorno ben preciso: "Chiederò di sostenere Emma Bonino come candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione". Che in 24 ore non sia possibile fare le primarie è chiaro. E poi: "Le primarie avrebbero certamente il vantaggio di mettere in moto la macchina elettorale, di mobilitare il nostro elettorato, di legittimare la stessa candidatura, di fissare meglio i temi del programma ma rischierebbero di risultare, vista l'inesistenza di una vera candidatura alternativa, delle false primarie che l'elettorato democratico forse non capirebbe", prosegue la missiva. Non solo: i tempi – a dirla tutta - non consento nemmeno in realtà "di avviare una discussione de visu", il buon vecchio dibattito in sezione. Quindi, pazienza? No: "Crediamo sia necessario comunque avviare all'interno del partito una riflessione pubblica sia sulla figura della Bonino, sul programma ancora tutto da costruire e anche sul tema delle primarie, riflessione che non potrà certamente essere motivo di divisione quanto di naturale confronto". E come? Ecco il surrogato. "Vi chiediamo di esprimere la vostra opinione in merito. Lo potete fare adesso, lasciando un commento a questo post. Te ne saremo grati". Finora, i mittenti sono stati fortunati. A parte qualche nota di pacato e inevitabile dissenso è un coro di: "Emma Bonino è senz'altro un'ottima scelta". "Una simile candidata è una gran fortuna dopo il caso Marrazzo". "Bene, Emma Bonino ha la possibilità di vincere". E poi: "È un po' troppo tardi ormai per le primarie". Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Ma non saranno un po' pochi quindici commenti raccolti così nel giro di poche ore per dire che la base è stata consultata? 11 gennaio 2010
Lazio, Bersani incorona Bonino: "Emma è una fuoriclasse" di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore Bersani si affida ancora a lusinghe e sharade. Ma il messaggio è chiaro: "Ho lavorato con Emma Bonino. È una donna fuori dagli stereotipi. È una fuoriclasse. Avrete capito come la penso...", a domanda risponde il segretario del Pd al tg1 della sera. E se per Emma, l'incoronazione arriva dal piccolo schermo, per ora la sua avversaria, Renata Polverini, deve accontentarsi di una nota di Palazzo Chigi. Con cui il premier annuncia il suo "pieno sostegno", alla "dottoressa Polverini". Un po' freddino... Ma no: "L'ho sentito ieri sera tardi al telefono e mi ha fatto gli auguri perchè oggi parte il nostro nuovo viaggio", si affretta ad assicurare la candidata, al centro della contesa tra Fini e Berlusconi. Insomma, cenni di avvicinamento alle candidate già in campo da parte dei rispettivi leader nazionali, decisamente spiazzati dalle mosse delle due outsider destinate a fronteggiarsi. Più chiari quelli del segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che conta di mettere al più presto fine alla faida che si è scatenata nel Pd, dopo settimane di totonomine e in assenza di candidature alternative, di fronte alla mossa Bonino, ancora senatrice del Pd ma candidata con una fuga in avanti dai radicali. Da una parte i veltronian-franceschiniani che elargiscono attestati di stima per Emma Bonino ma spingono per le primarie, dall'altra le fronde di ex popolari che provano a mettere i bastoni tra le ruote alla candidata radicale. Ma a loro volta vengono travolte dalle rese di conti interne. Con due big di area come Fioroni e Marini già scesi in campo per Emma. Insomma, il caos. In attesa, come nel mitico Portobello di Enzo Tortora, del "Big Ben ha detto stop". Nel frattempo, appunto, continuano a nascere gruppi su facebook di sostegno a questo o a quel candidato. Il nome del momento è Achille Serra, l'ex prefetto di Roma. Un nome tutto veltroniano. Come il tam tam che in queste ore è ripartito all'attacco per chiedere le primarie. Nel Lazio, appunto. Ma anche in Puglia, dove Vendola oggi ha aperto le consultazioni con il centrosinistra. Disertate dal Pd. E dove Boccia continua a esplorare, invocato "nuove alleanze", anche se in teoria il suo mandato (conferitogli lunedì scorso) sarebbe dovuto terminare quarantotto ore dopo. E primarie anche in Umbria, recita il tam tam, dove è scontro aperto tra la presidente uscente Lorenzetti e Mauro Agostini, un veltroniano anche lui. Ormai a invocare le primarie è scesa in campo la stessa presidente del Pd Rosy Bindi. In Puglia quanto nel Lazio c'è un solo modo perché Boccia o Bonino si conquistino davvero la leadership – secondo la donna che sfidò Veltroni alle primarie del 2007: che accettino le primarie e le vincano. E già che ha fatto trenta potrebbe anche fare trentuno: "Proprio la Bindi nel Lazio sarebbe una candidatura fortissima e di assoluto prestigio e rilievo", spinge chi non smette di sperare nella sorpresa dell'ultimo minuto. Ma la Bonino rispedisce al mittente l'ipotesi primarie: "Forse nel 2013. La mia candidatura inizia persino ad essere discussa nelle famiglie, oltre che ai bar, e offre degli spunti di riflessione in cui la gente ha voglia di appassionarsi, mentre non ha più voglia dei riti stantii e delle lacerazioni". E insiste a chiedere un incontro tra radicali e Bersani: "Sembra che abbiamo chiesto la luna ed invece abbiamo chiesto solo uno scambio di opinioni, perché non c'è solo il Lazio". A stretto giro arriva la risposta del segretario del Pd, direttamente dalle telecamere del tg1: "Ho lavorato con Emma Bonino. È una donna fuori dagli stereotipi. È una fuoriclasse. Questo è come la penso". E le primarie? La via che i vertici del Pd sembrano intenzionati a imboccare è decisamente più breve. Per martedì è convocata l'assemblea regionale, presso l'Aran Hotel di Roma. E al più si sta pensando a una veloce consultazione della base attraverso una giornata di assemblee nei circoli. Poi, Emma sarà a tutti gli effetti la candidata pronta a sfidare Renata Polverini. Non più solo una candidata di bandiera. 09 gennaio 2010
2010-01-09 Caos primarie e intanto Polverini scippa al Pd il "laboratorio Lazio" di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore "Laboratorio Lazio", finora era stata una espressione tutta appannaggio del centrosinistra romano. Per quindici anni si è parlato alternativamente di "modello" o di "laboratorio" per indicare il ruolo di avanguardia che la politica romana – e, sempre un po' di riflesso, nel Lazio – aveva su quella nazionale. Adesso, invece, ecco lì, che la stessa espressione spunta sulla bocca della candidata del Pdl Renata Polverini. "La prossima settimana daremo il via al "laboratorio Lazio" con 15 gioni dedicati soltanto all'ascolto di tutti i territori e le categorie", promette la leader sindacale, ricalcando per altro lo schema della poco fortunata candiatura Rutelli. Certo, non è la giacca rossa che la sindacalista dell'Ugl sfoggia dai manifesti tappezzati da giorni sui muri della capitale, ma, almeno per gli osservatori più accorti, è una spia di come la candidata di Fini voglia condurre la sua campagna elettorale. E di quale sia la posta in gioco nel Lazio. Più che per il Pdl, che già sventola la sua bandiera sul Campidoglio, proprio per Fini e per la nuova (santa) alleanza stretta con Casini nel Lazio, nel nome della Polverini. "Laboratorio Lazio", dunque, per il nuovo centrodestra che difficilmente, se fallisce qui, avrà una seconda chance e potrà fare strada a livello nazionale. Eccola la partita consegnata nelle mani di Renata la Rossa, che, prima ancora di conoscere chi sarà il suo sfidante o, meglio, la sua sfidante, se alla fine la candidata sarà Emma Bonino, deve fronteggiare i malumori interni. Quelli che fanno pronosticare ai militanti di Spazio azzurro sul loro forum: "Una volta eletta, colpirà il governo". Dal laboratorio al caos lo spazio è breve. Ed è quello che sta sperimentando in queste ore il Pd del Lazio. Alle prese con la mossa Bonino e ancora di più con le divisioni interne evidentemente non ricomposte dagli esiti del congresso. Da una parte i veltronian-franceschiniani che elargiscono attestati di stima per Emma Bonino ma spingono per le primarie, dall'altra le fronde di ex popolari che provano a mettere i bastoni tra le ruote alla candidata radicale. Ma a loro volta vengono travolte dalle rese di conti interne. Con due big di area come Fioroni e Marini già scesi in campo per Emma. Insomma, il caos. In attesa, come nel mitico Portobello di Enzo Tortora, del "Big Ben ha detto stop". Nel frattempo, appunto, continuano a nascere gruppi su facebook di sostegno a questo o a quel candidato. Il nome del momento è Achille Serra, l'ex prefetto di Roma. Un nome tutto veltroniano. Come il tam tam che in queste ore è ripartito all'attacco per chiedere le primarie. Nel Lazio, appunto. Ma anche in Puglia, dove Vendola oggi ha aperto le consultazioni con il centrosinistra. Disertate dal Pd. E dove Boccia continua a esplorare, invocato "nuove alleanze", anche se in teoria il suo mandato (conferitogli lunedì scorso) sarebbe dovuto terminare quarantotto ore dopo. E primarie anche in Umbria, recita il tam tam, dove è scontro aperto tra la presidente uscente Lorenzetti e Mauro Agostini, un veltroniano anche lui. Ormai a invocare le primarie è scesa in campo la stessa presidente del Pd Rosy Bindi. In Puglia quanto nel Lazio c'è un solo modo perché Boccia o Bonino si conquistino davvero la leadership – secondo la donna che sfidò Veltroni alle primarie del 2007: che accettino le primarie e le vincano. E già che ha fatto trenta potrebbe anche fare trentuno: "Proprio la Bindi sarebbe una candidatura fortissima e di assoluto prestigio e rilievo", spinge chi non smette di sperare nella sorpresa dell'ultimo minuto. Ma la Bonino rispedisce al mittente l'ipotesi primarie: "Primarie? Forse nel 2013. La mia candidatura inizia persino ad essere discussa nelle famiglie, oltre che ai bar, e offre degli spunti di riflessione in cui la gente ha voglia di appassionarsi, mentre non ha più voglia dei riti stantii e delle lacerazioni". E insiste a chiedere un incontro tra radicali e Bersani: "Sembra che abbiamo chiesto la luna ed invece abbiamo chiesto solo uno scambio di opinioni, perché non c'è solo il Lazio". Più che alle primarie, anche per mancanza di tempo, il Pd del Lazio sarebbe orientato a organizzare nelle prossime ore piccole assemblee per dare comunque spazio alla base e coinvolgerla nel percorso, ormai avviato, di sostegno a Emma Bonino. 09 gennaio 2010
Lazio, prove d'intesa Bonino-Democratici di ma.ge.tutti gli articoli dell'autore "Per tre mesi abbiamo detto che Zingaretti era l'unico candidato e che senza Udc non vincevamo e ci siamo ritrovati senza Zingaretti e senza Udc", si sfoga un dirigente locale del Pd per raccontare il clima di disfatta che aleggia sui democratici del Lazio. Un empasse nella ricerca del candidato da contrapporre a Renata Polverini nel Lazio, di cui la candidatura di Emma Bonino sembra essere insieme effetto ed epilogo. "Il Pd esca dal limbo e appoggi la Bonino", spinge Ignazio Marino, con Michele Meta. Mentre Di Pietro incalza: "Abbiamo preso atto che si candida Emma Bonino, ma non abbiamo capito se la sua candidatura si propone come espressione della Lista Bonino - Pannella o dell'intera coalizione". La risposta per ora recita: "Il Pd regionale apprezza la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio e a breve la incontrerà per discutere le modalità di un'eventuale intesa sul suo nome". Così fa sapere il segretario regionale Alessandro Mazzoli, che prova a riprendere le fila del discorso, dopo l'uno-due della candidatura Bonino seguita dal mandato esplorativo a Zingaretti. E fissa l'ormai sempre più probabile "incoronazione" per martedì 12 alle 17,00, presso l'Aran Hotel di via Mantegna. Ma nel frattempo di cose ne possono succedere tante. "A nostro parere, Emma Bonino non è il punto di sintesi e di identificazione di una coalizione cosi articolata e plurale com'è il centrosinistra del Lazio", prova a mettere i bastoni fra le ruote un pezzo dell'ala cattolica che fa capo a Giorgio Pasetto, che avverte: "Il dissenso non è confinato in una sorta di obiezione di coscienza di alcuni cattolici impegnati nel Pd". Un'ala di cui fa parte Michele Marini. Ma con cui neppure il cattolico Franco Marini è d'accordo. Ma quale emorragia di voti cattolici: "Noi votiamo per dare un buon presidente alla regione Lazi e la Bonino ha tutte le caratteristiche di preparazione e impegno, come donna di governo e a livello europeo per essere uno straordinario presidente della regione Lazio", assicura. Ma anche fuori dell'ala cattolica, nel Pd continuano ad agitarsi i malumori. Persino tra gli entusiasti della Bonino. "È giusto tenere conto delle perplessità, ma quella della Bonino è una candidatura che nel giudizio comparativo può convincere anche i cattolici", ribatte il pur cattolico Stefano Ceccanti. E però anche lui ha da ridire, sul metodo. Perché "se il Pd rinuncia alle primarie, regola chiave della sua Costituzione materiale e formale, e la subordina agli alleati, è chiaro che finisce in un vuoto di regole che lo rende subalterno a chi esercita per primo un'iniziativa politica", osserva facendosi a sua volta portavoce di una perplessità non proprio peregrina. "Il Pd come principale partito della coalizione ha il dovere di verificare fino in fondo candidature di suoi esponenti e di sottoporle agli alleati", avverte il veltroniano Roberto Morassut. L'ala franceschiniana continua a chiedere le primarie: "La candidatura di Emma Bonino è una candidatura di indubbia forza ma proprio per questo non può essere vissuta come un'emergenza e deve comunque rappresentare la natura di una coalizione come quella del centrosinistra composta di diverse identità e culture politiche e con una cultura sociale molto radicata nel mondo del lavoro oltre che dell'impresa". "Guidare il centrosinistra nel Lazio e portarlo alla vittoria richiede un messaggio di grande respiro e a volte anche la capacità di attenuare le proprie specifiche identità". 08 gennaio 2010
2010-01-08 Di Pietro: "Decidete o vado da solo" di Maria Zegarellitutti gli articoli dell'autore Nel quartiere generale dell’Italia dei Valori si respira una certa insofferenza verso il Pd. L’altra sera Antonio Di Pietro e Pierluigi Bersani si erano sentiti al telefono e il leader Idv si aspetta ieri una conferma da parte del segretario Pd su un’"alleanza strutturale". Aspettativa disattesa e così le regionali, le alleanze, i candidati, il programma da una parte e le dichiarazioni di Marina Sereni, Nicola Latorre, Enrico Letta e le riforme dall’altra fomentano le polemiche. Il leader Idv non ha digerito gli attacchi contro di lui né è disposto ad accettare il reintegro dell’articolo 68 sull’immunità parlamentare. E non rinuncia a giocare la parte del duro e puro. "Se Bersani non vuole leggi ad personam faccia ritirare ai suoi quel reintegro", perché "fare un’alleanza con l’Idv e poi ammiccare agli assassini della democrazia è inaccettabile". Tonino reclama chiarezza su alleanze e programmi, non siede ai tavoli politici nelle 13 regioni in corsa per le elezioni e lancia l’ultimatum, "già scaduto", al Nazareno: "Questo è ultimo appello, lo facciamo con il cuore, ma è davvero l’ultimo". Sempre disponibili "a costruire una coalizione per l’oggi e per il domani, per le regionali e le nazionali, di tipo riformista, con un partner come il Pd. Ma il Pd che finora abbiamo compreso in tutte le sue peripezie congressuali, oggi ci preoccupa per l’indecisionismo che regna sovrano". L’asino e il guidatore "Tra un po’ rimarrà l’asino senza guidatore", ammonisce. Ai suoi ha confidato di non riuscire a capire "perché Bersani non prende in mano la situazione". L’Idv, invece, fa sapere di aver chiuso liste e programmi, due i punti irrinunciabili a cui tutti gli alleati dovranno aderire: no al nucleare e no alla privatizzazione dell’acqua. Per il Lazio c’è il terzo: no agli inceneritori. "Nel Lazio appoggeremo il candidato che discuterà con noi questo programma che non è blindato. Nel caso non dovesse costruirsi la coalizione siamo pronti ad andare da soli e presentare il nostro candidato". Per ora nessun nome per non compromettere l’ultima possibilità di alleanza e nessuna pregiudiziale su Emma Bonino, "ma il Pd decida", perché adesso "è allo sbando totale". Polemica anche con Nicola Zingaretti, che nel Lazio esplora da giorni. "Ha detto di aver aver sentito tutte le forze politiche, ma forse ha sbagliato indirizzo... con noi non ha parlato. L’ho sentito stamattina e mi ha detto "poi dobbiamo parlare". È come la fidanzata che chiede al fidanzato "quand’è che ci sposiamo" e lui risponde "ci dobbiamo sposare"". Zingaretti precisa di aver chiamato il senatore Pedica ben due volte, di non aver sentito Di Pietro ieri mattina e di non aver trovato nessun accordo su alcuna candidatura. Pedica getta acqua sul fuoco, rassicura "l'amico Nicola", che le dichiarazioni di Di Pietro sono state mal interpretate, "che non volevano, in alcun modo, innescare una polemica". Immutata "la stima e la fiducia" al presidente della provincia, ma reali anche i problemi. Nel Lazio, come in Puglia, come in Umbria, o in Campania. 08 gennaio 2010
Regionali, Sinistra e Libertà rompe ovunque col Pd di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Le regionali rischiano di esser più dolorose che altrove, per il Pd, nel Mezzogiorno. Allo stato sono a rischio tutte e tre le grandi regioni del sud che vanno al voto: Puglia, Campania e Calabria. In più la rottura con Nichi Vendola, che ormai sembra definitiva, ha fatto prendere a Sinistra ecologia e libertà una decisione che potrebbe avere pesanti ripercussioni in tutte le sfide elettorali: il movimento di cui è leader il governatore pugliese ha infatti deciso di sospendere in tutte le regioni le trattative in corso. "È aperto un problema nazionale del quale Sel intende discutere direttamente con i rappresentanti nazionali delle forze politiche", si legge nel comunicato diffuso dal coordinamento di Sinistra e libertà. Niente chiarimento, niente alleanze. E il fatto che in Puglia le primarie sembrino fortemente a rischio, non aiuta. VERSO IL NO ALLE PRIMARIE IN PUGLIA Francesco Boccia ha terminato le consultazioni con le forze politiche che lo sostengono. "Alleanza per la Puglia" è il nome della coalizione, di cui fanno parte dieci partiti (Pd, Udc, Idv, Socialisti, Verdi, Radicali, Repubblicani, Api, Sinistra Popolare e Unione movimenti popolari). Sette di questi, a quanto pare, si sono detti contrari alle primarie. Udc in primis. A questo punto l’assemblea del Pd regionale, che si riunisce lunedì, molto probabilmente prenderà atto dell’orientamento della maggioranza degli alleati e deciderà di non far svolgere le primarie. Nichi Vendola ha già annusato l’aria. E va all’attacco: "Boccia ha fallito perché non c’è una coalizione che va da Casini a Vendola. È in campo una gigantesca coalizione fatta di sigle che magari non corrispondono a nulla. E a Casini, che considera le primarie un giochino di Vendola, dico i giochini sono quelli che si fanno nelle segrete stanze dove la politica è appannaggio di ristrette oligarchie". Boccia ha cercato un contatto con Vendola: "Ma neanche mi ha risposto agli sms che gli ho mandato". E a questo punto, nonostante tutto, si dice "soddisfatto". Il rischio di una doppia candidatura per il centrosinistra e di una conseguente dispersione del voto è però ormai praticamente certo. E non meglio sembra andare per le altre due grandi regioni del mezzogiorno che andranno al voto. TENTATIVO IN EXTREMIS IN CALABRIA In Calabria, oltre a Sel che ha sospeso il confronto, c’è l’Idv che sosterrà l’imprenditore Pippo Callipo. Per tentare in extremis di chiudere l’accordo con l’Udc, viene offerta ai centristi la scelta del candidato governatore. Sulla carta rimangono confermate per il 17 gennaio le primarie, nelle quali si sfideranno il governatore uscente Agazio Loiero, e altri tre democrat. Ma un incontro a Roma a cui hanno partecipato lo stesso governatore uscente, il segretario regionale Carlo Guccione e il segretario nazionale Bersani si è chiuso lanciando proprio questo messaggio ai centristi, in codice fino a un certo punto. Si dovrà nelle prossime ore, spiega Guccione, "esperire ogni tentativo per costruire un nuova alleanza di governo larga in Calabria, che veda lo stesso partito di Casini protagonista di una nuova stagione politica che rimetta il mezzogiorno al centro della politica nazionale". Loiero non si è messo di traverso, ma ora la palla è nel campo dell’Udc. I centristi rimangono ancora alla finestra anche in Campania. Il partito locale è spaccato a metà ed è assai probabile che la decisione finale verrà presa a Roma. Ma per il Pd la priorità a questo punto è ricucire con gli alleati per così dire tradizionali, sinistra e Idv. Che, spiega il segretario campano Enzo Amendola dopo un incontro al Nazareno con Bersani, "sono contrarie alle primarie di coalizione che noi come Pd avevamo proposto". 08 gennaio 2010
Bonino: "Corro anche senza il Pd. Primarie? Non c'è tempo da perdere" di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore Una giornata nel limbo, in attesa di una chiamata che non è ancora arrivata, iniziata a Repubblica tv con un’intervista da candidata in pectore alla regione Lazio, e poi sfumata in una lunga serata alla storica sede dei radicali a Torre Argentina, tra sigarette, firme da raccogliere e le torrenziali parole di Marco Pannella. No, il via libera di Bersani non c’è stato, quel "non abbiamo pregiudiziali" è pochino, non è quel mandato pieno che ormai Emma Bonino si aspettava.Bersani ha preso ancora tempo, ieri nessun contatto con il leader Pd. Ma Emma va avanti lo stesso: "Ci sono delle contorsioni nel Pd, spetta a Bersani risolverle, la palla ce l’ha lui. Qualunque cosa decidano io sono comunque candidata con la lista Bonino-Pannella. Se ci stanno bene, altrimenti amici come prima. Io la mia decisione l’ho presa, mi sono esposta, ho detto "ci sono". E ci sono". Nessuna retromarcia, tanto che ieri sera a Torre Argentina già si lavorava sul comitato "Emma for president" e sulle firme da raccogliere, "tutte legali, noi non facciamo come gli altri partiti", 11mila solo nel Lazio, 160mila in tutta Italia, "perché le nostre liste ci saranno in tutte le regioni,e il Pd deve dirci se vuole allearsi con noi non solo nel Lazio, ma in tutta Italia". "Noi in Piemonte vorremmo sostenere la Bresso. Ci dicano se ci vogliono...", insiste la Bonino. Confessa di aver deciso di correre nel Lazio per lo "slabbramento", per "il vuoto che ho visto intorno". Ma le resistenze sul suo nome non mancano. Ci sono vari cattolici del Pd che mugugnano, ma anche a sinistra della coalizione non mancano i mal di pancia. Ieri alla riunione del Pd del Lazio in tanti, di varie anime (da Roberto Morassut a Ileana Argentin alla sinistra di Vita e Nerozzi), hanno chiesto le primarie. "Non ci stiamo coi tempi", replica lei. "Si vota a marzo di quest’anno, non del prossimo...". Solo una battuta, ma che la dice lunga: è molto difficile che la Bonino accetti di confrontarsi ai gazebo. Oggi l’incontro tra la leader radicale e una delegazione del Pd del Lazio (ci sarà anche Maurizio Migliavacca) per sbloccare l’impasse. Poi c’è la "questione cattolica". "Forse sono i clericali e i bigotti ad avere qualche problema. Le nostre battaglie, come aborto e divorzio, le abbiamo vinte grazie al voto dei credenti, a un sentire comune sui temi della libertà e della responsabilità". E la Binetti che minaccia di lasciare il Pd per protesta contro di lei? "A me non è mai venuto in mente di dire "o io o la Binetti", non mi passa per l’anticamera del cervello. È un modo di vivere la politica che non mi appartiene per niente". Un sostegno di peso le arriva da Franco Marini, padre nobile dei cattolici Pd: "La Bonino è una candidatura forte, non vedo alcun problema. E poi non stava con noi già nel 2008?". E i dubbi a sinistra? "Ho fatto lealmente parte del governo Prodi e avevo come collega ministro Ferrero", risponde lei. Si definisce una figura "aggregante, la mia storia lo dimostra", e, dati alla mano, "capace di pescare consensi anche a destra". "L’Istituto Cattaneo ha dimostrato che, alle ultime europee, i flussi di voti verso i radicali sono venuti più da destra che da sinistra, da un elettorato che non si ritrova nelle posizioni della Lega". Le incertezze di queste ore non le piacciono, le ricordano i riti della vecchia politica, della partitocrazia che tanto ha combattuto. E si rivolge a tutti gli elettori: "La degenerazione dello stato di diritto e della democrazia riguarda tutti, la mia candidatura è un’alternativa e un’opportunità". A chi le chiede dei programmi risponde con il menù tradizionale della bottega radicale: carceri, ammortizzatori sociali, stato di diritto, integrazione rigorosa degli immigrati, famiglia e trasparenza della pubblica amministrazione. Alla Polverini, nonostante il fair play, prende le subito le misure. A partire dal nucleare. "Io faccio una scelta di campo differente, per me non porta vantaggi sul lato dei costi-benefici". Poi c’è tutta la questione delle nomine in Regione: "L’unico strumento efficace per me è la trasparenza, l’indipendenza delle giurie sulle gare d’appalto, rendere pubblici i curriculum dei componenti delle gare aggiudicatrici". No al quoziente familiare, uno dei pilastri dell’accordo Udc-Polverini: "Mi sembra uno strumento per inchiodare ancora di più le donne a casa". Una stoccata a "Renata" anche sul suo supporter Storace: "È lui che ha fatto ereditare una voragine finanziaria spaventosa alla Regione Lazio, 10 miliardi di debiti". Ma anche a sinistra c’è un’eredità pesante..."La vicenda Marrazzo ha dato un duro colpo al centrosinistra, non sarà una partenza facile...". Sui temi etici nessuna marcia indietro, anzi. "Sulla vita ci deve essere una libertà di scelta personale, non c’è nulla di estremista nel dirlo, mia madre che è cattolica mi ha insegnato il libero arbitrio". Parole nette anche sulle coppie di fatto: "Ognuno organizza i propri affetti come può. Non dare un riconoscimento alle coppie di fatto che vivono insieme, etero e omosessuali, è non voler riconoscere i diritti della persona e soprattutto un’evoluzione della società, che c’è ed è sotto i nostri occhi. È come chi non vuole riconoscere la necessità di una politica di integrazione per gli immigrati". Due stoccate all’Udc: "Molti di loro di famiglie ne hanno tre. L’ipocrisia deve avere qualche limite". E ancora, sulle alleanze: "Credo che molte delle contorsioni del Pd dipendano dalle geometrie variabili dell’Udc, un meccanismo un po’ opaco. A Casini vorrei chiedere: perché sostiene Mercedes Bresso e non me?". 08 gennaio 2010
Sul web sinistra divisa su Emma di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore Donna capace e intellettualmente onesta: perché non sostenerla?". Oppure: "Con la Bonino si ricomincia a sperare". Dunque: Bonino for president? Aspettando la decisione del Pd, lo abbiamo chiesto ai lettori dell'Unità. Gli entusiasti sono tanti. D’altra parte a lanciare la sua candidatura, prima ancora dei radicali, sono stati i gruppi Pd su facebook. "C'è Emma Bonino? Bene! Avanti tutta. Convinzione, chiarezza con i cittadini, programma, e...responsabilità per vincere!", scalda il tifo Adriano . "Sì mille volte Emma", rilancia la ola Ettore . "Con la Bonino e senza Udc e Binetti. Mi associo al plebiscito", taglia corto Augusto . La leader radicale spopola tra i delusi: "Uno dei politici di razza, ha segnato un gol all’attonita e scombinata difesa del Pd con un perfetto contropiede", si entusiasma Humfrey . Ma non a tutti il nome della leader radicale va giù. "No la Bonino No", grida Aldo , che avrebbe visto meglio l’economista Loretta Napoleoni ("Via la foto di Emma e su quella di Loretta", rilancia un altro supporter). "L’unica per me in grado di battere la Polverini è e rimane la Rosy Bindi", prova a suggerire l’alternatica Gianfranco . C’è chi ironizza: "Non sapete quanto mi piacerebbe averla come avversario" (Massimo Canario ). "Perfetto: ora non saprò più quale candidata di destra votare" (Stefano ). Chi, vedendo in lei l’antica avversaria, la prende come una sconfitta in partenza per la sinistra. O per il Pd. "La candidatura della Bonino - scandisce Silvia - è la riprova che il Pd è morto, non voterò mai una liberista, una che voleva affossare il sindacato, che promuove la deregulation del lavoro e privatizzazioni a gogo... senza contare che è una guerrafondaia!". Chi più moderatamente, avverte: "Sicuramente la Bonino è persona seria e onesta. Ma attenti, ai radicali". "E comunque se si vuol candidare deve prima dimettersi da senatrice". E poi ci sono i cattolici o quelli preoccupati del voto cattolico: "Nel Lazio con la Bonino perdiamo, non prendiamo un voto cattolico, nemmeno il mio", avverte Emilio . Enzo prova a riassumere così le ragioni degli uni e degli altri: "In Vaticano la vedono come fumo agli occhi. Neanche io, ex militante del Pci, la voterò". Nessuno invece pare disperarsi se per sostenere la Bonino il Pd perderà la Binetti. Anzi: "Stracontento di una persona tanto per bene", dice Max di Emma. "E se si aggiunge che così facendo la Binetti davvero se ne va, come dice, allroa si che sarebbe fantastico?". Emma saprà far tesoro di tanto entusiasmo e convincere gli scettici? Intanto, nel tam tam dei nostri lettori finisce anche il commento di un elettore del centrodestra: "Io voto a destra, ma stavolta mi schiero con la Bonino, persona la cui nobiltà politica e morale è indiscussa". 08 gennaio 2010
2010-01-07 "Alle regionali voglio fare meglio che alle europee" di ma.getutti gli articoli dell'autore Non smentisce la linea del dialogo: "Disponibili da domani mattina anche in presenza di una compezione elettorale", dice il segretario del pd Pier Luigi Bersani durante una conferenza stampa a tutto campo su riforme e regionali. Sì alla riforme, dunque, anche in materia di giustizia, ma a patto che siano "riforme di sistema" e non comportino "uno tsunami di leggi ad personam", avverte Bersani. "E ci risparmino le domande retoriche: Bersani ce la farà? La mia posizione è chiara, forse l'ho detta senza eccessivo amore, ma certo senza odio. E' Berlusconi che deve dimostrare se mette davanti se stesso o i problemi del paese". Sulle regionali il segretario del Pd assicura, rispondendo alle critiche rivolte al Pd: "Guardate che noi abbiamo un filo logico: rendere più competitivo il Pd. Se noi facciamo da soli o abbiamo un solo interlocutore, ai sensi dei risultati delle europee il centrosinistra prende tre regioni. Ma io non intendo consegnare alla destra un numero così alto di regioni", avverte Bersani. Poi chiarisce: "Nessuno pensa di riuscire a delineare lo schieramento compatto di alternative. In otto o nove regioni si stanno facendo passi significativi, ci sono problemi aperti in due o tre regioni. Vorrei ricordare che la data di presentazione delle candidature è il 20 febbraio. Si sta lavorando, il risultato lo vediamo alla fine. A me in questa fase che è ancora di lavoro interessa chiarire un punto". A Di Pietro chiarisce: "Cerchiamo ovunque alleanze con Idv". Per quanto riguarda l'Udc: "Abbiamo preso atto che questa forza politica avrà posizioni differenti a seconda delle regioni e dei programmi, noi siamo disponibili a un quadro più generale di intesa però prendiamo atto di questa presa di posizione dell'Udc e stiamo lavorando a questo schema". Su Sinistra e Libertà, affronta così il "caso Puglia": "Noi non abbiamo mai posto il problema Vendola, ma cerchiamo candidature e alleanze che ci consentano di non consegnare questa regione alla destra". Ragionamenti aperti - dice- anche con Rifondazione e con i radicali. "Il Pd - assicura - è sta facendo uno sforzo per dare più competitività all'area del centrosinistra" . E per mettere al centro dell'agenda pubblica tre cose: proposte per dare lavoro ai giovani, scuola e carico fiscale per le imprese. Nessuna soluzione già trovata però sui casi più spinosi. Per la Puglia - spiega Bersani - bisogna aspettare la prossima settimana. "Certo se non ci sono convergenze andremo avanti altrimenti, la decisione non sarà semplice ma la prenderemo all'interno dell'assemblea regionale del Pd alla presenza del segretario". E anche sull'appoggio del Pd alla radicale Emma Bonino nel Lazio si limita a dire che il Pd "non ha mai avuto una disattenzione in questi mesi nei confronti dei radicali". Quanto alle primarie - cerca di chiarire- "è la coalizione che decide": "Se c'è una convergenza, vedi in Puglia tra Vendola e Boccia, non c'è bisogno di fare le primarie, altrimenti sarà l'assemblea, pugliese in questo caso, a decidere", ribadisce. E a domanda risponde: "E' ovvio che se pensassi che l'alleanza con l'Udc mi fa perdere non mi interesserebbe... Ma l'Italia è lunga... E anche nel caso pugliese stiamo cercando soluzioni che ci mettano più tranquilli nella competizione. Quando si vedrà il quadro finale si capirà quale era il rischio: non possiamo stare fermi, dobbiamo metterci alla costruzione di un centrosinistra alternativo. Le regionali sono un passo significativo per muovere la situazione e per arrivare l'obiettivo che nella mia testa resta dare agli italiani un'altra possibilità". 07 gennaio 2010
Regionali Lazio il Pd verso la Bonino di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore Sempre più vicina nel Lazio la sfida a due, tutta al femminile, tra Emma Bonino e Renata Polverini. L’esplorazione di Nicola Zingaretti è finita ieri pomeriggio, e ha verificato una disponibilità dei partiti del vecchio centrosinistra sulla leader radicale. CASINI: NOI CON LA POLVERINI L’Udc però si chiama fuori. "Se la scelta è tra loro due, noi siamo per la Polverini, per il suo lavoro all’Ugl e per la battaglia a favore del quoziente familiare", ha detto ieri Casini. L’ultima carta per coinvolgere l’Udc nel Lazio, ora, potrebbe giocarla Bersani. Tirando fuori dal cilindro il nome di un big nazionale del Pd, Enrico Letta o Rosy Bindi, che potrebbe allargare la coalizione anche ai centristi. Questo il senso dell’esplorazione di Zingaretti, che nel suo report a Bersani ha indicato due ipotesi secche: Bonino o un big del Pd per riaprire il dialogo con l’Udc. Ma la seconda ipotesi sembra remota: e la corsa di Emma, che martedì si è autocandidata spiazzando i democratici, è la soluzione più probabile. Oggi il segretario regionale del Pd Mazzoli vedrà Bersani e, se il leader Pd darà il via libera, domani il vertice del centrosinistra del Lazio potrebbe ufficializzare la corsa della Bonino. Tra le due potenziali sfidanti il clima è di grande fair play: "Le faccio gli auguri, è una donna che stimo", dice la candidata Pdl. E la leader radicale risponde: "Stimo Renata, nessuna delle due ne uscirà battuta se sapremo dare vita a un confronto civile e liberare la politica da questa nausea che provoca in tutti". La Bonino, finora, non ha sentito Bersani. Ma appena il telefono squillerà, lei gli porrà una questione: "E nelle altre regioni? Corriamo da soli o discutiamo di un’alleanza?". Anche a destra la leader radicale trova rispetto. Dice il ruvido Cicchitto: "Faremmo un grave errore a sottovalutare il peso della sua candidatura". Pannella è entusiasta: "Zingaretti ci ha detto che nel Pd non ci sono opposizioni sul nome di Emma". E il no di Casini? "Non mi stupisce affatto", dice il leader radicale. In realtà nell’ala centrista del Pd non mancano le perplessità. Da Castagnetti a Carra a Giorgio Merlo emergono parecchi dubbi sulla leader radicale."Per perdere lei va benissimo", ironizza Carra. E Paola Binetti minaccia l’addio al Pd e un possibile voto per la Poverini: "Il sostegno alla Bonino sarebbe una motivazione forte per andare via. Come può un cattolico votare chi ha condotto battaglie su aborto, coppie di fatto e eutanasia?". Un sondaggio di Crespi, già esperto di analisi elettorali per Berlusconi, dà la vittoria alla Bonino, 51 a 49. PUGLIA, VENDOLA NON MOLLA Lo stesso sondaggio certifica le immani difficoltà in Puglia, nel caso in cui Pd, Udc e Idv candidassero Francesco Boccia e Nichi Vendola corresse da solo con una coalizione di sinistra: vittoria certa per la destra, sia che candidi la Poli Bortone che il magistrato Dambruoso. Boccia ieri ha iniziato il giro di consultazioni per verificare possibili convergenze sul suo nome, oggi dovrebbe incontrare Vendola a Roma. Ma le possibilità di un ritiro del governatore "rosso" sono a zero. "Non ho molto da dire a Boccia, aspetto di sapere se ci saranno le primarie, altrimenti io mi candido", ribadisce Vendola, che incassa il sostegno pieno dei cugini di Rifondazione, che parlano di "grottesco psicodramma del Pd in Puglia". Spetterà a Boccia, e in ultima istanza a Bersani, decidere se correre comunque contro Vendola, anche a rischio di perdere, come chiesto da Casini. Resta l’ipotesi delle primarie tra Boccia e Vendola, che l’Udc non gradisce ma che riscuotono consensi tra i democratici. Da Paola Concia, al fedelissimo di Franceschini Alberto Losacco fino al moderato Castagnetti, che dice: "Mi pare una soluzione quasi obbligata". E il braccio destro di Vendola Nicola Fratoianni accusa: "Com’è possibile che il Pd, partito delle primarie, rinunci a questo strumento sotto dettatura di Casini?". E ancora: "Casini ci accusa di essere la sinistra dei veti. Ma di cosa parla? Lo sfido a trovarne uno. Sulla Puglia è ignorante e arrogante". Entro lunedì, quando si riunirà l’assemblea del Pd pugliese, la telenovela dovrebbe finire. Ma il condizionale è d’obbligo. Anche perché tra i sostenitori di Vendola nel Pd si parla ancora di scissione. 06 gennaio 2010
Perché rinunciare a Vendola? di Flavio Sorigatutti gli articoli dell'autore Cari dirigenti del partito democratico: sono uno scrittore, e fino a quest’anno non avevo mai preso la tessera di alcun movimento o soggetto politico. Nel 2009 l’ho fatto, nella sede PD di San Lorenzo, Roma, perché anche se uno che fa questo lavoro ha come malattia professionale quella del dubbio continuo, dell’eccesso di critica, del porsi sempre troppe domande, dell’inventare realtà e personaggi, del farsi trascinare dalla fantasia, comunque mi sembrava il momento. Ho scelto di entrare nel PD, come militante critico, come ce ne sono migliaia, credo, centinaia di migliaia, in tutta Italia. Vi disturbo per chiedervi, immaginando che già in molti l’abbiano fatto, ma non avendo ancora sentito una risposta convincente: perché non possiamo fare le primarie in Puglia? E ancora: perché Vendola non può essere il nostro candidato, se le vince? Il problema delle candidature alle regionali è senz’altro più complesso di come appare a noi, semplici iscritti: le alleanze e le correnti e i bilanciamenti e il peso specifico e il peso mediatico e gli scenari futuri, sì, ma il punto è, non può che essere: cosa ha di sbagliato Nichi Vendola? È di sinistra, ha amministrato bene, ha già vinto una volta le elezioni, o no? E se non è così, mi chiedo se non sia giunto il momento di dirlo: ha governato male, o non troppo bene, è insopportabile, superficiale, inelegante, fuorimoda, troppo magro o troppo alto? Si dice: il problema è che dobbiamo vincere. Chi mai potrebbe non essere d’accordo? Ma non credete che se terremo Vendola fuori dalla porta delle primarie, e senza alcuna spiegazione forte, perderemo lo stesso, e con un calo di simpatie, diciamo così, anche in campo nazionale? Scusate, davvero, per le troppe domande, è la malattia professionale, come dicevo all’inizio. Criticamente vostro, Flavio Soriga. 06 gennaio 2010
La zavorra nera di Renata Polverini di Natalia Lombardotutti gli articoli dell'autore La fama di candidata che "piace alla sinistra" si va dissolvendo per Renata Polverini, candidata per il Pdl alla presidenza della regione Lazio, che ieri ha iniziato la sua campagna elettorale in giro tra festeggiamenti della Befana. Appena ha deciso di candidarsi s’è attaccata al suo carro La Destra di Francesco Storace, bramoso di partire alla "riconquista", annuncia sul blog, di quella Regione dalla quale uscì travolto dal Laziogate, perché i suoi uomini-haker si infiltrarono nel data base comunale delle liste di Alessandra Mussolini. Tant’è che, al traino di quella che con toni imperiali definisce la "nostra condottiera per la vittoria", l’ex Governatore si candida come capolista in tre circoscrizioni: a Roma, Frosinone e Latina. Un’altra presenza di estrema destra appesantisce l’immagine di colei che Vittorio Feltri ha definito, con maschilismo negato, una "Epifani in gonnella". La faccia "nera" di Adriano Tilgher, ora leader del "Fronte Sociale nazionale", curriculum da fascista orgogliosamente mai diventato ex che oggi, nella lettera a Storace in cui accetta la candidatura alle Regionali, dice "che avrà senso solo se avrò vicino te, i tuoi amici e camerati". Un passato segnato da pietre miliari dell’estremismo fascista, dal Fuan alla fondazione di Avanguardia Nazionale con Stefano Delle Chiaie, nel 1970, che fu disciolto nel ‘76 e Tilgher condannato al carcere con l’accusa di ricostruzione del partito fascista. Arrestato di nuovo nell’82, tornò libero nell’87, fu poi assolto con formula piena dalle accuse di reati associativi e poi risarcito dallo Stato per ingiusta detenzione. Lo spirito però è sempre quello, tanto nazional popolare da tenerlo lontano dai "liberismi" berlusconiani. Dette del "traditore che tratta con i liberisti" anche a Pino Rauti, che lo espulse dalla Fiamma Tricolore. Così disse Tilgher nel 2003 in un’intervista a Beppe Niccolai, "Hitler? Un uomo che ha lottato per il suo popolo, incorrendo, secondo la storiografia ufficiale, in alcune storture. Siccome chi contesta la storiografia ufficiale oggi commette un crimine, cambiamo argomento". Ora Tilgher ha tappezzato Roma di manifesti con il suo nome. Va contro la Polverini, per ora, Forza Nuova di Roberto Fiore. Storace martedì è andato a pranzo da Berlusconi ad Arcore, e lì ha definito le alleanze con il Pdl per le regionali in tutta Italia. Non lo considera un ritorno all’ovile del Pdl, però: "E io che faccio, la pecora?", risponde con una battuta al telefono con l’Unità , "ricordo che Berlusconi venne alla Costituente de La Destra e ci diede il benvenuto nel centrodestra". (certo il suo socio di partito è Teodoro Buontempo, detto a Roma "Er Pecora)... Nel 2008 il veto di Fini, sostenuto da Berlusconi, impedì allo scissionista Storace di allearsi da esterno con il suo simbolo. Ora l’ufficio politico del Pdl "ha votato all’unanimità l’alleanza", spiega l’ex Governatore. Che parla "con Berlusconi" e semmai con La Russa, ma sostenere la candidata finiana Polverini è un piatto ghiotto per tornare in campo. Magari si guarderanno in cagnesco con Alessandra Mussolini. Lei, già riaccasata nel Pdl, con noi scherza: "A volte ritornano.... Se va bene a Berlusconi va bene anche a me". Neppure Storace si appena: "Mi è indifferente, ma non credo che ci incontreremo, io farò comizi a nome de La Destra". Nel suo blog l’ex Governatore illustra politiche sulla sanità regionale, quando dal centrosinistra gli hanno sempre contestato una gestione deficitaria che è pesata sul Lazio. Certo anche lui è intriso di retorica della cultura fascista (per loro non è un’offesa), nella Radio22 come la data della Marcia su Roma, o nell’inno tricolore che karaoka sul blog, con la Fiamma ardente che saluta: "Ave sacro cuor d’Italia, il partito è la legione". 07 gennaio 2010
Calabria, Bersani e il Pd tentano l'accordo con l'Udc di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Il vero colpo di scena, oggi, potrebbe arrivare dalla decisione che sulla Calabria verrà presa al quartier generale del Pd. "La priorità è dar vita a coalizioni larghe", va ripetendo Bersani ai suoi. E il concetto lo ribadirà anche oggi, quando alla sede del partito incontrerà i vertici democrat calabresi e campani. Con i riflettori da settimane puntati su Lazio e Puglia, Calabria e Campania sono rimaste mediaticamente un po’ nell’ombra. Ma quando si tireranno le somme, la sera del 29 marzo, il risultato che verrà registrato in queste due regioni farà la differenza. Soprattutto vista la posizione di svantaggio da cui si parte - considerata l’indisponibilità di Vendola a ritirarsi e quindi la dispersione del voto a sinistra - nell’altra grande regione del Mezzogiorno che va al voto. Per questo Bersani, che non aveva partecipato al vertice sulla Puglia, oggi sarà invece all’incontro dedicato alla Calabria. Allo stato, in questa regione sono fissate per il 17 le primarie. Si sfideranno il governatore uscente Agazio Loiero, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova, la parlamentare Doris Lo Moro e il consigliere regionale Brunello Censore. Tutti e quattro Pd, tutti e quattro sostenitori di Bersani al congresso, tutti e quattro molto agguerriti. E infatti sono già volate scintille. Con Loiero che in un botta e risposta con Bova ha ammesso che "se si va avanti così questa campagna servirà soltanto a disorientare gli elettori". Soprattutto, l’Udc ha mandato a dire che se si va avanti così si schiererà con il candidato del Pdl Giuseppe Scopelliti. IPOTESI CANDIDATURA UDC Per questo, all’incontro a cui partecipano Bersani, il vicesegretario Enrico Letta, il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, il segretario del Pd regionale Carlo Guccione e Loiero, verrà discussa anche l’ipotesi di offrire all’Udc la scelta del candidato governatore, come tentativo in extremis per chiudere l’accordo. Bisognerà vedere come reagirà Loiero, accusato da Bova di aver già rinunciato a tentare l’accordo con l’Udc. Ma se il governatore uscente risponde con un "braccia aperte all’Udc", ci pensa il presidente del gruppo Pd in Consiglio regionale Nicola Adamo a ricordare che "la nuova alleanza di governo non va soltanto verbalmente proclamata, ma operativamente costruita". E se il segretario nazionale e quello regionale del Pd faranno asse sulla necessità di tentare in extremis la carta della candidatura offerta all’Udc per allargare la coalizione, sarà complicato per Loiero mettersi di traverso. COALIZIONE DISSOLTA IN CAMPANIA Anche perché in Calabria quel che è sicuro è che al centrosinistra mancherà un pezzo, l’Idv, che sostiene il re del tonno ed ex presidente regionale di Confindustria Pippo Callipo. Di Pietro tra l’altro ha fatto sapere che non intende sostenere neanche i due esponenti del Pd che potrebbero correre in Campania, il sindaco di Salerno Enzo De Luca e l’assessore bassoliniano Ennio Cascetta. Oggi al Nazareno si discuterà anche di questa regione. Ma è difficile che si prenderà una decisione, visto che l’Idv comunque ha smesso di partecipare ai vertici di coalizione e ieri, per effetto delle scelte riguardanti la Puglia, anche Sinistra e libertà ha annunciato che diserterà i tavoli. Tanto che inizia a circolare l’ipotesi di una minicoalizione Idv-Sel-Prc pronta a candidare l’ex assessore al bilancio del Comune di Napoli Riccardo Realfonzo. 07 gennaio 2010
Primarie contro l'immobilismo di Ignazio Marinotutti gli articoli dell'autore Chi ha paura delle primarie? E soprattutto, perché avere paura delle primarie? Il nodo attorno alla scelta dei candidati alle elezioni regionali si è via via avviluppato e il Partito Democratico, in settimane di infinite discussioni, è finito in una situazione di stallo. Una competizione elettorale dovrebbe prevedere innanzitutto un programma chiaro sulle questioni che interessano i cittadini (l’ambiente, il lavoro, la casa, i rifiuti ecc.) ma il programma deve avere anche un leader credibile sul quale far convergere le alleanze. Non è semplice, quindi, individuare i programmi e i candidati migliori su cui costruire il governo di una Regione. E’ però anomalo che di fronte a situazioni di oggettiva difficoltà il PD scelga l’immobilismo o, peggio, le indicazioni di altri partiti e non pensi di adottare il metodo più semplice e coerente ovvero le primarie. In Puglia, in assenza di una larga convergenza su un candidato, si è scelto di affidare un "mandato esplorativo" che servirà, a meno di 90 giorni dalle elezioni, a prolungare incertezze e confusione. Nel Lazio, a fronte dell'assenza di iniziativa politica del PD, fioriscono candidature autorevoli che sarebbe utile mettere in competizione tra loro per confrontarne i programmi e individuare chi è il più preparato a contrastare la destra in una regione che sconta ancora oggi i debiti miliardari lasciati dalla giunta Storace. Ma ci sono altre regioni, l’Umbria o la Campania, dove il ricambio della classe dirigente appare come un imperativo che dovrebbe passare attraverso un percorso democratico. Non voglio dire che ogni candidatura debba essere approvata dalle primarie: ci sono situazioni in cui le decisioni si possono prendere naturalmente perché la condivisione di programmi e del leader è ampia a livello popolare. Ma se le condizioni non ci sono mi pare molto saggio dare la parola ai nostri elettori piuttosto che elaborare accordi a tavolino, presi a forza di sondaggi e compromessi e a rischio naufragio. O finire nell’impasse dell’indecisione totale. L’indecisione, non è la prima volta che lo sottolineo, danneggia il PD perché i cittadini non la capiscono e non la condividono. E' già accaduto in passato e sarebbe utile non ripetere gli stessi errori. Coloro che si oppongono ad un virtuoso strumento di maturità democratica lo fanno per il timore di scelte che sfuggono al loro controllo. Esemplare è stato il caso della Puglia nel 2005: Nichi Vendola si è imposto alle primarie e poi ha vinto le elezioni e ha governato la regione per cinque anni. Bene? Male? Ancora una volta il giudizio non può spettare a pochi notabili pugliesi, o romani, spetta ai cittadini valutare l'operato della persone che hanno eletto. Se lo hanno apprezzato lo rivoteranno, altrimenti lo bocceranno. In questi giorni ho l'impressione che il PD si stia impantanando in meccanismi che non portano a nulla di utile per i cittadini. E’ invece il momento di liberarsi dalle paure, liberarsi dai vecchi modi di affrontare le sfide politiche, osare e agire come auspicano i nostri sostenitori, come un vero Partito Democratico. 07 gennaio 2010
2010-01-06 Lazio, Zingaretti "esploratore" Bersani: "Coalizioni per vincere" di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore Non male, come prima giornata di lavoro. Pier Luigi Bersani rientra dalla vacanza negli Stati Uniti e nell’ordine: chiama Antonio Di Pietro per capire cosa vuol dire che il leader dell’Idv diserterà il vertice di martedì prossimo sulle regionali, risponde ai tanti che lo chiamano per chiedergli cosa si debba fare ora che Emma Bonino si è candidata nel Lazio, risponde ai dirigenti del Pd pugliese che gli comunicano che l’Udc ha deciso di sostenere Francesco Boccia ma subito dopo a quelli laziali che lo avvisano delle brutte voci che girano su un accordo tra i centristi e il Pdl, poi chiama Nicola Zingaretti per chiedergli un ulteriore giro d’orizzonte per verificare se sia possibile dar vita in questa regione a una coalizione sufficientemente larga contro Renata Polverini, quindi è il turno dei dirigenti dell’Umbria che gli parlano della polemica tutta interna al partito sul terzo mandato per l’uscente Maria Rita Lorenzetti e poi di quelli piemontesi alle prese con un Idv che ha sospeso il confronto con la candidata Mercedes Bresso. "Stiamo lavorando per costruire coalizioni ampie che possano vincere", è la risposta che dà Bersani a chi più semplicemente gli chiede a che punto sia il Pd con il rebus delle candidature per le regionali. I nomi, nel ragionamento che fa il segretario del Pd, vengono dopo rispetto alla priorità di dar vita a "un nuovo e coeso centrosinistra". Ed è in questo schema che il leader democrat telefona a Zingaretti per affidargli un "mandato esplorativo" nel Lazio. L’ESPLORAZIONE DI ZINGARETTI Il presidente della Provincia di Roma accetta, ma mette subito in chiaro che la sua sarà una "mera esplorazione" e che lui la porterà avanti avendo un "ruolo terzo". Ovvero, non sarà comunque lui il candidato. Bersani si dice d’accordo, consapevole da un lato che un ultimo tentativo con l’Udc va compiuto e dall’altro che se i centristi si diranno pronti a chiudere con il Pd se proprio Zingaretti sarà candidato, per lui sarà più complicato tirarsi indietro. Lo diranno i colloqui di queste ore a dire come andrà a finire (entro domani sera si saprà l’esito dei vari incontri). E se l’Udc dovesse confermare l’indisponibilità a fare fronte comune col Pd nel Lazio? Tra i dirigenti del Pd c’è chi a questo punto non esclude che il partito possa alla fine sostenere Emma Bonino. La leader radicale era stata "lanciata" ad ottobre proprio da un esponente democrat, Goffredo Bettini, ma poi il partito ha lasciato cadere la cosa. Ieri la Bonino ha rotto gli indugi e si è candidata autonomamente per i Radicali. Un’iniziativa che non è piaciuta al Pd. Che però è consapevole del rischio di dispersione di voti se il centrosinistra si presenterà alle elezioni di marzo con più candidati. A questo punto, nel partito c’è chi pensa sia meglio lavorare già da venerdì (in caso di cattivo esito dell’"esplorazione") sulla candidatura della Bonino. Del resto non a caso Zingaretti, nella nota diffusa dopo aver accettato l’incarico, fa riferimento alla possibilità di "candidature all’esterno del Pd". Che, a questo punto, non sono più un tabù. DI PIETRO POLEMICO La matassa si è troppo ingarbugliata e sono troppi i fronti polemici da affrontare, dentro il partito e con gli alleati. In Umbria, l’uscente Lorenzetti si è candidata alle primarie contro l’ex tesoriere del Pd Mauro Agostini senza chiedere la deroga per il terzo mandato all’assemblea regionale. La minoranza ha invocato il rispetto dello statuto (per il quale serve il via libera dei due terzi del partito per andare oltre i due mandati) e la segreteria convocata per ieri è saltata. Per quanto riguarda gli alleati, Di Pietro ha innescato una polemica dura nei confronti del Pd. Nella telefonata con Bersani, il leader dell’Idv ha detto che non parteciperà al vertice sulle regionali previsto per il 12 e che lo stesso faranno i suoi dirigenti locali. Questo il messaggio che Di Pietro lancia a Bersani: "Dica con chi vuole stare e se con l’Idv vuole costruire una coalizione, noi non siamo un partito eversivo, siamo il partito che difende la Costituzione". L’ex pm non ha gradito le critiche per quel "dichiarazioni incaute" a Napolitano. Ma anche Bersani, riferiscono al Nazareno, non ha apprezzato Di Pietro quando ha detto che, in Puglia, "se vinciamo o se perdiamo se ne devono assumere la responsabilità coloro che finora hanno fatto tante chiacchiere e hanno ridotto la credibilità di una coalizione ai minimi termini, se non ci fosse Idv davvero oggi sarebbero poco credibili". 06 gennaio 2010
2010-01-05 Regionali in Puglia: il Pd si affida a Boccia di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore "Tenteremo di fare quello che è giusto fare: costruire una coalizione con una impronta tutta del Pd come è giusto che accada essendo il partito democratico il più grande partito della coalizione, è una coalizione nuova, anche se ovviamente ci auguriamo che Vendola sia parte integrante di questo progetto politico", dice il giovane deputato pugliese, Francesco Boccia, lasciando la sede nazionale del Pd. A lui il vertice del Partito democratico convocato per questo pomeriggio a largo del Nazareno ha appena conferito un mandato esplorativo per costituire una nuova maggioranza che riesca a tenere dentro tutti, da Vendola a Casini a Di Pietro. L'obiettivo è sempre quello: salvare il progetto di un'alleanza più ampia possibile. Boccia ha quarantotto ore forse meno per portare a casa il risultato. Esplorando le possibili convergenze proprio sul suo nome. Se non funzionerà bisognerà altrettanto rapidamente mettere in campo un piano b. Senza Vendola. "Vedremo, per noi Vendola è parte integrante", ripete Boccia che assicura: "Ci bastano quarantotto ore a me e a Sergio Blasi (segretario regionale del Pd pugliese) per verificare se ci sono le condizioni". Qualche perplessità sulla forza di una sua eventuale candidatura a dire il vero l'ha già espressa lo stesso Casini. "Penso che in questo momento la cosa più utile e saggia sia costruire un progetto politico, mettere i contenuti e le idee avanti ai nomi delle persone e cercare il sostegno della forze politiche e poi dopo c'è tempo per il resto", frena Boccia. Disertato da Bersani, disertato anche da quello che doveva essere il campione del nuovo asse pd-udc, il sindaco di Bari Michele Emiliano, l'esito per ora, insomma, è una fumata grigia in attesa del responso definitivo. Il candidato che fa tornare la quadra ancora non c'è. Ma c'è un mandato esplorativo affidato a uno dei papabili, il giovane Boccia, l'antagonista di Vendola alle primarie del 2004. E la speranza che stavolta in extremis il tentativo funzioni. Fuori dalla sede di largo del Nazareno, intanto, un gruppo di sostenitori delle primarie nel Lazio, perché non è la Puglia l'unica spina per il Pd, celebra a suo modo la befana democratica. Un po' di carbone. Cioccolato per resistere ad altre tentazioni, vedi quella degli inciuci. Un gioco di società: il Dalemoni, per allenarsi su varie materie, affari, politica, strategia, inciuci. I militanti del Comitato per le primarie nel Lazio, nato tra un empasse e l'altro nella scelta del canidato alle prossime regionali, speculari a quelli pugliesi, sono andati fin sotto la sede del Pd di Largo del Nazareno. Ci sono i piddini di "prarei sempre", mescolati ai militanti di Sinistra e Liberta. "Siamo qui per dire che questo giochetto dell'io dò il Lazio a te, tu dai la Puglia a me deve finire, la scelta del candidato deve essere di popolo. Perciò chidiamo che anche nel Lazio come in Toscana si tengano al più presto le primarie, non c'è tempo da perdere. Con o senza l'Udc per noi non e un problema, vogliamo solo candidati autorevoli e un programma in cui tutti possano riconoscersi", spiega la mariniana Luisa Laurelli, consigliera regionale del Pd. Pochi minuti dopo arrivano due agenti a chiedere i documenti: "Non ci sembra che la manifestazione sia stata autorizzata", spiegano. Replica stupita: "Ma siamo davanti alla sede del nostro partito". 04 gennaio 2010
I Radicali rompono gli indugi Bonino candidata in Lazio di ma.ge.tutti gli articoli dell'autore Nell'empasse generale è toccato ai radicali fare la prima mossa. Solitaria, per ora. La candidatura del fotografo-pubblicitario Oliviero Toscani, ai nastri di partenza sotto le insegne della Lista Pannella-Bonino in Toscana, e quella, nel Lazio, dove da settimane il Pd è impantanato nella scelta del candidato da contrapporre a Renata Polverini, della vice presidente del Senato nel Lazio, Emma Bonino. Un nome popolare, che aveva già suscitato entusiasmi anche tra la base dei democratici laziali. E con cui ora dovranno fare i conti anche i vertici del Pd. Questo, sembra di capire, è il senso del mandato assegnato oggi a largo del Nazareno a Nicola Zingaretti per "accertare le condizioni politico programmatiche e la candidatura più idonee e coerenti per costruire una nuova e larga alleanza per le elezioni regionali nel Lazio". Un compito che il presidente della Provincia di Roma si è impegnato a svolgere nel più breve tempo possibile. Si riparte dalla Bonino, dunque. Una fuga in avanti la sua, certo. "Di fronte al patetico dibattito che, a destra come a sinistra, si sta articolando sulle candidature e sulle alleanze, abbiamo voluto fare una scelta di chiarezza e andare da soli", ha spiegato Emma Bonino, lanciando la "mission impossible" della Lilsta Bonino-Pannella. Una corsa contro il tempo, hanno spiegato Bonino e Marco Pannella, per la raccolta delle 160.000 firme necessarie a depositare le liste nelle tredici regioni chiamate al voto. Del resto, ha aggiunto la vice presidente del Senato, Andare da soli - hanno spiegato - è stata una scelta inevitabile. "Come radicali ci eravamo rivolti a Verdi e Socialisti - ha detto ancora Bonino - per una lista comune ma la risposta che abbiamo ricevuto non è stata certo entusiasta nè entusiasmante". E con il Pd? "Per ballare il tango occorre essere in due e del Pd noi abbiamo perso le tracce". "Il Pd - ha sentenziato Marco Pannella - è un partito bloccato dal tentativo di accattare poltrone nel sottobosco del potere locale. Si perde dietro alle briciole. Invece mi sembra che la candidatura di Emma Bonino possa essere molto apprezzata", dice Emma. "Il Pd - insiste Pannella - è un partito bloccato dal tentativo di accattare poltrone nel sottobosco del potere locale. Si perde dietro alle briciole. Invece mi sembra che la candidatura di Emma Bonino possa essere molto apprezzata". Ma ritrovare quel passo a due potrebbe essere l'esito del mandato assunto da Zingaretti. Intanto, Emma Bonino, affila le armi di una candidatura, la sua, che si rivolge "a tutti coloro che credono in un'alternativa liberale, siano essi di destra o di sinistra, ai quali mi rivolgo facendo l'appello a credere nella loro forza, a non deprimersi e non demoralizzarsi, anche se effettivamente il dibattito politico sulle candidature, a destra come a sinistra, mi è sembrato davvero patetico". Certo, sarà una sfida inedita quella tra la sindacalista dell'Ugl che strizza l'occhio ai delusi della sinistra e la leader radicale da sempre abituata a far saltare tutti gli steccati. Il pressing sul Pd è già partito. "I leader del Partito democratico continuano ad aspettare l'Udc", attacca il segretario regionale del Lazio dell'Idv, Stefano Pedica, che inquadra così la situazione: "La decisione dei Radicali rappresenta la non politica fatta fino ad ora dal Partito democratico. Con l'uscita dei Radicali si perdono 4 punti. Il mio grido d'allarme non è servito. Ora toccherà a Sinistra ecologia e libertà e alla Federazione della sinistra farsi sentire", dice annunciando una conferenza stampa con Di Pietro per il 7 gennaio. "Le diverse candidature annunciate nelle ultime ventiquattro ore per la guida della regione Lazio sono un fatto rilevante e coprono il vuoto dell'iniziativa politica del Partito Democratico a livello regionale", spinge il senatore Ignazio Marino. "Renato Nicolini, Loretta Napoleoni, Emma Bonino sono candidati che, per lo loro storia personale e la loro esperienza, meritano grande attenzione e rispetto e che potranno proporre valide proposte ai cittadini del Lazio -osserva- Il Pd non può ignorare queste importanti novità nel panorama politico e deve uscire al più presto da una situazione di stallo che dura da due mesi". Come? "Il mio auspicio - continua Marino - è che il Pd non si sottragga al passaggio delle primarie. Non possiamo permettere che la regione ritorni nella mani di una destra che ha lasciato disastri tali che i cittadini pagano ancora oggi in sanità, nello sviluppo delle attività produttive, nella gestione dei rifiuti. Serve rapidità e chiarezza nella scelta del candidato presidente perchè i cittadini non capiscono le nostre indecisioni e non conoscono su quali programma dovranno basare la loro scelta".
05 gennaio 2010
2010-01-04 Regionali in Puglia: il Pd si affida a Boccia di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore "Tenteremo di fare quello che è giusto fare: costruire una coalizione con una impronta tutta del Pd come è giusto che accada essendo il partito democratico il più grande partito della coalizione, è una coalizione nuova, anche se ovviamente ci auguriamo che Vendola sia parte integrante di questo progetto politico", dice il giovane deputato pugliese, Francesco Boccia, lasciando la sede nazionale del Pd. A lui il vertice del Partito democratico convocato per questo pomeriggio a largo del Nazareno ha appena conferito un mandato esplorativo per costituire una nuova maggioranza che riesca a tenere dentro tutti, da Vendola a Casini a Di Pietro. L'obiettivo è sempre quello: salvare il progetto di un'alleanza più ampia possibile. Boccia ha quarantotto ore forse meno per portare a casa il risultato. Esplorando le possibili convergenze proprio sul suo nome. Se non funzionerà bisognerà altrettanto rapidamente mettere in campo un piano b. Senza Vendola. "Vedremo, per noi Vendola è parte integrante", ripete Boccia che assicura: "Ci bastano quarantotto ore a me e a Sergio Blasi (segretario regionale del Pd pugliese) per verificare se ci sono le condizioni". Qualche perplessità sulla forza di una sua eventuale candidatura a dire il vero l'ha già espressa lo stesso Casini. "Penso che in questo momento la cosa più utile e saggia sia costruire un progetto politico, mettere i contenuti e le idee avanti ai nomi delle persone e cercare il sostegno della forze politiche e poi dopo c'è tempo per il resto", frena Boccia. Disertato da Bersani, disertato anche da quello che doveva essere il campione del nuovo asse pd-udc, il sindaco di Bari Michele Emiliano, l'esito per ora, insomma, è una fumata grigia in attesa del responso definitivo. Il candidato che fa tornare la quadra ancora non c'è. Ma c'è un mandato esplorativo affidato a uno dei papabili, il giovane Boccia, l'antagonista di Vendola alle primarie del 2004. E la speranza che stavolta in extremis il tentativo funzioni. Fuori dalla sede di largo del Nazareno, intanto, un gruppo di sostenitori delle primarie nel Lazio, perché non è la Puglia l'unica spina per il Pd, celebra a suo modo la befana democratica. Un po' di carbone. Cioccolato per resistere ad altre tentazioni, vedi quella degli inciuci. Un gioco di società: il Dalemoni, per allenarsi su varie materie, affari, politica, strategia, inciuci. I militanti del Comitato per le primarie nel Lazio, nato tra un empasse e l'altro nella scelta del canidato alle prossime regionali, speculari a quelli pugliesi, sono andati fin sotto la sede del Pd di Largo del Nazareno. Ci sono i piddini di "prarei sempre", mescolati ai militanti di Sinistra e Liberta. "Siamo qui per dire che questo giochetto dell'io dò il Lazio a te, tu dai la Puglia a me deve finire, la scelta del candidato deve essere di popolo. Perciò chidiamo che anche nel Lazio come in Toscana si tengano al più presto le primarie, non c'è tempo da perdere. Con o senza l'Udc per noi non e un problema, vogliamo solo candidati autorevoli e un programma in cui tutti possano riconoscersi", spiega la mariniana Luisa Laurelli, consigliera regionale del Pd. Pochi minuti dopo arrivano due agenti a chiedere i documenti: "Non ci sembra che la manifestazione sia stata autorizzata", spiegano. Replica stupita: "Ma siamo davanti alla sede del nostro partito". 04 gennaio 2010
Allarme regionali per il Pd Bersani: "Non avere fretta" di Simone Collinitutti gli articoli dell'autore C’erano una volta le elezioni amministrative, quelle che davano una boccata d’ossigeno all’opposizione. Quelle, specialmente se regionali, che davano il segnale di una coalizione di governo minoritaria nei consensi e pronta a passare la mano (2005). Quelle, addirittura, che potevano portare alle dimissioni di un presidente del Consiglio (2000). E oggi? Se si guarda la cartina dell’Italia quando mancano un’ottantina di giorni alle regionali, il Pd sembra più che altro in difficoltà. Allo stato governa in 11 delle 13 regioni che vanno al voto. E che la cifra è destinata a calare lo ammettono apertamente, dentro al Pd. Il punto è: di quanto? Forse la situazione non è ancora da allarme rosso. Però il fatto che non siano ancora stati scelti i candidati governatori nelle regioni chiave, quelle cioè che alla fine dei conti decideranno l’esito di un voto che comunque costituisce un test politico nazionale, non lascia indulgere all’ottimismo. Bersani, ai non pochi che gli fanno arrivare messaggi di preoccupazione, ripete due parole: "Tranquillità e serietà". E questa frase: "Non dobbiamo vincere la gara delle candidature ma le elezioni di marzo". Ovvero, "se serve qualche giorno in più per lavorare alle coalizioni e individuare i candidati vincenti, ci prenderemo qualche giorno in più". Diranno i fatti se è la strategia vincente. Intanto, uno esterno al Pd come il centrista Casini può permettersi di dire che "c’è chi vuole utilizzare una sconfitta alle regionali per liquidare la segreteria Bersani". Il che, unito ad alcune ricostruzioni fatte in questi giorni, fa dire all’esponente della minoranza Pd Antonello Giacomelli che non ci sono "conflitti interni" e che da parte di Area democratica c’è "un atteggiamento costruttivo e di grande collaborazione". Aggiunge il deputato Pd, tra i più vicini a Franceschini: "L’obiettivo per il quale noi lavoriamo è quello di una grande affermazione del Pd e dei suoi alleati". Precisazioni che danno comunque l’idea del clima che già si inizia a respirare. Puglia dolente Quello della Puglia è il caso più eclatante delle difficoltà che il Pd sta attraversando, tra accelerazioni (l’autocandidatura di Nichi Vendola), veti (quello dell’Udc) e continui colpi di scena (Michele Emiliano che prima appoggia il governatore pugliese, poi si dice pronto a sfidarlo alle primarie, poi fa sapere che rinuncia alla candidatura se non viene approvata la legge che non rende necessarie le sue dimissioni da sindaco di Bari). Per tentare di sbrogliare la matassa ci sarà oggi una riunione a Roma, al quartier generale del Pd. Ci saranno i vertici del Pd pugliese e ci saranno, per il nazionale, il vicesegretario Enrico Letta e il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca. Pier Luigi Bersani non ci sarà. Il che vuol dire che si riserva la carta dell’intervento del segretario per un altro momento, più in là. Ovvero, che l’incontro di oggi si chiuderà senza che venga presa una decisione definitiva (e le ipotesi al momento sono delle più varie, dal sostegno a Vendola al cedimento alla leggina per Emiliano alla candidatura di Francesco Boccia). L’esatto contrario di quello che ha chiesto ieri Lorenzo Cesa, ovvero "un’indicazione chiara e conclusiva". E l’Udc, comunque vada, domani riunisce i vertici del partito pugliese, mentre si fanno sempre più insistenti le sirene a favore di Adriana Poli Bortone, candidata in pectore per il centrodestra. Questo mentre Antonio Di Pietro intima al Pd di "non usare il nome dell’Idv per far passare o per bloccare una candidatura piuttosto che un’altra", che insomma il suo partito non ha messo nessun veto su Vendola e che se non viene presa in fretta una decisione "saremo costretti a fare da soli". L'empasse Lazio Nel Lazio, dove Renata Polverini ha già tappezzato i muri delle città sfoggiando una giacca rossa e nessun simbolo di partito, non va meglio. Il pressing su Nicola Zingaretti non si ferma e il presidente della Provincia, oltre a ripetere che intende portare a termine il mandato, inizia anche a innervosirsi. L’empasse è tale che ogni giorno fioriscono non solo ipotesi di nomi che vanno da quello di Emma Bonino a quello di Walter Veltroni. Ora iniziano a farsi avanti anche candidati per le primarie (che non è affatto detto che si faranno), come l’ex ministro Alessandro Bianchi e l’inventore dell’Estate romana Renato Nicolini. Come se non bastasse, anche qui l’Idv minaccia, "se il Pd non trova un candidato in tempi brevi", di indicare da sé un ticket: "E io nel Lazio penso a Ignazio Marino o a Mario Adinolfi", dice il coordinatore regionale Idv Stefano Pedica, che già qualche giorno fa aveva tentato senza troppo successo un’analoga operazione chiamando in causa Debora Serracchiani. Quattro Pd e un Idv in Calabria Dove è sicuro che l’Idv correrà da sola è in Calabria. Qui il Pd andrà alle primarie: correranno il presidente uscente Agazio Loiero, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova, la deputata Doris Lo Moro e il consigliere regionale Bruno Censore. Tutti e quattro, al congresso, hanno sostenuto la mozione Bersani. E, per complicare ancora un po’ le cose, Bova ha fatto sapere che se vincerà lui potrebbe far correre al posto suo un esponente dell’Udc. Vicenda da cui si è tirata fuori, appunto, l’Idv, che ha deciso di sostenere Pippo Callipo, imprenditore (è quello dell’omonimo tonno) ed ex presidente di Confindustria Calabria. Udc in solitaria nelle regioni rosse A correre da sola è l’Udc, invece, in Emilia Romagna e Toscana. Ovvero le uniche due regioni in cui la vittoria per il Pd è certa. Ce ne sarebbe una terza, l’Umbria, ma chissà quanto in profondità incideranno le fibrillazioni provocate dal fatto che la minoranza si dice contraria a un terzo mandato per Maria Rita Lorenzetti. Dove invece l’Udc potrebbe presentare un suo candidato incassando il sostegno del Pd è in Veneto (tra i papabili c’è il coordinatore centrista Antonio De Poli). Al Nazareno si parla dell’opportunità di avviare qui "un nuovo laboratorio con l’Udc". Quel che è certo è che i centristi hanno escluso un’alleanza se il candidato governatore non sarà uno dei loro. 04 gennaio 2010
2010-01-01 Regionali Puglia, Emiliano: no a primarie Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, non e' piu' disponibile a fare le primarie per la scelta del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia per le regionali del 2010. Lo ha comunicato poco fa con una lettera inviata al segretario regionale del Pd, Sergio Blasi. Emiliano e' anche presidente dell'assemblea regionale del Partito democratico. Nella lettera inviata a Blasi, Michele Emiliano traccia un resoconto della situazione e di come e' stato ''costretto'' a dare la sua disponibilita' a fare le primarie, ponendo la condizione che fosse approvata dal consiglio regionale che si riunira' il prossimo 19 gennaio la modifica alla legge regionale elettorale che abroga l'ineleggibilita' dei sindaci e dei presidenti di province. Un emendamento che lo stesso Emiliano ha definito ''salva-Bari'' e non una legge ''ad personam''. Nella lettera Emiliano definisce ''inopportuno'' il rischio di ulteriori fibrillazioni nella giunta comunale. Sono infatti numerosi i componenti della maggioranza di centrosinistra al Comune di Bari che hanno espresso netta contrarieta' alla candidatura di Emiliano alle regionali, perche' verrebbe ad interrompersi l'esperienza in corso. Emiliano aveva dato solo tre giorni fa la sua disponibilita' a fare le primarie, scendendo in campo nella competizione pre-elettorale con il presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e liberta', che si e' autocandidato gia' dal mese di novembre e sul cui nome sono contrari Udc e Idv. I due partiti sono invece favorevoli al nome di Emiliano. A determinare la decisione di oggi di Emiliano, la propensione emersa nella riunione del comitato tecnico-organizzatore delle primarie riunitosi ieri, di fare le primarie il 17 gennaio, cioe' due giorni prima della riunione del Consiglio regionale. Lo stesso Blasi nella riunione di ieri aveva sottolineato la necessita' di tenere le primarie il 17 per non influenzare il consiglio regionale: i gazebo, cioe', separati dalla legge elettorale. Emiliano invece aveva invece proposto la data del 14 gennaio. Oggi si sarebbe dovuto nuovamente riunire il comitato tecnico-organizzatore delle primarie, ma dopo la lettera di Emiliano ora tutto torna in alto mare. 31 dicembre 2009
Polverini: "Io di sinistra? Direi proprio di no..." di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore "Ammazza che bella faccia si sono trovati, ma chi è?". La candidata (per ora) unica alla Regione Lazio, si auto-annuncia così, passando davanti al proprio manifesto. Renata Polverini, 47 anni, romana di San Saba, prima donna alla guida di un sindacato (l’Ugl) che ha fatto uscire dall’invisibilità, appena calata in politica col Pdl, è la gran sacerdotessa delle buone relazioni. È finiana, ma le piace D’Alema, è amica di Veltroni, ma ha buoni rapporti con Berlusconi, sta nei salotti ma parla dei pendolari. È per il "socialismo buono", ma anche per la sicurezza e la famiglia come tradizione comanda. È nata a destra, è candidata dal centrodestra, ma è impossibile che si avventuri in affermazioni divisive. Quando intuisce il pericolo sorride, risponde generica e chiude con una battuta. L’abilità sta nel fatto che quel che resta in mente è il sorriso, e la battuta. È, se possibile, una insospettabile neoincarnazione del Forlani che ai giornalisti spiegava di mettersi l’anima in pace: "Sia chiaro: domande incisive, risposte elusive". Elusiva, ma senza parerlo. Una sapiente democristiana in giacca rossa. Come quella che, per la disperazione del Pd che ancora non le ha trovato un avversario, ha indossato nel suo primo sei per tre. Giura che l’indumento è antico ("ha anche i pelucchi in rilievo") e però precisa: "Il rosso mi piace". Post ideologica, e furbissima. Polverini, lei è una donna di destra che piace a sinistra. Non è che alla fine piacerà più a sinistra che a destra e resterà col cerino in mano? "Non credo proprio, altrimenti il Pdl non mi avrebbe chiesto di candidarmi". Risulta, in realtà, che l’abbiano scelta perché il suo nome era l’unico vincente nei sondaggi. "Non è stato solo questo. Il Lazio, dopo le ultime gestioni, aveva bisogno di una speranza di novità". Quando la situazione si fa tragica, chiamano le donne. "Penso che questa sia una convinzione soprattutto delle donne". Chi vorrebbe come avversario? "Mi auguro solo una campagna elettorale diversa, nei modi e nei toni. Non guardo ai nomi". Lei, del resto, è amica di chiunque. Avrà qualche nemico, si spera. "Io no. Ho buoni rapporti con tutti. Mi baso su un comportamento educato". Si dice che nel centrodestra temano il suo trasversalismo. "Chiacchiere. Non mi teme nessuno. Il Pdl mi sosterrà". Lo farà anche Luisa Todini, che pure a correre al suo posto teneva molto? "Certo, già lo fa. Questa vicenda poteva mettere a rischio la nostra amicizia, ma non è successo". Mancherebbe. Qualcuno, almeno, che non le piace? "Io non sono mai alla ricerca di qualcosa che non va. Mi concentro sulla parte positiva. Quando ero in collegio dalle suore, eravamo così tante che conveniva trovare i punti di contatto". Parliamo di governatori. Punti di contatto con Nichi Vendola? "È un politico dalle idee precise, vere. Rappresenta una parte, ma lo fa fino in fondo". Roberto Formigoni? "Quel che ha fatto per la Lombardia è sotto gli occhi di tutti. E infatti non hanno rinunciato a lui". A Galan, invece, hanno rinunciato. "Già, ma non lo conosco". Scommetto, per par condicio, che nemmeno sulla Bresso saprà dare giudizi. "Infatti". Lei è finiana, ma si dice abbia un feeling anche con Berlusconi. È vero? "Abbiamo buoni rapporti. Prima della mia conferenza stampa di presentazione mi ha telefonato. È stato molto affettuoso". Esamino di ortodossia finiana su temi etici. Cosa pensa del biotestamento? "Penso che la vita non sia nella nostra disponibilità. E quando è toccato a me decidere, ho fatto tutto il possibile perché una persona a me molto cara, il marito di mia madre, restasse in vita". Quindi? La legge ora in discussione in Parlamento? "Beh, bisogna cercare una convergenza. Se non riusciamo a trovarla nemmeno sulla vita e la morte... ". Le segnalo che l’impresa si sta rivelando ardua. Procreazione assistita: pensa ancora che la legge 40 non abbia dei limiti? "All’epoca del referendum per modificare quella legge votai no. Lo confermo". Ru 486. È giusto commercializzare la pillola del giorno dopo? "Va somministrata in ospedale. Non è un farmaco qualsiasi, provoca un aborto, è giusto che la donna sia assistita". La Carfagna dice "basta col potere ai maschi il dialogo può ripartire dalle donne". È d’accordo? "Speriamo che si faccia". Le piace la Carfagna? "Ha portato a casa un sacco di provvedimenti". A me viene in mente solo lo stalking. E la Bindi? "È stata un ottimo ministro per la famiglia". Passiamo agli uomini. Maurizio Gasparri? "Sta svolgendo il ruolo difficile che gli è stato assegnato... Mi pare che al Senato il Pdl sia molto coeso". Fabrizio Cicchitto? "Ha qualche difficoltà in più alla Camera ma non dipende da lui". Dipende dai finiani. La Russa? "La Russa... è La Russa". Innegabile. Bondi? "Un ministero difficile il suo... ". Non dia risposte alla Bondi prego. "Ma i Beni Culturali, in Italia, sono forse il ministero più importante che c’è". Mi arrendo. Parliamo di alleanze. Lei è solita dire che il pane si fa con la farina che si ha. Sta cercando più farina possibile? "Esatto". L’alleanza con l’Udc pare ormai fatta. Quanto sono importanti quei voti? "Non tanto i voti, quanto le idee e i valori". Anche quelli di Cuffaro? "Non credo di conoscerlo". Polverini, almeno dica qualcosa di destra. "Credo nel rispetto per le istituzioni". Vada a spiegarlo a Berlusconi. "Mi pare che col capo dello Stato abbia chiarito immediatamente". Come no. C’è voluto appena qualche mese. 31 dicembre 2009
Napoleoni: "Mi candido per ripulire il Lazio" di Felicia Masoccotutti gli articoli dell'autore Mi hanno chiamato la notte di Natale, mi hanno proposto di candidarmi. Ho pensato che fosse mio dovere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile e che il sistema ha bisogno di rinnovamento, non potevo tirarmi indietro, non era logico". Loretta Napoleoni è esperta di economia internazionale e di terrorismo internazionale, il suo curriculum è un lungo elenco di titoli accademici ottenuti in prestigiose università, collaborazioni con amministrazioni e testate giornalistiche (anche l'Unità). È nata è cresciuta a Roma oggi vive a Londra con frequenti viaggi su e giù per il mondo. Attraverso Facebook, un gruppo di persone la candida alle primarie del centrosinistra per la presidenza del Lazio "perché - scrivono- pensiamo che la sua candidatura possa favorire la partecipazione e quel rinnovamento della politica di cui l’elettorato, non solo di centro-sinistra, sente imprescindibile bisogno". Come ha reagito a questa proposta? "Mi ha fatto molto piacere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile, che il sistema ha bisogno di un rinnovamento: e dato che dall’alto non è venuto, è bene che arrivi dal basso. Trovo inoltre fantastico l’uso di Internet, di Facebook, dà la possibilità di raggiungere chiunque, è profondamente democratico. Ha un potenziale enorme, si è visto nell’elezione di Barack Obama". Dunque accetta, sembra entusiasta, lo vuole fare? "Sì, lo faccio perché è il mio impegno civile. Non posso andare in giro per il mondo a dire mobilitiamo la società civile e poi ritrarmi se mi tirano in campo. Non mi sembrerebbe logico. Lo faccio come dovere, la politica deve ritornare al concetto di dovere, il politico è un servitore del cittadino". Un tempo si diceva per spirito di servizio... "Si, per questo. Per me è un sacrificio, vivo a Londra, ho una famiglia e altri impegni, ma non intendo vivere l’impegno politico solo a parole. Mi chiedono di fare la mia parte, andrò fino in fondo, poi tornerò a essere un cittadino normale. Non è mia intenzione fare il politico professionista, anzi trovo che questo sia uno dei problemi che abbiamo". Raccoglie la sfida che, peraltro, la potrebbe portare a competere con un’altra donna. Dovesse farcela, che giunta sarebbe la sua? "Una giunta con una forte presenza di donne professioniste, una giunta tecnica in un certo senso, di persone che non hanno tessere in tasca, ma con solide carriere, competenze da spendere per rimettere a posto le cose e rilanciare la politica. Bisogna cambiare. Investire sulle donne potrebbe sembrare un cambio di facciata, invece no è un elemento catalizzante, il vero cambiamento è politico". E i contenuti? Ha pensato a due, tre punti? "Occorre una pulizia generale, come le pulizie di casa, buttare via la zavorra che è dentro la macchina amministrativa, si spreca troppo, si spende in modo sbagliato. Torniamo alla buona gestione e al risparmio. Secondo: aiuto e attenzione ai giovani, sono il nostro futuro, se non riescono a inserirsi che cosa faremo tra vent’anni? Infine la lotta al crimine organizzato: tendiamo a sottovalutare l’influenza della penetrazione del crimine organizzato nella nostra società. E purtroppo negli ultimi 20 anni si è vista un’avanzata progressiva. Il Lazio non è una regione tranquilla, lo sembra, ma la presenza del crimine organizzato è capillare". Vive viaggiando, il suo è un curriculum prestigioso e globale. La sua è una candidatura sofisticata. Ma si presta a un’obiezione: che cosa c’entra Loretta Napoleoni con la regione Lazio? "Credo che la mia esperienza internazionale sia più un vantaggio che un limite. Ho visto da fuori l’evoluzione o l’involuzione del mondo occidentale quindi posso fare dei paragoni: il modo in cui, ad esempio, viene amministrato lo stato di Washington offre moltissimi spunti, apriamoci un attimo, non stiamo sempre chiusi nel nostro giardinetto, guardiamo al mondo, tante iniziative prese fuori possono essere riportate qui. Collaboro con le forze di polizia di Barcellona, ho visto come l’amministrazione ha potenziato la città, come le ha dato un nuovo respiro anche affrontando grossi problemi come l'immigrazione musulmana o il crimine organizzato. Ho un’esperienza internazionale su quei tre punti che dicevo che può essere positiva per una riforma. Anzi, direi, per un rinascimento della regione Lazio". 31 dicembre 2009 2009-12-30 La lotteria del Lazio altro vertice a vuoto E c’è chi spera in Casini di Natalia Lombardotutti gli articoli dell'autore Il nome del candidato per la presidenza della Regione Laziononè uscito dal vertice del centrosinistra regionale che si è tenuto ieri a Roma, dall’Idv a Sel, assenti solo la Federazione della sinistra e i radicali. E non è escluso che anche qui il nodosi possa sciogliere con le primarie. In realtà un nome è stato indicato datutti, dicono. Ancora Nicola Zingaretti, l’unico chepuò far incassare l’alleanza con l’Udc. Eppure il presidente della Provincia quasi si arrabbia: "Chi fa il mio nome non è autorizzato a farlo", lui vuole restare a Palazzo Valentini. Zingaretti critica lo "stallo " e l’immobilismo del Pd e rilancia nomi di big che pare non siano stati fatti nel vertice: Mario Marazziti della comunità di Sant’Egidio, Enrico Letta, Giovanna Melandri, Rosy Bindi, Debora Serracchiani (che ha esclusounasua candidatura) ed Esterino Montino, il più disponibile a scendere in pista. NelPd c’è chi interpreta la nota piccata di Zingaretti come uno stimolo al partito perché decida in fretta, in tempo per convincere Casini a non chiudere l’accordo con il Pdl su Renata Polverini. Spiraglio che tiene aperto Ciocchetti, segretario regionale Udc. Il tempo è determinante, per i centristi, che vedono già i candidati Pdl lanciati (da Berlusconi) nella campagna elettorale, mentre il Pd è "troppo democratico", scherzano. Troppo lunghi per Casini i tempi delle primarie, l’intesa si è chiusa bene con il Pd là dove "sono stati svegli e hanno deciso in fretta", in Piemonte, nelleMarche o in Liguria e in Basilicata. E fra la sicurezza di un candidato comela Polverini e l’assenza diunnome che non sia Zingaretti, l’Udc vuole andare sul sicuro. E sui vincenti. Il segretario regionale del Pd, Alessandro Mazzoli, punta a incontrare presto Casini, considerato determinante per non perdere la Regione Lazio, accordo che renderebbe inutili le primarie.Unnuovo vertice si riunirà prima della Befana. OUTSIDER DA FACEBOOK Dove ungruppo propone Loretta Napoleoni, economista, una donna di peso, di sinistra e senza tessere di partito. Con un certo ottimismo dalla segreteria del Pd parlano di "caos calmo ". "Non stiamo andando male, stiamo costruendo il programma e le alleanze regione per regione", rassicura Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria Pd. Insomma, "ci vuole un po’ di pazienza perché il problemanon è chi si candida per primo ma chi vince le elezioni". E superare la soglia delle tre regioni date per certe in base ai voti presi alle europee: Emilia, Toscana e Umbria. In movimento la situazione in Veneto, dove ci sono il fattore anti Lega Galan e la Puppato, ma il centrosinistra potrebbe convergere sul candidatoUdcDePoli. "Magari", è la risposa centrista. Primarie in Campania (fra De Luca e altri, Bersani esclude Bassolino), ma anche qui Casini ha fretta e se il Pdl stringe subito su Caldoro si accoderà. Primarie anche in Calabria, fra Loiero, Bova e Lo Moro. In Puglia l’Udc dovrà pazientare fino alle primarie: di sicuro mai con Vendola, troppo comunista... 30 dicembre 2009
2009-12-29 Regionali in Puglia, duello Vendola-Emiliano Il duello infuocato di Puglia. La candidatura del centrosinistra alle prossime elezioni regionali sta diventando il caso politico di questa chiusura del 2009. Dopo l'assemblea Pd bloccata ieri dai sostenitori di Nichi Vendola, leader di Sinistra e libertà e governatore in carica ricandidatosi alle elezioni, oggi è sfida sulle primarie con il sindaco di Bari, Michele Emiliano, candidato in pectore del Pd. Vendola chiede di passare dal voto degli elettori del centrosinistra: "Facciamo le primarie il 17 gennaio, cioè prima della seduta del Consiglio regionale pugliese, convocata per il 19, che dovrebbe esaminare l'emendamento con il quale potrebbe essere cassata dalla legge elettorale regionale la ineleggibilità dei sindaci (chiesta da Emiliano)". "Sì alle primarie - ribadisce il sindaco di Bari - ma se cambia la legge regionale elettorale che prevede le dimissioni per sindaci e presidenti di Province che vogliano presentarsi come candidati presidenti alle regionali". Emiliano, che è anche presidente regionale del Pd, spiega così le modalità del proprio sì alle primarie, da tempo chieste da Vendola e categoricamente escluse dal Pd, da ultimo una settimana fa dopo una riunione con Massimo D'Alema. "Sono io che chiedo a Vendola di fare le primarie", ha detto poco fa Emiliano, parlando con giornalisti. "Se il presidente (Vendola, ndr), sul suo onore, si impegna a votare la legge che mi impedisce di candidarmi alle regionali senza dimettermi prima (dalla carica di sindaco, ndr), sono disposto a fare le primarie". Ma alla "condizione" posta da Emiliano vendola ha subito replicato: "Non ci può essere una invadenza da parte del governo regionale in una materia che è tipica prerogativa del Consiglio regionale, cioè quella elettorale". Vendola, che rispetto alla modifica della legge definita 'salva-Emiliano' si è sempre dichiarato contrario, ha sostenuto che su una materia delicata come quella elettorale, il Consiglio regionale è sovrano. Contrari alla modifica della legge si sono espressi in un documento ufficiale 14 consiglieri regionali appartenenti ai "cespugli" del centrosinistra, assessori regionali del Pd e l'intera opposizione di centrodestra. "Se verrà sottoscritto un documento politico - ha aggiunto Emiliano - nel quale tutti i consiglieri regionali che fanno riferimento a Nichi Vendola, si impegnano a votare la norma che cancella la ineleggibilità sostituendola con la incompatibilità, io sono pronto a fare le primarie con Vendola, in fraternità". "Questo scontro che ieri è stato scatenato - ha sottolineato - io intendo farlo cessare con questa mia scelta. È il massimo che posso fare per i pugliesi, per i baresi e per la mia parte politica". Qualora i consiglieri regionali si rifiutassero? È stato chiesto al sindaco di Bari. "Escludo che Vendola possa rifiutare questa proposta - ha risposto Emiliano - perché se lo facesse, vorrebbe dire che io non ho capito niente di lui". Ma la mancata ricandidatura di Nichi Vendola alla guida della Puglia, così come il mancato passaggio delle primarie, viene giudicato "un passo indietro inaccettabile e inspiegabile rispetto al progetto di un Pd nato per essere vicino ai cittadini" dai senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti 'ecodem'. "Nessun calcolo elettoralistico, o peggio di potere, basterebbe a giustificare una scelta simile. Senza contare - aggiungono Della Seta e Ferrante - che il teorema che vuole Vendola candidato perdente è tutto da dimostrare: già nel 2005 in tanti invocavano sondaggi che affermavano che con lui non c'era speranza di battere la destra. Poi le cose sono andate in modo diverso. Invece di perdersi in giochi politici tutti interni, il gruppo dirigente del Pd pugliese farebbe bene a interrogarsi - concludono i due senatori – sul tanto che c'è da cambiare nel rapporto tra la politica, anche la nostra, e la gestione del potere, a cominciare dalla sanità". "Tutti sanno, e spesso viene rimarcato anche da Michele Emiliano, il fatto che io non ho un partito, non ho truppe, non ho esercito, non mi considero un generale, sono un obiettore di coscienza e sono un non violento. E credo che il problema del Pd sia il Pd" diceva in mattinata il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola (Sel), commentando quanto accaduto ieri a Bari, nell'assemblea che avrebbe dovuto tenere il Pd. "Perché - ha detto Vendola - non si può consultare una base di migliaia e migliaia di iscritti e raccogliere un consenso così largo sulla mia candidatura e poi pensare di stracciarla come se si trattasse di un foglio di carta. Questo provoca una reazione nel popolo del Pd e nel popolo in generale". "Perché - ha continuato - basta uscire per strada per rendersi conto di che cosa sta accadendo: io giro ogni giorno, entro in ospedali, nelle fabbriche, dappertutto, per strada, in tutte le città di Puglia, e trovo manifestazioni spontanee di affetto nei miei confronti. Non si può cancellare la voce del popolo". 29 dicembre 2009
Puglia, resa dei conti: sostenitori di Vendola fermano l’assemblea di Maria Zegarellitutti gli articoli dell'autore "Raccontano che quando Michele Emiliano, riunito con i suoi collaboratori, abbia saputo quanto stava avvenendo all’hotel Excelsior, si sia scurito in volto. "Se sono queste le condizioni io non ci sto". Raccontano anche che da tutt’altra parte quando l’abbia saputo anche Niki Vendola gli sia scappato un sorriso, amaro certo, ma un sorriso. "Io vado avanti, facciano quello che vogliono ma io vado avanti". E in un altro punto di Bari, nella sede del Pd, Maurizio Migliavacca, Nicola Latorre, il segretario Sergio Blasi, il franceschiniano Gero Grassi e diversi altri dirigenti hanno capito che questa partita delle regionali di marzo in Puglia sta diventando una specie di guerra civile che rischia di lasciare parecchie vittime a terra se non si arriva ad un armistizio. L’INVASIONE DI CAMPO All’Hotel Excelsior ieri doveva svolgersi l’assemblea regionale del Pd durante la quale il segretario Blasi avrebbe dovuto proporre la candidatura di Emiliano, ma già qualche ora prima dell’inizio dei lavori si sono presentati i sostenitori di Vendola con addosso lo slogan del governatore, "Difendi la Puglia migliore". Circa un centinaio, forse di più, a cui si sono aggiunti alcuni democratici, Sl. L’assemblea doveva essere a porte chiuse, i giornalisti hanno chiesto di entrare, poi anche i sostenitori vendoliani, alla fine tutti dentro. Emiliano assente. La decisione ha anticipato l’arrivo dell’establishment: assemblea rinviata per mancanza di condizioni. Ma le condizioni non ci sono anche perché nello stesso Pd ci sono pro-Vendola (minoritari) e pro-Emiliano che attraversano le correnti-mozioni congressuali, malgrado tra i 126 delegati eletti dagli oltre 175mila democratici, ben l’80% sono dalemiani e sostenitori del sindaco di Bari. Le condizioni sono difficili anche perché il governatore vuole fare un’operazione "frontista" andando ad elezioni con l’appoggio di una parte di Pd, Sl e quel poco che resta dei Verdi (con lui l’assessora regionale Trevoli, ma non il consigliere Lomelo che invece appoggia Emiliano), puntando tutto sul suo nome. Il Pd guarda alle condizioni politiche. L’Udc in Puglia sta intorno al 10%, l’Idv poco sotto e entrambi hanno posto due veti: no alle primarie e no a Niki Vendola (sono cinque anni che stanno all’opposizione in consiglio regionale). Entrambi appoggerebbero Emiliano. L’ATTESA Il sindaco due giorni fa ha ceduto al pressing di Blasi e ha dato l’ok alla candidatura ma a patto - condizione posta tramite un sms arrivato ai delegati l’altra tarda notte - di avere unanimità sul suo nome. "Non posso accettare un rischio così grande - ha detto - senza un adeguato sostegno. Troppe polemiche interne ucciderebbero il mio ruolo e la campagna elettorale". Adesso è l’ora di decidere, dice Emiliano. "Discutano con serenità, discutano di politica - dice Vendola rivolto al Pd - , perché è nella politica che siamo tutti quanti in grado, spero, di vedere non soltanto le sigle dei partiti, ma il volto delle persone, dei soggetti sociali e quelle che sono le attese del territorio pugliese". Si dice sereno, aspetta le decisioni. C’è da aspettare e poco sarà come prima. "La gravità di quello che è successo lascia un segno - commenta a caldo Latorre -. Non ci si è limitati a una legittima contestazione fuori dall’Excelsior ma si è impedito ad una assemblea democraticamente eletta di riunirsi e discutere". Idem Migliavacca, coordinatore nazionale della segreteria: "Questa è una ferita non solo al Pd ma anche a un' idea diuna democrazia normale, ordinata in cui gli organismi dirigenti si riuniscano, discutano e decidano. Ed è anche una ferita a una idea di democrazia civile". Lancia un appello "a tutto il centrosinistra pugliese e ai suoi massimi rappresentanti", affinché prevalga "uno spirito di responsabilità ". Enrico Letta invita a "trovare una soluzione senza pasticci che serva soprattutto ad allargare la coalizione per continuare a vincere ". Blasi intanto riorganizza l’assemblea. 29 dicembre 2009 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-01-30 Nonostante tutto, il Pd ora sta meglio. Ed è il Pdl in affanno 30 gennaio 2010 Per uno degli strani casi di cui la politica italiana è ricca, il barometro delle regionali indica che qualcosa sta cambiando. Siamo sempre nel campo delle previsioni, ma oggi il Partito Democratico sembra meno in difficoltà di quanto non fosse appena una settimana fa. Al contrario, Berlusconi e il Popolo della Libertà si sono arenati sul caso Puglia e ne escono un po' ammaccati. Prendiamo Bersani. È vero che nelle ultime ore il segretario del Pd ha dovuto subire l'attacco di Sergio Chiamparino, ma le carte di cui dispone non sono così brutte. In Puglia Vendola risulta largamente in testa, con un vantaggio fra il 4 e il 6 per cento rispetto ai due candidati di un centrodestra che non è riuscito o non ha voluto sanare le sue ferite. Certo, il successo di Vendola rappresenta la sconfitta del vertice democratico, e in particolare di D'Alema: ma se alla fine di marzo il governatore sarà confermato, il centrosinistra non andrà troppo per il sottile e segnerà al suo attivo una regione in più. Non si potrà dargli torto. Quanto al Piemonte, Mercedes Bresso dà l'impressione, al momento, di avere in mano il bandolo della matassa. L'alleanza con i centristi è un punto di vantaggio per la presidente uscente, mentre Cota, lo sfidante leghista, è costretto a cercare consensi muovendosi lungo sentieri non agevoli: per esempio blandendo, con cautela, i nemici dell'Alta velocità. Il che rischia di togliere coerenza al messaggio del centrodestra. E poi c'è la Liguria. Si era ventilata nei giorni scorsi un'intesa tra il partito di Casini e il Popolo della Libertà, invece è stato confermato il patto con il Pd. Per Burlando un passo avanti non indifferente, anche se la campagna elettorale resta aperta. Come nel Lazio, del resto, dove Emma Bonino è incoraggiata dai sondaggi a battersi ad armi pari con Renata Polverini. In breve, il partito di Bersani, nonostante tutto, appare in grado di imporsi in sette regioni, forse otto. Se così fosse, non sarebbe un disastro. Nessuna "riserva indiana" o "repubblica degli Appennini". Si potrebbe parlare di un sostanziale pareggio, considerando anche il peso specifico delle diverse realtà regionali. Lombardia e Veneto, ad esempio, dove la destra è molto solida, non sono paragonabili alla Basilicata o all'Umbria, aree in cui la sinistra sembra destinata ad affermarsi. Sull'altro versante, è singolare che Berlusconi si sia arreso alla logica dei due candidati in Puglia, dopo aver individuato con lucidità il cuore del problema: appunto, la necessità di contrapporre una sola candidatura credibile al forte Vendola. Due giornali di riflessione politica, il "Foglio" e il "Riformista", s'interrogavano ieri su questa incongruenza. Il senso era simile. In Puglia non ha funzionato il carisma del leader e hanno prevalso gli apparati. Certi dirigenti "non si sono mostrati all'altezza del compito", scrive il "Foglio". E sul "Riformista" Caldarola osserva come stavolta Berlusconi non sia riuscito a guidare il gioco e a scegliere d'autorità il nome del candidato giusto. Almeno fino a oggi. La vicenda può essere considerata istruttiva. Forse è la prima volta che il premier si lascia imporre, dai collaboratori o dalle circostanze, una soluzione a lui poco gradita. È presto per dire se stiamo assistendo a un primo segnale del dopo-Berlusconi. Meglio essere prudenti. Ma se così fosse, il futuro del centrodestra si presenta all'insegna dell'autolesionismo e delle divisioni.
2010-01-28 Regionali, Berlusconi conferma Palese in Puglia, "no" a Casini 28 gennaio 2010
"Non mi faccio incantare né incastrare da nessuno; noi siamo sicuri della nostra forza, delle nostre ragioni, dei programmi e degli uomini che mettiamo in campo. Sono fiducioso anche per i numeri che conosciamo: gli ultimi sondaggi ci dicono che potremmo andare tranquillamente da soli dovunque". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, interviene così sulle candidature Pdl per le prossime elezioni regionali e amministrative e sulle eventuali alleanze con l'Udc. Berlusconi chiarisce che, citando l'esempio della Calabria, possono continuare "collaborazioni utilmente e positivamente avviate". Quanto alla Puglia afferma: "In Puglia abbiamo già un candidato (Rocco Palese, ndr) che ha risposto, da gentiluomo vero, all'appello che ho rivolto ieri, anche facendo seguito alle pressioni del territorio: andremo avanti e vinceremo tranquillamente il governo della Puglia". L'Udc, intanto, conferma il suo appoggio ad Adriana Poli Bortone in Puglia e reputa ancora possibile una convergenza del Pdl sul suo nome. Lo ha spiegato Pier Ferdinando Casini in una conferenza stampa a Montecitorio. "Noi abbiamo messo in campo un'alternativa a Vendola, non è una candidata Udc ma indipendente. Crediamo in una intesa ampia sul suo nome". A chi gli domandava se quindi avessero rinunciato all'accordo con il Pdl su un altro nome, Casini ha risposto: "Non siamo indifferenti a cercare un'intesa ampia, al momento la Poli Bortone è in campo con la sua autonomia e crediamo che può realizzarsi una convergenza tra noi e il Pdl perché la Poli Bortone non è né dell'Udc, né del Pdl. È la candidata più forte che può intercettare anche l'anti-politica che in Puglia è un fenomeno forte". Se la Poli Bortone dovesse fare un passo indietro in favore di un nuovo nome? "Oggi lei è in campo - risponde Casini - ogni giorno ha la sua pena" ma "credo che al momento possibilità diverse non ce ne siano. Sto parlando dell'oggi anche se la vicenda pugliese finora ha riservato sempre grandi novità". Casini è tornato anche sui rapporti con Bossi. "L'Udc al Nord è l'unico argine alla Lega". Critiche all'atteggiamento tenuto dal Pd, che prima ha dialogato con il Carroccio sul federalismo e poi ha lamentato di essere rimasto fuori dalla nomina del presidente della Bicameralina (Enrico La Loggia, del Pdl) che dovrà occuparsi dei decreti attuativi. "Il Pd si svegli", ha detto l'ex presidente della Camera. "Quello che è accaduto ieri sul federalismo - ha aggiunto - è emblematico dei suoi errori con la Lega. Non ci eravamo sbagliati noi ad essere intransigenti sul federalismo. Il Pd invece crede nell'idea che prima o poi la Lega gli serva contro Berlusconi, intanto Berlusconi usa la Lega contro di loro". E im leghisti? Per Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera e candidato del Pdl alla regione Piemonte, mentre l'Udc sceglie il Pd o il Pdl a seconda delle regioni Pdl e Lega procedono in campagna elettorale "con un programma chiaro". Con l`Udc "non si capisce più niente, vogliono andare di qua, vogliono andare di là, in realtà Casini vorrebbe prendere il posto di Berlusconi. Noi andiamo avanti per la nostra strada, per governare servono programmi comuni, dove c`è la Lega c`è chiarezza", ha detto Cota. 28 gennaio 2010
2010-01-26 Bologna, Maroni pronto al decreto per voto a marzo ma vuole il consenso di tutti di Andrea Biondi 26 gennaio 2010 Intervista a Cinzia Cracchi: "Strumentalizzata la mia vicenda personale" Bologna, il sindaco si dimette dopo il "Cinzia-gate" Reazioni incrociate: da "gesto di responsabilità" a "mascalzonata politica" COMMENTA la notizia Documento / L'intervento di Delbono in consiglio comunale "Dai nostri archivi" Dimissioni Delbono: reazioni incrociate: da "gesto di responsabilità" a "mascalzonata politica" Bologna, il sindaco si dimette dopo il "Cinzia-gate" Prodi rinnova la tessera del Pdcon ambizioni da "pensionato" Bologna, primarie per i due poli al primo turno Possibile il voto, ma "serve il consenso di tutti". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, oggi in visita a Prato per stipulare un Patto per la sicurezza a contrasto dell'immigrazione clandestina, interviene così il giorno dopo l'annuncio di Flavio Delbono che ha deciso di dimettersi da sindaco di Bologna. "Non c'è discrezionalità, ma una legge che prevede tempi precisi. Il termine ultimo per votare il 28 marzo – ha spiegato il titolare del Viminale - è scaduto il 21 gennaio ma non mi risulta che a tutt'oggi le dimissioni siano state formalizzate". In queste ore si è comunque parlato di un provvedimento d'urgenza, come quello fatto per esempio all'Aquila, per permettere le elezioni prima della prossima finestra per le amministrative, prevista fra il 15 aprile e il 15 giugno del 2011. "Non sono contrario – ha precisato Maroni - ma prima è necessario che siano formalizzate le dimissioni. Ripeto: sono disponibile a un provvedimento d'urgenza ma in un cosa così delicata voglio il consenso di tutte le parti politiche". Pronta la replica da Palazzo D'Accursio. Tramite il suo portavoce, Delbono ha fatto sapere che sarebbe disponibile a rimettere il suo incarico in tempo utile per consentire al governo di decretare le elezioni anticipate sotto le Due Torri. Si vedrà dunque quale sarà l'orientamento, che fino a ieri vedeva invece Delbono indicare l'approvazione del bilancio, prevista per venerdì, come deadline. In questo quadro, i partiti stanno per ora confermando la linea emersa già ieri che vedeva un accordo pressoché generale sull'eventualità di anticipare le elezioni rispetto al 2011 e scongiurare così lo spettro di un commissariamento lunghissimo. "Credo che il grande senso democratico debba prevalere e non mi muoverei per un commissariamento per più di un anno, ma cercherei di fare andare al più presto gli elettori al voto", ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, a San Marino per una visita di Stato. Concorde l'Italia dei Valori, che per bocca della coordinatrice regionale, Silvana Mura, dice di accogliere "con favore la disponibilità manifestata dal ministro Maroni a emanare un provvedimento ad hoc e e gli diciamo che il consenso dell'Italia dei Valori in questo senso può considerarlo come assodato". Anche il segretario del Pd locale, Andrea De Maria, ricorda l'ordine del giorno bipartisan approvato ieri dal consiglio comunale in cui si chiede al governo di potere tornare al voto il più presto possibile. L'odg è stato presentato dal leghista Manes Bernardini e firmato da tutti i gruppi consiliari. E intanto la vicenda Delbono continua a scaldare gli animi nel Pd anche dopo le parole di Romano Prodi e le sue critiche, riportate dal quotidiano La Repubblica, sulla gestione del Pd. Su questo versante Bersani prende le distanze: "Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili anche quando dice cose su cui non sono d'accordo". Su Delbono il segretario Pd, che ieri si era limitato poche laconiche parole ("Delbono ha detto che Bologna viene prima di tutto. E' una dichiarazione che noi sottoscriviamo in pieno") - ha oggi aggiunto che Delbono "ha fatto un gesto veramente apprezzabile" avendo avuto "il coraggio di dire "prima la città", anche mentre proclama la sua innocenza. Da questo dovrebbe venire un insegnamento generale. Chi governa deve sentire questa responsabilità". Delbono, ha concluso Bersani "ci ha messo nelle condizioni di avere una reazione netta e pulita e per combattere ogni speculazione". Il presidente del Pd, Rosy Bindi, ha parlato di "situazioni che feriscono", ringraziando però Delbono "per la scelta di grande responsabilità che ha compiuto, di grande generosità nei confronti della città". 26 gennaio 2010 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Bologna, il sindaco si dimette dopo il "Cinzia-gate" di Andrea Biondi commenti - 27 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 25 gennaio 2010 Il sindaco di Bologna Flavio Delbono (Ansa) Reazioni incrociate: da "gesto di responsabilità" a "mascalzonata politica" COMMENTA la notizia Documento / L'intervento di Delbono in consiglio comunale "Dai nostri archivi" Dimissioni Delbono: reazioni incrociate: da "gesto di responsabilità" a "mascalzonata politica" Bologna, Maroni pronto al decreto per voto a marzo ma vuole il consenso di tutti BOLOGNA – Un intervento di una quindicina di minuti in consiglio comunale; un incontro di mezz'ora con la stampa. Flavio Delbono si dimette e lascia, dopo solo sette mesi, la carica di sindaco di Bologna. "Bologna per me viene prima di tutto. E' per questo che, siccome i modi e i tempi per difendermi eventualmente in sede giudiziaria rischiano di avere ripercussioni negative sulla mia attività di sindaco ho giá deciso in piena coscienza che rassegneró le dimissioni". Queste parole pronunciate in consiglio comunale sono il leitmotiv ripetuto anche alla stampa, per una uscita di scena che fino a qualche giorno fa lui stesso dava per impossibile. Forse per le prese di posizione all'interno del Pd o forse, come dice lui stesso, per il fatto che "Bologna viene prima di tutto", Delbono, economista, professore universitario, 50 anni, una carriera politica di assessore comunale prima e dal '95 al 99, poi capogruppo della Margherita - all'opposizione durante gli anni di Guazzaloca - e in seguito assessore al bilancio e vicepresidente in regione, sacrifica lo scranno più alto di Palazzo D'Accursio sull'altare del Cinzia-Gate, il caso scoppiato in campagna elettorale che ha portato il sindaco sotto inchiesta per peculato, abuso d'ufficio e truffa in relazione ad alcuni viaggi fatti quando era vicepresidente della regione per aver portato con sè l'ex fidanzata ed ex segretaria Cinzia Cracchi. Tempi e modi saranno da decidere, l'intenzione però sembra essere quella di attendere l'approvazione del bilancio 2010. Si rimprovera di "aver avvicinato un aspetto di vita privata a uno di ambito professionale". Però rivendica di lasciare sentendosi "innocente" e con molta amarezza per come "vicende private vengano date dalla lotta politica in pasto al pubblico". A chi gli rimprovera che la città potrebbe rimanere commissariata per l'impossibilità di fare elezioni nello stesso anno (ci sono le regionali a marzo), replica che "con decreto potrebbero decidere diversamente proprio gli esponenti di quella parte politica che mi accusa". La vicenda inizia a giugno dello scorso anno, a pochi giorni dalle elezioni comunali. Il candidato del Pdl, Alfredo Cazzola (ex patron del Bologna Calcio e del salone Motor Show), durante una trasmissione radiofonica lancia la stilettata: "A Flavio Delbono porto i saluti della signora Cinzia, sua ex fidanzata, che molto ha da dire sulla sua moralità". Un'accusa che diventa via via più chiara sull'utilizzo improprio di fondi pubblici quando Delbono era vicepresidente della regione. A dare la 'soffiata' a Cazzola è stata proprio l'allora compagna di Delbono e sua segretaria personale ai tempi della regione, Cinzia Cracchi. La donna, dopo un litigio e dopo la separazione, fu spostata al Cup di Bologna: una "vendetta" consumata negli ultimi giorni di campagna elettorale, per rendere difficile il passaggio di successione con Sergio Cofferati. Il caso prosegue con reciproche querele, poi ritirate (prima da Delbono) dopo la vittoria dell'ormai ex sindaco (al ballottaggio). La procura apre intanto un'inchiesta contro ignoti per la quale, in un primo momento i titolari pm – Luigi Persico e Massimiliano Serpi - chiedono l'archiviazione. Richiesta respinta dal Gip Giorgio Floridia. Stavolta il fascicolo non è più contro ignoti, ma come indagati vede Delbono e Cracchi, mentre al posto di Luigi Persico, andato a Verona, arriva Morena Plazzi. Da allora è un susseguirsi di elementi che emergono. Ci sono i viaggi istituzionali, fatti insieme con la ex segretaria (che risultava però in ferie) per i quali occorre capire chi pagava. Ci sono altri due viaggi, in Messico e a Santo Domingo (datati 2005 e 2007), per i quali sarebbe stato chiesto un rimborso, pur essendo - Delbono e la sua ex compagna - in villaggi turistici. Accuse rimandate al mittente e ritenute errori (in un caso secondo l'avvocato di Delbono il viaggio era istituzionale, in un altro caso il rimborso sarebbe stato chiesto per un mero errore materiale). C'è poi la storia, contorta, del bancomat che Cinzia Cracchi aveva nelle sue disponibilità (potendo spendere fino a mille euro al mese), fornito da Mirko Divani, imprenditore amico del sindaco. In questi mesi Delbono aveva tenuto a distanza le critiche tenendo un basso profilo. Sabato, dopo un interrogatorio di cinque ore del pm Morena Plazzi, aveva dato qualche prima risposta ai cronisti in attesa e poi si era recato all'emittente ÈTv per dire tra l'altro di non avere nulla da nascondere e che non si sarebbe "dimesso nemmeno in caso di rinvio a giudizio". La scena è però mutata, anche dopo le prime prese di posizione del Pd. "Non ho sentito Bersani", risponde ai cronisti. "No" risponde a chi gli chiede se ha sentito Prodi, considerato un suo "sponsor" in campagna elettorale. Tornerà all'università, dice, e per il prossimo candidato Pd o sull'uso delle primarie replica: "Non ci ho ancora pensato". 25 gennaio 2010
2010-01-25 Vendola stravince le primarie del Pd in Puglia superando il 75% dei consensi dall'inviato Vincenzo Del Giudice 25 gennaio 2010 Maiolo (Pd) si gioca la candidatura in Calabria (di Roberto Galullo) "Dai nostri archivi" Puglia, Vendola verso la vittoria, attesi 200mila votanti Vince il "doppio forno" di Casini, in Puglia a rischio la leadership Bersani-D'Alema Primarie in Puglia il 24 gennaio: Pd unanime candida Boccia Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista Casini promuove Boccia in Puglia ma Vendola vuole le primarie BARI - Nichi Vendola è il candidato del Pd alle prossime elezioni regionali di marzo. Il Governatore uscente ha stravinto le primarie con Francesco Boccia, prendendosi il 73% dei voti dei quasi 195mila votanti. Sarà quindi Vendola a sfidare il candidato del Pdl Rocco Palese, ufficializzato nella tarda serata di ieri. Sostanzialmente, sono state rispettate le previsioni che volevano Vendola prevalere, e di molto, sull'avversario. Così il governatore uscente si prende quasi tutto l'elettorato del Pd, dopo che i vertici nazionali del partito, fatto l'accordo con l'Udc, avevano deciso di puntare su Boccia, candidato gradito a Pierferdinando Casini. La scelta di D'Alema, soprattutto, ma di tutto il vertice nazionale del Partito Democratico è stata punita oltre ogni previsione. A Gallipoli, collegio elettorale di D'Alema, la risposta all'illustre deputato è stata una sonora sconfitta per Boccia, appena al 30% dei votanti, contro il 70% dell'avversario. Alla fine di una giornata che ha visto per ore lunghe file davanti ai 200 gazebo dislocati in tutta la regione, il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, ha dichiarato la vittoria di Vendola. Il quale, nella successiva conferenza stampa, ha invitato tutti i militanti che a tarda notte affollavano ancora il comitato "La Fabbrica di Nichi" ad applaudire lo sconfitto. Ma quella che si è consumata ieri in Puglia, certo è la sconfitta di Boccia, ma è la giornata più nera per D'Alema che qui ha condizionato la politica per oltre 25 anni. I commenti successivi alla vittoria di Vendola, infatti, da destra a sinistra sono stati tutti dello stesso tenore: d'Alema e Casini hanno perso e con loro la vecchia politica. Non c'è dubbio che la risposta della Puglia avrà molti riflessi sulla politica nazionale del Pd. Va ricordato che l'ex premier e l'attuale segretario nazionale Bersani le avevano provate tutte per evitare le primarie, consapevoli effettivamente della forza politica che Vendola riscuote in Puglia. E a questo punto, grazie anche alla politica dei veti incrociati nel centrodestra, Vendola ha grandi possibilità per riprendersi la Puglia. Infatti, questa regione sembra non essere fatta per le cose semplici. Così ieri, il Pdl dopo lunghe trattative e molti nomi "bruciati" ha deciso di puntare su Rocco Palese, capogruppo del Pdl alla regione. Per giorni si era parlato, e sembrava fatta, per un ticket Adriana Poli Bortone-Stefano Dambruoso, ma l'opposizione strenua degli ex An hanno impedito che l'accoppiata, data vincente di sicuro, ce la facesse. Allora, succede che Palese avrà i voti del Pdl, mentre Poli Bortone farà un accordo con Casini. Uno scenario confuso e complicato che avvantaggia solo Vendola. Ma che stanotte ha brindato e cantato con la marea di gente che siè raccolta a mezzanotte nella sua "Fabbrica" di via De Rossi, nel cuore della città. 25 gennaio 2010
Bersani: ok Vendola, ma avanti convergenza delle opposizioni commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 25 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" Vendola stravince le primarie del Pd in Puglia superando il 75% dei consensi Puglia, Vendola verso la vittoria, attesi 200mila votanti Primarie in Puglia il 24 gennaio: Pd unanime candida Boccia Casini promuove Boccia in Puglia ma Vendola vuole le primarie Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista "Le primarie le abbiamo inventate noi e sappiamo bene come ci si comporta: si appoggia con convinzione chi ha vinto e noi siamo determinatissimi a sostenere Vendola ma resta davanti a noi la proposta di favorire la convergenza di tutte le opposizioni in un percorso di alternativa alla destra". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, arrivando alla Direzione del partito, spiega come il Pd si comporterà dopo la vittoria di Nichi Vendola alle primarie pugliesi. "La popolarità di Vendola - sostiene Bersani commentando il risultato delle primarie - ha oscurato la proposta del Pd che non era contro Vendola ma lo comprendeva e al tempo stesso si preoccupava di non stare stretti nel nostro campo e di favorire la convergenza di tutte le forze di opposizione in un percorso di alternativa alla destra". Questo, aggiunge il leader del Pd, "è un tema che abbiamo davanti anche in Puglia anche se in condizioni più complicate. Noi siamo però determinatissimi a sostenere Vendola". 25 gennaio 2010
Il sindaco di Bologna "ha deciso di dimettersi" di Andrea Biondi commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 25 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" Prodi rinnova la tessera del Pdcon ambizioni da "pensionato" Bologna, primarie per i due poli al primo turno Sergio Cofferati lascia il comitato per la sicurezza Cazzola spiega il gesto: "Forte, inequivocabile, mi dimetterò dal Bologna" Basket, dal Siena dura lezione alla Virtus BOLOGNA - E' ufficiale: il sindaco di Bologna Flavio Delbono ha deciso di dimettersi. A confermarlo è il capogruppo del Pd a Palazzo D'Accursio, Sergio Lo Giudice, a cui Delbono ha annunciato le sue intenzioni durante un summit con gli altri rappresentanti dei partiti in Municipio. Per il primo cittadino biolognese arriva così il redde rationem dopo il Cinzia-gate, il caso scoppiato in campagna elettorale che ha portato Delbono sotto inchiesta per peculato, abuso d'ufficio e truffa in relazione ad alcuni viaggi fatti quando era vicepresidente della Regione per aver portato con sè l'ex fidanzata ed ex segretaria Cinzia Cracchi. Oggi, dopo il consiglio comunale, il sindaco dovrebbe incontrare la stampa per ufficializzare la decisione.
2010-01-22 Il Pdl sulle alleanze con l'Udc: valutino gli organismi locali 21 gennaio 2010 Il cantiere delle candidature IL PUNTO / La posta in gioco nelle candidature regionali di Stefano Folli PILLOLA POLITICA / Sì ad accordi locali con l'Udc: regge la tregua Fini-Berlusconi di Emilia Patta "Dai nostri archivi" Sì ad accordi locali con l'Udc: regge la tregua Fini-Berlusconi Tregua Berlusconi-Fini, il premier attacca l'Udc Salve le alleanze locali con l'Udc: Berlusconi rinvia la resa dei conti con l'ex alleato Europee, si torna in commissione Fini: non si irride il Parlamento "Tutto bene. Tutto benissimo. Tutto come doveva andare". Silvio Berlusconi ha risposto così, al rientro a Palazzo Grazioli, ai cronisti che gli chiedevano del pranzo di lavoro con Gianfranco Fini. Quasi in fotocopia il presidente della Camera. "Veramente bene", ha commentato Fini a margine della presentazione di un libro a Montecitorio a chi gli chiedeva come fosse andato l'incontro con il premier. Il pranzo in questione è durato circa due ore e mezza. Insieme ai due cofondatori del Pdl c'erano anche i coordinatori nazionali del partito, i capigruppo e i vice. Presente anche il sottosegretario Gianni Letta, che però ha lasciato l'albergo romano dove si è svolto l'incontro una mezz'ora prima. Al termine dell'incontro è stata confermata, ha riferito il ministro Sandro Bondi, "la valutazione negativa della linea dell'Udc. In particolare, non condividiamo la linea del partito di Casini di volersi alleare a macchia di leopardo, a seconda delle circostanze con la sinistra". Ribaditi, quindi, i giudizi espressi mercoledì sera dall'ufficio di presidenza del Pdl sulla necessità o meno di allearsi con i centristi alle elezioni regionali. I coordinatori del partito di via dell'Umiltà hanno incontrano i cronisti al termine del vertice con Berlusconi e Fini. "Condividiamo - ha spiega to il responsabile dei Beni culturali - la validità del bipolarismo e intendiamo rafforzare questo percorso. In questo quadro abbiamo avviato una riflessione sulle prossime elezioni. Se a livello locale e regionale - ha detto ancora Bondi - l'Udc riterrà opportuno sostenere i nostri candidati, rimandiamo e lasciamo la possibilità di valutarlo agli organismi locali". (Al.An.) 21 gennaio 2010
Sì ad accordi locali con l'Udc: regge la tregua Fini-Berlusconi di Emilia Patta commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 21 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" Il Pdl sulle alleanze con l'Udc: valutino gli organismi locali Berlusconi-Fini, salta subito la tregua elettorale Tregua Berlusconi-Fini, il premier attacca l'Udc Salve le alleanze locali con l'Udc: Berlusconi rinvia la resa dei conti con l'ex alleato Dallo scudo alla cittadinanza, regge la tregua Fini-Berlusconi
"È andata bene. Il clima è sereno". A riferire dell'incontro tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi è Gianni Letta. E di clima sereno parlano anche i diretti interessati. Regge, dunque, la tregua elettorale tra i due cofondatori del Pdl. E reggono anche le intese locali con l'Udc, a cominciare dall'accordo firmato nel Lazio in sostegno alla finiana Renata Polverini. Recita il documento redatto al termine dell'incontro: "Se a livello locale, regionale, l'Udc riterrà opportuno sostenere i candidati che noi abbiamo proposto, demandiamo e lasciamo l'autonomia alle nostre delegazioni regionali di valutare se accettare il sostegno dell'Udc". Via libera, dunque, agli accordi locali con i centristi. Né poteva essere altrimenti, dal momento che i voti dei centristi sono fondamentali per spostare la vittoria da una parte o dall'altra in almeno cinque regioni. E per il Pdl – oltre al Lazio, a cui particolarmente tiene l'ex leader di An anche per motivi di immagine – l'alleanza con l'Udc è necessaria in Campania e Calabria. I numeri, innanzitutto. Ma a far recedere il premier dalla tentazione di rompere una volta per tutte con l'ex alleato Casini e con la "politica del doppio forno" e le "scelte opportunistiche" ci ha pensato senz'altro anche il cardinale Camillo Ruini, per anni presidente della Cei, che nelle ultime settimane è tornato in campo con una serie di incontri politici: ultimo, appunto, quello con Berlusconi. I contenuti del colloquio sono rimasti riservati, come sempre avviene in questi casi, ma di certo il rapporto con l'Udc – punto di riferimento per le gerarchie cattoliche – ne è stato il piatto forte. 21 gennaio 2010
2010-01-12 Primarie in Puglia il 24 gennaio: Pd unanime candida Boccia commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 16 gennaio 2010 Regionali Lazio: via libera del Pd alla candidatura di Emma Bonino "Dai nostri archivi" Casini promuove Boccia in Puglia ma Vendola vuole le primarie Regionali: in Puglia il Pd si affida alla mediazione di Boccia Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista Sì di Bersani a Bonino nel Lazio Berlusconi non chiude la porta al vecchio alleato Casini
L'assemblea regionale del Pd pugliese ha votato all'unanimità la candidatura di Francesco Boccia alle primarie per la presidenza della Regione Puglia che si celebreranno il 24 gennaio prossimo. La decisione a conclusione dell'assemblea svoltasi stamane a Bari. Boccia si confronterà con Nichi Vendola, presidente uscente della regione Puglia, che si è ricandidato senza l'appoggio dei partiti. "Questa unanimità - ha dichiarato Boccia subito dopo rivolgendosi ai giornalisti - rafforza ancora di più il Partito Democratico. Le primarie saranno il 24 e ora fatemi andare a fare campagna elettorale". "Non temo Vendola - ha aggiunto il candidato del Pd. Il Partito Democratico ha un progetto chiaro, alternativo e ampio, inclusivo e auguro che Vendola capisca le ragioni di una coalizione ampia. Ai pugliesi sottoporremo un progetto politico nuovo che per quanto mi riguarda, include anche Vendola: da una parte c'è il progetto di una coalizione più piccola guidata da un esponente non del Pd, dall'altra una coalizione più grande guidata dal Pd alla quale partecipano tutti i partiti dell'opposizione parlamentare - ha concluso Boccia - di questo ne sono fiero, questa è l'alternativa, ci crediamo e ci abbiamo sempre creduto". Intervenendo all'assemblea, Massimo D'Alema aveva "rimproverato" Nichi Vendola: "Da fratello maggiore, rimprovero la logica di affrontare problemi politici attraverso scorciatoie personalistiche. È questo che ha complicato tutte le cose". "La politica - aveva detto D'Alema - non è fatta solo di passi in avanti ma anche di passi indietro. In certi momenti per far fare passi in avanti a tutti, un leader politico deve fare un passo indietro dimostrando così la forza della sua personalità". 16 gennaio 2010
Regionali: via libera del Pd alla candidatura di Emma Bonino 15 gennaio 2010 Emma Bonino (Ansa) "Dai nostri archivi" Sì di Bersani a Bonino nel Lazio IL PUNTO / Bonino e Polverini, due nomi che nel Lazio cambiano gli schemi IL PUNTO / Se per il Pd il Lazio è un laboratorio, le primarie non servono Il Pd e il puzzle delle regionali <a href="http://video.ilsole24ore.com/SoleOnLine4/Video/Italia/2010/punto-folli-100107/il%20punto_100107.php">IL PUNTO / Cosa insegna la candidatura di Emma Bonino</a> Via libera del Pd del Lazio a Emma Bonino. L'assemblea regionale del partito, con voto unanime, ha espresso il suo sostegno "forte" e "per vincere" alla candidatura per la presidenza della regione Lazio della leader radicale. Dopo il sostanziale via libera del leader Pierluigi Bersani e della direzione regionale del partito, è arrivato il sì definitivo. La Bonino si è detta "emozionata e determinata"."Dopo decenni di profondissima intesa con la gente di sinistra e cattolica - ha sottolineato - che tanto ha contribuito alle grandi vittorie di civiltà nel nostro Paese, quest'assemblea ci mostra che stiamo forse riuscendo a realizzare anche a livelli pratici l'alternativa alla quale ormai da tanto lavoriamo controcorrente". Nel Lazio la sfida è dunque tutta al femminile, tra Emma Bonino e Renata Polverini. La candidata del Pdl ha incontrato a Palazzo Grazioli il premier Silvio Berlusconi che ha dato la sua disponibilità a sostenere i candidati. Con la Polverini farà un comizio, ma la data è ancora da individuare. Tornando all'opposizione, l'assemblea del Pd del Lazio si è aperta con l'appello del segretario regionale Alessandro Mazzoli a un voto "forte e unanime", poi raccolto dall'assise che ha anche deciso di trasformare la giornata del 24 gennaio, prima indicata per le primarie, in un momento di mobilitazione in favore della Bonino e di consultazione di iscritti e elettori per la definizione del programma. La leader radicale, secondo Mazzoli, "è un nome forte con il quale possiamo vincere. Non è una candidatura imposta o di ripiego, non è un corpo estraneo". Una posizione che Mazzoli aveva già espresso martedì scorso durante la direzione regionale, conclusa con un sì per la vicepresidente del Senato. Stesso orientamento è emerso oggi: il presidente dell'assemblea Fabio Melilli ha sottolineato l'importanza del dibattito "perchè qui non ci limitiamo a ratificare, ma abbiamo un ruolo decisionale". E se tra i delegati non è mancata qualche voce critica nei confronti delle modalità con cui si è arrivati al nome della Bonino, nel merito finora non sono emerse sostanziali opposizioni. A favore della sua candidatura si sono espresse tutte le componenti, compresi Roberto Morassut (mozione Franceschini), Ileana Argentin (Mozione Marino) e la cattolica Silvia Costa, tra le più critiche dell'iter che ha portato all'investitura della radicale. La Bonino, dopo la forte apertura arrivata ieri da Sinistra ecologia e Libertà, ha anche incassato l'ok dei Verdi di Angelo Bonelli, il quale ha annunciato la sua candidatura al consiglio regionale: "Spero - ha detto - che anche la Federazione della sinistra appoggi la Bonino". Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, aveva definito il suo incontro di ieri con la leader Radicale "interlocutorio" e si era riservato qualche giorno per decidere. Un sostanziale via libera è arrivato anche dal leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. 15 gennaio 2010
2010-01-08 l Pd e il puzzle delle regionali di Celestina Dominelli 8 gennaio 2010 IL PUNTO / Cosa insegna la candidatura di Emma Bonino (di Stefano Folli) "Dai nostri archivi" Bersani: "Priorità in Parlamento sul fisco, non sul processo breve" Per il Pd il rebus della scelta di campo Casini promuove Boccia in Puglia ma Vendola vuole le primarie Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista Regionali: in Puglia il Pd si affida alla mediazione di Boccia
Scandisce, quasi come un mantra, che per le candidature "c'è tempo fino al 20 febbraio". Mentre gli alleati, Idv in testa, premono perché si decida. Ma il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, sa che le regionali sono il primo vero banco di prova per testare la forza della sua leadership. Finora Bersani si è limitato a controllare la situazione da lontano lasciando ad altri il compito di sbrogliare i nodi più critici. Ma la soluzione sembra di là da venire. A cominciare dal Lazio dove molti democratici sono tentati dall'appoggio a Emma Bonino. Tanto più che lo stesso segretario non ha posto veti espliciti, ma deve fare i conti con una frangia consistente del Pd laziale che si batte per le primarie allargate anche all'esponente radicale. In Puglia, poi, la missione di Boccia è sempre più impossibile. Perché non basta l'annunciato appoggio di tutti i "piccoli" della coalizione e dell'Udc per vincere le elezioni. All'appello continua infatti a mancare il governatore uscente Nichi Vendola deciso a ricandidarsi e che potrebbe pescare consensi anche tra i delusi del Pd. Per non dire, poi, dell'Umbria, quasi un caso emblematico della difficoltà dei democratici di trovare la quadratura del cerchio. Qui il governatore uscente Rita Lorenzetti, bersaniana e due mandati alle spalle, avrebbe tutti i numeri per vincere ancora, ma l'ala che fa capo a Franceschini si è messa di traverso. Il segretario fino a questo momento è rimasto a Roma anche se, dicono, si tiene costantemente in contatto con la Lorenzetti. In Umbria, però, la lotta tra le due correnti è sempre più aspra. E il rischio è che alla fine si consegni la regione al Pdl. Che lì, ma anche altrove, aspetta in silenzio un passo falso di Bersani e i suoi. 8 gennaio 2010
2010-01-05 Casini promuove Boccia in Puglia. "Ma il Pd sia unito" dal nostro inviato Vincenzo Del Giudice 5 gennaio 2010
BARI - Pierferdinando Casini ha detto sì: la candidatura di Francesco Boccia per le elezioni regionali di marzo va bene all'Udc, a condizione, però, che tutto il Pd pugliese lo sostenga. Prima ancora, in una conferenza stampa alle porte di Bari, Antonio Di Pietro, ha detto che l'Italia dei Valori non pone veti nei confronti di nessuno. Il problema, quindi, adesso torna nelle mani dei vertici del partito democratico che per tutto il pomeriggio di oggi ha tenuto incontri con i coordinatori regionali dei partiti che formano l'attuale coalizione di centrosinistra. Nichi Vendola, il grande assente dalle trattative, ha fatto dire ai suoi uomini di trovarsi all'estero, mentre invece si è rintanato nella casa di sua madre a 30 chilometri da Bari in attesa degli eventi. Intanto, Sinistra Ecologia e Libertà, il movimento che fa capo al governatore della Puglia, ha fatto sapere da Napoli che non si siederà al tavolo delle trattative con il centro sinistra. Così, se l'ok di Udc e Idv danno forza al tentativo di Boccia, dall'altro i malumori di parte del pd e la scelta di Sinistra Ecologia e Libertà di stare alla finestra, rende tutto più difficile nella già complicata situazione del centrosinistra pugliese. 5 gennaio 2010
Alleanza Pd e Udc in Puglia: la difficile quadratura del cerchio di Celestina Dominelli 5 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" Regionali: in Puglia il Pd si affida alla mediazione di Boccia Il Pd prova a sbrogliare la matassa pugliese Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista IL PUNTO / L'ardua quadratura del cerchio del Pd, fra Di Pietro e Casini Sposetti rilancia la candidatura di Zingaretti alla Regione Lazio
L'aggrovigliata matassa dell'alleanza tra Pd e Udc in Puglia sembra per ora non avere una via di sbocco. Perché la scelta dei democratici di affidare a Francesco Boccia un mandato esplorativo, per costruire attorno al suo nome o a quello di un altro candidato un'alleanza allargata ai centristi, è il segnale di una difficoltà evidente del partito a trovare la quadratura del cerchio. Il leader dei centristi, Pier Ferdinando Casini, non ha mai fatto mistero delle sue perplessità su Boccia. La cui candidatura sarebbe per l'ex scudocrociato "debolissima". Tanto più se resta in campo il governatore uscente, Nichi Vendola, che può contare su un notevole seguito, anche nelle fila del Pd. Oggi l'Udc, in una riunione tra i vertici nazionali, i deputati pugliesi e il coordinatore regionale del partito, proverà a sciogliere le sue riserve. Ma è probabile che dal confronto non arrivi una indicazione definitiva poiché i centristi sembrano intenzionati ad attendere l'esito delle consultazioni democratiche. Il nodo è la presenza di Vendola. Boccia sta tentando di convincerlo ad abbandonare la partita, ma il leader di Sinistra e libertà resiste. E per ora le chance di un apparentamento tra Udc e Pd sul nome di Boccia o su un candidato alternativo sono ridotte al lumicino. Solo un'uscita di scena del governatore potrebbe infatti rimescolare le carte e ridurre la distanza tra democratici e centristi. Che al momento non escludono alcuna ipotesi, anche quella di convergere su un candidato del Pdl (in pole position c'è l'ex sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone), se dal Pd arrivasse una designazione non convincente. In ballo c'è la vittoria in Puglia, ma anche la possibilità di un'alleanza più ampia tra democratici e centristi. Irritati, e non poco, dai conflitti interni del Pd e pronti a sparigliare le carte se Bersani e i suoi continueranno a tergiversare. 5 gennaio 2010
Per il Lazio mandato esplorativo a Zingaretti 5 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" Alleanza Pd e Udc in Puglia: la difficile quadratura del cerchio Sposetti rilancia la candidatura di Zingaretti alla Regione Lazio Regionali: in Puglia il Pd si affida alla mediazione di Boccia PROVINCIALI / A Roma in testa Zingaretti (Pd). Bondi perde a Massa Regionali, tre nodi da sciogliere: Puglia, Campania e Lazio
Nuovo mandato esplorativo del Pd in vista delle elezioni Rregionali. Il partito di Pier Luigi Bersani ha affidato al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti l'incarico di "accertare le condizioni politico programmatiche e la candidatura più idonee e coerenti per costruire una nuova e larga alleanza per le elezioni regionali nel Lazio". Così la replica di Zingaretti: "Ringrazio Bersani e la segreteria per la fiducia che mi hanno concesso in questo difficile passaggio. Nel mio ruolo terzo di mera esplorazione, avrò la possibilità di verificare candidature autorevoli, anche all'esterno del Pd, in modo da costruire una coalizione larga e capace di vincere. Da tempo affermo, infatti, che nel Lazio ci sia la possibilità di trovare nomi eccellenti che possano sfidare con successo le destre". Entro giovedì sera "conto di riferire direttamente al segretario nazionale l'esito di questa mia esplorazione". 5 gennaio 2010
2010-01-04 Regionali: in Puglia il Pd si affida alla mediazione di Boccia di Vincenzo Del Giudice 4 gennaio 2010 Regionali: in Calabria un'altra grana per il Pd, primarie rinviate "Dai nostri archivi" Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista Annullata l'assemblea del Pd: a rischio la candidatura Emiliano Il Pd prova a sbrogliare la matassa pugliese Regionali: in Calabria un'altra grana per il Pd, primarie rinviate al 17 gennaio In Puglia Emiliano contro Vendola BARI – Il Partito democratico pugliese non ha preso nessuna decisione ufficiale in merito all'indicazione del candidato pd alle prossime elezioni regionali di marzo. E' quanto è emerso dalla riunione ancora in corso a Roma fra i deputati pugliesi del partito, guidati dal segretario Sergio Blasi, il vicesegretario Enrico Letta e del coordinatore nazionale del Pd, Maurizio Migliavacca. L'orientamento è quello di affidare al deputato Francesco Boccia, deputato, un mandato esplorativo di 48 ore per sondare partiti e candidati su un nome che possa allargare il più possibile l'alleanza di centro-sinistra. Alla riunione, alla quale non ha partecipato il segretario Pier Luigi Bersani, si è ribadito l'obiettivo di allargare la coalizione pur cercando di non escludere alcun candidato in corsa, compreso il governatore Nichi Vendola. "Nessun candidato è escluso e non si esclude neanche il ricorso alle primarie", ha spiegato il senatore Alberto Maritati lasciando la riunione. Boccia, che alle passate primarie uscì sconfitto proprio da Nichi Vendola, ha quindi il compito di evitare alla coalizione - che comprende anche Udc e Idv - di evitare il naufragio, dopo la nota vicenda che ha visto come candidato il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che si era detto disponibile sia alle primarie con Vendola sia a ricoprire l'incarico di candidato, salvo poi tirarsi indietro nell'ultimo giorno del 2009. In sostanza, adesso la decisione vera e definitiva è nelle mani di Vendola, che più che dare un'opinione sul nome di Boccia, dovrà egli stesso fare un passo indietro, e convincere la sua base elettorale (Sinistra e Libertà, ma anche moltissimo Pd pugliese) a votare a favore del deputato di Bisceglie. Una scelta, questa, che andrebbe bene anche a Udc e Idv. "Con Vendola ci confronteremo sui numeri e sui contenuti. Con Nichi confidiamo di parlare sul bene della Puglia e non su alchimie tattiche che non ci porterebbero da nessuna parte" ha detto Francesco Boccia rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano come pensa di convicnere il governatore uscente a fare un passo indietro. 4 gennaio 2010
2009-12-29 Regionali in Puglia, il Pd cerca un candidato centrista di Vincenzo Del Giudice 1 dicembre 2010 "Dai nostri archivi" Regionali, tre nodi da sciogliere: Puglia, Campania e Lazio In Puglia Emiliano contro Vendola Annullata l'assemblea del Pd: a rischio la candidatura Emiliano Puglia, primarie il 17 gennaio Nichi e Michele: due mondi opposti
Il sindaco di Bari Michele Emiliano ha cambiato idea. Non vuole più partecipare alle primarie contro Nichi Vendola, governatore della regione Puglia. In una lettera scritta al segretario del Pd pugliese Sergio Blasi, l'ultimo giorno dell'anno Emiliano ha definitivamente rotto gli indugi: "Non parteciperò alle primarie, ma questo non vuol dire che non avrò un ruolo nelle elezioni regionali". Così, adesso, la situazione che già era a livelli più che allarmanti all'interno del centrosinistra pugliese, si è fatta tragicomica. Il Pd, infatti, aveva sottoscritto un accordo con l'Udc la scorsa settimana a condizione, però, che il candidato fosse appunto Emiliano. "Noi – aveva detto e ripetuto Casini – facciamo l'accordo con il centrosinistra, ma non siamo disposti in nessun modo a votare Vendola". Il vertice nazionale del Pd, da Bersani a D'Alema, aveva caldeggiato questa intesa con l'Udc e per farlo si era rimangiato la promessa fatta a fine ottobre a Vendola di votare lui e solo lui alle regionali di marzo. Allora, però, non c'era ancora la possibilità di andare insieme al partito di Casini, che in Puglia è fondamentale con il suo 10% per vincere le elezioni. E visto che in politica tutto è possibile, nel giro di qualche settimana il Pd ha deciso di candidare il sindaco Michele Emiliano, gradito anche a Udc e Idv. Vendola, però, non ha fatto retromarcia, anzi, ha proposto le primarie. Che Emiliano prima non voleva accettare, poi ha accettato e infine si è tirato indietro. È successo che lo scorso 28 dicembre l'assemblea dei 126 delegati chiamata a scegliere il candidato si è trovata di fronte ad una contestazione nata all'interno del centrosinistra che spinge per Vendola. Il popolo del web con percentuali bulgare ha detto chiaramente che il candidato doveva essere l'attuale presidente della Regione. A questo punto Emiliano si è tirato indietro. Tutto finito? Neanche per sogno. I giochi ripartono, ma il Pd è in un vero e proprio stato confusionale. Lunedì prossimo a Roma i dirigenti regionali pugliesi andranno a dire al segretario nazionale Pierluigi Bersani che la base vuole Vendola. Per non perdere in maniera sicura (Pdl e Udc in Puglia hanno 10-12 punti di vantaggio sul centrosinistra), si cercherà un terzo candidato che vada bene sia all'Udc sia all'Idv. Il nome potrebbe essere quello del deputato, poco più che quarantenne, Francesco Boccia - economista, ex assessore al Comune di Bari, sconfitto da Vendola nel confronto pre-elettorale del 2005 - che correrebbe ma senza fare le primarie, "perché – dicono i collaboratori più stretti di Boccia – le primarie stanno diventando un terreno per la resa dei conti all'interno del Pd". E il centrodestra? Strano a dirsi, aspetta le mosse degli avversari: se il candidato fosse Vendola, quindi senza i voti di Idv e Udc, allora potrebbe essere scelto il magistrato Stefano Dambruoso. Se, invece, la coalizione di centrosinistra dovesse comprendere anche Udc e Idv, la scelta cadrebbe su Adriana Poli Bortone. 1 dicembre 2010
2009-12-30 Regionali, tre nodi da sciogliere: Puglia, Campania e Lazio 29 dicembre 2009 ANALISI / Nichi e Michele: due mondi opposti di Vincenzo Del Giudice "Dai nostri archivi" Annullata l'assemblea del Pd: a rischio la candidatura Emiliano Nichi e Michele: due mondi opposti Sondaggio Sole24Ore-Ipsos / Italiani stanchi di conflitti Berlusconi: "Cambiamo l'Italia", ma sulle riforme resta lo scontro Regionali, per il centrodestra Veneto e Piemonte alla Lega, Polverini nel Lazio "Se Vendola proprio ci tiene, vuol dire che faremo le primarie". Così Michele Emiliano apre alla consultazione tra gli elettori Pd in Puglia dopo la debalcle dell'assemblea del partito nella quale cercava l'unanimità. Ma non risparmia critiche al suo rivale: "Vuole spaccare anche il Pd, dopo aver spaccato il suo partito, i Verdi, i Comunisti Italiani, l'Idv". Il governatore uscente pensa invece di "essere per il centrosinistra un cuore in più". "Mi assumo la responsabilità - dice Vendola - di offrire al centrosinistra una ipotesi politica che non coincida con il suicidio". Intanto nel partito la polemica continua. "Le truppe cammellate non esistono assolutamente e a dissentire della linea politica erano soprattutto delegati e iscritti del Pd", dice uno dei messaggi su Facebook che meglio interpreta il senso dei numerosi interventi di sostenitori della candidatura di Nichi Vendola. È Facebook a fare da contraltare alle dichiarazioni ufficiali dei vertici Pd che hanno attribuito a un gruppo di sostenitori del presidente uscente l'annullamento dell'assemblea regionale che avrebbe dovuto sancire la candidatura del sindaco di Bari per le prossime regionali. Resta dunque ancora incerta la posizione dei centristi, che potrebbero aggregarsi al Pd nel caso in cui a correre sarà Michele Emiliano. Ma la situazione candidature resta complicata anche in Campania e in Lazio. In Campania il sostegno dell'Udc potrebbe andare al Pdl, che non ha ancora sciolto la riserva sul candidato, mentre si attendono le primarie del Pd fissate - dopo vari rinvii - per il 24 gennaio. Mario Landolfi, vice coordinatore Pdl in Campania non vuole fare nomi ma ricorda: "Abbiamo prima operato una indicazione territoriale, con il nome di Nicola Cosentino, che per noi - al netto delle questioni intervenute dopo questa indicazione - conserva una sua validità, e siamo pronti a confrontarci con il vertice nazionale per parlare della scelta definitiva". Landolfi si dice contrario ad un candidato super partes, perchè "non incontrerebbe i favori del popolo". E auspica una scelta che sia espressione della classe dirigente del partito. Intanto Peppino Gargani, altro nome che circola nella maggioranza non smentisce la possibilitá, circolata in questi giorni, di correre in Campania, ma mette in chiaro che per ora contatti con i vertici del Pdl non ce ne sono stati. Anche se la maggior parte del partito potrebbe sostenere la candidatura del deputato Stefano Caldoro. Per il Pd in campo, sostenuto dall'area che fa capo al governatore Bassolino, potrebbe scendere l'assessore regionale ai Trasporti, Ennio Cascetta. A contendergli il posto di candidato governatore potrebbe essere il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, che in diverse occasioni ha ribadito l'urgenza di una forte discontinuità con il passato, di una candidatura forte e autorevole che possa dare risposte alle emergenze della Regione. Ma si profila anche una scelta istituzionale, quella del segretario regionale del Pd, Enzo Amendola. Torna a riunirsi il tavolo della coalizione di centrosinistra che guida il Lazio nella speranza di trovare un'intesa su chi mettere in pista per la presidenza della regione. Difficile però che dal vertice esca il nome dello sfidante di Renata Polverini, candidata Pdl. Il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti ribadisce di non avere alcuna intenzione di abbandonare l'impegno attuale: "chi fa il mio nome non è autorizzato a farlo. Sono il presidente della Provincia, e continuerò a farlo". A lanciare nel Pd l'allarme per il ritrado è Mario Adinolfi che sul suo blog se la prende con la dirigenza del partito. "D'Alema, Bersani e il loro luogotenente Mazzoli stanno portando il Pd verso il disastro", ha detto, "sono riusciti nel capolavoro di rompere con l'Idv mentre l'Udc sta per chiudere l'accordo con la Polverini". Ma la candidata Pdl resta cauta su una possibile alleanza con i centristi: "La coalizione è ancora tutta da costruire. Loro hanno detto che sceglieranno in base ai programmi e spero che il nostro abbia quelle risposte che stanno cercando". Lo sfidante? Polverini si augura che sia una donna: "sarebbe un bel segnale al Paese". (S. Bi) 29 dicembre 2009
Nichi e Michele: due mondi opposti di Vincenzo Del Giudice 29 dicembre 2009 "Dai nostri archivi" In Puglia Emiliano contro Vendola Regionali, tre nodi da sciogliere: Puglia, Campania e Lazio Annullata l'assemblea del Pd: a rischio la candidatura Emiliano Cambi nella giunta della Regione Puglia dopo l'inchiesta sullo scandalo sanità La rivoluzione pugliese Due mondi diversi, forse anche opposti: Michele Emiliano e Nichi Vendola in comune non hanno nulla. Il primo ex magistrato antimafia di Bari, ha il merito di avere da magistrato-poliziotto praticamente sgominato la criminalità organizzata barese e della provincia. Nichi Vendola è un politico a tutto tondo, uno che prima di diventare il primo ed unico Governatore comunista in Puglia e in Italia, si è formato nel vecchio Pci di Enrico Berlinguer. Comunista, gay e cattolico diventò famoso dopo un'aspra disputa con un grande vecchio del Pci, Giancarlo Pajetta. "Siamo stufi di cespugli e anfratti" disse un giovanissimo Vendola a Pajetta, chiedendo al Pci un maggiore coraggio e apertura verso il mondo omosessuale. Emiliano è un omone alto e massiccio che incute timore, e qualcosa ne sanno i tanti delinquenti, anche fra i peggiori, che si sono imbattuti nelle sue indagini. Tanto istintivo il sindaco, quanto riflessivo il Governatore. Così istintivo, Emiliano, che all'indomani della rielezione a primo cittadino di Bari, solo sei mesi fa, a chi gli chiedeva se si sarebbe mai messo in corsa per la poltrona di Governatore, rispose: "Se succede, vi autorizzo a sputarmi in un occhio". Tanto che in questi giorni si vedono a Bari manifesti che invitano Emiliano ad aprire l'occhio. Solo poche settimane fa, fra i due c'era stima e cordialità, magari mascherata, ma pubblicamente si mandavano messaggi di affetto e reciproco sostegno politico. Consapevoli, ambedue, che avevano compiuto un doppio miracolo per la sinistra: conquistare una città e una Regione da 20 anni appannaggio del centrodestra Vendola, a differenza di Emiliano, è un leader nazionale, conosciuto e riconosciuto. Usa l'arma della politica con poca precipitazione, porta il suo avversario sul suo terreno, quello della strategia politica. Emiliano, l'uomo che la soffiata di un pentito di mafia l'ha salvato da un attentato e per questo per anni ha girato con la pistola alla cintola, è l'esatto contrario ma sa che Vendola è uno stratega e forse proprio per questo le primarie non le voleva. Perché per lui il rischio è alto. Ma stamattina, dopo una notte di summit e tormenti, ha deciso "accetto le primarie". E l'ha fatto alla sua maniera, da guascone: "A questo punto sono io che le chiedo a Vendola le primarie". Vendola, dicono i suoi collaboratori più stretti, si è lasciato sfuggire un appena percettibile "Non vedo l'ora". 29 dicembre 2009
2009-12-28
In Puglia Emiliano contro Vendola di Vincenzo Del Giudice 27 dicembre 2009 Nichi Vendola (Ansa) COMMENTA / "Dai nostri archivi" Cambi nella giunta della Regione Puglia dopo l'inchiesta sullo scandalo sanità La "scossa" di Bari mina D'Alema e la corsa alla leadership del Pd Vendola "dimette" la giunta puglieseGli assessori lasciano Puglia, carabinieri nelle sedi dei partiti di centrosinistra Così il crollo del Prc riaprì la partita Non c'erano molti dubbi sul fatto che il sindaco di Bari, Michele Emiliano, alla fine sciogliesse i pochi dubbi che lo separavano dall'accettare la proposta dalemiana di correre per le regionali del prossimo marzo, a capo del centrosinistra. Ieri quei pochi labili dubbi si sono dissolti e il sindaco di Bari, nonché presidente del Pd in Puglia, ha rotto gli indugi: "Accoglierò la decisione del mio partito - ha detto - senza porre condizioni". Emiliano è pronto quindi a dimettersi da sindaco per correre per la poltrona di Governatore. "In un primo momento avevo posto come condizione il cambiamento della legge elettorale, in modo tale da fare cadere quella norma non costituzionale che impedisce agli amministratori in carica di candidarsi. Poi però ho capito dalle dichiarazioni del mio segretario, Sergio Blasi, e del capogruppo del Pd in Regione, Antonio Maniglio, che è stato compreso il problema che è quello di dare continuità amministrativa alla città di Bari, una città che non si può scontentare o danneggiare. A me questo basta, non pongo più condizioni". Ora la palla passa all'assemblea regionale del Pd che si svolgerà lunedì 28 dicembre all'Excelsior per indicare in maniera definitiva il candidato presidente alle prossime regionali per il centrosinistra. All'assise, per dare l'idea di quanto alta sia la posta in gioco all'interno della sinistra pugliese, è prevista la partecipazione di Massimo D'Alema. Emiliano tende la mano all'attuale Governatore, Nichi Vendola, invitandolo ad un dialogo, che non ci sarà. Il Governatore, infatti, non ha nessuna intenzione di farsi da parte e anzi rilancia: "Correrò da solo". Il rischio, molto serio, che corre il centrosinistra in Puglia è duplice: rischia di perdere la città di Bari, in caso di elezioni anticipate per le comunali, e di presentarsi alle regionali divisa. Ma non è tutto. Nicola Fratoianni di Sinistra e libertà chiede a gran voce le primarie mentre l'assessore regionale del Pd, Fabiano Amati, parla di un referendum da convocare all'interno del Pd, partito largamente rappresentato nella giunta guidata da Nichi Vendola. Il centrodestra, da parte sua, non sembra avere le idee chiare su chi sarà il candidato per le regionali: si parla del magistrato Stefano Dambruoso, ma c'è chi ha chiesto una disponibilità ad Adriana Poli Bortone, ex ministro e sindaco di Lecce. Ma non è detto che sia uno dei due. 27 dicembre 2009 |
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